Herriot e Painlevé all'Eliseo chiamati da Millerand

Herriot e Painlevé all'Eliseo chiamati da Millerand Herriot e Painlevé all'Eliseo chiamati da Millerand Poincaré e Franctfs-Marshsl espongono ai loro successori la situazione finanziaria (Servizio spedalo della « Stampa ») o per colpire me stesso, ** s"cbbe 11 paese vlttlma Parigi, 21, notte. Convocato telegraficamente dal presidente della Repubblica, l'on. Herriot è giunto stamane alle 8,20, proveniente da Lione. A un gruppo di amici che, recatoglisi incontro alla stazione lo interrogavano circa la sua linea di condotta durante le imminenti trattative col capo dello Stato, il sindaco di Lione rispose : « 11 blocco delle sinistro ha vinto la battaglia elettorale. E' dunque del tutto normali: .che un Governo composto'di eletti del blocco delle sinistro sia costituito. Fcr quello die mi concerne, non farò nulla per cercare il potere, ma non farò nemmeno nulla per evitarlo. Il mio partito da un lato e il partito socialista dall'altro delibereranno. Non vi sarà nulla che non esca dalle deliberazioni dei nostri partiti, come viene praticato in Inghilterra. Si tratta di stabilire un programma di governo che sia contorno .alla volontà chiaramente espressa dagli elettori che ci hanno eletti. Non vi è altra questiono. Si tratta di conciliare il dovere repubblicano con gli interessi francesi. Io vedo chiarissimo — ha soggiunto Herriot. — Io mi sono allontanato per qualche giorno, mi sono astenuto da qualsiasi vana clamorosa dimostrazione; non manovrerò, ma non mi lascerò nemmeno manovrare. Se si giuocasse contro il franco per colpire il mio partito sarebbe abbomine- La danza politica del franco Con questa allusione al ribasso del franco, Herriot metteva il dito sul tasto principale della crisi odierna. Sapete infatti come ormai la battaglia per la successione Poincaré siti venuta concentrandosi quasi esclusivamente sul problema finanziario. Le questioni della Ruhr e del progiamma Dawcs sono momentaneamente passate in seconda linea, anche per il fatto che è ormai noto averle sostanzialmente lo stesso Poincaré già avviate a soluzione, mercè il suo ultimo promemoria a MacDonald, dove le esigenze francesi si trovano ridotte in misura molto notevole, ma la questione dell'equilibrio del bilancio è piti viva e impellente che mai. E una gravità speciale le conferisce il fatto che le due parti avversarie hanno su questo punto, entrambe, ragione e torto ad un tempo. Le sinistre accusano Millerand e Francois Marshal di avere dilapidato già due buoni terzi della somma prestata alla Francia da Pierpont .Morgan per provocare un rialza artificiale del franco a scopo meramente elettorale. Ed e questa un'accusa che, se può autorizzare a discussioni sull'entità del consumo di dollari effettivamente provocato dal Governo fra il marzo e 1*11 maggio, lascia troppo poco adito a difese sostanziali, dato che anche i sassi delle strade sanno come la intera politica finanziaria inaugurata dal conte- De Lasteyrie nel 1001 fosso precisamente diretta a salvare :J credito francese e quello della maggioranza, oggi battuta dall'attacco sferrato dall'estero contro l'una e l'altra, alla vigilia delle elezioni. Ma le sinistro non si accontentano di rinfacciare al Governo la sua politica finanziaria preelettorale: esse gli rinfacciano anche quella che fa in questo momento, che sarebbe proprio il contrario della prima, ossia una manovra ribassista, destinata ad accrescere le difficoltà della maggioranza nuova e del Governo che essa eleggerà e a sollevarle contro il malcontento del paese, li su questo punto Millerand ha miglior giuoco di loro, giacchè egli può rispondere che il ribasso del franco ridette unicamente la sfiducia del mondo finanziario nel programma intorno delle sinistre, il quale, a fermine degli impegni assunti di fronte agli elettori, importerebbe una perdita in bilancio di V miliardi per la soppressione del doppio decimo, di tre miliardi per la soppressione della tassa sulla cifra d'affari e di un miliardo c mezzo per la concessione dei 1800 franchi di indennità ai funzionari. Vero è che radicali c socialisti ribattono che le forti vendite di franchi in questi giorni sono partite da Parigi e non dall'estero. Ma non è questo l'argomento medesimo di cui quattro mesi or sono, al tempo in cui il franco cadeva al di sotto della nostra lira, si servivano i giornali conservatori? In conclusione dunque, se facciamo la giusta parte del torlo e della ragione di ciascuni;, vediamo che la realtà poco lieta di fronte alla quale la Francia oggi si trova è clic, mentre buona pai-te del credito ottenuto al principio dell'anno sulle piazze americane e inglesi è già qousumata, il Governo in procinto di assumere il potere ha al proprio passivo un programma finanziario di cui quello che si può dive di meglio è che un colossale lavoro di revisione delle assise su cui il bilancio attualmente riposa sarà necessario per neutralizzare gli effetti negativi sul credito nazionale. La riunione All'esame 'di questa poco lieta realtà è stata impiegata la conferenza odierna all'Eliseo, decisa quasi all'improvviso dopo la brutta chiusura di Borsa di ieri seni, rinviando un Consiglio dei ministri precedentemente convocalo per stamattina. Prima del convegno coi cupi del partito radicale, Millerand aveva avuto alio 10 anti¬ meridiane una conversazione di mezz'ora col ministro delle Finanze, seguito della conversazione avuta ieri con Poincaré. Allo. 10,30 venne all'Eliseo il presidente del senato, Doumergue, ma non si trattenne che un quarto d'ora in conversazione col presidente. Herriot giunse tre minuti prima di mezzogiorno a piedi, mentre quasi contemporaneamente a lui da una modesta automobile da piazza scendeva Painleyé. Pochi istanti dopo arrivavano Poincaré e Francois Marshal. La conferenza, cominciata a mezzogiorno, durò fino alle 13,15. Da quanto è dato conoscere la questione del franco occupò quasi l'intera durata del colloquio. Poincaré e il ministro delle Finanze vollero anzitutto rispondere esaurientemente, e con cifre alla mano, ai noti attacchi mossi loro da vari giorni dalla stampa del Cartello. Secondo gli schiarimenti forniti dagli onorevoli Herriot e Painlevé, i crediti angloamericani del marzo scorso sarebbero, al momento attuale, contrariamente alle affermazioni del Quotidieii, ancora intatti. Se l'attuale discesa del franco dovesse accentuarsi e diventare minacciosa, la controffensiva potrebbe dunque venire ripresa con frutto, come la volta precedente. A detta di Francois Marshal, le divise'estere buttate sul mercato dal la, Banca di Francia negli ultimi giorni "sarebbero state'prelevate sulla riserva costituita durante la fase di ribasso dei cambi, che contrassegnò il mese di aprile, e non sulla massa di manovra anglo-americana. L'odierno afflosciamento del franco, senza questo intervento, sarebbe stato probabilmente più grave, non foss'altro per il fatto che le posizioni speculative al rialzo, fin dall'avvicinarsi delle elezoni cosi francesi come tedesche, hanno cominciato a venire liquidiate e che la tensione di cambi conseguitane induce gli importatori francesi ad effettuare forti acquisti di copertura. Ma la reazione contro questo movimento naturale non sarebbe stata spinta a fondo dal Governo per un complesso di considerazioni di prudenza che si potrebbero compendiare nella riluttanza a sacrificare la massa di manovra fornita da Pierpont Morgan in un momento in cui l'incertezza regnava circa la politica finanziara del futuro ministero, che non permette di prevedere se in caso di un nuovo bisogno sarà o no possibile fare di nuovo appello al credito estero. A questo punto il ministro delle finanze espose all'on. Herriot il sommario dell'importante colloquio avuto col Morgan al suo ultimo passaggio da Parigi, sommario il quale comprende, è vero, in prima linea, la esigenza di una sicura e rapida adesione francese al piano Dawes, ma in seconda linea anche quella di un energico mantenimento del programma di economie e di sacrifizi fiscali votato dalla vecchia Camera. Un cemur.icato Che cosa hanno risposto Herriot e Painlevé alla esposizione realistica, ma poco confortante dell'uomo di fiducia di Millerand? Un comunicato diramato alla fine della conferenza dice : « Per iniziativa del Presidente del Consiglio, una riunione ha avuto luogo all'Eliseo, nel gabinetto del Presidente della Uepubblica. I signori Raimondo Poincaré e Frangois-Marshal hanno esposto ai signori Herriot e Painlevé i particolari della situazione finanziaria della Francia. I signori Painlevé ed Herriot hanno aftermato la convinzione che un equilibrio rigoroso del bilancio della Francia s'imponeva a qualsiasi Governo, quale esso fosse ». L'ultimo capoverso della laconica relazione ufficiosa tenderebbe a far credere che i due rappresentanti della nuova maggioranza siano entrati nelle vedute di Poincaré e di Millerand. E, per sò stessa, la cosa non è tale che possa recare grande meraviglia, corrispondendo essa alle dichiarazioni tranquillanti fatte ripetutamente negli scorsi giorni dai due uomini politici. Finché si tratta di difendere gli interessi del pareggio di fronte a un matematico quale il Painlevé e ad un amministratore modello quale l'Herriot, ò evidente che le difficoltà dell'impresa non possano non essere molto lievi. Ma dietro Herriot e Painlevé ci sono i radico-socialisti, i repubblicani-socialisti e i socialisti nella loro triplice falange Varenne-Renaudel-Blum. Commentando anticipatamente la conferenza dell'Eliseo il Journal des Débats scrive : « Herriot si troverà indotto a considerare i due aspetti della situazione. Egli è capo della maggioranza, destinato come itile a partecipare al potere, e avrà dunque carica di attori pubblici. Ma egli è anche capo di un partito; ha delle truppe agitate e impazienti, e dovrà subire l'assalto delle ambizioni, dei rancori e delle passioni. Fra l'ima e l'altra di queste funzioni l'accordo non è facile. I grandi affari nazionali sono una cosa; i piccoli affari di partito e di gruppo ne sono un'altra. Non vi è dubbio che il signor Herriot avrà piena coscienza delle sue responsabilità e sarà animato dalla migliora volontà. Ma sarà egli padrone di non fare che le cose di cui egli ha intenzione ? ». La riunione importantissima e rumorosa che. mentre vi telefono si svolge fra i rappresentanti delle varie frazioni del partito radicale, darà una risposta al delicato quesito, < - o. p.