L'ambiente politico del processo nella testimonianza di un commissario di P. S.

L'ambiente politico del processo nella testimonianza di un commissario di P. S. Il delitto del treno 38 L'ambiente politico del processo nella testimonianza di un commissario di P. S. (Dal nostro inv iato speciale) I 1 Arezzo, 2 notte. Udienza poco movimentata, quella di slamano. 11 primo gruppo di testimoni è già quasi esaurito, e il secondo gruppo e citato per l'udienza di lunedi. Quindi per ora navighiamo in piena bonaccia. 11 generale Wehlb, all'irreprensibile « dorsoy » nero dei giorni scorsi, ha sostituito una democratica giacchetta. Himetterà. si vede, il « dorsay » lunedi, per l'arrivo dei nuovi testimoni. K , intanto domani riposo, con totale fuga a I'Ij renze di avvocati, giurati e magistrati. Il capitano della Regia Guardia che si trovava sul treno L'udienza di starnano si apre con uri altro viaggiatore del famoso diretto :18, Armando Carrella, che allora era capitano della regia guardia, e che condusse, subito, sul treno stesso, le prime indagini, e fece ammanettare l'Andreoni. Appena montato, si può il irò. sul diretto, la sua prima impressione fu questa: che tutte le vetture orano, di tanto in tanto, avvolte nel buio. La luce si spegneva completamente nel vagone di Praga a intervalli. Una singolarità che non riusci sulle prime a spiegarsi. Verso le 5 del mattino, udì un grido che non aveva più nulla di umano: poi un rumore di passi affrettati, come di gente elio si inseguisse. Vide il Tommasi clic, si affacciava ad uno scompartimento; quindi cadeva riverso al suolo. Accorse per sorreggerlo; ma polche in detto scompartimento si trovava un capitano medico, credette più opportuno proseguire sulle traccio degli eventuali aggressori. Crii era anche sembrato d! sentire tre colpi di rivoltella. Prosegue: — Percorsi, insieme con un carabiniere, tutto il treno, fino al vagone di terza classe, la cui porta era chiusa. Lo sportello laterale era aperto. Mi avvicinai; ma non vidi niente. Il Tursi era già precipitato, quindi, si capisce, giù dalla scarpata. Ritornai indietro e trovai il colonnello Allongo, il quale mi indicò un giovanotto che aveva gettato un involto, ed aveva le mani insanguinale. Lo feci subito ammanettare. Nello scompartimento del vagone di Praga, rinvenni la valigia, le fialette, le siringhe, i proiettili, nonché un grosso batuffolo di garza insanguinalo, nella quale uno degli assassini aveva certamente pulito il pugnale, perchè la garza risultava tagliata. Questa circostanza starebbe a dimostrare che ambedue gli imnutatl si trovavano m uno stesso scompartimento. Se 6 risultato che l'Andreoni si svincolò dal Tommasi ferendolo col pugnale, quindi usci inseguito dalla sua vittima, non c supponibile che abbia avuto il tempo di pulire l'arma, che abbandonò poi nello scomnartimrnto slesso. 11 testimonio narra ancora che interrogò ■ 1 ... . viaeciatori de] dirotto- ma <ù nccor Ilmu 1 viaggiatori nei mrewo ' 1 , e r o , a è . n a . a . ni ao il a io oi o o li epo e nrlaaa iaaese ier he ala ael a cce a a i, a ratnr .» er di si, le iaIrbespvsmlAillamVmatqedpvpcsi atmgendpgotcszeldmvuLlgPRse subito che l'Andreoni doveva essere il colpevole, perdio diede spiegazioni non convincenti. In sostanza, il capitano ripete i particolari già noti. Rileva però il contegno j singolare del controllore ferroviere Fabbroni, il quale, impaurito, era scappato, p ci volle del tempo per ritrovarlo. Fu il leste che. dopo le prime constatazioni e l'arresto dell'assassino, andò a cercare questo introvabile controllore, e finalmente lo 'riterrogò. E aggiunge: — Ho l'impressiono chef se ci fosse stato un terzo complice, costui doveva essere qualcuno del personale viaggiante, per il motivo di quella luco che di tratto in tratto si spegneva. — Perchè ella si meravigliò del contegno del Fabbroni? — Mi impressionò il fatto di questo ferroviere, il quale, di fronte a un nomo gravemente ferito, si allontanava più che in fretta; tanto piò che egli aveva visto il Tommasi inseguito da due persone. 11 teste afferma che ! colpi di rivoltella furono sparati dopo che udì il grido straziante, e che subito dopo questi colpi la vittima cadde riversa. idtseeldpnttdsta. coi ri- Un trenino per la Difesa Un avvocato della Difesa muove delle inafferrabili osservazioni circa la disposizione dei vagoni del treno; e poiché non gli viene permesso dal presidente di mostrare ai giurati un suo schizzo dello stesso treno, avverte: — Porterò per lu mia arringa uno schizzo in un grande cartellone! Voci : — Come i cantastorie I Presidente: — lo non lo permetterò. — E allora porterà, uno di quei treni-giuocattoli per bambini... — Allora, si... In attesa quindi del trenino, si prosegue alla escussione dei testimoni. Del resto che il Tommasi sia stato ucciso nel vagone di Praga o in un altro di due o tre vagoni successivi, poco conta. Il morto c'è; e di questo morto devono rispond Te appunto gli imputati. 11 testimonio Alfio Susini ha fatto il ginnasio e il liceo con l'imputato Salto, al Cairo, dove e nato. Presidente: — Allora lei e un egiziano? — Neppure per sogno! Sono italiano, nato da genitori italiani. Il teste da buone informazioni del Salto, e dice che aveva sentimenti italiani. In attesa dell'arrivo di un teste, il commissario di Pubblica Sicurezza De Bernardini, il quale giungerà a mezzogiorno, si dà lettura delle perizie mediche sul corpo del povero Tommasi. Risulta che i colpi furono sparati tutti a bruciapelo, mentre li vittima si stringeva coraggiosamente contro sii aggressori. Come ho già dello, il l'onunasi eia di complessione erculea, ed era dotato di grande coraggio. Quando vide il compagno di scompartimento perquisito dall'Andreoni, si slanciò su costui, per immobillzzarlo. L'Andreoni potè fuggirgli, vibrandogli una pugnalata, e forse anche una pugnalata gli vibrò il Tursi. Ma il Tommasi inseguì il suo primo aggressore lungo tre vagoni, finché cadde, crivellato dai colpi di rivoltella. Lu perizia afferma che le ferite di pugnale possono essere state inferte sulla povera vittima dalle due armi sequestrate. Anche la perizia medica sul corpo del Tursi, fatta appena costui venne raccolto lungo la linea ferroviaria, dimostra che le contusioni alla faccia e le graffiature al collo riportate dall'inimitato, non possono essere siate prodotte ("adendo dal treno. Quindi nnch'egli si sarebbe colluttato con la povera vittima. Un commissario di P, S. Si aspetta l'arrivo del commissario di P. S. De Bernardini Ermanno, di Roma. Frattanto si occupa questa attesa,- che si prolunga, con la lettura di molti documenti di istruttoria, taluni da noi riassunti, e cioè, i più importanti, altri insignificanti. Dopo mezzogiorno arriva finalmente il commissario e l'udienza viene eccezionalmente prolungata, rimanendo però stabilito che dopo il teste il processo verrà rinviato a lunedi mattina. La deposizione del cay. De Bernardini movimenta questa monotona udienza e riesce assai iinporiauie, perchè sì riferisce a tutta la parte politica dell'istruttòria, che coinvolse appunto il generale. Si tratta di un funzionario di P. S., il quale da molti anni è addetto alla Squadra politica di Roma ed c particolarmente specializzato nella vigilanza degli stranieri. Dopo le prime pubblicazioni dei giornali, il commissario, nell'apprendc-re che nello scompartimento che fu teatro del delitto viaggiava il capitano turco Feuz,i Nouri bey, sospettò che quest'ultimo avesse potuto essere la vittima designata dagli assassini. Egli aveva intuiti avuto occasione di conoscere, per ragioni del suo ufficio, il capitano turco, ed anzi lo aveva fatto vigilare nella di lui permanenza a Roma, fino alla partenza sul direno fatale. I motivi di questa breve permanenza nella Capitale rimarranno un mistero per il pubblico. 11 capitano era munito di un regolare permesso di soggiorno della nostra Autorità. II teste conosceva adunque i rapporti che il singolare personaggio ottomano aveva in Italia ed all'estero e sapeva che, di i.ionio dalia Libia, dove, durante la conflagrazione europea, costui aveva aizzato e organizzata la guerriglia mussulmana contro la nostra occupazióne, aveva (cessata la guerra; oli orto 1 suoi servigi di informazione al Ministero delle Colonie. 11 commissario, per tutto queste ragioni, ebbe il dubbio che po- | tosse esservi di mezzo qualche complotto terroristico ai danni del capitano. Era a conoscenza dell'esistenza a Roma della Lega dei Popoli Oppressi e della Lega islamitica, sdgaptclsgevrzTsrmptaefNselcfaz il cui scopo era in realtà, se non la difesa ad oltranza, la propaganda dell'islamismo. In questa Lega vi era Abdul Hamid, il gene rale Vehib, l'ex-ambasciatore turco Giannv bov. ed altri personaggi del mondo ottoman" e albanese. Queste personalità si riunivano spesso tra di loro. Inoltre, assodò che il capuano Feuzi, appena giunto a Roma, proveniente da Mosca (dove chissà come aveva sottratto i famosi documenti mistdriosi da meritargli la pena di morta in territorio italiano) u diretto a Berlino, aveva avuto in Albano un lungo c misterioso colloquio con il generale Vehib pascià ed aveva pure parlato col maggiore esponente della Lega islamitica. Il teste aggiunge che il generale Vehib svolgeva in Roma un multiforme commercio ed inviava forti quantitativi di armi ai cbemalisti. Il generale era possessore» altresì di un piroscafo, di cui si serviva per questo invio di armi. Relativamente a Tursi ed all'Andreoni, il commissario De Bernardini riferisce che ambedue appartenevano al partito comunista e che l'Andreoni era un violento, il «male andava sempre armato di pugnale. Una volta a Messina fu arrestato. Andreoni interrompe, esclamando: — Perchè non mi hanno l'atto il processo? Anche Valentino Schreirier fu sempre — secondo il commissario — compagno di tutti i peggiori elementi comunisti di Roma. La casa misteriosa Nella casa degli studenti, in via Alberico, a Roma, si tenevano,/»- a quanto narra il teste, — delle riunioni comuniste, riunioni misteriose a cui intervenivano pure i quattro giovani studenti imputati. — Questa casa era effettivamente un ritrovo dei' peggiori comunisti, — dico il tesie, — tanto clic una volta dovetti dichiarare In contravvenzione il proprietario, perchè non era in regola con i registri noi quali doveva segnare i nomi degli ospiti. 11 proprietario di questa casa era cèrto Nicol. L'imputato Salto interviene cercando viva-! cernente di contestare quanto afferma il teste, ma questi seguitando nella sua deposizione, torna ad affermare che il turco Vehib era incettatore di armi per le truppe chemaliste. Dice che in quel momento nessun fatto d'arme esisteva tra la Grecia e la Turchia, ma che le armi erano dirette in Anatolia. Avv. Caraiidini, di Parte Civile: — Ed ora veniteci a raccontare che questo generale è un perfetto gentiluomo, un amico dell'Italia! La deposizione é quella di un funzionario italiano, il quale per la sua posizione porta deg'i elementi specifici di prova. Succede a qu^-ste parole dell'avvocato di Parte Civile un vivace battibecco tra l'onor. Rosadi e l'avv. Carandini. ceatsmdclDgvvgEgaqsspdcnrlilnLdlsldsfldgg2drdln(rsssdMRosadi grida: — E' venuto a testimoniare i til generale Giampietro che è un valoroso uf-: iciale italiano I Avvocali di Parte Civile: — E' in buona fede, hanno ingannato anche luil 11 generale Velub interviene a questo punto nei dibattito affermando che non era possibile che fossero spedite armi a Kalimno, elio si Irai fava di legno. cd'leste: — Non poteva trattarsi di legno per-; elio a Kalimno ve ne e in abbondanza. Quel- j lo spedito dall'Italia sarebbe costato sei volte di più e poi Kalimno era occupata dalle truppe italiane. Imputato Vehib: — Io ignoravo che Kalimno fosse occupato dagli italiani. Teste : — Non è possibile che ella, generale turco e presidente, ripeto, della Lega Islamitica, non sapesse che Kalimno era occupata dalle truppe Italiane. i i l e e a ì i e a o e a i i o a . a e . l ae a a rir o- o oa a, Legname o armi? Vehib pascià cerca di spiegare questo pasticcio delie armi che passavano come legna da ardere e dice che quando il commissario gli domandò se avesse mandato delle armi ai Remai isti, rispose che aveva mandato il vapore, in Asia Minore, dove si combatteva contro la Grecia. Teste : — A noi premeva vedere se i vapori che partivano da un determinato porto italiano andavano veramente alla destinazioni.' stabilita perché essi, spesso, durante il viaggio, cambiavano rotta, come avvenne quando erano indirizzati a Kalimno, e le armi servivano invece contro l'Haliti. Vehib spiega subito: quando il mio veliero arrivò a Venezia il permesso di esportazione era scaduto. Allora mandai il vapore a Trieste dove io avevo alcuni vagoni di ferro smaltato e 4 vagoni di motori che doveva caricare. Restava libero uno spazio di circa :;u0 metri cubi. Allora uno spedizioniere mi propose di caricare una partita di legna da portare a Kalimno. Del viaggio del vapore non ebbi notizie, ma credevo, ripeto, che Kalimno fosse occupato dai greci e non dall'Italia. Neppure il console greco da me interrogar) sapeva se Kalimno fosse occupato dalla Gr eia (ilarità prolungata) Frattanto ebbi un telegramma da Costantinopoli che mi diceva che il vaporo era arrivato. Presidente: — Allora il vapore non fu utfonduto. Vehib: — No, assolutamente. Teste: — Perchè il generale non si rivolse al .Ministero per informazioni sul vapore anziché sentire altri? Vehib: — Non sapevo come regolarmi. Avv. Carandini, di Parte Civile: — Le informazioni del Ministero dell'Interno furono fornite dal commissario di P. S. ? Teste: — No. 11 Ministero assume informazioni dove crede e dove sono. La polizia non è autorizzata a indagare da che parte provengono le informazioni del Ministero dell'Interno. L'udienza finisce con il rinnovarsi degli in cidenti tra avvocati. La deposizione di questo teste, che evidentemente conosce molte cose e teneva dietro a molti passi, ha alquanto scombussolato il Collegio di Difesa degli imputati L'avv. Scialoia scatta dicendo: Ma di tutti queste cose non si trova traccia in istruttoria fili altri difensori appoggiano il collega, mentre gli avvocati di Parte Civile rimbecca no. L'on. Rosadi : — 11 teste ha deposto coni un matitatoio (risa). Avvocati di Parte Civile: — Il generale è un traditele del nostro paese e ce lo dice w funzionario italiano che vale più di tutti vostri testimoni turchi. Avv. Rosadi : — Dio benedica le vostre voi garità ! Avv. Carandini: — Faceva il contrabbandiere e cosi ci ripagava della nostra ospitalità Il presidente con energiche scampanellate riconduce finalmente la calma e rinvia l'u dienza a lunedi mattina. Il generale di fronte r questa bufera di ne eliso si è difeso con calore ed in taluni punti con manifesta irritazione verso il teste mormorava : « E' falso, è falso ». Il vincitore rt Gallipoli e di Giannina, l'uomo che si vanto di avere stretto la mano a cinque imperatori sembrava evidentemente scosso dalla inesorn bilo testimonianza di questo funzionario ri polizia. E' stata questa la prima deposizioni grave dopo quella del Questore di Firenze nei riguardi del generale turco ed è venul; dopo il panegirico da parte dei dignitari mir sulmanl nell'udienza di ieri. Ercole Moggi. L'uccisore della piccola Cazzola condannato a 30 anni Aieasandr a, •> ootte. Oggi è stato ripreso il processo contro l'o mieida Pietro Robba. Finiti gli interrogator degli ultimi testimoni ha preso la par l'avv. Bi.sio di Acqui, rappresentante dell: P. C. che ha sostenuto la tesi dell'omicidio premeditato, Parlò quindi il procuratore ge nerale cav. Raviola. affermando la piena cr pevnlezza dell'imputalo, per cui non si pos sono Invocare attenuanti. L'oratore della di fc-a. avv. Osnengo Bozzo-la dimostra che il Robba è un enormale ed un seir.i-lrresponsi bile. Esclude l'Intenzione di uccidere e prò spetta la tesi dell'omicidio fortuito. L'aula è. quii.di fatta sgombrare per la vo tazlone. 1 «iurai co! loro verdetto hanno ritenuto il Robba colpevole di omicidio prr meditato, accontando le attenuami generiche Iti baso a late verdello il presidente gr. uff Invaimi ha condannato l'imputato a 30 ami di reclusione, danni e spese verso la P. C 11 Robba ha ascoltato impassibile la sentenza