Quelli, del calcio, che sono rimasti alla porta
Quelli, del calcio, che sono rimasti alla porta Quelli, del calcio, che sono rimasti alla porta Una volta all'anno in panchina Lo strano destino di Pinotti Quando Pinotti arrivò' al Torino la vita gli sorrideva. A Foggia aveva giocato parecchio, anche In serie A, e si era messo in mostra come uno del portieri più promettenti: giovanissimo, con un fisico perfetto, ottime doti di scatto, sembrava quindi un difensore affermato. Anche la cifra che' il Torino aveva sborsato, superiore ai cento milioni, autorizzava rosee previsioni. ' L'ambientamento di Pinotti, con i nuovi compagni, una mentalità diversa, lina città sconosciuta e difficile, è stato Immediato sul piano formale ma non altrettanto ad un livellò più profondo. Viveva con Depetrini, un tipo allegro, perennemente scherzoso, il compagno ideale, per contrasto, per un ragazzo piuttosto chiuso come Gian Nicola Pinotti.\«E' un gran bravoragazzo » dicevano i compagni del nuovo portiere «Forse troppo buono e nel mondo del calcio questa non è una dote ». Dopo una serie di partite non sempre convincenti Pinotti doveva lasciare il posto al vecchio Sattolo, che proprio non se lo aspettava ed aveva già accettato di buon grado il ruolo di riserva, come ai tempi di Lido Vieri. Cosi, con l'arrivo di Castellini, Pinotti prendeva la strada di Monza. Le vicende del calcio, però, sono talmente aggrovigliate che Pinotti. era destinato a tornare in ■ granata, il classico «cavallo di ritorno ». E si trovava davanti il col-, ■ laudatissimo, bravissimo superman Castellini, per 11 quale si è coniato — e non a torto — il soprannome di « giaguaro ». Alle spalle del primo portiere, ecco il secondo, il Sattolo di sempre, che sembra non dover invecchiare mai, che accetta la panchina senza discutere ma che, al momento in cui è chiamato in causa, risponde con sicurezza. Per cui, a Pinotti, non resta che la parte di terzo portiere. Una parte, diciamolo, pure, estremamente ingrata. Si è soppressa anche' la «De Martino » che costituiva ' iti campionato ideale per i rincalzi che giocano di rado in prima squadra, con le sue delusioni e gioie, con un interesse spicciolo, a ritmo settimanale, che permetteva un impegno continuo, tale da non far rischiare la noia. Pinotti è cosi rimasto alla porta. Aspetta, non può fare altro. Ma il suo è un ruolo particolare, più difficile da interpretare e che soprattutto non consente troppe variazioni all'allenatore. Titolare e riserva, ecco i termini usuali, che contemplano molto raramente il « terzo uomo ». « Io sto bene — dice Pinotti — sono pronto a giocare in qualsiasi momento, se sarà necessario. Sono già contento dì far parte della squadra granata, anche se non sono ancora andato in campo. Quando Castellini si è infortunato e Sattolo è an- dato fra i pali, mi è toccata la panchina, il massimo traguardo che ho raggiunto quest'anno »x . .." ' «'Com'è il*morale, in queste condizioni? ». « Cosa posso dire? Tutti mi vogliono bene, mi trattano con simpatia. Mi ren¬ Pinotti aspetta, non può fare altro (Foto Moisio) do conto che si tratta di una situazione scontata, dalla quale per ora non è possibile .uscire. Sono giovane, non conto proprio di fermarmi qui. Ho fiducia nei miei mezzi e sono sicuro che il futuro mi darà ragione». Beppe Bracco
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