Testimonianze di personalità turche al processò per il delitto del treno

Testimonianze di personalità turche al processò per il delitto del treno Testimonianze di personalità turche al processò per il delitto del treno L'attività militare e commerciale di VeKib pascià I.Retina Arazzo, l uotte. La sfìiata del testi continua anche oggi con prevalenza del mondo musulmano. 11 generale i-.milio Gianpietro, ora in poaizlone ausiliaria, è chiamato in difesa del generale Vchlb, pero non è àncora giunto alla Corte l'interprete e allora non si sa che pesci prendere. 11 presidente finalmente chiede all'imputato se comprende anche la lingua italiana e l'imputato risponde di si. Allora et va avanti egualmente senza l'Interprete. Il generale Gianpietro il teste narra che ha conosciuto il generale turco ed ebbe con lui buoni rapporti di camerata. A proposito delle cose dell'Albania, che in quei tempi andavano male, ebbe l'idea che il governo albanese avrebbe potuto giovare all'Italia per il tramite del generale Vehib. Questo fu incaricato di una missione « Non posso spiegare, — dice il teste — 1 particolari di questa missione perche dovrei chiedere l'esclusione dei giornali ». Voci: Esagera. — E poiché il teste insiste per parlare di queste favorevoli disposizioni degli albanesi verso l'Italia,, dai banchi della stampa un collega mormora: — Impossibile. — E allora succede una scenetta fra la più grande ilarità. 11 generale abbandona la sua sedia, malgrado i richiami del presidente, per recarsi ai banchi della stampa a spiegare la portata di quelle disposizioni favorevoli del governo albanese. Poi ritorna a malincuore al suo posto di testimonio. Il generale Gianpietro afferma che Abdul Haiiii!.! bej, il presidente della famosa lega islamitica, riuscì a far liberare il presidio italiano, in quei giorni rimasto prigioniero degli albanesi. — Aveva carattere legalitario la Lega dei popoli oppressi ? — Si, aveva finalità di liberta, — E la Lega islamitica? — Non aveva carattere politico ma culturale. Un avvocato di parte civile occmratvta: — Gli islamiti che si curavano di difendere la cultura, in l'alia... sctrx» favole: Teste: — La Lega non aveva fondi per stampare una rivisto. Parte civile; — Gli affari cominciarono a<} andare male soltanto nul 1921. Il generale si alza in piedi « dtae: — La Lega comprendeva indiani, arabi, «oc E aggiunge che la Lega islamitica era favor.-.' perfino dia! generane Capello. L'imputato Vehib bey dichiara eh* egli era soltanto membro della Lega del popoli oppressi. Un diplomatico albanese Entra il teste Ehem bey Libohoca, già ministro d'Albania a Roma. Non ha bisogno interpreti perchè, dice, sa benissimo l'italiano. Didiiara di conoscere da tempo il generale Vehib, e racconta che questi doveva recarsi In Germania per accompagnarvi I figli ; ptrclò era munito di regolare passaporto. Ma sopravvenne la nota perquisizione e aaiora il generale volle restare a Roma per rispondere di persona all'autorità giudiziaria. Conobbe il segretario Remai Dino perchè era anche incaricato dalla sorveglianza degli studenti turchi a Rama. Posso dichiarare, aggiunge, eoe avevo una pesMma opinione del Remai anche dal lato della moralità; era un caitUvo soggetto. Parte civile: — Da quanto tempo prima detta denunzia contro U generale conosceva il Remai? Dal 1918. Parte civile: — E lei sapeva da tre anni che il Remai era un pessimo soggetto, e il generale lo teneva come suo segretario 1 On. Rosadi: — n teste non deve rispondere; ma il generale. Questi lo teneva perchè era suo parente. _ Il teste aggiunge che il Governo albanese aveva sospeso la borsa di studi in Itaua e ai lora Remai Dino riparò a Costantinopoli presso i parenti i quali ignorarono i motivi di tele provvedimento. Dichiara di non dubitare ohe l'azione del generale Vehib In Italia non sia stata di piena amicizia per 1 tfaiia. Aw. Paoli' — Lei sa che si accusa 11 generale di aver favorito i bolscevichi. Che cosa può dire? ■ _ , — Escludo che la Lega dei popola oppressi abbia coMaborato con Mustela Remai pascià, presidente della Repubblica ottomana. Aw. parili: — Quindi il generale era aml'Co dei soviet-i? — ■ Pressamente. , , „„_a 11 teste aggiunge che, durante la ^«rra, abhe il comando di diverse armato veniD era uno degli ufficiali più emm-enn deiGovermo turco; fu il difensore di Gianana, e sostenne la difesa dei Dardanelli, che e. afferma il teste, una gloria militare mondiale. Segreto d'ufficio — Sapete fatti specifici a carico di Remai Dino? , , „„„ — So di una conversazione avuta con 1 av vocato Martini di Roma, scelto iW™'"^1'' tensore dal Dino quando costui fu arrestato. L'aw. Martini mi confidò che «a andato a parlare in carcere col Dino ed aveva avuto dall'imputato la confessione che. aveva denunciato il generale per vendicarsi, L avv. Martini aggiunse che. so chiamato in giudizio a testimoniare, non avrebbe parlato o si sarer> be trincerato dietro il segreto prote^ionaie. On. Orsi. Parte civile (al leste) : — tu ora lo ha fatto parlare lei Ularitù). Il teste afferma che lo stesso Remai Dino ammise, confidandosi con l'avvocato Martini, di avere calunniato ingiustamente il f«n^ra'° e che non poteva ritrattare le sue denuncio per paura di azioni gravi. _.«,.„. Le dichiarazioni del teste sono «Portate a verbale, specialmente per quello che: si riferisce alle dichiarazioni dell'avv. Martini..A questo punto un avvocato della Parto civile si alza e dice: - Dal momento che per terze mani arriva alla Corte d'Assise la deposizione di un avvocato che viola il segreto professionale, desideriamo sia citato queste'avvocato perchè venga lui a dire queste cose perchè non possiamo credere che un collega possa raccogliere delle confidenze da un detenuto affidato alla sua difesa, per riferirle a terze persone. m, . . On. Rosadi. della Difesa: — Ma perchè non fate venire addirittura Remai Dino? Parte Civile. — Lo avete già fatto ammazzare volt Presidente si riserva di citare l'avvocato Martini. Un avvocato turco E' chiamato a deporre un avvocato turco. 11 teste avvocato Tilet Bey, 11 quale anche lui ha risieduto a Rima e parla correntemente l'italiano. E' un tipo caratteristico di levantino. Appena enlrato fa un grande inchino al generale in gabbia ed un altro al presidente. Narra ohe, incontratosi col gen. Vehib a questi sii raccontò cho aveva subito una perquisizione nel villino: si dimostrò poi indifferente alla grave accusa mossagli dal i ■uMiiieiviiiB ai» urine otn™ . . mio ^ ^rciario. dicendo testualmente: « Velili» non lui paura clip di Dio e delia sua coscien- 1 za ». Il teste aggiunge che dall'Asia Minoro erano venute In quel tempo a Roma due missioni, una militare e l'altra sanitaria. Egli si occupò della missione sanitaria, dovendo essa concludere rilevanti affari. La missione sanitaria richiedeva materiali farmaceutici per l'esercito ottomano che era alla vigilia di impegnarsi con la Grecia. Il teste scrisse perciò al generale, che si trovava in Germania, facendogli un elenco del medicinali che sarebbero occorsi alla missione suddetta. Dell'affare non si concluse nulla perchè occorrevano troppe formalità per l'esportazione. L aw. Paoli della difesa. — In sostanza, desidero sia ben chiarito che quella richiesta di medicinali, compresa la novo cocaina, proveniva da una missione sanitaria della Turchia per i bisogni del suo esercito. — E circa il commercio delle armi che cosa può dire il teste? — So di una piccola partite di 700 rivoltelle con relativa dotazione di cartuccia che doveva essere inviata nell'Asia Minore. Il venditore, certo Bergonzoni di Bologna, aveva preso l'impegno di esportare dall'Italia queste armi, ma non a suo rìschio. Allora il generale decise di trasportarle con un suo venero che aveva comprato in un porto italiano. Nell'Adriatico questa nave, che doveva recarsi a Venezia ad imbarcare appunto le armi, ebbe un guasto che le fece perdere un tempo prezioso, cosicché, arrivando nel porto di Venezia, il permesso di esportazione era già scaduto. II teste si diffonde In particolari minuti ed interminabili: pare in sostanza ohe il veliero abbia infine Imbarcato le armi sotto la dicitura • legna da ardere ». Una lezione di turco SI ritorna ai medicinali. La Parte Civile insiste uel contestare al teste che i noti medicinali, cioè ioduro, bromuro, cocaina, fossero destinati all'esercito che guerreggiava in Asia perchè nella lettera si parla di molte richieste di rivenditori, di clienti, in dati pacchi ed in determinate quantità. Un'avvocato di P. C. domanda: — Erano destinati insomma a rivenditori ed a clienti oppure all'esercito ottomano? Ma il teste, al quale viene sottomessa la lettera da lui scritta ed allegata agli atti, contesta a sua volta l'esattezza della traduzione dal turco della stessa lettera, traduzione fatta da un interprete turco nominato dal Tribunale. L'on. Rosadi osserva: — Ma il teste è più in grado di qualunque altro di tradurla. P. C. (ironicamente): — E' più turco del turco che l'ha tradotta. Il teste traduce la sua lettera parola per parola; si assiste ad una lezione di lingua turca con domande ed interruzioni in vario senso da parte degli avvocati e a interpretazioni linguistiche diverse. Un avvocato capisce il turco in un modo ed un altro avvocato lo capisce completamente al contrarlo. La confusione è più grande che mai. Finalmonte il teste è licenziato e se ne va ripetendo i suoi ossequi al generale. Il teste Amato Pasquale doveva pagare dieci mila lire ad un certo personaggio turco per il tramite del generale Vehib. Gliele mandò a mezzo di un cheque che il segretario Remai Dino, segretario di fiducia e di grande iniziativa, riscosse falsificando la firma del generale. Pare però che il segretario abbia pagato quel personaggio in màrchi tedeschi, guadagnando, in definitiva, nel cambio, soltanto duemila lire italiane. Un pascià Ed eccoci ad un altro teste turco. Nesciat pascià Vlora, ex consigliere di Stato dell'Impero Ottomano, dall'aspetto imponente. Parla l'italiano con tono gutturale e con svariati strafalcioni, ma si fa intendere abbastanza. Conosce Vehib pascià da lungo tempo ed esclude che fosse in rapporto coi comunisti turchi e di Italia, anche perchè era solito leggere i suoi articoli in vari giornali: articoli di intonazione antibolscevica. A domanda, questo dignitario turco dice: .Come soldato, Vehib pascià è molto capace: è un soldato di primiero ordine » (ilarità). Il teste prosegue dicendo che non conosceva e non conobbe mai Remai Dino, ma dice che gli destava molta ripugnanza perchè di faccia era brutto [risate). — Io non potevo vederlo — esclama il teste — perchè era molto brutto. Presidente: — Ma non è poi una grave colpa! Li deposizione è finita. Questo personaggio dell'antico regime turco, che odia gli uomini brutti e forse preferiva le belle odalische del suo paese, è licenziato e si ritira a passo grave, da pascla! Vincenzo della Valle è il proprietario del villino abitato ad Albano Laziale da Vehib pascià. Dice bene del generale e conferma l'inimicizia del generale verso Mustalà Remal Pascià perchè il suo inquilino ne parlava male nelle sue conversazioni. Riferisce circa le minacele di Remai Dino, mentre egli si trovava in carcere, contro il generale, che si trovava ancora fuori. Poi il generale andò dentro, e vi è ancora, mentre Dino usci fuori, e vi è stato, miainteneindo un eacro musulmano terrore per le citazioni delle questure. I difensori gridano spesso contro l'assenza di questi due importanti testi, cioè il segretario e il capitano turco, ma evidentemente, a parte queste vicende giudiziarie, i due assenti hanno ragioni personali e di svariato genere per non rivedere l'Italia. Sono due astuti ottomani che sanno certamente dove mettere i piedi loro. Il teste narra constargli che Dino era un pervertito sessuale, ma si giustificava con i precetti della sua religione (.ilarità). P. M., severo: — Andiamo avanti. Il teste aggiunge che anche a lui l'aw. Martini, che difese Remai Dino, aveva riferito che costui in carcere aveva ritrattata le calunnie. Parte Civile: — Accidenti che segreto professionale! L'udienza antimeridiana è cosi terminata. I personaggi turchi e mezzo turchi escussi questa mattina insieme a qualche altro sentito nei giorni precedenti si aggruppano alla uscita del Palazzo di Giustizia e accolgono il passaggio del generale con grandi salamelecchi, còme si addice al suo rango. Poi il generalo scompare nell'oscuro andito del palazzo delle prigioni e addio rango I L'udienza pomeridiana si inizia con l'interrogatorio del testo Tolomei che era in rapporti commerciali col generale. Una volta questi gli diede l'Incarico di trovargli un piroscafo sul quale caricare sei o sette mila tonnellate di materiali comprati all'estero. Si trattava di scatole di carne, ma poi l'affare non fu concluso. Si dà lettura del primo interrogatorio del segretario Dino. La denuncia di Remai Dino a Nell'ottobre scorso, o meglio, circa un mese prima dell'uccisione del commerciante Tornasi in un vagone del treno Roma-Firenze, :i,ch.?.'7° fegreiario." c interprete del gene- rap Wchib Pascià venni chiamato da questo Ultimo die mi proposi: un piano delittuoso: I e cioè di togliere con qualunque mezzo, an¬ o o l a a a i i ò , . i o i e e n i . e . i a l n n a i e l ee, e- o : n¬ che uccidendolo, qualora mostrasse restóteri' za, al capitano turco Feuzi 1 documenti chtf questi aveva trafugato alla Cancelleria del Commissariato degli, esteri della repubblica dei Soviet. Era interesse grandissimo del governo di Mosca e della Lega Islamica e del Popoli Oppressi di ritornare- in possesso di tali doctinipnM per Impedire che essi pervenissero nelle mani dell'Inghilterra di cui 11 capitano Feuzi era un agente assoldalo, mettendo in grande imbarazzo il governo del Soviet (li fronte all'Inghilterra e ciò perchè il governo tii Mosca sostenta e sorregge con mezzi finanziari la Lega Islamica che mantiene e sovvenziona la sollevazione dei popoli islamici contro il dominio dell'Inghilterra specialmente nelle Indi». Presidente della sezione islamica di Roma, la quale è in strette relazioni, pel tramite del Presidente stesso, col Partito comunista italiano, è appunto il generale Wehib presidente del comitato centrale della Lega, Presidente del comitato centrale della stessa lega è Enver Pascià il quale è in intimi rapporti col generale Wehib e col governo dei Soviet. « Nell'occasione del congresso internazionale tenutosi a Mosca nel luglio 1931 Enver Pascià spedi pel congresso, a mezzo del rappresentante della Lega Islamica a Mosca, una lettera ad Albano al generale Wehib in cui lo informava del risultati ottenuti da certo Zirnrrlini — rappresentante del Partito Comunista — e lo pregava di incontrarsi col medesimo. Come mal il generale ebbe a farmi la proposta delittuosa spiego ora: il capitano Nouri llassan venne In Albano .a prnnzo dal generale nel villino suo e quivi il generale me* lo presentò. Il giorno successivo il generale, accennandomi al Nouri, disse che probabilmente sarei stato Incnrioato di impossessarmi con qualunque mezzo del documenti clic II Nouri aveva sottratto al governo del Soviet. Disse ch'era assolutamente necessario impossessarsi di quei documenti ricorrendo magari al delitto qualora avesse opposto resistenza. Mi spiegò che il piano doveva svolgersi in questo modo: siccome il' predetto capitano fra giorni doveva partire per Berlino dovo avrebbe dovuto consegnare a quella ambasciata inglese I documenti, bisognava sorprenderlo nel treno lungo il percorso, narcotizzando tutto l'ambiente dello scompartimento in cui si trovava e quindi' colla immobilizzazione di tutti 1 passeggteri, impossessarsi delle valigie del capitano e poscia discenderò alla prima, stazione. Dopo avermi ciò detto non se ne parlò più. Nè ioprotestai alla proposta poiché non era un incarico preciso che mi dava. Avvenuto l'omicidio del commerciante dopo due o tre giorni, viaggiando col generale sul tram Albano-Roma e spiegando al generale che non conosce l'italiano il resoconto dei giornali relativo al delitto, egli ebbe ad esclamare:1 « Peccato che sia stato ucciso inutilmente il commerciante senza che lo scopo sia stato raggiunto ». Ciò dicendo alludeva al capitano Nouri Feuzi il quale era rimasto incolume e di cui i giornali avevano rilevato la presenza nello stesso scompartimento dell'assassinato. DI contatti effettivi del generale Wehib con membri del partito comunista italiano conosco soltanto quelli che egli aveco col detto Zlrardini polche mi riferiva spesso il contenuto dei colloquii avuti col medesimo ». In una susseguente deposizione fi Remai Dino dichiarava : € Alcuni mesi fa U governo russo dei Soviet d'accordo colla Lega Islamica decretò l'uccisione del capitano Feuzi il quale aveva tradito la fiducia dei commissari del popolo di Mosca ed aveva asportato dalla Russia importanti documenti di carattere politico. Il generale Wehib, per incarico della Lega Islamica, prese tutti gli accordi necessari col Partito Comunista Italiano per la esecuzione dell'assassinio poiché il Feuzi si trovava in procinto di partire per Berlino. 11 mandato di assassinare il Feuzi, fu affidato a due giovani studenti comunisti, uno dei quali, se non erro, si chiamerebbe Tursi, i quali sul' diretto Roma-Firenze, per errore di persona, uccisero invece un commerciante ». In un susseguente Interrogatorio Remai Dino si è dichiarato nell'impossibilità di provare tutte le accuse, perchè i discorsi del pascià circa i progetti di togliere i documenti al capitano turco venivano fatti senza la' presenza di altre persone. « Il generale — ha aggiunto — era II vero presidente della Lega islamitica ed Abdul non era che il presidente rappresentativo della Lega dei popoli opprerti. . Con la lettura di questi interrogatori resi in istruttoria termina l'udienza. ER00LE MOGGI. La storia di una casa di svago (Tribunale Penale di Torino), Nel mese di agosto del ISSI, tra 1 piccoH avvosi di un giornale cittadino apparve la seguente inserzione: «Cerco persona seria, dìleponga 45.000. reddito mensile assicurato, affare lucroso ». Antonio Albriooi, fino alloro onesto cccnanerciointe in colantiali, pensò di informarsi sull'affare e scrisse afl'indirizzo indicato nell'inserzione. Entrò cosi in rapporti con certo Pietro Marocco, da Torino, il quale, attraverso mille sapienti reticenze, spiegò all'Albrioci come egli fosse comproprietario di una certa casa sita a Venezia, in Calile Bagnolo 1620. La quota éA «improprietà era di appena -45 mila l'ire, ma l'esercizio dell'aileaTO casa posta sulla 'airuna fruttava un reddito riievanitissimo, tanto che al Marocco erano state corrisposte, quale partecipazione sugli utili, Ano ad allora, ben nume lire mensili, li buon droghiere fiutò l'affare: anche vendendo zenzero per pepe buono, sul suo fondaco, non aveva mail guadagnato tanto. Ed entrò subito in trai'ative col Marocco, il (piale s'era deciso a cedere la sua quota di comproprietà' delia casa in seguito alle insistenze della moglie: una donna pudica, cho vedeva di mal occhio quella speculazione. Le trattative proseguirono: all!Albricol venne esibita una scrittura privata in data 6 aprile 1921, da cui appariva che il Marocco era socio di certo Vincenzo A Doni, di Venezia, nella proprietà del loxile. L'.Mbricol infine fu chiamato a Venezia, dove daM'Allonl — il quale avrebbe dovuto riconoscere il trapasso della quota di comproprietà della casa ed avrebbe dovuto firmare la convenzione che era stata stesa — ricevette accogilienze signorili e lietissime. L'ATloni e la compagnia che lo coadiuvava nel reggere le sorti dell'allegro locale, una g-iov&ne e formosa torinese, Maddalena Ginno-lio, diedero al nuovo socio tutti i dettagli che questi desiderava. Il 6 settembre egli sborsò 40 mila lire, dedotte 1000 lire — utili antiicipatd del mese di settembre —; riipose nel portafogli la scrittura firmata dall'Alieni e dal Marocco e ritornò a Torino, convinto e lieto di aver fatto, cpimmercimlmenle, un ottimo affare. Però ad ottobre l'Albricoi intese invaino le 1000 lire, cosi pure in pw-ambre. L'Alloinl non si faceva vivo: giunse invece all'ex-dro. ghiere una letterina della Gianoiio ette si protestava l'unica proprietaria'della casa e 10 avvertiva con accorgimento che aveva fatto un pessimo affare. L'Albricoi oapl finalmente che era stato giocato e volò a Venezia. Proteste, minacce: l'Alloni promise che avrebbe rimborsato rateaimente le 39 mila lire. Questa promessa fu ima nuova derisione deH'Albricoi, il quale si risolse alla fine a eporgere querela per -truffa. L'Aliarli, la Gianoiio ed il Marocco vennero, rinviati a giudizio sotto tale imputazione. I primi due. ceduto in tratta frette il localle per 75 mila lire- ad una onesta signora, presero la strada... dell'esilio. Con l'importo deTla vendita ed 11 peculio che avevano accumulato, essi fuggirono all'osterò; in qualche città sud-amerioana, ove pare siansl rifugiati, a quest'ora avranno impiantato un'altra industria egualmente fiorante. All'udienza è compareo dunque solamelo 11 Marocco che ha dovuto subire tutte li1 bornie e g-h attacchi della P. C. e del P. M. la discussione della causa infatti non ha potuto non essere amena. Sfilarono come testi la nuova proprietArla della villetta rli Calle Bagnolo e qualche vestale. R Marocco, fra altro si è espresso con n-caenfl contriti e pudichl. Ha detto che aveva realmente unii quota oi comproprietà sul locale e che si risolse a cederla perc-hè < sua moglie non voleva più sapeone di owl commercio», per scagionarsi ha. affermar/: cho il contratto di cessione alVAlbriooi venne fa'lo dallAUomi, che ne intascò njiclie I' prezzo. Il Tribunale ha condannalo ti Marocc 10 mesi di reclusione e 130 lire di multa Ioni e la Gianoiio. confumici, a reclusione e 40^ lire d; multa, sono stati ron.lin:.ntì a rimboi mente all'Ai'. - i ìe :ft>n00 ressi dal l.o settismbre 1921, Presidente Zanotti; P. f avv Ton ; Difesa avv.tl ' cancelli**» Begglafto.