La ricostruzione del delitto di Asti

La ricostruzione del delitto di Asti La ricostruzione del delitto di Asti attraverso gli interrogatori degli imputati e ie prime deposizioni Asti, 80 notte. Fin dalle primo ore del mattino una folla enorme attende davanti al palazzo di Giustizia elie si inizi il dibattimento. Tutte le adiacenze sono gremite. Alle 9 e mezzo il collegio della dilesa, i giurati ed il pubblico, occupano i rispettivi bandii; ed il presidente cav. Audoli dichiara aperta l'udienza. Nella gabbia prendono posto gli imputati: il Domenichini. un bel giovanotto, dalla figura aitante, il Monticone, più piccolo, pallido, pensieroso, il Balzola, smilzo, dal viso quasi infantile. Tult'e tre vestono con una certa ricercatezza, ed appaiono calmi e disinvolti. Al banco della Difesa siedono gli avvocali Guido Serra, Ugo Dosi, on. Baracco, Molino e Trevisani. La parie civile è rappresentata dall'avvocato Luigi Borello, di Asti, per il Bertolino Ercole, e dall'avvocato Moggi eri, di Torino, per il figlio dell'uccisa, Aido. Un'alta figura di donna, vestita di nero, i cui ocelli sono nascosti dielro due spezienti da miope, spicca nella sala. E' la madie del Domenichini. Terminate lo operazioni procdurali per la formazione della Giuria, il Presidente inizia il riassunto della causa, promettendo di essere breve. Si fa un attento silenzio; e gli imputati, i giurati, la difesa ascoltano con interesso il racconto particolareggiato del Presidente, che completa la sua relazione leggendo i capi di imputazione specificati nella sentenza della sezione di accusa della Corte di Appello di Torino, per cui il Domenichini. il Monticone ed il Balzola sono stati rinviati al giudizio della Corte di Assise di Asti "Hanno assassinato la padrona del Caffè Ligure „ Il Presidente inizia quindi gli Interrogatori. Il primo chiamato è il Domenichini. — « Quattro o cinque giorni prima del fatto lo mi trovavo — dice il Domenichini — ammalato di influenza in casa, quando giunse mio fratello Italo, allora sotto le armi, per passare lo feste in famiglia. Mi alzai, mi feci la barba, e quindi uscimmo a spasso, riitomammo a casa, pranzammo; indi ci dirigemmo al Caffo Ligure, dove scambiammo qualche parola con alcuni fascisti di mia conoscenza. Trascorsi la notte al Politeama Nazionale, dove ballai per qualche tempo; girovagando in seguito in diversi caffè. Passai quasi lutto il giorno di Natalo in compagnia di mio frataMo e di certo Bona. Rimasi col tìglio di questi fino allo 19,30. Poi, mi recai al Caffi; Ligure. Quivi incontrai il Monticone, che salutai. Andai a casa; e ne uscii nuovamente verso le 20,30 precise, da solo, perchè mio fratello aveva appuntamento con un certo Gianoglio. Consumai una bibita al Caffè Gamba e ne uscii verso le ventilila. Feci via Brofferio, via Cavour, i portici dei Cestai, e giunsi nei pressi del Caffè Ligure. Qui mi incontrai col fascista Longo. Parlammo insieme, ma non entrai dentro al caffè. All'angolo della via vidi fermo il capo squadra fascista Omedè Giulio, che stava preparando la pattuglia di perlustrazione notturna. Io proposi all'Omedè di andare a ballare; ma questi non accettò. La squadra, assottóglt-ata rti ailcuwi fascisti, che. invece, avevano aderito al mio invito, parti per conto suo; ed io ed i miei compagni, con altri amici, ci dirigemmo verso la piazza Alfieri. Al caffè Roma prendemmo qualche cosa; indi raggiungemmo il Politeama Nazionale. Incontrammo nel frattempo mio fratello; e quindi entrammo nel Politeama Nazionale. Non mi sentivo bene e non avevo desiderio di ballare. « Saranno state forse le undici, quando salutai un certo Gamba, mio conoscente. Notai che nel teatro si era formato un capannello di persone che discutevano animatamentee. Mi accostai ed intosi queste parole: Hanno assassinato la padrona del Caffè Ligure I « Immediatamente propósi all'amico Longo. che era con me, di accorrere sul luogo del delitto. Il Gamba insisteva nel chiedermi particolari circa quel lotto con tanta insistenza, mentre io, proprio, non ne sapevo nulla. Allora egli precisò: — E' stata uccisa con un pugnate. « Dal Politeama uscii a mezzanotte, in compagnia di mio fratello, del Gamba e del Longo. Ci recammo al Caffè Ligure. Quivi vi era il massimo trambusto per il recente fatto di sangue. — Corri a vestire la camicia nera — ini gissero appena mi videro, il fascista Cortese ed il triario Messa. Risposi: — Ma io ho uu appuntamento coll'amica... ». Dallo spuntino coi dolci alla perlustrazione notturna D'incidenza l'imputato ricorda che un mese prima, cioè nel novembre 19*22, mentre egli stava rientrando in casa, accompagnato dii Ha propria madre, aveva fermato due individui, sospettati autori di una rapina consumata nei pressi di casa sua. Poi. dopo un momento di sosta, riprende la narrazione: . Accompagnai a casa le sorelle Bonifacio, in compagnia delle quali ero stato la notte di Natale. Decidemmo di trascorrere in allegria ancora qualche ora. Discesi quindi in istrada, per comperare dei dolci. Sull'angolo della via incontrai l'ispettore di polizia urbana Nebiolo, al quale chiesi: — Non si sa ancora nulla? — No — mi rispose — Povera donnai — commentai io. E non aggiunsi altro. Qui l'imputato ricorda con ©aniimozione la figura dalla signora Bea-toàino. Racconta coine una volta ella avesse acquistato da lui un pezzo di cioccolatte dticendo: — con questo 'far'i studiare il mio piccolo Aldo! « Risalii in casa delle sorelle Bonifacio — continua il Domemclitno — dove trovai anche il padre ed il fratello loro. Chiacchierammo, mangiando i dolci e bevendo il vino bianco, che poco prima io avevo comprato. Mi si do: inandò perché io non stessi ricercando, coirli altri fascisti, jl colpevole di così nefando de litio. Io risposi che sarei andato dopo. Verso le 2 c mezzo feci ritorno a casa, dove naritai. cosi summariamente, come d'altronde era a mia conoscenza, il delitto d*l Ligure a rma madre Le dissi: — Ora indosso la camnoia nera, o vado anch'io a compiere il mio dovere... ». j , ' L'imputato nota come quasi tutte le notti, per ordino del Direttorio fascista, egli Prendesse pare a varie perquisizioni. Anche questa volte non ci sarebbe stata, quindi, ragione i>er esimerei da tale servizio, reso necessario ancora più dalla gravità dell avvenimento. E prosegue: .. uscii di casa alle tre; ed immediatamente raggiunsi la sede del Fascio. Qui il portinaio ora ancora all'oscuro di tutto. Ritornai ìncriet,ro, e mi unii ad una guardia di P. S-, micoritraia por istrada, rolla ■ quale pallai «tei delitito; e ci dirigemmo al Bar Ligure. Nelle vicinanze" ora ancora un po' di gente. M furimi fascisti. Allontanandomi, in piazza HoTiia incontrai l'avvocato Mario valemne. inai uni diressi alla stazione ferroviaria « Ena.no forse le 4 e mezzo del maiDtlmo. Mitrai nella saletta d'aspetto, dove incontrai un certo Robert, che attendeva il treno I?e.r Ghivasso; e discorremmo insieme del delitto. Partito costui, andai al Bar Freius, dove ni trovavano duo carabinieri in servizio di .perlustrazione, qualche viaggiatore ed altre persone. Alle 6 mi imbattei in uno degli impiegati della Ditta Bosia, tale Bergamasco Giulio. Scambiammo qualche parola insieme, sostai ancora un po' al Caffé Roma; quindi andai a casa a dormire. "T. D. M. A. „ • Qualche ora dopo — prosegue l'imputato — seppi da un funzionario di P. S. che ero desiderato in Questura. Mi recai aU'ufflcio di uolizia >erso mezzogiorno, dove a qucll ora non trovai nessuno. Più tardi subii un primo interrogatorio ed un confronto col vecchi cameriere del Ligure,Musso; quindi fui rilanciato la «erata alcuni agenti operarono una minuta perquisizione in casa mia, chie¬ scsSdzsazpsvfdqiribpdlatNsdatsLapdmqmpdddspDptpnrnbpcpracdqagledOlbsdenciomi notteia di un pugnale che dicevano nu appartenesse. Dissi loro che effettivamente Possedevo durante la mia permanenza,?h^]noffo°avrevi iefflrVUnione TaYche poiI lo avevo peiu ^ proposito,scista a °j"-v"", • _rma _ un pugnale di or-iiSl - nortava incise sul manico questeA. - cioè: dìnanza - portava «inauro lettere: — T. D t» . , ^ìi«sezione Gabriele D'Annunzio», nellaouafè Stórne giovaUissiinO legionario, per orSEfirtPi ronte Gesti io avevo portato ildine del conte Gasti labaro durante la cerimonia ». . ' I/imputato giunge quindi ali episodio de suo arresto e della sua t'aduzipneJn carcere. Dico come, nei vari tote^Wtorrda lui s-ibiti, l'autorità Inquirente abbia Uuu a a e o i e i i r e i e o , i o o i a ci o e¬ stilo sulla circostanza del pugnale, circocostanza che egli spiegò, asserendo di avere smarrito l'arma in una azione fascista a Savona. Il Presidente cav. Audoli inizia un fuoco di contestazioni, contrapponendo alle dichiazioni del Domenichini varie deposizioni, che smentirebbero l'asserzione da lui fatta, di aver smarrito il pugnale in quella circostanza: l'arma infatti sarebbe stata ancora vista parecchi giorni prima dal caposquadra fascista Giulio Domedè. Il Domenichini l'avrebbe anche mostrata in una casa equivoca, facendo vamo di brucali gesta operate quand'era legionario fiumano. E fu appunti in questa occasione, che vennero notate le qua.tirò l-ttere incise sul manico. E il presidente insiste: — La sera del ?5 dicembre, mentire si stava ballando al Pnlitenma, un teste dice che proprio voi, avete portato in teatro la notizia del delitto d.el Bar Ligure Una ragazza vi rivolse la parola chiedendovi particolari più precisi: al che voi rispondeste con un calcio, porcile tacesse, soggiungendo poi a bassa voce: — Non immischiatevi in queste faccende I L'imputato nega. "È falso! È falso!,, Il Presidente oppone ancora altre circostanze relative alla deposizione in istruttoria de', teste Aoeomasso, al quale il Domenichini avrebbe detto di essere stato promosso ispettore notturno del Fascio collo sipendio mensile di novecento Ire. — E trovandovi al Bar Ligure in compagnia del Balzola foste udito ad accennare ad una certa impresa da compiere. Ricordate? L'imputato tace". Il Presidente, dopo aver- accenriato che il detenuto Griffonie, compagno di cella del Domenichini, difse di aves avuto dall'imiiuitato questa dictriaraziicmo : — Ho paura che mi mandino presto ad impaglian-e le sedie! — passa quindi a controbattere le affermazioni del Domenichini, con la precida rivelazione dol Cornelio Paoilo, implacabile accusaiwe dei tre impuntati-, il (piale dice di aver visto scend-we tre persone dalla scala dol Ligurie, poco dopo il delitto, una delle quali era il Domenichini, clic riconobbe, o che teneva un pugnai!* in cmaiio... imputato: — E' falsol E' falso!... Avv. Serra, della Difesa, si oppone alla lettura etili/a deposizione cornetto. Il presidente insiste nella contestazione. Avv. Baracco, della Difesa, insiste perchè il presidente chieda al Domenichini se il Griffone, jl quale avrebbe fatto dichiarazioni nei riguardi dol Domenichini, s:-'i di fede comunista, tanto da aver dato luogo ad un diverbio coll'inrputato, appunto per divergenze politiche. Il Domenichini, interpellato da/1 presidente, conferma questa circostanza. Sono le dodici, e l'udienza è rinviata al pomeriggio. L'interrogatorio di Monticone L'udienza pomeridiana si Inizia con l'interrogatorio del secondo imputato, il Monticone. ■ La vigilia di Natale — egli dice. — pranzai alla Trattoria delle Tre Galline. Mi incollimi col Balzola e con un garzone del ciclista Marcellino, il quale aveva una rivoltella da vendere. Esibii l'arma al fotografo Beruzzi. col quale non ci accordammo. Mi recai allora al Bar Americano dove incontrai certo Vogliolo, negoziante di Asti, al quale rinnovai l'offerta. Egli comprò l'arma per 40 lire. Io ebbi dal meccanico 10 lire per la conclusione dell'affare. Verso le 19 mi recai col Balzola. al Caffè Ligure dove il capo squadra Giulio Omedè stava impartendo ordini per formare la pattuglia di ronda notturna. Dopo avere conato olle Tre Galline, ritornai di nuovo ni bar 0 quivi trovammo appunto l'Omedè, che stava facendo l'adunala dei fascisti. Non potrei precisare l'ora in cui mi trovavo al caffè. Ordinai una bibita e quindi chiesi al signor Bertolino il permesso di salire di sopra alla latrina. Discesi nell'esercizio ed il fascista Moronl concorse nel pagamento della mia consumazione: entrai in squadra c si parti. Camminando vidi il Domenichini fermo sull'angolo dei portici. La pattuglia raggiunse quindi la sottoprcfeltura e continuò verso i portici di Santa Caterina. Partecipai alla perlustrazione in vari luoghi della città finché, verso le ore 11, Omedè passò il comando della pattuglia a certo Ettore Calvi, dicendo che doveva assentarsi. Seppi da un cameriere della birreria Mctzger il tragico fatto del Bar Ligure e immediatamente decisi di recarmi sul luogo del delitto. In compagnia del Balzola giunsi sull'angolo del caffè dove ci incontrammo col Cornetto. Non avendo trovala aperta la Trattoria delle Tre Galline per l'ora già tarda, chiedemmo ospitalità al Cornetto che senz'altro ci accompagnò a casa sua. dove passammo la notte. Nego assolutamente che si sia parlato in questa circostanza del delitto avvenuto nella serata. 11 mattino seguente pranzai in compagnia del Balzola alla Trattoria delle Tre Galline, dove lasciammo il conto da saldare. A questo punto il Monticone tace, dando l'impressione di aver perduto 11 filo della narrazione» in seguavi a varie contestazioni mossegli dal Presidente circa l'acquisto di un paio di scarpe. Ma si riprende e continua il racconto. 11 fotografo intraprendente Un piccolo incidente senza conseguenze provoca un movimento di sorpresa nella folla e nei giurati. Un fotografo che non conosce ostacoli, pur di raggiungere il suo obbiettivo ha spezzato un vetro della sala per ritrarre gli imputati nella gabbia. La finestra è lesa, ma la lastra è rimasta impressionata. il Monticone narra quindi la scena del suo arresto. Presidente: — Non avete mai manifestato sentimenti d'odio contro i padroni del Ligure, dopo che eravate stato licenziato? Imputato: — Prego! Mi sono licenziato da me. Il Precidente contesta al Monticone di essersi mostrato preoccupato in seguito a tale licenziamento e la circostanza, negata dal Bertolino, di avere dato il permesso al Mon ticono di recarsi alla latrina. Presidente: — E' vero che attendevate denari da ima zia? L'imputato dichiara di non aver mal fatto tale asserzione. Aggiunge di essersi bisticciato una volta col Cornetto, ma di aver poi, di nuovo, stretto relazioni con lui. Contesta tutte le accuse del Cornetto, specialmente di essere stato visto a scendere, la sera del delitto dalla scala, che immette nell'abitazione del Bertolino. P. M. : — Da quanto tempo eravate disoccupato? In che modo vivevate? Imputato: — Mia madre, che era allora vivente, mi aiutava con i modesti ricavati della coltivazione di un piccolo podere di sua proprietà, in territorio di Quarto. Qualche volta giocavo al bicliardo ed ebbi la fortuna di vincere. Attendevo pure a qualche piccolo affare di commercio. Ebbi anche sovvenzioni di denari dal caposquadra. Omedè. In seguito fin' assunto come cameriere provvisorio al cmre l'Iorio e al calle Poma. Presidente: — Quanto tempo vi siete fermato alla latrina? ? Imputato. — Non più di una diecina di minuti. P. M. — Ammettete di aver pronunciato le 6eguen1i parole: «Ahimè, quest'anno che brutto Natale dobbiamo fare?». Imputato. — SI. Avv. Roggeri di P. C. — Ma più tragico è stato per quella povera infelice. Le 10 lire della bionda Richiesto se fosse (pratico dell'alloggio del Bertolino l'imputato dichiara di avere poca conoscenza di quei locali, dato il suo servizio clie ei svolgeva sempre nel bar e nelle camere adiacenti. Presidente. — Diceste che attendevate dei denari da una bionda? timEgisstrnemtraratoCnpamPrnorogahadovari ■ levipimprl'udiLicodcacòcasoorivgnlaasltisaprlivadMadlatimcasvMdPlsd4nqqullarco na, aY imputato"-^ SÌ. èra una .signorina . di o, vicolo Pittarelli. Una volta ira regalò dieci r- lira. te! Vicmc a questo punto in luce una ciKostan , za rimasta finora ignota. Il presidente spiega ai g' irati che l'imputato, mentre stava in carcere, dietro <-onsiglio di altri detenuti la chiese di poter lavare il proprio cappello, or- sul quale erano s'ate trovate delle macchie il sospette: La perizia escluse pero che si trat- , e arda uu- ta=s-- dì 'macchie di sanane. Sen-a della difesa. — Con chi ha precisamente dormito la notte del delitto il Monticine? Imputato, — Ho dormito col Cornetto. gccruMscGdpldpnddbvvdpclpfdtsltNdsbtAs— e e o l a e i Pi passa quindi all'interrogatonio deU'ultimo degli imputati, l'ex-carabiniere Balzola. Egli conferma quanto già ebbe a dire in istruttoria, confessa di essere legalo con stretti rapporti di amicizia al Monticone e nega di avere avuto ragione alcuna per dire male di lui. Afferma che il Monticone si trattenne alla latrina pochi minuti. Presidente. — Avete dato incarico di ritirare dei vestiti che si trovnvano nella Trattoria delle Tre Galline? Imputato. — Sì, a mio cognato Gal. Presidente. — Siete 6tato in casa Cornetto? Cnme avete dormito? Imputalo. — Il Monticone ed 11 Cornetto passarono la notte nel letto grande; io dormii sul divano d'Ila camera più piccola. Prima di addormentarci, io ed il Monticone non ci scambiammo più di venticinque parole. A domanda del presidente non sa spiegare le accuso del Cornetto che secondo lui ha inventato ogni cosa. , Presidente. — E' vero che avete detto di dover passare un magro Natale perchè eravate sprovvisti di quattrini? — Non potrei precisarlo. 11 presidente dà quindi lettura della peri 7in mMica e delle descrizioni dei locali ■ lei Bar Ligure. Su proposta dell'aw. Roggeri viene messa a disposizione della «riuria la pianta topografica del luogo dove fu consumato il delitto. Il marito della vittima Si passa quindi a sentire le parti lese. 11 primo a comparire sul podio è il marito dell'uccisa. Ercole Bertolino, di anni 44, nativo di Costigliele d'Asli, ex-proprietario del Bar Ligure, ora residente a San Remo. Racconta come quella sera la Candida Bertolino sia dis-'osa dopo cena nel bar ed abbia preso un caffè c sia risalita verso le 9 circa in camera còl fi '.io Aldo, accompagnalo dalla domestica Oreolina SiUano. Fu poi la Caterina Musso ad avvertirlo che essondo andata per smo ordine a prendere alcune carie da giuoco, iveva trovato la camera da letto della signora sottosopra, come dopo una visita di ladri. Il Bertolino accorse e 1rovò la moglie assassinata nel letto. Questa terribile scena li confuse la mente, tanto da fargli dimenticare ogni altro particolare. Nota come l'assassinala non avesse l'abitudine di coricarsi prima delle 10.30. Era solita, è vero, a salire nell'alloggio verso le 9. ma poi rimaneva in cucina ad aiutare il figlio nei compiti di scuoia. Escludo in modo assoluto che 11 Monticone gli abbia chiesto il permesso di andare alla latrina. Circa il licenziamento di costui, il Beriolino ne fu informato dalla consorte. Per qualche tempo il Monticone cessò di frequentare il Bar Ligure, ma pai riprese le sue visite quotidiane nel caffè. Presidente: — La porta dell'alloggio era assicurata con robuste, serrature? Bertolino: — Si; chiudendo, però, si lasciava la chiave nella toppa. A domanda del Presidente risponde che li Monticone ed il Domenichini erano pratici dol caffè, essendone assidui frequentatori. Passa quindi a fare l'enumerazione dei valori trafugati la notte del delitto e consistenti in varil titoli di banca, come già è detto, per l'ammontare complessivo di circa 40 mila lire. Serra, della Difesa: — La signora Bertolino possedeva anche degli oggetti preziosi, e questi furono rispettati? Bertolino: — Sì, un paio di orecchini e qualche anello di scarso valore, per l quali un orefice della città mi offerse appena 600 lire. Serra: — Esclude o non ricorda il Bertolino della richiesta che il Monticone disse di avere fatta prima di salire nella latrina? Bertolino: — Lo escludo. Serra: — Ma in istruttoria ha detto: « non ricordo ». Il Bertolino dichiara che altre volte gli chiese il permesso; quella sera no. La vi- diSi stéqucaneveveglimenera~nechTcoto Or.iichCogiuedmadrle notrianla siaGipovopicedasuprceprneroPopraltadatarelatrnisaspfegcorefustpè nAgrogcsonnoiesi i a n i , e t- gi'Ua di Nàtale il Bertolino invitò il Monti-1 cono a passare il giorno seguente in sua |'é,compagnia. Questi rifiutò, ed allora egli gli regalò dieci lire. Ricorda di avere sentito un giorno nel « Caffè Ligure » raccontare dai Monticone che un tale gli aveva offerto — secondo quanto aveva narrato il Cornetto — cento lire, perchè percotcsse la levatrice Gamba. In questa circostanza il Monticone dimostrò molto sentimento di fronte a simile proposta. Il Bertolino ammette di essere salito due volte, nello spazio di una diecina di minuti, nell'alloggio, prima che si scoprisse il delitto, per aggiungere del carbone nella stufa di una saletta riservata al gioco delle carte. Questo locale però era indipendente dalle altre camere, che egli non ebbe bisogno di traversare per compiere tale servizio. Avv. Baracco: — Non ebbe campo di osservare qualcosa di Insolito e di anormale? Bertolino: Noi Serra: — Però il Bertolino può confermare di avere posto, il 4 marzo 1923, a mezzo di pubblicazione sui giornali, una taglia di lire cinquemila a favore di chi gli avesse facilitato l'opera di ricerca e la cattura dei colpevoli? Bertolino: — E' vero. Serra: — E l'8 dello stesso mese il Cornetto fa rivelazioni sensazionali. Strana coincidenza. Il Bertolino viene quindi congedato. Clementina Fiore, sorella dell'uccisa, e Pietro Fiore, suo padre, escludono che vi siano stati dissapori domestici tra i coniugi Bertolino, che formavano una coppia felice. Orsolina Sillfcno, di anni 62, sguattera de! » Bar Ligure », porta con la sua parlata tiriosa una nota di umorismo in udienza. Narra che mentre la Candida Bertolino prendeva il caffè giù al «Bar», incontrò nella sala soprastante un individuo misterioso, di bassa statura, tarchiato, il quale a passi frettolosi stava raggiungendo il piano superiore. Avendo notato l'attitudine sospetta dello sconosciuto, la Sfilano esclamò: • Ohi ». Ma quello non rispose. Forse — secondo la teste — nel timore di svelarsi, e prosegui il suo commino. Quel che dice un deputato fascista Viene quindi introdotto l'on. Boido. Nega che il Domenichini abbia mai appartenuto alla locale Sezione del partito fascista. Ammette che quella sera fossero dislocate per la città pattuglie di squadristi in perlustrazione. Verso lo 11,30 incontrò il cameriere Buffa, dal quale seppe il fatto del • Ligure ». In quello, ricevette in casa sua la visita del fascista Bonatto, che appariva eccitato 0 commosso, come quando ci si trova gravati da un peso che non si può più reggere. « lo ho visto salire il Monticone di sopra al « Caffè Ligure » — mi disse. Il teste accenna pure al fascista Balboni, il quale avrebbe visto il Monticone in attitudine sospetta nel pressi del « Bar Ligure », mentre invece avrebbe dovuto trovarsi in isquadra. ni (mesta circostanza che fece sorgere qualche sospetto nell'on. Boido a carico del Monticone. Quanto al Balzola, il teste dichiara che dal Direttorio fascista era ritenuto un elemento dubbi» ed era tenuto in continua sorveglianza, anche perchè egli non sapeva spiegare il suo trasferimento dal Corpo dei carabinieri al 38.o fanteria, ad Alessandria. L'on. Boido ricorda ancora che il Bonatto soggiunse: « Il Monticone aveva una faccia così stravolta! ». Il teste vijne quindi messo in libortà. L'avvocato Serra insiste perchè vengano chieste informazioni al Corpo dei carabinieri, per accertare il perchè il Balzola ne sia slato dimesso. Adolfo Bonatto di anni 19, marmista, tra le 20,30 e lo 81 si trovò al Bar Ligure dove rimase lino alle 9 in compagnia del Balzola, ubo gli raccontò le sue avventure mentre era carabiniere, mentre il Monticone era salito alla latrina. Richiesto del colloquio avuto coll'on. Boido il teste dice di non ricordarsi di aver parlato con lui. Queste due affermazioni provocano un vivacissimo incidente tra la Difesa, il presidente e la P. C. Viene richiamato l'on. Boido, il quale conferma la precedente deposizione. 11 Bonatto, un giovanotto elegante, appare confuso. Gira la paglietta tra lo mani e balbetta le parole che si perdono nel brusio del pubblico. Presidente: — Che cosa sono queste novità? Come potete smentire l'asserzione dcll'on. Boido? Perchè soltanto ora dite di essere rimasto dalle 8.3"> alle 9 in compagnia RsdpaanrdfmnltmSuddqcn«lmmmhsdcmrfApsmtzrudsadtrvtcdel Balzo'a, mentre prima non avete mei fatto cenno di tutto questo? Il teste tace. Il presidente lo minaccia di farlo arrestare sotto l'incriminazione di fai- sa testimonianza. Per la seconda volta è richiamalo l'on. Boido. Presidente : — Con lei il Bonatto non fece mai parola del Balzola? Teste: — No. Un teste consegnato ai carabinieri Scoppia un vivacissimo battibecco tra la difesa e la P. C, che dura alcuni minuti. Si dà atto a verbale dello due circostanze testé emerse in udienza. 11 presidente ordina quindi ai carabinieri di accompagnare in camera di sicurezza il Bonatto, disponendone l'immediato isolamento sotto la loro sorveglianza. 11 pubblico rumoreggia. Ma il povero leste non si sa capacitare di quanto gli sta succedendo e chiede di essere nuovamente sentito. Ed infatti viene fatto tornare nell'emiciclo. 11 presidente gli chiede ancora una volta: ~ Amnfettcto di essere rimasto col Balzola nel Caffè Ligure fino alle 9 di sera in attesa che il Monticone ritornasse dalla latrina? Teste : — Sì, si, sono rimasto fino alle 9 con lui. E questa volta so ne va accompagnato dai due carabinieri protestando. Omedè Giulio alle 9 precise si trovò al r.iiffè Ligure dove fece l'appello dei militi che dovevano formare la sua squadra. 11 Cornetto lo pregò di lasciarlo nel caffè a giuocare il biliardo. Mancava il Monticone ed il teste non ricorda se mandò a chiamarlo appunto il Bonatto. Formata la squadra egli fece la solita perlustrazione di tutte le sere. Durante la perlustrazione l'Omedè notò che il Monticone aveva un contegno triste e insolito. Questo fatto venne rilevato anche da Ettore Calvi, che faceva parte della pattuglia. Il Monticone cercava sempre di siare nascosto, dando quindi a sospettare. Verso le 11 in piazza Alfieri l'Omedè passò il comando della pattuglia al Calvi, dicendo die doveva assentarsi. Egli sa che il fascista Moroni vide il Domenichini. L'Omedè però non vide il Balzola, perchè egli non entrò nel' caffè. Il pugnale del Domenichini Quindici :inrni prima del fatto l'Omedè ammette i aver visto alla cintola del Domenichini un pugnale colla luina di baionetta e manico a zampa di camoscio, sul quale stavano incise le iniziali D. M. Ammette di aver comperato un blocco di cioccolatto dal Domenichini, il quale appunto in quella occasione ne tagliò un pezzo col pugnale. Il Domenichini nega vivamente questa circostanza. Il teste insiste. Andando alla sede dol fascio l'Omedè dichiara di aver trovato il Balzola che gli disse : « Chi avrebbe mai pensato che il Monticone compisse una cosa simile? E pensare che qualche giorno dopo suo zio gli avrebbe mandato 6000 lire. Imputato: — No, soie 4000. L'Omedè aggiunge anche che il Monticone venne il giorno dopo da lui pregandolo di testimoniare che egli era rimasto per tutta la sera alla squadra. Quella sera 11 Balzola non si trovò in pattuglia. Avv. Dosi : — Per quale ragione è andato dall'on. Boido? Il teste risponde che a ciò l'aveva indotto sia il contegno sospetto tenuto dal Monticone, sia per altri dubbi sollevati a suo carico. L'udienza viene quindi rinviata a domani. L'incidente del teste Bonatto ha sollevato vivacissimi commenti: il pubblico lo attende sulla piazza all'uscita e lo accompagna per un tratto di strada. P. A.