Nuove deposizioni accusatrici al processo della Bagnolo

Nuove deposizioni accusatrici al processo della Bagnolo Nuove deposizioni accusatrici al processo della Bagnolo {TribunalePenaeiorno) Continua la sfilala dei lesti d'accusa. Giovanni Hamondetti, rappresentante della Casso rurale di Narzole, consegnò alla Bagnolo aio mila lire in titoli od in contanti. Niinpstante l'impegno di restituire da parte della Cassa, la somma andò perduta. Riuscì invece a ricuperare quasi totalmente il suo credito, salvo io mila lire, l'ex presidente della Cassa Rurale di Busca, Giovanni Barale.. 11 cav. Antonio Bessone, segretario comunale di Bagnolo, ha fatto in istruttoria, sulie origini, sull'andamento della Cassa, abbondanti e gravi dichiarazioni. Il presidente glie Je contesta. 11 teste afferma che la Cassa nacque morta, in quanto dovette ricorrere subito a prestiti e gravarsi cosi di interessi. Don Cavallotti che a Bagnolo fu ritenuto sempre l'esclusivo dirigente della Cassa, fondò l'istituto per ragioni di ambizione personale in quanto intendeva giungere, per mezzo dell'organizzazione economica, al dominio del paese. Da parte di chi era preposto alla Cassa si fecero subito da principio spese eccessive. Quando gli Zaccone entrarono nella Cassa la situazione era già difficile e compromessa. Presidente: — Perchè questi ultimi le parvero intriganti? — Mi parve che non rifuggissero da mezzi anche non leali per fare denaro. Don Cavallotti istituì le scuole in contrasto col Comune; le magnificava con tutti esortando a frequentarle. Concedeva anche facilitazioni. Tutti poi, primo sempre Don Cavallotti, facevano intensa propaganda in favore della Cassa, vantandone la sicurezza. Affermavano anohe che le obbligazioni della Bagnolo erano garantite da tutte le Casse rurali a lei consorziate.' On. Caron di P. C. : — Sa che queste informazioni venissero stampate anche sul bollettino elio don Cavallotti diffondeva a migliaia di copie? — SI, il bollettino a Bagnolo veniva inviato a tutte le famiglie? On. Caron: — Per le spese elettorali il teste ha affermato in istruttoria che si scialarono 3 milióni. — In paese si diceva che si fossero spesi circa tre milioni. Il Bessone ritiene che l'acquisto della segheria Boaglio a Bagnolo sia stato motivato da ragioni politiche. Disse già prima che gli scopi e l'attività della Cassa erano principalmente elettorali. Avv. Olii vero di P. C.:' •— Ci vuol parlare il teste di una verifica di Cassa fatta alla Ragnolo per conto del Comune di cui la Cassa stessa era tesoriera? — Dal 1913 fui incaricato periodicamente dal Sindaco di compiere le verifiche: quasi sempre venne scoperta deflcenza di cassa. Nel gennaio 1914 si rilevò una deficenza di 36 mila lire. Quando un giornale di Pinerolo accennò questo fatto don Cavallotti sporse querela. Un aneddoto spassoso, Seguono alcuni altri tosti che depositarono somme alla Cassa, perdendole. Un aneddoto curioso e spassoso narra Giacomo Bàdriotto il quale accenna ud1 una visita che don Cavallotti avrebbe fatto ad una giovane sposa del paese durante l'assenza del marito. La donna fu consigliata a mettere alla porla il visitatore: per questo il marito, die lavorava alla cooperativa frutta, fu licenziato. L'aneddoto fece naturalmente le spese delle chiacchiere delle comari. E in paese si disse che don Cavallotti avesse debolezza per il bel sesso. Cornelio Biancotto pubblicava il bollettino mensile della Cassa. La tiratura si aggirava sulle 12uo copie. Negli ultimi tempi richiese invano il pagamento dell'importo del diversi numeri del bollettino; gli fu sempre dilazionato con infiniti pretesti. Il presidente della Cassa rurale di CastelliBaldo, Andrea Bordino, firmò la convenzione colla quale la Cassa si consorziava alla Bagnolo. II presidente gli chiede: — Perchè si indusse a Armare la convenzione che le presentarono ? — Io avrei Armato tutte le carte di quesio mondo I Pres. : — Questo è 11 guaio : non si dovrebbero firmare ohe i documenti di cui si conosce il tenore. Siccome il teste protesta la eua buona fede, si accende sulla natura dell'impegno, assunto dalla Cassa di Castellinaldo, una vivace discussione. G. Zaccone osserva che al teste erano note il tenore c l'importanza dei documento. Giuseppe Benna, presidente della Cassa rurale di Monialdo Torinese, narra che don Brizio e G. Zaccone andarono a Monialdo a chiedere denaro. Parlarono col segretario della Cassa don Borra Bassana. 11 teste però non li vide. Andò invece «lue volle a Bagnolo, dove gli si disse che la Cassa andava ottimamente e ricavava utili considerevoli. 11 teste con altri rapppresentanti di casse rurali fu trasportato in automobile a Bagnolo; qui le spese di soggiorno vennero sopportate dalla Cassa. Alla Bagnolo la Cassa di Montaldo diede in deposito 100 mila lire. Pres.: — E oltre a questa somma cosa è slato dato alla Bagnolo? — Si fecero altri versamenti per parte di don Borra Bastona, il quale però ce li nascose : io devo sapere ancora adesso a quanto sommano questi versamenti. G. Zaccone: — Noi abbiamo trattato sempre eoi sacerdoti essendo convinti di trattare coi rappresentanti legittimi delle Casse. Era consuetudine nelle nostre organizzazioni trattare coi sacerdoti. Presidente a Zaccone: — Avete saputo che don Borra nascose alla Cassa di Montaldo le operazioni che aveva fatto? — No, 6 stata per me una sorpresa dolorosa nell'apprenderlo quando avvenne il fallimento. A trattare fu però don Brizio che era amico di don Borra. Io quest'ultimo non 10 conoscevo neppure. Il teste pensa che don Borra sia stato • alterato » dal vino e dagli • imbonimenti » propinatigli da don Brizio, e si sia risolto per questo a fare le operazioni. Cuguo Cailo, presidente della Cassa di S. Ambrogio, versò ella Bagnolo, su richiesta di Ambrogio Zacocone, che lo andò a scovare a casa, 50 mila lire in deposito vincolato e 91 mila a conto corrente. Lo Zaccone andò successivamente a cercare dei titoli: offri l'I ed il 2 % di provvigione. Il deposito dei titoli avrebbe dovuto essere per un mese. Sebastiana Cliiera, presidente della Cassa di savigltano. ifliinò numerose cambiali per la nagnolo. Gli effettti vennero messi in giro. Pres.: — Ne firmò per quale importo? — Non lo ricordo: quando li vidi fui stupito di averne Armati tanti. Il teste fu a Bagnolo nel 1921 e partecipò all'adunanza in cui fu approvato 11 bilancio. Si disse allora che la situazione della Cassa era ottima. La vivacità di un sacerdote Una deposizione vivacemente accusatnice lia reso don Ernesto Cui asso, segretario della Cassa di Bricco di Cherasco. Nel giugno 1921 andarono a trovarlo don Brizio e-G. Zaccone che gli parlarono subito della Bagnolo, per indurlo a versare titoli e denari. — Io ho sentito sempre parlare male della Bagnolo — replicò il teste. Don Brizio prese allora a tesserne il panegirico, affermando che la Bagnolo era la più sicura di tutte le banche. (1 teste narra che dopo l'esposizione di don Brizio dichiarò a questi ed allo Zaccone: * Sono contento di ricredermi •. Fu invitato a Bagnolo, dove fu ricevuto da don Cavallotti <;hp. lo accompagno nella visita alle proprietà delia Cassa. Qui gli vennero richiesti nuovamente dei denari in deposito e l'on. Zaccone lo assicurò che gli sarebbero stati restituiti su semplice richiesta. Gli chiesero 50 mila lire e s'accontentarono poi di lOmlia, per 40 giorni. Al termine dei 40 giorni stabiliti per 40 giorni. Al termine di 40 giorni stabiliti 11 teste richiese il rimborso delle 10 mila lire. Gli risposero mandandogli l'estratto conto del suo deposito che era stato passato vincolato. Non sollevò eccezioni pft non contrastare l'on. Zaccone. < G. Zaccone: — A' don Culasso io non ho magnificato affatto la situazione della Cassa. Esposi anzi che si era in via di sistemarla e <'he ci abbisognavano denari. Teste (vivacemente): _ Hanno magnificato. Non siamo dei cretini, se ci avessero la- i!a scinto intra veliero qualcosa non avremmo fai:o il deposilo. Lo Zaccone nega ctl il teste fa i nomi di alcuni soeerdoff che avrebbero inteso a Bagnolo i panegirici della Cassa. G. Zaccone: — Per salvare le casse rurali 10 non ho fatto valere le convenzioni che le legava alla Bagnolo. Ma sono amareggiato del fnito die quelli proprio che vengono ora u negare la verità siano i preti. — Noi siamo molto più amareggiati di quello che ci hanno fatto loro. Non sospettavo mai che l'on. Zaccone ci giocasse un tiro cosi birbone. Quel che sapeva un sindaco della Cassa Anche più vivace è riuscita la deposizione di don Giacomo Cattaneo che fu sindaco della Bagnolo negli anni 1921-2a. Lgli esordisce dicendo che gli Zaccone lo rassicurarono semine che i bilanci corrispondevano alla verità. Non insistette perciò nelle verifiche. Fu sorpreso quando il bilancio 1922 rilevò il passivo <li 7 milioni. Si pose ad esaminare la contabilità degli anni precedenti, ed arrivò sino al 1916. Notò die v'erano spesso cifre cospicue per mantenere il laboratorio femminile, per gli abbonamenti ferroviari ecc. Don Cavallotti prelevava merci ed aveva numerosi libretti di conto corrente, in modo che non era facile orientarsi sulla sua posizione, li teste riferisce di avere appreso in quell'epoca da G. Zaccone che l'insieme dei realizzi di merci e di denaro falti da don Cavallotti assommavano a 840 mila lire. Questo t'aito il teste avrebbe voluto esporre all'asseir.blea, ma lo Zaccone io dissuase. G,. Zaccone: — Don Cattaneo venne a conoscenza delle difficili condizioni della Cassa non all'assemblea dei soci, ma in una adunanza, di molto anteriore, nella quale io esposi la situazione. La cosa è ben diversa poi per l: 80f> mila lire: io gii dissi che a lauto ani monta vano le spese incontrale per le opere morali, le elezioni, ecc. Don Cavallotti a sua volta osserva: — Nei due anni che don Cattaneo è venuto a Bagnolo non mi ha fatto il minimo rimarco. E' str;:no che egli rilevi le 70 mila lire spese per il laboratorio, quando questo fruttò negli stessi anni da 25 a 30 mila lire. Teste: — lo non mi curavo delle entrate, per me l'azienda era passiva. Don Cavallotti: — Bella risposta! A domanda il teste spiega di non avere avuto alcun compenso dalla Cassa fuorché il rin borso delle spese di viaggio. Don Cavallotti : — Aveva 50 lire ogni volta che veniva a Bagnolo. Fu lui stesso a chiederle. il teste, quando si sposò Carlo Zaccone, scrisse al presidente perchè la Cassa gli facesse un dono: in un'assemblea propone poi che la Cassa inviasse ad ogni socio qualche bottiglia del liquori prodotti nella fabbrica di Barge, lia la proposta, cui si oppose don Cavallotti, fu respinta. Avrebbe importato un onere di 40 mila lire. Don Cattaneo dichiara di avere saputo da G. Zaccone, nel febbraio 1923, che la Cassa era passiva sino dal 1911. Lo Zaccone nega energicamente. Il leste insiste: «Lo posso giurare le mille volte! » E scatta vivacemente con l'espressione:- «E' Ja più grave delle menzogne! ■ quando don Cavallotti asserisce che egli si è fatto socio della Cassa per domiciliare a Bagnolo le cambisi! che aveva Iratto su quella piazza. P. M. : — Chi fece il suo nome per la carica di sindaco ? — Fu un amministratore, il Raso. Avv. Baimondo: — I soci lo vollero sindaco per la proposta che aveva fatto in loro favore. Dan Silvestro Sasso dirigeva la Cassa di S. Peyro. Nel 1922 concluse con la Bagnolo una convenzione per la quale quest'ultima si incaricò di vendere uno stock di stoffe della Cassa di S. Peyro. Le stoffe vennero portate via da S. Peyro su autocarri ed il ireste non sa dove siano andate. G. Zaccone: — E' vero però che noi abbiamo mandato a s. Peyro molti generi fra cui vino, farine, ecc. — E' vero che ci han mandato qualcosa, in.» ci hanno portato via anche tutti i depo! siti. La sfilata dei testi prosegue con il dott. Oddone Francesco, che per incarico della Cassa resse il Segretariato del popolo del Saluzzese ricevendo uno stipendio di 1000 lire mensili, più 930 lire come indennizzo spese, e della signorina Ines Della Sette che sbrigava la corrispondenza dell'on. Zaccone con uno stipendio mensile di 100 lire corrisposto dalla Cassa.

Luoghi citati: Bagnolo, Barge, Busca, Castellinaldo, Cherasco, Narzole, Pinerolo, S. Ambrogio