Figure e opinioni sulla scena elettorale

Figure e opinioni sulla scena elettorale T^A. FRANCIA AIXE URNE Figure e opinioni sulla scena elettorale Di tutta la preparazione elettorale fra» cese per la gran battaglia di domani — « una delle più gravi della storia repubblicana di Francia » — le cose più interessanti si sono lette su una rivista letteraria, la Revue Hebdomada')re, per la penna di due giornalisti diversi: J. Kessel, che è un romanziere di pregio, e Georges Juarez, che fa le cronache politiche sul Mercure de France. Come per -una commedia a due, questa brillante coppia giornalistica ha messo in scena la situazione elettorale rappresentandoci al vivo i caratteri delle più tipiche personalità politiche; drammatizzando, per cosi dire, attraverso il dialogo, il pensiero di ognuna. La tecnica si fonde con l'arte, la letteratura con la politica; e da tale collaborazione del romanziere col politico, quegli schizzandovi lesto lesto il ritratto fisico e morale del personaggio, còlto di sorpresa nel suo ambiente più intimo, l'altro movendo a tempo le domande più acute per cavargli fuori... la fede e la speranza, è uscita una così interessante galleria di figure e di opinioni, da contribuire, meglio di tutti gli articoli di fondo della stampa parigina, alla conoscenza della attuale situazione politica della Francia. La quale è davvero un paese beato, se fin la più dura campagna elettorale può esservi servita artisticamente ! Tardieu, Varenne, Reynaud, Isaac, Ignace, De Monzie, Bri and. Daudet, Blum; Herriot, Painlevé, Mandel, Maurras, leaders parlamentari e capi-partito, dottrinari e tattici, dell'una e dell'altra faccia del blocco di sinistra e del blocco di destra, parlano e gestiscono in libertà dinanzi ai due curiosi intervistatori, con una franchezza di opinioni e una famigliarità di modi che le assemblee politiche, gli studiati discorsi dalla tribuna giornalistica o parlamentare, raramente consentono. Tardieu Tardieu, deputato della' Seine-et-Oise, repubblicano di sinistra, io si riconosce subito, politicamente, dalla « leggendaria maschera di Clemenceau », che lo guarda dall'alto del caminetto nella nuda stanza ov'egli ogni sera lavora a dirigere VEcho National. Tardieu ha due tic: uno fisico, che consiste nel tirarsi sempre il labbro inferiore; l'altro politico ed è tutto un tirare anche questo, contro Poincaré. Largo di spalle, testa vigorosa, espressione volontaria dell'occhio che brilla dietro la caramella, « tutto denota in lui l'energia concentrata, la sete dell'azione, della botta e risposta: quale che possa essere il giudizio sull'opera e la persona di lui — scrivono i due osservatori — a chi lo ha avvicinato un'impressione resto, che schiaccia le altre : quella di un temperamento eccezionale, l'anima di un capo ». óra, auesto Tardieu — che fu il braccio destro di Clemenceau a Versailles — vede nero sulla scena politica del suo paese. A che siamo — egli si chiede — dopo quatti'anni di sforzi parlamentari, e presto sei anni di pace? « Non c'è altra parola che « pasticcio » per definire una situazione caratterizzata, per un lato, da una instabilità economica senza precedenti, dall'altro, da una deviazione funesta del senso politico ». Il sistema parlamentare — soggiunge Tardieu — funziona male, si sa; occorre forse cambiare qualche testo; ma sono gli uomini che .mancano... Che poi vuol dire: co n.'è uno di troppo, Poincaré. Di troppo perchè — secondo Tardieu — l'attuale Presidente del Consiglio non è abbastanza... energico verso la Germania ! Uditelo : — Abbiamo occupato la Ruhr, ed io ho .votato questa occupazione perchè me ne attendevo, con uno sfruttamento intelligente e vigoroso, ciò che non abbiamo potuto ottenere con le conferenze e le trattative. Ma, in luogo di ciò, si è voluto realizzare questo paradosso : riuscire in una operazione di forza con In debolezza, facendo credito alla buona volontà della Germania o ai suoi industriali. Una sfida al buon senso e all'esperienza storica! Con tutto ciò abbiamo udito risuonare il ìeit-motif ministeriale e' domenicale: « Noi non cederemo... diritti della Francia », ecc. Ed ora non reclamiamo dalla Germania che 26 miliardi di marchi-oro invece di 100; e lasciano che essa si armi dall'agosto 1932... Debolezza, questa, che supera in portata tutte le altre. — E secondo voi — domanda il giornalista — 'i l'uomo della strada » lo coglie questo contrasto tra l'energia verbale e la debolezza d'azione? — Se ne rende conto quando, dopo due anni, gli tocca espiare, sotto forma di nuove imposte, l'insufficienza dei nostri governanti... Quattro miliardi e mezzo di nuove imposte, che vengono ad aggiungersi ai 24 miliardi che paghiamo di già, non sono davven fatti per rendere i francesi di buon umore .. . Il Tardieu rimprovera alla maggioranza di Poincaré nientemeno che questo: di avere rinnegata la vittoria e il suo capo, Clemenceau. Per il resto, egli non ha gran clic da dire: il paese non chiede che di essere governato, la dittatura è inutile se il Parlamento funziona e se il Governo è capo della sua maggioranza, la questione religiosa non esiste... « Non se ne vuole piti sentir parlare. Ho fatto più di cinquanta comizi ed ho ancora da trovare chi prenda sul seri) il pericolo clericale». Due socialisti II socialista deputato Alessandro Varenne ha, anzitutto, una sorridente moglie, «très simplc et très affable», che fa gli onori di casa. — Mio marito è talmente occupato che non so più dove mettere i visitatori. Ce n'è in salotto, nello studio, dappertutto. Finirò per dover fare del pianeròttolo una sala d'aspetto... Anche lì. chez Varenne socialiste, un po' di Clemenceau in gesso: un piccolo bassorilievo che rappresenta « l'altero e rude vegliardo della vittoria » assiso sopra una tigre. L'onorevole dalla gran barba nera si presenta, Analmente, ih pigiama rosso cupo; e tra duo immenso bambole in crinolina, sdraiate sul canapè, passa senz'altro alia « esecuzione del Blocco nazionale ». « Una bolgia, una massa informe, senza limiti, senza programma, senza principi ». | La crisi non è del regime, ma dello spirito | parlamentare, dei partiti, che non esistono più, slogati, dissolti. La maggioranza parlamentare, che è poi il blocco nazionale di queste elezioni, « uno spettacolo d'impotenza senza precedenti», il vaniloquio stesso, « la superbia alleata alla puerilità ». Quanto alla Ruhr, il socialista Varenne è con Herriot: niente evacuazione senza compenso. Ma créde, wilsonianamente, alla Società delle Nazioni. Bisogna accordare un po' di tempo a coloro che in Germania vogliono la pace. « Anche da noi, cinque anni dopo il '70, la Repubblica non fu deliberata che con un voto di maggioranza... ». Le suo previsioni elettorali: niente pericolo comunista, una ventina di comunisti nella nuova Camera, tutt'al più; la maggioranza sarà radicale e socialista. Ma un oltio socialista, Leon Blum, ha parlato con più ampio respiro. Già egli ha l'anima di un artista: «un uomo organizzato intimamente per gustare la bellezza delle cose, e che un intimo dèmone sospinge verso là sintesi degli slanci popolari, verso la psicologia degli eventi e degli atti ». Nell'immenso studio, che dà su di un giardino con gli alberi in fiore, non l'ombra del « Tigre », ma il busto di Jaurès. E tanti, tanti libri. « Faccio da tient'anni il mestiere che mi si addice meno. Amo la solitudine e i libri. Non mi è più dato soddisfare i miei gusti ». Ma lo sorregge la fede nel socialismo; la quale deve essere ben possente — osservano i due scrittori — « per vincere un desiderio cosi profondo di meditazione e di raccoglimento; per estinguere, al solo nome di Jaurès, lo scetticismo naturale dello sguardo; per accendere, invece, una fiamma quasi mistica, che sorprende in questo volto esprimente la ragione e la finezza ». Orbene, questo deputato artista non smentisce la sua naturale finezza parlando del « Blocco nazionale »; socialista di sinistra, il Blum gli è ben nemico, ma » lo considera, a distanza di tempo, come un bene ». In questo senso : che se le elezioni del 1919 avessero dato, con lo scrutinio regionale o con la proporzionale integra, una maggioranza risolutamente di sinistra, com'era allori lo spirito prevalente nel paese, ossia una maggioranza che avesse fatta una politica di smilitarizzazione e di fiscalismo contro il capitale, si sarebbe avuta poi ima reazione violenta da parte degl'interessi lesi e della classe dei demi-soldes. Insomma, anche la Francia avrebbe avuto il suo fascismo. — Il Blocco nazionale — pensa l'onorevole Blum — emanazione delle organizzazioni finanziarie e industriali che sole possono sovvenzionare un movimento reazionario, si è trovato ad essere una forma benigna del fenomeno fascista. Francamente, considero l'on. Arago come un Mussolini provvidenziale. — Ma allora, signor deputato... — Non mi chiamate deputato; c'est par Irop ridicale... Ora il Blum prevede si una vittoria di sinistra (da 80 a 100 socialisti, e il doppio dei radicali uscenti), ma più non teme reazioni pericolose : « Le passioni che, dopo l'armistizio, erano ardenti, si sono calmate. Il fiume è pressoché rientrato nel suo letto. La nuova Camera non avrà più da temere sollevazioni di quel genere ». — Eppure Maurras... — Maurras è un ideologo astratto, che s'illude sulla forza del suo partito. L'Action Francaise non è temibile... Persuaso che « Poincaré è condannato », l'on. Blum pensa che, dati gli umori dell'uomo dell'Eliseo, si cercherà, con una Camera di sinistra, un presidente del Consiglio... all'acqua di vose: Herriot o Briand. Comunque egli è contro una eventuale partecipazione dei socialisti al potere: o tutto il potere o niente. Clemenceau-Poincaré Ma ecco che il deputato 'ora si cheta per lasciar parlare soltanto l'artista. Due magistrali ritratti: Clemenceau e Poincaré. Clemenceau: « Ciò che v'ha di più appassionante e patetico in quegli che si è sovrannoininato il Tigre, è il dramma interiore, il conflitto tra due esseri che sono in lui. L'uno, morale, è animato da un pessimismo assoluto, dalla misantropia più acuta, la r ù cinica, dal disgusto degli uomini, dell'azione soprattutto. Uno scetticismo pauroso lo possiede. La vanità delle cose e dello sforzo lo spaventa. E la sua filosofia intima è quella del Nirvana. L'altro essere, fisico quello, ha, aj contrario, un bisogno smisurato d'azione, una divorante febbre di energia, un temperamento di toga, ardente, brutale. Così Clemenceau. pur disperando di ciò che fa, a causa del nulla terribile che egli scorge al fine di tutto, è spinto dalla sua attività demoniaca a lottare per ciò di cui egli dubita, a difendere ciò ohe segretamente disprezza, a sbranare quelli che si oppongono a ciò che, congenitamente, eglt reputa inutile. Credo pertanto ohe al fondo di questo abisso di scetticismo, sia in lui un rifugio, solido e duro come una roccia: il suo amore per la Francia. Comunque, un personaggio straordinario, che domina da lontano e dall'alto tutti i suoi contemporanei. Insomma, un « cquipicr » internazionale magnifico > . Poincaré : « Anche in Poincaré c'è un dramma intima. Meno grande dell'altro, senza dubbio, ma assai interessante. Poincaré vorrebbe essere amato. Ha bisogno di sentire attorno a sò l'affetto, la devozione degli uomini. Per ottenerli egli è, in privato, affabile, direi quasi... civetto. Ma è in lui qualcosa che arresta l'altrui slancio, una aridità intima, una meticolosità eccessiva e diitidente, un umor proprio sempre ferito. Al punto, che quando prende una decisione egli pensa, ne son certo, all'articolo che ci farà su, all'indomani, Tardieu, ed essa no resta influenzata. Vi sono in lui lati imprevisti. Cosi, la forza tìsica lo attira. Un'alta statura lo impressiona, gli fa paura. Non cercate altrove la strana influenza che esercita su lui il signor Maginot. Il suo ascendente è esattamente quello che il gigante Gaston Bonvalot esercitava sul povero Lemaitre. In oltre, la mente di Poincaré, pur lucida, non ha mutato opinione da venti anni Non sapete che egli sogna sempre un'alleanza franco-russa, anche coi So\»ieU. ma un'alleanza identica, nello spirito e nella forma, a quella d'antiguerra, militare, offensiva e difensiva, e sempre rivolta contro la | Germania? Corto. Poincaré possiede grandi qualità: ordine, potenza eccezionale di lavoro, vasta cultura. Ma definirò in una parola il difetto di questa solida corazza Uicen-i do che, dotato di una rara intelligenza, manca totalmente di giudizio. Egli vede e comprende perfettamente in astratto. Ma gli manca quel senso del reale, dell'applicazione concreta, che fanno, p. es., la forza ili un Maginot, pronta dal resto a tutti gli usi. Poincaré sarebbe ammirevole nel ruolo di « secondo » d'un uomo di gonio. Supponetelo per un istante segretario di Napoleone e lo avrete visto al suo vero posto ». Briand Di Aristide Briand, figura e opinioni sono generalmente ben note. Ma quotata presentazione fattane dai due deliziosi intervistatori, merita di essere riferita: « Una fanfara fragorosa scuoto allegramente i vetri. Le truppe che han reso gli onori all'arrivo dei Sovrani romeni si dislocano per l'Avenue Kléber. Un incerto solicello gioca su due ritratti di Aristide Briand. Uno lo rappresenta giovane, qiian» do egli era ancora, senza dubbio, un rivoluzionario sfrenato, l'altro lo mostra nella forza dell'età, ossia capo di Governo. All'uno come all'altro, le trombe dei lichasseurs» gettano lo stesso chiaro saluto ». Ma in conversazione intimo, questo tonante tribuno, recordman del potere, seduce con la sua bonomia profonda, senza affettazione; parla con voce velata, un po' monotona; ha delle mani magnifiche, ma le tiene volentieri in tasca; e per grandi che sieno gli avvenimenti che tocca, egli non ha affatto l'aria di dirvi : « Attenzione, questa è la Storia! ». Anche Briand è severo contro la maggioranza parlamentare che fu. Ricorda che, dopo Cannes, volle andarsene dal Governo per non provocare un conflitto tra la presidenza della Repubblica e la presidenza del Consiglio, ma osserva che il vero capo della maggioranza era, allora, il Tardieu, che peraltro non seppe far bene il suo gioco politico. L'impotenza della defunta Camera venne dalla sua composizione... bleu-horizon: gli ex-combattcnti. Ad essi la patria deve molto e non darà mai abbastanza, « ma, infine, una gamba di legno non è un cervello: questa concezione sentimentale della politica non è meno falsa di quell'i degli specialisti... La rappresentanza professionale, un assurdo ». Ma la maggioranza di domani sarà di sinistra, niun dubbio per Briand; e il Blocco di sinistra <— egli soggiunge — internazionalizzerà il problema della sicurezza e delle riparazioni. « Ciò che i nazionalisti non vogliono capire è che la Francia è internazionale ». In Poincaré, Briand vede ora una certa tendenza ad accostarsi alla sua stessa politica; perchè infine, « Poincaré c- un bell'ingegno, ma ha forse frequentato troppo il Palazzo di Giustizia ». Anche lui, Briand, è ben avvocato, ma egli ha dalla sua questa grande forza: è celibe. «Io non ho l'entouraoe che mi soffia le ribellioni di amor proprio, che mi dice: — Lo vedi che cosa si dice di te! Spero che risponderai... La mia solitudine, ecco il segreto della mia filosofia ». Daudet-Mandei Ed ecco qui tutto Leon Daudet : « La Rivoluzione è una porcheria. Gliel'ho gridato stamani alla Camera! ». Clemenceau, Poincaré, anche loro non capiscono nulla perchè... repubblicani. Domani non avremo che uno spostamento di 20 voti al centro; il resto andrà agli estremi. —- Dunque, al realismo? — Indubitablement! — E il pericolo comunista? «Non lo conosco. Io proporrò un Governo dell'ordine e della autorità, una concentrazione di J tutte le forze reazionarie ». Lui accetterà! il portafoglio degli Interni. — Allora, i prefetti restii andranno al bagno? — Sùremenl! « E la sala dove siamo — comentano i due giornalisti — benché piena di gente, ci sembra vuota quando M. Leon Daudet è uscito ». Ed ecco tutto Maurras: «Un Re di Francia, signori, non avrebbe mai firmato il Trattato di Versailles!». Georges Mandel — il braccio 'destro di Clemenceau, epperò alleato di Tardieu — non appartiene a nessun partito. La sua dimora, ad Auteuil, appare circondata dal mistero. Si suona, ed «un gentleman squisitamente cortese » viene ad aprirvi : c'est le valet de chambre ». Mandel non ha partito, ma ha contro di sè, nella Gironda, il blocco delle sinistre. « — E se le sinistre vincono?... La risposta arriva breve e netta, come una frustata: — Amnisteranno Caillaux, questo sarà il loro primo gesto! ». Chi amnistierebbe Caillaux, secondo le paure dei nazionalrealisti, sarebbe un governo Herriot, l'emulo di Briand. Ma l'Herriot, alla domanda scottante, così ha girato largo: «E chi vi dice che Caillaux accetterebbe l'amnistia? Ne dubito, perchè ciò implicherebbe il riconoscimento della colpa. Del resto, egli solo può rispondervi». Intanto, alla richiesta dei due giornalisti, di esprimere il suo pensiero sulle elezioni, Caillaux ha risposto con un biglietto di visita : « Desolato di non potere aderire all'invito, Joseph Caillaux è risoluto a non consentire interviste d'alcuna specie, sopratutto su un tema tanto delicato. Regrets très vifs! Sentiments très distinguès. J. C. ». Un altro che ha risposto anche meno è il comunista Georges Lévy, l'avversario di Herriot nel Rodano: « M. Georges Lévy non poteva accordare interviste a dèi « giornalisti borghesi » senza l'autorizzazione del segretario generale del Partito. Non l'ha ottenuta». Chi, invece, nou ha esitato ad arrischiare la previsione più ottimista sull'esito degli scrutini elettorali, è Paul Painlevé, l'ex-presidente ben noto agl'italiani. II deputato repubblicano-socialista di Parigi ha detto : u — Credo al successo delle sinistre... Se si va a votare in buon ordine, con disciplina, la disfatta del blocco nazionale sarà schiacciante ». Vero che lo stesso Painlevé chiama il multicolore Blocco delle sinistre « ce spcctre solaire ». Sarà dunque bene aspettare a lunedi per sapere se nel cielo di Francia — per tutta l'Europa — l'I] Maggio avrà portato il sole o lasciato il nuvolo. GINO PESTELLI.