L'esposizione difensiva dell'ex-deputato Zaccone

L'esposizione difensiva dell'ex-deputato Zaccone Il processo della Bagnolo L'esposizione difensiva dell'ex-deputato Zaccone (Tribunale Penai© di Torino) Esaurite le contestazioni a Mons. Cavallotti, I e rinviate ad altra sede del giudizio quelle che involgono dati di fatto e circostanze, su \ cui si dovranno pronunciare anche i testi ed ; i periti, ha avolo inizio l'interrogatorio del- 1 ex-deputato Giovanni Zaccone. ! L'accusato. nella sua esposiziono difensiva, : è risalito al 1903, quando entrò, come segre- i tano, alla Federazione Agricola Torinese. ! Esprimendosi non senza prolissità, ma con ! rnolta scioltezza e chiarezza, lo Zaccone ' venuto a spiegare i suoi primi rapporti col Cavallotti e la Cassa Rurale di Bagnolo. Fu incaricato dalla Federazione Agricola e dal- la Federazione delle Casse Rurali di compie-1 re ispezioni all'istituto. Datano da quest'epo-1 ca i suoi rapporti col Cavallotti. Questi, a | proposito della Cassa, di cui era l'unico di- rigente, diceva: «Bisogna che essa sia di V.'mtn trrrìn mnrnlo a mitnrinlrt noi naoea . vantaggio morale' e materiale pel paese Accanto alla Cassa si istituì la Cooperativa frutta, per la quale si costrusse in Bagnolo una sede grandiosa, con vasti magazzini. la costruzione dell'edificio avvenne sotto la guida e l'impulso del 'Cavallotti, il quale." ai ritorno da un viaggio all'estero, prese intese col costruttore ing. Casabella. Lo Zaccone ne pagava I lavori ed appianava, gli attriti tra i fornitori. Non aveva altra ingerenza nell'iniziativa. A capo della Cooperativa poi il Cavallotti aveva posto certo Borgia, con le funzioni di direttore tecnico. Questi lavorava assistito da una commissione di vendita, nominata dal Cavallotti, e in base ad un regolamento compilato dal Cavallotti stesso. L'accusato pensava solo al finanziamento dell'azienda ed ai rapporti coll'impresa costruttrice. La sede fu ultimata nel 1912 e solennemente inaugurata. In quest'anno, in seguito al divieto fatto dalla Santa Sede ai sacerdoti di coprire cariche e funzioni direttive in organizzazioni economiche, il Cavallotti conferì col proprio vescovo, cui era data facoltà di autorizzare, in caso di necessità, le deroghe al decreto. Dopo il colloquio il Cavallotti gli disse : » Ho parlato col vescovo, al quale ho prospetta*» lo sconquasso che succederebbe nella Cas % ove io mi ritirassi. Mi ha risposto: rimanga pure ma agisca con qualche prudenza ». — La necessità di una persona che potesse rappresentare la Cassa — continua lo Zaccone — portò nel 1913, alla mia nomina a procuratore. Il primo atto che feci come tale, fu la pratica presso lo Ferrovie per ottenere il raccordo ferroviario. La procura era vastissima e fu proposta al consiglio da monsignor Cavallotti. Ma tuttavia la mia nomina non modificò le cose, in quanto don Cavallotti rimasfi in effetto sempre il direttore della Cassa. F.gli, subito dopo la mia nomina, parti per l'estero, senza neppure avvertirmi. Si riteneva autorizzato. Se fossi stato il direttore avrei preteso di andar io stosso all'estero, dove si dovevano svòlgere pratiche di una certa importanza ». L'accusato polemizza sovente con il Cavallotti, combattendo le affermazioni fatte da questi nel suo interrogatorio. D. Cavallotti talora si agita nervosamente, talvolta invece congiunge le mani e rimane qualche istante cogli occhi rivolti verso l'alto, nell'attitudine di chi medita o prega. Zaccone ribadisce che egli in sostanza non si occupava che del finanziamento dell'impresa. Pres.: — A quanto ammontava il finanziamento nel 1912? Zaccone: — A 400 mila lire da parte della Cassa Rurale e ad altrettanto da parte del Credito' Cooperativo. La prima idea del Consorzio — La campagna frutta del 1913 fu fatta solo dalla Bagnolo, dice, riprendendo la sua esposizione, lo Zaccone. Ma proprio allora si rilevò l'inconveniente insito nell'atto stesso di costituzione della Cassa. Priva di capitali sociali essa era impegnata in un giro d'affari enorme. Le occorrevano denari e ricorreva ad altre Casse. Queste davano denari, ma quando venivano ad averne bisogno, ne pretendevano la restituzione. Fu verso la fine del 1913 che si pensò alla formazione di un Consorzio di finanziamento. Si stabili che le Casse aderenti al Consorzio versassero somme alla Bagnolo in proporzione dello loro disponibilità ed avessero un controllo sulle gestioni della Cassa. Venne il 1914, ed io, impegnato anche nella lotta amministrativa di Torino, non ebbi ■ modo di occuparmi molto della Bagnolo. Lo scoppio della guerra ed il decreto della moratoria pose in difficili condizioni le Casse rurali alle quali i depositanti si presentavano per il ritiro dei loro capitali. Il finanziamento della Cassa fu in questo periodo oltremodo difficile, per mezzo di personalità influenti ottenni dal Banco di Napoli l'estensione alla nostra Cassa rurale dei benefici di una logge, nromulgata allora, sul credito agrario mediante lo sconto dì cambiali. Si riusci così a superare lo scoglio. Ma coli'entrata in guerra dell'Italia io fui assorbito da nuovi incarichi, e la mia attività fu concentrata nel Comitato di preparazione civile e nella Commissione per l'erogazione dei sussidi di modo che non potei più occuparmi della Bagnolo. L'accusato passa a parlare della succursale stabilita a Torino nel 1916. Alla sede di Bagnolo della cooperativa frutta era preposto certo Borgia. Pare che il Cavallotti lo volesse allontanare di là. Chiamò dall'America un certo Tutina e lo poso al posto del Borgia. Questi fu messo n capo della succursale di Torino, istituita nei locali di un caffé di Porla Palazzo, che vennero rilevati per ■III mila lire. La. merci1, vino, liquori, ecc., esistente nel caffé era. inclusa nel rilievo e dovette essere venduta. N'c comprarono un po' tutti. L'accusato acquistò vino e liquori per circa !J00 lire. Il Cavallotti gli mandò una fattura quitanzata della merce, che lo Zaccone respinse perchè non voleva si po lesso dire che egli si era appropriato di al ciniche che non gli fosse giustamente e le- gittimamente dovuto, Pres. : — Chi suggerì l'idea di istituire la succursale a Torino? — Fu il Borgia che ne profilò la convenien za a don Cavallotti. La succursale fu attiva, il Borgia ne aveva la gerenza. Però dopo qualche tempo, per 1 suoi astii con Cavallotti, questi mandò da Bagnolo per sostituirlo la signorina Valfrè. Gli astii derivavano dal fatto che il Borgia si era dimesso da socio della Cassa e Cavallotti pretendeva che egli vi rientrasse. Io mi interposi, considerando che la questione sollevata dal Cavallotti era se- nnnrln. .i TV.,14-.. -il r>A,.ni. ...... condana. D'altra parte il Borgia era pratico e mandava avanti bone la succursale. Le discussioni in proposito fecero dire a Cavallotti che io ero violento: le lettere indirizzategli, e lette ieri all'udienza, dicono se io ero tale. Pres. : — Che ci dite a proposito di queste lettere, che contengono - dubbi sulla solidità della Cassa? — Don Cavallotti era autoritario; bisognava trattare con tatto. Dichiaro però che quando scrissi quelle lettere non sapevo con certezza che la Bagnolo fosse in perdita. Lo avvertivo che quelle che egli chiamava opere morali, ed in ogni caso utilissime, gravavano troppo sulla Cassa. Queste spese egli le rendeva note sul suo bollettino c ciò poteva generare degli allarmi nelle. Casse che finanziavano. D'altra parte Cavallotti credeva di guadagnare sempre, mentre nei bilanci non teneva conto degli interessi passivi per gli stabili, ecc. Nel novembre 1916 don Cavallotti assegnò allo Zaccone una gratificazione di 6000 lire per quanto.aveva fatto per la Cassa e gli rimise una autorizzazione a prelevare i generi che voleva dai magazzini della Cooperativa. L'accusato afferma d.i aver accettato la prima e di avere rifiutato l'autorizzazione a prelevare, per molti motivi d'ordine morale. La corrispondenza Cavallotti - Zaccone L'aw. Farinelli ha consegnato al presidente le lettere inviate da Cavallotti allo Zaccone, in risposta a quelle mandategli da questi nel 1916 e che sono state lette nella giornata precedente. Don Cavallotti cerca di calmare le apprensioni dello Zaccone sull'andamento della Cassa, dicendogli che l'avvenire non é fosco, e che si ripromette di ricavare notevoli utili dalla vanificazione e dalle ;'llro industrie in via di sviluppo. Don. Cavallotti, cui vengono presentate le lettere, le riconosce per sue. Zaccone riprende la sua esposizione ed osserva che il fratello Ambrogio fu assunto alla Cassa come capo ufficio per volere dello stesso Cavallotti che stese la lettera di nomina e fissò Io stipendio. L'Ambrogio reggeva a Bra l'agenzia del « Credito Piemontese » : egli era stato vari anni prima gerente dell'esattoria di Busto Arsizio. Essendo andato via da Bagnolo il rag. Noie che si occupava delle esattorie assunte dalla Cassa, l'Ambrogio, appena ammesso nel suo ufficio trovò la contabiliti'!, non in ordine. Consigliatosi col fratello l'aggiornò ed impiantò la contabilità a partita doppia, risalendo fino al giorno in cui la Cooperativa frutta aveva preso a funzionare. L'accusato afferma però che non verificò mai in quegli anni la contabilità della Cassa, tanto che il Cavallotti gli scriveva rimproverandogli di non essere più stato a Bagnolo da due o tre anni per le voniflche contabili. Don Cavallotti: — No. è esageratoI E biascica alcuno altre parole che non si intendono. Avv. Farinelli: — E* vero, abbiamo i docunveniM e 11 produrremo. Pres. (a Zaccone): — Per quale ragione credete siano stale assunte le esattorie? Si è accennato a motivi politici ed a begho amministrative locali. Zaccone: — Lo escludo. Si assunsero perché si cercava con quel mezzo di attivare negli uffici della Cassa il maggior numero di contadini. Se ne aveva bisogno per l'acquisto della frutta. Come si attuò il consorzio L'idea" del Consorzio finanziatore dell* Bagnolo fu ripresa nel 1919. Durante la guerra alcune Casse avevano depositato presso la Federazione Agricola Torinese somme per oltre un milione, da servire per finanziare lo imprese della Bagnolo. Cessata la guerra e tornata la situazione normale si dovette ro-'olare la questione. Le Casse che avevano depositate le somme — che non potevano più essere tenute da un istituto cooperativo agricolo, qual'ora la Federazione — stabilirono d! attuare il Consorzio. Questa' decisione venne comunicata alla Bagnolo che aderì. Nel maggio 1913 si fece la prima adunanza, cui parteciparono le Casse già depositanti. Lo Zaccone, a onesto punto, spiega che la Casèa di RacconigI che aderì al Consorzio, s'impegnS regolarmente in una riunione del Consiglio d'ammiinìstrazjone. Il verbale di tale adunanza porta la firma del presidente. L'accusato protesta contro chi affermò che l'impegno non esisteva e prega sia rintracciato il verbale. Le Casse consorziate, prosegue, intendevano finanziare e cnntinllare le industrie della, l'agnolo, non di subirne le respon-=abililà. Non si seppe e non si indagò che non figurando la Cooperativa frutta neppure come una .società di fatto, in effetto Cooperativa o Cassa rurale formavano una sola

Luoghi citati: Bra, Busto Arsizio, Italia, Napoli, Racconigi, Torino