Un radio-telescopio prodigioso

Un radio-telescopio prodigioso Un radio-telescopio prodigioso capace di scrutare il cosmo in un raggio di 50 mila anni-luce L'inaugurazione, alla presenza del ministro Medici, del radiotelescopio di Medicina presso Bologna, rende opportuna qualche notizia in merito a questi prodigiosi strumenti che hanno aperto nuovi e sconfinati orizzonti alle indagini celesti. Se, infatti, con i normali telescopi, si può scrutare il cosmo entro un raggio di 15 mila anni-luce, con i radiotelescopi lo si può perlustrare fino a distanze di 50 mila anni-luce In direzione del centro della Galassia alla quale appartiene il nostro sistema solare, e, oltre questo centro, fino a distanze pari a quella che separa il centro galattico dal Sole; ciò, perché, mentre i normali telescopi lavorano per cosi dire con le onde elettromagnetiche appartenenti allo < spettro ottico » (quello, per intenderci, che va dall'infrarosso all'ultravioletto) i radio-telescopi lavorano con le onde del < radio-spettro stellare >, cioè sfruttano l'emissione da parte delle stelle di onde che hanno una lunghezza molto maggiore a quella delle onde dello spettro ottico e che inoltre, contrariamente alle ondo luminose, vengono assorbite poco o nulla dalla materia infrastellare. E' stato un tecnico americano, Karl Janski, a captare per primo nel 1931 con un suo apparecchio per lo studio delle onde ultracorte, dei messaggi di evidente origine extra-terrestre; da quella casuale osservazione è nato il radio-telescopio che, a sua volta, ha dato origine ad un ramo nuovissimo e in continuo sviluppo della scienza degli astri: la radio-astronomia. La radio-astronomia è fonte di continue, appassionanti sorprese: essa ha permesso, ad esempio, di constatare che vi sono regioni dell'universo nelle quali né la pupilla umana, né la lastra fotografica applicate a un telescopio sia pure gigante hanno potuto mai rilevare l'esistenza di qualsiasi corpo o oggetto celeste, e dalle quali, tuttavia, provengono continui messaggi, sotto forma appunto di radio-onde. Si è constatato, altresì, che 1 radio-messaggi cosmici provengono generalmente da ammassi stellari, o da nebulose extra-galattiche, come anche da nebulose galattiche e da stelle nuove, sede di imponenti turbolenze, simili a quelle che hanno luogo sulla cromosfera e fotosfera del Tole; laddove stello grandi come questo, o magari assai più grandi, risultano < mute >, nel senso che costellazione del Cigno) è stato grande da impedirci di captare 1 loro segnali radio. Aperti nuovi Roma, sabato sera. Movimentato u sconfinati orizzo E si che questi segnali sono di una Inaudita potenza. Un'altra constatazione spettacolare, dovuta alla radioastronomia, è stata quella che le « radio-stelle > coincidono raramente con le stelle individuate al telescopio mediante l'osservazione diretta o per mezzo della lastra fotografica; nasce, perciò, il legittimo sospetto che esse formino, nella grande popolazione dell'universo, una famiglia a sé, caratterizzata da corpi celesti poco luminosi o addirittura oscuri, capaci, tuttavia, di emettere radio-onde assai più intense di quelle emesse dalle stelle per cosi dire comuni. Le radio-onde provenienti dall'universo vengono raccolte anch'esse, come le onde luminose, da un i superficie metallica riflettente, in forma di paraboloide, e concentrante in un < fuoco », dove vengono « rivelate », mediante opportuni circuiti "Il commissa nti alle indagin ricevitori ed amplificatori. Detta così, la faccenda del radio-telescopio sembra semplice; in effetti, ognuno di questi strumenti richiede la soluzione di problemi tecnici ardui e complessi. Anzitutto, il « riflettore » di un radiotelescopio deve essere di gigantesche proporzioni, dato che il suo € potere risolvente > è molto minore di quello di un riflettore ottico, perché, mentre il riflettore ottico lavora con onde della lunghezza di qualche « micron », il riflettore di un radio-telescopio lavora con onde di una lunghezza che va da qualche decimetro a qualche decina di metri. Tanto per fare un esempio, il radiotelescopio gigante di Jodrell Bank, in Inghilterra, ha un riflettore dì 75 metri di diametro, e quello tedesco di Miinstereifel, presso Colonia, ne ha uno di 25 metri. Vi è, poi, la parte squisitamente radiotecnica, della rio Tandoj c i scientifiche quale si devono curare al massimo la sensibilità e la « fedeltà >. Il radio-telescopio italiano di Medicina servirà anche, come tutti 1 suoi fratelli, allo studio delle nubi di idrogeno, che si trovano sparse nello spazio infrasteUare, studio importantissimo per la conoscenza dei moti che animano la nostra Galassia e della sua struttura. E' doveroso ricordare, in proposito, che è stato un astronomo olandese, il van der Hulst, a prevedere teoricamente che l'idrogeno può emettere onde-radio sulla lunghezza di 21 centimetri, anche nelle condizioni di bassissima eccitazione in cui si trova negli spazi cosmici; ed è stato un altro astronomo, lo Oort, che è riuscito per primo a captarle, ricavandone preziosissime indicazioni sulla velocità e direzione di spostamento delle nubi di idrogeno. Giberto Severi onosceva i no