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Q gg Q gg Q ggi si parla di,.. «E l'America l'è lunga e /'è larga...» intonavano gli emigranti italiani in «Trenta giorni di nave a vapore». Indubbiamente da quelle parti tutto è dilatato, i loro laghi sono grandi quanto i nostri mari, i loro cirri sono i nostri nuvoloni, le loro piogge i nostri tem-. porali più violenti. Ma che anche le pannocchie fossero le nostre torri di Pisa e i loro fagiolini le guglie del duomo di Milano, neppure l'emigrante più fantasioso avrebbe osato sognarlo. E invece... Invece niente. Se la realtà non piace la si reinventa, la risata è più amata del pianto, l'esagerazione è un tentativo ingenuo di colorare la vita. «In Quebec bastano tre mirtilli per fare una torta», affermano con orgoglio le vecchiette del posto. Ma sanno che è una storia più grossa di loro alla quale tutti fingono di credere perché non costa niente dar per buone macroscopiche bugie. Tra il 1905 e il 1915 si trovò il modo di spedire bugie un po' dovunque anche nel villaggio più sperduto degli Stati Uniti: fu l'età d'oro delle «Tall-Tale Postcards», le cartoline illustrate con storie incredibili ottenute con l'ausilio della fotografia che proprio in quel periodo stava facendo miracoli. O almeno tali erano considerati dai coloni che vivevano tra i Monti Appalacchiani e le Mori tagne Rocciose, i fotomontaggi eseguiti da fotografi smaliziati come Archer King, William Martin, Alfred Stanley Johnson per citare i più famosi, autentici uomini d'affari al corrente di tutti i trucchi per procurarsi quattrini e successo. Erano comunque circa cinquant'anni che in America si facevano fotografie, ma per la gente delle Grandi Praterie si trattava ancora di un concetto misterioso, una zuppa di scienza e di magia condita con un pizzico di cultura e sperimentazione: nelle fattorie circolavano ai massimo i ritratti di famiglia, spesso conservati nei cassetti o usati come segnabibbia. Nulla di più. Ma il progresso non risparmiava neppure le quattro baracche di Pippa Passes, nel Kentucky e ora, grazie al sistema postale che si andava evolvendo era possibile che il proprio messaggio arrivasse in pochi giorni dall'altro capo del Paese e per meno di un penny. Cosa decretò il successo delle «Tall-Tale postcards», anche chiamate «freak postcards», ovvero cartoline bizzarre, scherzose, a volte anche mostruose? Probabilmente la loro analogia con le storielle orali sentite mille volte e la possibilità d'inventare nuove forme di umorismo per mez zo delle moderne tecniche fotografiche. Come nasceva una «freak postcard»? Si scattavano due fotografie. Nella prima ad esempio c'era un uomo con in mano un'accetta, come se stesse tagliando la legna, e nell'altra una pannocchia non ancora raccolta, ripresa a distanza ravvicinata fotografo ritagliava la sagoma dell'omino e rincollava sulla pannocchia. Se il lavoro era stato fatto a dovere e nel rispetto della prospettiva, il risultato finale era assurdo quan to divertente. Bastava aggiungere frasi del tipo: «Ecco come si fanno le cose in Arkart sas», perché il gioco fosse fatto e riproponi bile all'infinito. • T