Continuano gli interrogatori al processo della Bagnolo

Continuano gli interrogatori al processo della Bagnolo Continuano gli interrogatori al processo della Bagnolo (Tribunale Penale ai Torino) Prosegue l'interrogatorio di Ambrogio taccone. La sua attività si spingeva anche nella sfera del consorzio ài finanziamento. Precisi che i « bilancini », ossia le situazioni mensili, che venivano <i;:n ;-i membri del coi'snrz:". per informarli sulla situazione delle azienda finanziate, erano sempre attivi. Veniva spesso incaricato di portare titoli alle banche ì>er effeltuare delle operazioni di anticipazione ed ottenere denaro. Solitamente portava i 1itoli al Piccolo Credito di Cuneo. Quando tornava a Bagnolo faceva sempre rilasciare a chi aveva consegnato i titoli regolare ricevuta. A costoro, all'atto della consegna dei titoli, comunicava sempre qual'era la provvigione corrisposta dalla Cassa. Può darsi clif tale comunicazione non sia stata ripetute a chi aveva già fatto precedentemente consegna di titoli. La Cassa'Rurale di Caramagn.i ha avuto lo stesso trattamento delle al'.re casse. L'accusato conferma di essersi recato, insieme col canonico Righetti, a Bra, per ottenerci dei titoli in deposito da quella casi-a rurale. Si doveva allora effettuare un versamento alla Tesoreria della provincia e non vi erano danari in cassa. Dal Cavallotti fu indirizzato alla Cassa di Cavallermaggiore, la quale per mezzo del canonico Righetti, ricorse poi alla Cassa di Bra. Lo Zaccone quando doveva assentarsi da Bagnolo per conto della Cassa, prelevava per le spese eventuali una certa somma. Ma ogni 15 giorni, egli dice, io regolavo il « sospeso di cassa » e consegnavo al contabile la nota dettagliata delle s./»ese, ccn la ptiza giustificativa. Pres. : — Sentiremo gli impiegati i quali dicono di non avere avuto tante spiegazioni. Scagionandosi dall'accusa di aver fatto viaggi di piacere Ambrogio Zaccone ossnrva che nei 10 anni in cui fu impiegato della Cassa ebbe 7 giorni soli di licenza. Fu assente bensì molte volte da Bagnolo, ma sempre per conto della Cassa. A Praga andò una volta sola per trattare con una società di importazione colla quale un altro impiegato della Cassa aveva preso contatto. I rappresentanti di quella Casa vennero poi a Torino e qui si stese una convenzione che era in effetto vantaggiosa per la Cassa. Osserva poi di essersi prodigato in favore della Cassa, lavorando anche di notte per parecchie ore. Lasciò Bagnolo alla sera solo durante un'estate, per recarsi a Barge ove si erano trasferiti tutti 1 suoi colleglli ed amici. Lo Zaccone aveva assunto come impiegato in una succursale l'ex-maresciallo Palmieri. In seguito costui fu licenziato e la Cassa gli pagò una indennità di 5000 lire. Presidente: — Questa indennità la Cassa la diede in via transattiva e per quale ragione? — La Cassa pagò le 5 mila lire per consiglio del suo legale. Tutto però a cagione di un capriccio del Cavallotti il quale scrisse al Palmieri una lettera dicendogli che lo non avevo veste per assumerlo; n Palmieri se ne andò naturalmente ma interessò il suo legale e minacciò di intentarci causa. La scoperta del primo deficit Si passa all'interrogatorio di Carlo Zaccone. Questi, che, come è noto, è il più giovane dei tre fratelli Zaccone, fu arrestato assieme all'Ambrogio e messo, poi in libertà provvisoria in seguito ai risultati dell'istruttoria che accertarono nei suoi confronti nella bancarotta, ima forma minore di responsabilità. Il Carlo fu assunto come contabile alla Cassa il Lo luglio 1920. Dal Cavallotti gli fu fissato uno stipendio di 500 lire che s'elevò via via sino a 1300 lire. Appena immesso nelle sue funzioni istituì la contabilità a partita doppia, e rivide tutte le contabilità dell'anno precedente. Dopo 8 mesi di quésto lavoro giunse a compilare quel bilancio 1920 che rivelò la perdita di 3 milioni. Sa che questo disavanzo venne segnalato dal fratello Giovanni, il giorno di Pasqua, a mons. Cavallotti. Questi insistette perchè lo Zaccone si adoperasse per salvare la Cassa. La perdita, e cosi le successive, vennero accantonate sotto una unica voce, per averle sott'occhlo... Pres. : — Vi si fa carico di aver acquistato del mobilio dalla Cassa. — Ne acquistai per 20 mila lire in occasione del mio matrimonio, rilasciando alla Cassa delle cambiali che in parte ho pagato. Resta un mio debito di 8000 lire circa. Un caso pietoso Pres.: — Vi si fa carico inoltre di esservi impossessato di 21 mila lire di titoli consegnativi per pochi giorni dal capo-ufficio della succursale di Moretta, signor Bertinetti. Nel novembre 1922 dovemmo concorrere all'assunzione della esattoria di Benevagienna. Mio fratello mi chiese se qualcuno poteva disporre della cauzione. Scrissi al Bertinetti, il quale mi consegnò i titoli. Io credevo di averne la libera disponibilità e li portai alla Banca di Ciriè ottenendo un anticipo di 18 mila lire. Sarò stato leggero in questa occasione, ma non ho assolutamente lucrato. Pres. : — Al Bertinetti dichiaraste però che glieli avreste restituiti tra pochi giorni. Ora egli deve ancora riaverli. I titoli appartenevano alla madre del Bertinetti, il quale ha scritte alcune lettere pietose, narrando il doloro della madre privata del suo piccolo patrimonio. — il Bertinetti sapeva che i denuri erano destinati alla Cassa Rurale. D'altra parte a quell'epoca si era pressati da ogni parte. Per far fronte agli impegni, versai alla Cassa anche la dote di mia moglie di 17.500 lire. P. M. : — L'accusato faceva anche il geslore della Cassa? — C'impegnavamo tutti per salvarla: salvo naturalmente don Cavallotti. Questi protesta e rettifica. I" sentito primo II cari. Antonio Righetti, , di ('■) an-y, direttore della Cassa di Cavallerruaggìore. Egli è stalo un poco l'iniziatore il 1 movimento delta Casse rurali nella plaga pipiiio'itrsc. Nel 1897, essendo vice-parroco"a CttvdllGì'uiuggiórè, istituì la Cassa rurale che r;n oo'se subito ?i soci. Fu nominalo presi i d.ntc e da allora venne chiamato a propa gandare nelle campagne l'istituzione delle Casse rurali. Andò a Bagnolo, invitato dal Cavallotti, nel i9ù«, e gettò le basi di quella Cassa rurale. Per la sua competenza in materia fu nominato nel 1903 vice-presidente della Federazione Piemontese delle Casse Rurali. Pres. — Ma in quell'anno la Santa Sede non vietò ai sacerdoti di coprire cariche e funzioni in istituzioni economiche? — Io fui autorizzato a restare nella Cassa e nella Federazione dall'arcivescovo di Torino. Il Righetti spiega che si occupò della Bagnolo nell'epoca della sua fondazione, nel 19U9, e fece a questa Cassa il primo deposito, di 5000 lire, perchè potesse funzionare. Se ne occupò (poi più tardi, dieci anni dopo, quando fu ventilata l'idea del Consorzio finanziatori. P. M. — Quale era in origine lo scopo di questo Consorzio? — Poter alleviare la Bagnolo dal peso dogli interessi che doveva pagare alle Banche, e favorire le Casse rurali olle avevano abbondanza di depositi, mediante adatte opera?loni. Si stabilì subito che tutti i soci della liagnolo avrebbero dovuto rispondere illimilaiamaute per le somme a lei corrisposte. P. M. — Quando si costituì il Consorzio si disse alle Casse rurali che la Bagnolo era in situazione difficile? — No, si disse che funzionava bene. Nella prima adunanza della Cassa consorziale, tenuta il 15 maggio 1919, si approvarono In linea di massima i criteri esposti dai promotori, e secondo i quali i rapporti delle Casse con la Bagnolo dovevano essere quelli da depositanti a depositario. Il Comitato, nominato in questa riunione funzionò provvisoriamente. Pres. — Perchè "allora deliberaste l'impianto della fabbrica di liquori? — Questo ampliamento, dell'attività d-edla Bagnolo ci venne reso noto a cosa fatta. 11 Righetti parla poi della nota operazione delle ^00 mila !ire..dd titoli, fatta dalla Cassa di Cavallermaggiore alla Bagnolo. Il Righetti credeva perù, facendo l'operazione, di assumere un semplice pegno di garanzia e non già un'obbligazione. Giovanni Zaccone chiede se constava al Righetti che il Cavallotti fosse il direttore della Bagnolo o solo l'assistente ecclesiastico. Can. Righetti: — Ho 6eni,pre inteso chiamarlo direttore. Quando fu assunto l'Ambrogio Zaccone alla Bagnolo feci anzi osservare al Cavallotti che non mi sembrava molto adatto al poste di capo dell'azienda. Il Cavallotti mi disse: Ci sono io, sono io che faccio tutto. A domanda dell'avv. E. Mollard il Righetti conferma che ha ceduto tutti i suoi beni alla Cassa, il 25 giugno dello scorso anno, subito dopo il fallimento della Bagnolo. Titoli a prestito ed in deposito Brizio don Giacomo, di 52 anni, era segretario della Cassa di Andezeno, quella che ha fatto istanza poi per la dichiarazione di fallimento della Bagnolo. Nel febbraio 1919 fu chiamato a Torino dall'on. Zaccone che gli parlò della Bagnolo e del progettato Consorzio di finanziamento. Partecipo all'adunanza f del 15 maggio. In sostanza egli afferma che le faccende della Bagnolo gli venivano magnificato dallo Zaccone, in cui aveva la più illimitata fiducia Contribuiva perciò al Consorzio nella misura che gli era possibile. Consegnò alla Bagnolo 1 titoli della Cassa ed anche titoli di terzi. Ricorda però che all'atto della consegna gli veniva detto: « Questi titoli li daremo alfe banche per fare delle operazioni di anticipazione ». Non ebbe mai dubbi sulle intenzioni c sulla onestà dell'Ambrogio Zaccone, che si recava spesso da lui — per mia disgrazia, commenta don Brizio — per pregarlo di accompagnarlo nei giri che faceva presso le Casse della plaga per ottenere danaro. P. M.: -- Ella ha insistito assai presso alcune dì queste Casse, andando magari 3 o 4 volte. — Mi mandavano: L'Ambrogio mi veniva a prendere. Noi tutti allora stavamo a inietto che diceva il procuratore. L'accusato non seppe mal delle condizioni reali della Bagnolo: solo il 4 gennaio 1923 l'apprese da una lettera dell'on. Bertone, che Sii fu letta da amici. Con Don Perlo andò allo Zaccone per chiedergli spiegazioni. Il 13 febbraio col presidente della Cassa di Andezeno, quando già era vicina la rovina, si recò a Bagnolo, eccitatissimo. Lo zaccone cercò d'i placarlo dandogli dei titoli Don Cavallotti cercò di rassicurarlo dicendogli: ■ Presto saremo sistemati ». Il terzo imputato dì questo gruppo, Don Felice Perlo, di 33 anni, segretario della Cos. sa di Caramagna, è il più veemente di tutti contro lo Zaccone ed il Cavallotti. Della Bagnolo e del Consorzio gli venne parlato dal can. Righetti, dal don Brizio e dallo Zaccone. Fu sollecitato a partecipare al Consorzio, ma questa non era l'opinione della Cassa di Caramagna. Andò a Bagnolo, dove fu ricevuto dallo Zaccone o da mons. Cavallotti. Questi gli disse, facendogli vedere l'organizzazione della Cassa: • Fu una idea luminosa l'esserci impiantati in grande. Se la nostra iniziativa fosse stata limitata, sarebbe presto intristita ». Mons. Cavallotti non è stato proprio profeta... Pressato da Ambrogio Zaccone, don Brizio e don Righetti, consegnò a costoro titoli per 160 mila avvertendo che ne avrebbe preteso la restituzione entro pochi giorni. 1 titoli non gli vennero mai restituiti. Alle sue richieste e minaccio gli risposero proponendogli di accordagli una provvigione. Il don Perlo non comunicò subito alla Cassa di aver consegnato i titoli per la Bagnolo. SI decise a rivelarlo più tardi quando doveva presentare il bilancio. Pres.: — Di questi titoli vi è stala data ricevuta? — Prima mi fu rilasciata una ricevuta provvisoria, poi mi inviarono la polizza. L'accusato, che si è costituito P. C. contro j suoi coimpuMiU, giudica severamente lo Zaccone ed il Cavallotti dai quali dice di esser stalo >• raggirato ». Stamani sai-anno interrogati gli animililstratori della Bagnolo, 1 scilo contadini, arrestati Insieme agii Zaccone, e messi poi in libertà provvisoria.