Una festa che ha sapore di fragola

Una festa che ha sapore di fragola Una festa che ha sapore di fragola DAL NOSTRO INVIATO SOMMARIVA PERNO — L'approccio non è, almeno all'apparenza, amichevole. Mi avvicino appena al prato di fragole, dove i filari, scoperti o riparati da cupole di plastica, appaiono ulteriormente protetti da 'fogli» che ricordano i sacconi neri usati in città per le immondezze. Servono per dar copertura alle piccole radici, si snodano come bui serpenti sulla terra riarsa. Mi chino per toccar con un polpastrello questa rivestitura, che alla prima occhiata può apparire un involucro bituminoso, e subito, dal folto d'un cespuglio, esce un contadino. «Se venissi a casa sua, prima le chiederei il permesso», mi fa truce. Ribatto che non porto via nulla, neanche polvere sulle scarpe. «Si ficchi in testa che uno, entrando nella roba degli altri, può anche chiedere permesso-, mi scruta, e alza il dito minaccioso. Non c'è da prendersela, dopotutto ho conosciuto generazioni di gentiluomini di campagna piemontesi che, agli amorosi nascosti nelle vigne o ai cacciatori o ai tartufar! di passo, sparavano subito un palo di colpi con la doppietta. E poi i terreni coltivati lungo uno stradone fanno gola: vi entrano cani e bambini e cittadini, che tutto distruggono. Quel mesto e trucibaldo contadino di Sommariva Perno ha ragione, da secoli subisce soprusi, umani e celesti, grandine compresa. Eccoci dunque alla 25" Sagra delle fragole, un «posto» che neppure Ingmar Bergman. regista di incomunicabilità e proustiane memorie, saprebbe decifrare di primo acchito. «Posto delle fragole» se mal ve n'è uno, Sommariva Perno si raccoglie intorno a questo frutto cosi delicato. Procura fortune, ma attraverso fatiche. Forse — la Regione sgancerà i soldi? — un futuro pozzo e future acque renderanno più consistente il raccolto. Le fragole sommarivesi sono apprezzate anche a Zurigo, sembrano enormi rubini succulenti. Dicono gli esperti: vanno bena per i reumatismi, sono frutti diuretici, aiutano stomaco e fegato, sono ricchi di sali minerali, una cura di fragole mattutine, a digiuno, combatte l'anemia, la gotta, l'ipertensione, i reumatismi e allevia gli stati di affaticamento fisico. Ci fai marmellate e sciroppi, e con fettine di fragola ben applicate anche Messalina avrebbe rinnovato il velluto delie sue logore guance. Scalini giusti Tutto vero. Però, a Sommariva Perno, «vecchia provincia», bisogna saper en-' trare in contatto col «problema fragola» e con gli uomini «delle fragole» usando gli scalini giusti: amici e amici degli amici, 1 vecchi e i giovani della «Pro Loco», che si dannano l'anima per persuadere i contadini a collaborare e per ottener sovvenzioni (cinquemila lire per volta) da chi ha interesse alla Sagra. «Lo dica pure a voce alta che siamo restii, solitari, con una nostra vecchia omertà di fondo-, mi confida Stefano. Lo definirei Stefano «delle Carrozze» perché nel suo cortile riposano i quattro calessi che parteciperanno ad una sfilata «stile 1860». Una carrozza è catanese, un'altra mostra ancora il bollo del dazio di Torino, una terza è ristrutturata perché «nacque» come traino funebre per bambini e oggi, grazie ai ritocchi di Stefano, potrebbe essere guidata da John Wayne in qualche nuova versione di «Ombre rosse-. Anche Stefano, con i suoi riccioli grigi, ha dell'uomo di campagna cuneese tipico, ma che ha girato il mondo, gusta l'esperienza vissuta, sa e capisce. E' festa, è passeggio, si guarda al banchetto dei torroni e ai libri che fanno bella mostra in uno «stand», si mangiano — prima con gli occhi e poi con avidità di palato — le crostate che Zio Mario inventa nel suo laboratorio in frazione Cussoni. E' puntigliosa sfida di «dessert», gelati e panna e miele, ma tutto in onore della fragola. Penso ai grandi golosi di tutti i tempi: Rabelais si farebbe rinchiudere in un tino di questi frutti coperti da qualche liquore, Carlo Emilio Gadda si rotolerebbe in un letto di piccole e tenere gibbosità che la maturazione rende quasi trasparenti. Non c'è nulla di «paesanità» forzata. Il segretario della «Pro Loco», Pellero, parla delle avventure per sostenere questa tradizione, ma è quasi felice nel rievocare aneddoti di difficoltà superate. Il «posto delle fragole» sommarivesi è un appuntamento ormai arrivato alle nozze d'argento, ed ogni volta complicato, però dura, e alla lunga vince, malgrado le diffidenze e le ritrosie di chi, le fragole, se le coltiva a schiena incurvata dal mattino alla sera, e non vuol vedere al di là del proprio naso. C'è chi guarda in aria. Il cielo è grigio, la pioggia sarebbe gratificante. Le minuscole piantine patiscono l'aridità della terra. Manca un mago degli acquazzoni, non mancano scongiuri e preghiere. Quest'anno il raccolto —da qui a Canale, da Baldissero a San Mauro — è stato buono, mentre pare diminuita la concorrenza meridionale e toscana. I «plateau!- trionfano lungo il viale che fa da palcoscenico (più in là i vecchi parlano di macchine che sarchiano e zappano, le studiano nei congegni) e, l'uno all'altro sommati, formano torrette di color vinoso, castelli gracili e desiderabili. La voglia di fragola. Le fragole che Carlo V di Francia fece piantare nei giardini del Louvre. Le fragole mangiate dai romani e poi riscoperte, come frutto, da un giardiniere del Re Sole. La «fragolata» che viene immersa nel Nebbiolo. Il trionfo della pasta frolla con le fragole, testo base per un «maestro pasticciere». Ecco solo alcuni dati storici e di costume, che naturalmente il mangiatore dimentica, chino sul piatto. Ma va sottolineato almeno un nome della qualità, il tipo «Pocahontas»: amici, qui siamo di fronte ad una principessa indiana, se vogliamo ridar smalto alle storie esotiche. Questo straordinario bitorzolo, che assume forme minuziosamente differenziate (esiste forse una fragola uguale all'altra? Sono come i nasi delle belle donne, gelosamente unici), abita al piano nobile dei cibi, non per nulla la sua piantina è della famiglia delle «rosacee». Inchiniamoci, a costo di grattarci per qualche occulta orticaria. diete. Va bene: siamo tutti convinti che la «frola» sia ricca di sali minerali, ferro sodio calcio silice, e porti incorporati i patrimoni vitaminici, da quella B a quella K. Ma questo dà solo conforto alla gola, al gusto e al desiderio di cedere: se una «bignola» o una crostata vantano anche queste patenti salutistiche, chi può resistere? Si arrenderebbe persino un eremita del Monte Athos. Il cielo si abbuia, tra gli sguardi soddisfatti di chi vive per le fragole. Il contadino discute col commerciante, costui ha rifornimenti da effettuare subito in città, c'è lo svizzero che fotografa estatico intorno e c'è il bambino assorto nella contemplazione del suo gelato. Ecco sui gradini della chiesa il gruppo pronto per la fotografia che illustrerà il matrimonio appena celebrato: anche quella bocca che sorride è una fragola. Ci vorrebbe il doganiere Rousseau per dipingerla. O forse il surrealista Magritte. che faceva volare sigari in cieli immobili. Per fortuna non sono presenti: un autentico «posto delle fragole» va tenuto morbidamente segreto, va scoperto in silenzio. C'è un brivido nell'aria. Forse sta per venire il temporale benefico. I declivi sommarivesi e dei Roeri lo sognano, le foglie sembrano star 11 a pancia rovesciata per godersi l'acqua. Inevitabile diventa il ricordo d'un antico seduttore torinese, che stazionava lungo certe vetrine in via Roma. Abbordava madamine o signorinelle sussurrando, compito: ..Posso offrirle un gelato alla panna?». La vittima si chiudeva in dignitoso silenzio, pietrificata davanti a un repertorio di scarpe o cappellini o borsette. Allora lui. convinto di irresistibilità: «Con fragole, naturalmente», aggiungeva. Vecchio ganimede, perse pochi colpi sui tanti sparati. Giovanni Arpino Tutti convinti Quasi deserta al mattino. Sommariva Perno nel pomeriggio domenicale si riveste «per» le fragole. C'è il ballo a palchetto, la premiazione, c'è l'autorità e il posto di blocco di polizia, c'è il viale sbarrato alle auto, c'è chi inaugura una mostra di dipinti, c'è chi ti ferma per chiederti come mai sei qui, e non a Roma ad elogiare il gol di Causio agli argentini. C'è sapore di amicizia, una volta sopraffatti i pudori ancestrali. Quasi quasi vorrei ritrovare quel contadino nel campo, forse è ancora 11 in agguato perché nessuno disturbi il sonno, il lavoro sotterraneo e l'attesa di pioggia dei suoi esili filari. Ecco arrivare la «bignola» alla fragola. Talvolta solo rosea, talvolta con il frutto che le fa da supporto. E' come l'ombelico di una Venere leliee di aver disubbidito alle