Ha accolto senza una parola

Ha accolto senza una parola Ha accolto senza una parola la condanna al carcere a vita Giuseppe Randazzo si era affidato «al buon cuore dei giudici» - Il folto pubblico ha salutato la lettura del verdetto con applausi - Una folla ostile ha atteso la partenza del condannato dal Tribunale, insultandolo e minacciando un tumulto, sedato dai carabinieri sorbiti dalla pena del carcere a vita. I giudici hanno inoltre ordinato che la sentenza venga pubblicata su « La Stampa» e sul settimanale casalese « Il Monferrato » e affissa agli albi pretori di Casale e di Roccamena, in provincia di Palermo, paese natale dell'omicida, il quale dovrà infine risarcire i danni alla parte civile, nella persona del marito dell'uccisa. II Randazzo, con la testa leggermente china, ha ascoltato impassibile la condanna che lo relega nel torcere perpetuo. Non un gesto, non una parola, neppure quando i carabinieri, dopo averlo ammanettato, lo hanno fatto uscire dall'aula. I suoi difensori hanno dichiarato di volersi appellare contro la sentenza. Al termine della lettura del dispositivo, altre grida di « bravo » e un nutrito battimani sono partiti dal pubblico. L'udienza di ieri pomeriggio si è iniziata con l'arringa dell'avv. Casalini di Vercelli, il quale ha contestato le aggravanti della premeditazione e del motivo abbietto, affermando che l'imputato aveva agito in uno stato d'ira e che non erano state raggiunte prove concrete sul- le turpi intenzioni del Randazzo verso la giovanissima vittima, <I1 mattino del delitto — ha proseguito il difensore — Giuseppe Randazzo si è recato dagli sposi per avere una spiegazione circa le offese ricevute da Rosa e dal suo marito. La giovinetta gli ha sbattuto la finestra in faccia e l'imputato ha perso il controllo delle proprie azioni. Se avesse premeditato di uccidere — ha continuato il legale — si sarebbe procurato prima 11 denaro indispensabile per fuggire. Il Randazzo è un uomo sconvolto da un dramma interiore, tormentato da dubbi, geloso della ragazza. Siamo al limiti di un caso patologico e la causale del delitto è da ricercarsi nella sfera della follia. Chiedo che gli siano riconosciute le attenuanti generiche ». E' chiaro che il difensore ha tentato di allontanare dal capo del Randazzo la minaccia dell'ergastolo e ottenere la condanna a Cent'anni di reclusione. E' il massimo che la difesa potesse sperare dopo le prove e le testimonianze portate dinotisi ai giudici. E' venuto poi il turno del secondo difensore, l'avvocato Trebbi di Torino, che si è battuto anch'egli per sgombrare il terreno delle aggravanti che, se riconosciute, non potevano portare che alla condanna all'ergastolo. Il patrono del Randazzo ha sostenuto che la psiche dell'imputato è In completo disfacimento ed ha chiesto che l'omicida sia sottoposto a perizia psichiatrica. Ha concluso con la richiesta deila concessione delle attenuanti generiche, « che non si negano a nessuno», e della condanna al minimo della pena. Il presidente dott. Porta si è rivolto all'imputato, chiedendogli se aveva qualcosa aggiungere. « Mi affido al buon cuore del giudici », ha risposto il Randazzo allargando le braccia. La Corte si d. ritirata in camera di consiglio ed è tornate in aula dopo circa tre ore e mezzo, con la sentenza di condanna al carcere a vita. Numerosa folla ha poi sostato a lungo dinanzi all'uscita secondaria, facendo ressa attorno al furgone cellulare e ha accolto l'apparizione del condannato con grida ostili. I carabinieri hanno impedito che la manifestazione degenerasse. Mario Verda Sono arrivati i tre canadesi Riusciranno a sbancare anche le slot machines esistenti a Montecarlo? Montecarlo, venerdì sera. (m.r.) 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