Clamorose e sconcertanti dichiarazioni di un teste che partecipò alle trattative coi rapitori di Agnello

Clamorose e sconcertanti dichiarazioni di un teste che partecipò alle trattative coi rapitori di Agnello Clamorose e sconcertanti dichiarazioni di un teste che partecipò alle trattative coi rapitori di Agnello Il testimone, Marco Saporito, personaggio molto influente negli ambienti di Trapani e di altre province, dice di essere stato minacciato prima di venire a deporre al processo: ora è sotto la protezione dei carabinieri • À chi consegnò uno dei milioni richiesti per la liberazione del barone siciliano? - L'assassinio, a colpi di lupara, d'un notino che "poteva parlare,, Dal nostro corrispondente Napoli, sabato sera. Dopo la deposizione del cognato di Francesco Agnello, avv. Marcello De Luca (che partecipò alle trattative con i banditi per il riscatto del sequestrato) e del tenente colonnello dei carabinieri Renato Candida (egli — attualmente in servizio a Torino — non ha apportato clementi nuovi limitandosi a riconfermare quanto accertò allorché comandava il Gruppo di Agrigento), è entrato in aula il principale testimone del processo: Marco Saporito. Il Saporito è per parte di madre cugino del barone Agnello. Fu a lui, persona molto influente negli ambienti di Trapani e di altre Provincie, che la baronessa. Giovanna si rivolse di sua iniziativa perché tentasse di giungere ad una bonaria composizione della vicenda con i rapitori. E fu lui che ebbe dalla baronessa un milione in contanti per versarlo ai malviventi. Con questo accorgitmento la famiglia del seque¬ dienza al process strato voleva prendere tempo ed evitare il peggio. Gli imputati però hanno sempre negato di avere mai avuto una sola lira. Un punto essenziale della deposizione di ieri è la conferma che il Saporito ha fatto di avere versato il denaro. Invitato dal presidente Pugliese a riconoscere fra i cinque accusati colui cui dette la somma, Marco Saporito ha precisato che la consegnò ad uno non presente in aula. Poiché vi è un sesto imputato, Stefano Soldano, latitante, e vi fu un settimo personaggio il cui nome è sempre rimasto un mistero, si può dedurre che egli consegnò il milione a uno di questi due. Presidente — E' vero che voi, citato a comparire innanzi alle Assise di Napoli, avete ricevuto il 3 di questo mese una Icttert anonima minatoria ove v> si diffidava a non venire innanzi a questa Corte? Teste — E' vero. La lettera diceva: < Se vai a Napoli ò la tua fine; ricordati che hai una famiglia*. Presidente — Che avete fatto dopo averla Iettar o dì Imperia Teste — Ho presentato alla Procura della Repubblica di Palermo (il Saporito abita attualmente In quella città) una denuncia contro c ignoti » e ho chiesto di essere scortato a Napoli dai carabinieri. Infatti alloggio in una loro caserma. Segue da parte del Presidente la richiesta di vari particolari. Poiché spesso il testimone esit-j, il Presidente lo ammonisce: « Dite la verità. Altrimenti vi spedisco dritto dritto a Poggioreale ».. Presidente — Quando vi incontraste con gli emissari di coloro che avevano rapito; il barone eravate solot Teste — No, c'emano con me due amici, Michele Filardo e Francesco Mangiapane. Presidente — Cosa notaste durante l'incontro in cui avvenne il versamento del milione? Teste — Che le due persone venute per conto dei rapitori erano armate e impugnavano ognuna una pistola. Presidente — Cosa vi dissero? Teste — Quando arriva il resto della somma? Questo milione non basta neanche per le spese di vitto. Presidente — Riconoscete fra i cinque imputati presenti i due con cui vi incontraste? Il testimone li guarda ma rimane esitante. Allora il Pubblico Ministero, Francesco Cedrangola, gli osserva: « Eppure voi non aveste uno ma piti incontri. Dovreste ricordarvi bene! ». Dopo averli scrutati, il teste indica il De Maria, ripetendo però che se ebbe degli, abboccamenti con lui, non versò mai soldi nelle sue mani. Presidente — Voi, Saporito, appartenente allamafia di Trapani? Siete una persona in finente nella malavita di quella provincia? Teste (calmissimo) — No. Presidente — Perché allora; quando i rapitori del barone tergiversavano esigendo -una somma che i familiari dicevano di non poter pagare, minacciaste di far intervenire contro di loro là mafia di Trapani? Teste — Beh, la verità è che bluffavo. Presidente — Durante queste trattative con i rapitori vi incontraste spesso coi. il commissario capo di P. S. Cataldo Tondoj. E' così? Teste — Esatto. Il luogo dove at-Tenfuano questi incontri era un posto solitario presso i templi. ficanv Presidente — E che vi confidò Tandoj? Teste — Egli mi disse che conosceva perfettamente gli autori del sequestro, ma che non era prudente intervenire con la forza. Ciò perché temeva le rappresaglie che essi potevano compiere sulla famiglia di un suo commissario residente a Cian,ciana, paese di alcuni degli attuali imputati. Presidente — Ma perché Tandoj queste cose le diceva a voi e non invece all'allora maggiore dei carabinieri Re nato Candida? Allora voi, cioè là, mafia, siete un'autorità superiore ai carabinierit Teste — No. Io, ripeto, non faccio parte della mafia. Tandoj parlava con me semplicemente perché entrambi ci occupavamo delle ricerche per trovare il barone. Presidente — Da che data cominciaste ad interessarvi di quest'opera di mediazione fra la famiglia Agnello e i rapitori? Teste — Dalla terza decade del novembre 1955. Agli incontri con il commissario Tandoj partecipava anche un cer¬ Secondo Jn to maresciallo di P. S. Ciotta. Il presidente si consiglia con il P. M. sull'opportunità di far citare come testimone questo sottufficiale Ciotta. La questione rimane sospesa. Poi il Saporito parla d'un suo parente, il notaio Nicolò Cinquemani, da Cianciano, c che fu in mezzo alle trattative ». Presidente — Che ne è di questo notaio Cinquemani? Teste — E' stato ucciso. Presidente — Come?' Teste — Con un colpo di lupara. Presidente — Ogni tanto in questo processo ci imbattiamo in persone che non possiamo più ascoltare perché sono morte in maniera violenta. Per sapere tutta la verità bisognerebbe che la Corte facesse un sopraluogo nell'aldilà. — Quindi, rivogo al Saporito, il presidente chiede: — Avete mai conosciuto l'unico degli imputati che sia tuttora latitante, cioè Stefano Soldano? Teste — SI. In un incontro in una fattoria di mio zio, il notaio Cinquemani, il Soldano chiese alla famiglia Agnello mio tramite un acconto di set¬ sUaoroMioMii te milioni. Due anni fa il Soldano si trovava in Sicilia (attualmente risiede in Francia, dove è espatriato clandestina mente. N.d.r.J. Lo vidi in una auto a Palermo. Presi il numero della targa e segnalai subito il fatto al maggiore dei carabinieri Edoardo Palombi; ma il Soldano riusci a sparire. Presidente (rivolto al tenente colonnello Renato Candida) — Dot>e è adesso il maggiore Palombi? Candida — E' ammalato per un ascesso alla gola. Avv. Siniscalchi (difensore del Soldano) — Eccellenza, chiediamo che venga citato il barone Francesco Agnello fu Nicolò residente ad Agrigento, cugino del sequestrato. Egli può dirci molte cose. Presidente — Anche su questo la Corte si riserva di decidere. Saporito intanto è libero, ma non può allontanarsi da Napoli. Dovremo ascoltarlo nuovamente lunedì. Stamane il processo è proseguito con l'interrogatorio di altri testi. Crescenzo Guarino rampane