L'ombra del signor Miseria

L'ombra del signor Miseria L'ombra del signor Miseria nella casa avita II. Il mio amico commissario ascoltò con grande attenzione il mie racconto senza mal interrompermi. Soltanto quando ebbi finito mi disse: — Perchè non mi avevi detto che ti recavi a E... Sarei venuto anch'io. Quattro occhi vedono sempre meglio di due. — Non credi a quello che ti ho detto? — Figurati! Però occorrerà vedere se quello che hai scorto tu potrò scorgerlo anch'io. — Ti assicuro che non ero suggestionato. Non voglio dire... Tuttavia è certo che quello che hai visto tu, prima di te lo hanno visto molti altri in paese. — Precisamente. — E quelli hanno conosciuto il signor Ml'serta nell'uomo che era appoggiato al tavolo... E' i ppgg— E' cosi. La notte di venerdì — E il fenomeno si verifica specialmente la notte di venerdì... Infatti quella sera che giunsi lassù era venerdì. — Il venerdì è un giorno infausto secondo taluni... Dunque il fantasma c'è e sarebbe uscito dalla fossa scavata dalla signora americana in giardino, quella tal sera... — Ma, scusa sai, noi sappiamo che da quella fossa non poteva uscire che un solo fantasma: quello del pappagallo. Ma tu e i contadini affermate di aver visto un uomo seduto al tavolo... Dunque un uomo non è un pappagallo a meno che entrambi non siano la., stessa persona. Mi prendi in giro? Ma no! Sto facendo delle de duzlont logiche sulla tua straordl narla avventura. Resta da esaminare il fatto che 11 signor Mlserta è 11 legittimo proprietario della villa e che perciò può entrare ed uscire da casa sua quando più gli aggrada di giorno e di notte. Ma nessuno è mai entrato o uscito dalla villa. La porta esterna ne recherebbe traccia... D'accordo. Ma hai esaminato le finestre? Se 11 signor Miserta fosse, per esempio, un tipo originale che gli piacesse entrare in casa dalla finestra... — Mi fai rabbia con la tua logica paradossale... — Caro mio! Molte volte, nelle Indagini, è proprio necessario incominciare dal paradosso. — Spiegami allora perchè la luce si è osculata lentamente invece di sp ■jnersi bruscamente come fanno, logicamente, tutte le comunissime fonti illuminanti? — Questo me lo spiego benissimo. La retina del tuoi occhi, sotto la suggestione di quanto ti era stato raccontato durante il cammino, da quella vecchia contadina, di notte — racconto che si era inciso profondamente nella tua mente, che, in altri termini, aveva, pur senza dartene la sensazione, scosso il tuo sUtema nervoso — quando la luce si è spenta, ha ritenuto, prolungandola, l'immagine di quello che pochi istanti prima avevi davanti. E' un fenomeno abbastanza comune. — Può darsi — affermai dopo un istante. — Ma chi ha spento la luce poiché quell'uomo non si è mosBO? — Il pappagallo. — Che pappagallo della malora — esclamai indignato. — TI prego di parlare con maggiore serietà. — Rido forse io? Hai dimenticato la fossa spalancata? Mi calcai 11 cappello in testa e dissi, con malgarbo: — Oggi è venerdì. Questa sera andrò a trovare il signor Miserta. — Vengo anch'io — mi urlò dietro 11 mio amico commissario. Erano le ventidue quando io e il mio amico commissario ci inerpicavamo su per la strada che porta a E... Fino a quel momento non ci eravamo scambiata una sola parola. La luna appariva e spariva fra le nubi che si rincorrevano sul nostro capo. In attesa del fenomeno Fu 11 mio amico commissario a far udire per primo la sua voce. Mi afferrò per un braccio: — Tu tremi! — mi disse. — Io? — mi fermai interdetto. — SI — riprese trascinandomi con sè per farmi riprendere il cammino. — Ciò conferma la mia ipotesi. Eppure mi sentivo perfettamente calmo. Almeno l'avrei giurato. — E' ancora molto lontano? — Guarda, lassù — risposi — un chilometro appena. La luna splendeva, ora, superbamente. In vetta alla collina si profilava la villa Miserta. SI ve deva chiaramente anche la roccia dove sessant'annl or sono era pre cipitato nonno Miserta. un leggero venticello, rinfrescandoci, ci alleggeriva l'ultimo tratto di salita. Mancavano pochi minuti alle ventitré quando raggiungemmo la villa. La luna era scomparsa dietro una nuvola più densa. Soffocai a" stento un grido: — Ecco là, guarda!... la luce!... Il fenomeno che avevo visto una settimana prima si verificava... La finestra a plano terreno era infatti illuminata. — Presto! — raccomandai al mio amico commissario. Scavalcammo la rete metallica e corremmo verso la fonte luminosa. Troppo tardi. La luce si spense appena fummo sotto la finestra. — Peccato! — esclamai con disappunto. — Peccato! — ripetè il mio ami co commissario. Aspettammo una buona mezz'ora, in silenzio, addossati al muro, che il fenomeno si ripetesse. Fu inutile. — Eppure — sussurrai — ho vi sto bene. — Ho visto anch'io — confermò 11 mio amico commissario. — Mostrami la fossa. Accese una lampadina tascabile che aveva tolto di tasca e girammo attorno alla villa. Non tardammo a scorgere un cumulo di terriccio e, poco discosto, un buco rotondo di un metro circa di diametro. — A me pare — osservò 11 mio amico commissario — che la fantasia degli abitanti di E... abbia galoppato un po' troppo sulla forma e le dimensioni di questa fos¬ sa. Qui hanno sradicato semplicemente un albero. Non vedi fra il terriccio, l residui delle radici? Aveva ragione.. — E la luce nella villa? — Insistetti lo. — E il signor Mlserta ? — Andiamo a vedere. Ho portato con me un mazzo di chiavi. E' molto utile per un sopraluogo accurato. Girammo ancora attorno alla villa e ci fermammo alla porta. — Vi è tanto silenzio — osservò 11 mio amico commissario — che fa escludere che la villa Sia abitata. —• Vedi!— incalzai lo. — Però la luce, che ho visto anch'io, e quel signore seduto da vanti al tavolo, che hai visto tu e 1 contadini... Cosi dicendo provò diverse chiavi nella serratura. Finalmente trovò quella che entrava nella toppa. Faticò assai a farla girare: — Questa porta non è stata aperta da anni — dleae sottovoce. Non gli risposi. Ero emozionato per quello che stava per fare. Temevo di vedere apparire improvvisamente davanti la figura spettrale del signor Miserta. La lampadina del mio amico commissario illuminò il vestibolo. Una porta si apriva alla nostra destra. Sul fondo un'altra porta appariva occultata da una pesante tenda. Quando il raggio della lampadina, girando lentamente per la camera, l'illuminò, ebhi l'impressione che la tenda impercettibilmente si agitasse. Stavo per comunicarlo al mio amico commissario quando questi mi afferrò per un lembo della giacca: — Taci — sussurrò. — Slamo in casa d'altri e potremmo essere scambiati per ladri. Questa osservazione non mi rallegrò. Entrammo In punta di piedi. Sostammo ad osservare 1 pochi mobili, i quadri, le pareti. Tutto aveva l'aspetto di lunghi anni di abbandono. Per primo il mio amico commissario si mosse dirigendosi verso la tenda. Io gli tenni dietro. Colà giunti, 11 mio amico commissario alzò il pesante drappeggio e lanciò il raggio della lampadina al di là della porta. Lanciai un grido Eravamo sulla soglia della camera da pranzo dove avevo visto immobile, spiando dal pertugio del la finestra, il signor Miserta. Ma accanto alla tavola, là in mezzo, non c'era nessuno. • Eppure! — dissi. ■ Eppure che cosa? — fece 11 mio amico commissario — anche qui, da anni, è entrato nessuno., Non aveva finito di parlare che accadde l'inaspettato. Avevamo raggiunto quasi 11 centro della camera quando, improvvisamente, una luce spettrale ci investi per un istante brevissimo e si spense. Lanciai un grido: — Là... là... Ho visto 11 signor Miserta!... Mi rispose una risata... una ri sata ancora più agghiacciante dell'apparizione... Era il mio amico commissario che rideva! — Il signor Miserta! — esclamò. — Eccolo! — e fece scorrere il fascio della sua lampadina oltre il tavolo, dove, contro la parete opposta, all'altezza del suolo, era appoggiato un grande quadro ad olio — 11 ritratto a grandezza na turale del proprietario della villa — poi si giro per illuminare la parete che era alle nostre spalle, dove si apriva una delle finestre dalla quale lo avevo spiato nella camera: — Ed ecco la... luce spettrale — concluse indicandomi una lam padlna sospesa ad un sostegno di bronzo infisso nel muro fra le due finestre. Fra la famosa finestra, punto della mia prima osservazione, fra 11 quadro e la finestra s'interponeva il tavolo. L'illusione di quello ' che per pochi Istanti mi era apparso una settimana prima non poteva essere più perfetta. . Tuttavia osservai: — Ma la lampadina?... Chi è che l'accende e la spegne? Il t —. Il vento. — Il vento? — Certo! L'interruttore di questa lampadina, a giudicare dai fili che escono di qui, certamente si trova in giardino. Il tempo e le intemperie avranno guastato un po' l'impianto cosi che, ad ogni piccola vibrazione dei fili esterni si formerà un brevissimo contatto... Era proprio cosi. Gim