Sostenuta la colpevolezza di tutta la banda

Sostenuta la colpevolezza di tutta la banda Sostenuta la colpevolezza di tutta la banda Lieto De Rosa, tranquilli i complici alle richieste di condanna del P.M. La requisitoria del dotlutoria per un imputaotto proposti per lui, G Cuneo, mercoledì sera. Atte 11,20, dopo quasi due ore di requisitoria condotta a ritmo serrato, il P.M. dott. Celeste Laratore ha presentato ai giudici della nostra Corte d'Assise le sue conclusioni contro gli imputati della rapina al Monte Pegni di Cuneo: Vittorio Emanuele De Rosa e Angelo Angelucci 8 anni e 7 mesi di reclusione, 1 mese di arresto, 500 mila lire di multa e interdizione perpètua dai pubblici uffizi; Benito Hudorovic e Miohele Isaia "tanni e 4 mesi "ài preclusione, '-. 1,50 mila lire di multa e interdizione per 5 anni dai pubblici uffici; Mario Mondino 3 anni di reclusione e soo mila lire di multa; Adriano Angelucci, fratello di Angelo, accusato di ricettazione, minaccia e porto abusivo d'armi, 1 anno e 3 mesi di reclusione, 8 mesi di arresto e ifi mila lire di multa; Enrico Nivola, imputato di ricettazione, 1 anno e 6 mesi di reclusione e 50 mila lire di multa; Emilio Parente io mila lire di ammenda per incauto acquisto; Francesco Taggiasco assoluzione per non aver commesso il fatto dal reato di ricettazione. Degli accusati, solo Adriano Angelucci si è abbondo- ncitano gli occup tt. Laratore per la rapina al Monte Pegni di Cuneo respinge tutte le discolpe e propone una sola assoato minore - Il capo-banda, che aveva preventivato una pena di almeno 15 anni, è contentissimo degli e gli altri non si preoccupano - Solo Adriano Angelucci piange ed accusa la moglie di averlo calunniato anti a resistere nato a un pianto accorato; Michele Isaia si è invece stretto le mani intorno al viso, visibilmente preoccupato; aitasi tranquilli tutti gli altri, compreso il De Rosa che è parso anzi sollevato se è vero che arrivando questa mattina in aula aveva previsto, per il calcolo delle recidive, una richiesta del'P. M. aggirantesi sui 15 anni di carcere. Il rappresentante della pubblica accusa ha iniziato la sua fatica oratoria respingendo ancora una volta Za calunniosa affermazione del De Rosa che pretendeva di essere stato tratto in inganno in istruttoria dal magistrato inquirente, il quale gli avrebbe fatto credere che era stato l'Budorovic ad accusarlo. Per il più grave reato, la rapina al Monte Pegni, il P. M. ha ritenuto le prove raccolte più che sufficienti per una dichiarazione di responsabilità nei confronti di tutti e cinque gli imputati principali. Innanzitutto c'è la confessione dell'Isaia e del Mondino, poi quella fatta in aula dall'Hudorovic e quindi il riconoscimento della vittima, l'impiegato Candido Marchisio. Esaminando le singole posizioni degl'imputati, il P. M. ha riconosciuto che la partecipazione al crimine del Mario Mondino era stata minore rispetto a quella dei complici, in quanto egli si era limitato a farà da cpaZo>, ricevendo un compenso di appena SO mila lire. Michele Isaia ha sostenuto anche al dibattimento che aveva svolto unicamente la funzione di autista della banda, ma a smentire questo suo ruolo secondario stanno, sempre secondo il P. M., i contatti avuti dal giovane, nei giorni precedenti la rapina, con il De Rosa e VHudorovic, il primo dei quali anzi aveva dormito due notti consecutive in casa sua. Michele Isaia sapeva cioè cosa intendevano fare gli esecutori materiali, li ha aiutati attivamente r psr questo deve rispondere in pieno del fatto criminoso. Anche Angelo Angelucci ha cercato, secondo il dott. Laratore, di far apparire la sua presenza al momento dell'aggressione al Monte Pegni come dovuta a circostanze fortuite. L'imputato sostiene cioè che era venuto a Cuneo per acquistare merce dall'Budorovic da rivendere poi in .Riviera e che l'amico gli consegnò invece una parte dei gioielli trafugati. E' una versione che il rappresentante della legge ha ritenuto inverosimile e di conseguenza non l'ha assolutamente accettata. Anche per Angelo Angelucci sussiste pertanto la piena partecipazione alla rapina e conseguentemente la completa responsabilità. Il P. M. s'è soffermato quindi più a lungo sulle posizioni dell'Hudorovic e del De Rosa, rilevando come quest'ultimo abbia letteralmente terrorizzato i suol complici anche durante la istruttoria, tanto che si dovette trasferirlo prima a Torino e poi, dopo un tentativo di fuga dalle « Nuove >, a Volterra, dove riuscì ad evadere, c Vittorio Emanuele De Rosa — ha detto anche il magistrato requirente — s'è appellato a un preteso alibi, sostenendo che il SI luglio 1963 egli si trovava in Belgio e non a Cuneo. Non c'è alcuna necessità di controllare questo alibi, in quanto bastano le testimonianze del Mondino e dell'Isaia, i quali hanno dichiarato invece che in quei giorni il De Rosa era a Cuneo e prese parte attiva all'aggressione del Monte Pegni». Mentre il Pubblico Ministero esaminava ed elencava le prove raccolte a carico di Adriano Angelucci, accusato di ricettazione, minacce nel confronti della consorte nonché porto abusivo d'arma, l'imputato, rosso in viso, s'è alzato in piedi e piangendo ha esclamalo: tNon è vero! Non ho fatto niente! Mia moglie è una bugiardal ». Il dott. Laratore non s'è lasciato commuovere da questa lamentosa impennata e ha proseguito Anche Enrico Nivola per il P. M. è colpevole del resto di ricettazione e, poiché la sua partecipazione è stata maggiore e dati anche i suoi precedenti, la condanna richiesta è stata ovviamente più severa che quella proposta per Adriano Angelucci. Quanto ad Emilio Parenti, il titolare di una bancarella ambulante di Sanremo e Francesco Taggiasco, suo exdipendente, il dott. Laratore ha ritenuto che per il primo non si debba parlare di ricettazione, bensì di incauto acquisto, mentre il secondo, mancando qualsiasi prova nei suoi riguardi, possa pronunciarsi l'assolutoria con formula ampia. Terminata la requisitoria del pubblico accusatore e dopo qualche minuto di sospensione, hanno avuto inizio Ze arringhe dei difensori, avvocati Toselli, Andreis, Bourlot, Raviola e Bertone, i quali dovrebbero concludere in serata, dando modo alla Corte di potersi riunire domattina in camera di consiglio per l'atteso verdetto. Gianni De Matteis Vittorio Emanuele De Rosa Lo scandalo del Conso