Un assessore comunale assassinato presso Pinerolo con due rivoltellate

Un assessore comunale assassinato presso Pinerolo con due rivoltellate Un assessore comunale assassinato presso Pinerolo con due rivoltellate IPer telefono allaStnmpa. Plnerolo, 4, oro -2ÌMacello, comunello di 1800 anime, a 10 chilometri da. Pinerolo, ha due frazioni: Boschi e Stella. Consigliere comunale di quest'ultima era, da lunghi anni, certo Tibaldo Matteo, proprietario, che in breve s'era acquistata la pubblica fiducia, così da essere nominato assessore e giudice conciliatore. Uomo d'affari., ex-militare, aitante, robustissimo e di carattere fiero e qualche volta persino altezzoso, era soprannominato « il sindaco di Macello » quantunque al sindacato non fosse salito mai, nè. forse vi aspirasse, il nomignolo gli proveniva dall'essere immischiato in tutti gli affari del paese, e dall'essere necessario a quasi tutti gli amministratori del Comune di dover ricorrere a lui nelle varie loro contingenze, e quindi da quel certo terrore bianco che di lui aveva ognuno. Aveva 6i anni, da 1S anni era vedovo ed aveva quattro figli: Alberto, d'anni 35; Giovanni, di 29; Antonio, di 23; Luigi, di 20; ed una figlia. Maria, di 33 anni. Vivevano tutti insieme in una casa posta nel grosso della frazione Stella, lavorando la terra propria. Giornata d'affari Alquanto danaroso, il Tibaldo prestava volentieri il denaro ad un tasso che non era sempre quello legale. Parlando di lui oggi col segretario di Macello, questi, alla mia domanda se avesse nemici, mi rispondeva : — Macché! era benvoluto e stimato. Altri, invece, mi dicevano che, a cagione del proprio traffico del danaro, qualche malumore ■aveva destato, e s'era creato qualche nemico. Non ho trascurato di investigare se non avesse, o non avesse avuto in passato, qualche imbroglietto in cui entrasse per dritto o per traverso la femme. Pare di no. Ieri, essendo mercato a Vigone, grossa borgata che da Macello non dista che cinque chilometri, il Tibaldo vi si recò, al mattino, per trattare diversi suoi affari. I suoi figli Antonio e Luigi, con i quali mi sono intrattenuto lungamente, nella loro casa, mi assicurano che non altrimenti che per piccoli affari egli sì era recato a Vigono, e che nel portafogli doveva avere 500 lire In denaro ed una cambiale di altre IL. 500, rilasciatagli da un suo debitore. Indosso doveva po! avere poche lire d'argento, qualche moneta di rame, e l'orologio d'argento che doveva ritirare da un orologiaio di Vigone, al quale l'aveva dato da aggiustare. Nella mattinata il Tibaldo trattò i suoi affari, parlando con varie persone; ed a mezzogiorno si trovò a pranzare con certo Rosso, un vecchiotto sessantenne, flttabile della cascina " Ronza », la quale dista un buon chilometro dalla casa del Tibaldo. E col Rosso passò allegramente il pomeriggio, e fece un boccone di cena e bevve dopo cena, fin oltre la mezzanotte. L'ultimo compagno del Tibaldo Sono andato subito dal Rosso. L'ho trovato un po' impacciato, un po' diffidente, molto spaventato ed assai commosso. Quando, rassicurandolo, gli dissi che ero giornalista, e che come tale lo interrogavo, il vecchietto ebbe un sorriso di compiacenza e mi rispose con tutta fiducia. — Ieri, a Vigone, foste col Tibaldo? — Sì, a pranzo, dopo pranzo, a cena e dopo cena. — Parlaste con lui d'affari? Ve ne parlò lui? Sapete che cosa avesse fatto a Vigone? con chi sì era trovato? di che avevano discorso? — Non parlammo d'affari, nè so nulla detì fatti suoi. Era allegro, come poche volte lo vidi; ma assolutamente non brillo, mentre lo, dopo cena, santa pazienza 1 ero un poco coma non fui mai. — E fino a che ora steste a VigoneT — Hno al mezzo tocco. — E poi? — E pai, il Tibaldo voleva, quasi quasi, no-i) leggìa.re una vettura per tornare a casa. Io lo] dissuasi, ed allora ci incamminammo a piedi. I Giunti alla Cappella... (Una parola dl spiegazione! ti strada che' parte da Vigorie ad un certo punto, a tre chilo-! metri circa dal borgo, «i o'^orca. Un ramo<] prosegue per Buriasco e Pinerolo, l'altro per Macello, Baudennsca e Pltiiolo. Proprio al punto di 'uforcazione si orge una cappella, una; chiesuola che serve agli abitanti di molti cascinali componenti la frazione Stella. Dal ramo1 per Macello, oltrepassata, di pochi passi la cap« polla si stacca una stradicciuola di campagna, che conduco alla cascina «Ronza», di cui, come. dicevo, è flttabile il Rosso, mentre la strar da grossa fa uno svolto quasi ad angolo retto, corro per una sessantina di metri, torna a fare uno svolto ad angolo retto e prosegue, tortuosamente, per Macello. Fra i due svolti la strada è completamente deserta e di notte oscura1 assai). Il Rosso, dunque, proseguendo, mi diceva clie, arrivati alla Cappella, e precisamente al» l'imbocco della stradicciuola per la casolnai1 «Ronza», egli od il Tibaldo si salutarono, o>! gnuno proseguendo la propria via. — Poteva essere l'una e mezzo — dice il' Rosso, c dev'essere vero, perchè verso quella ora certe, Sappa Maria e Caramellino Teresa,1 abitanti in duo casupolo, una a monte e l'altraj a valle dolla Cappella, ma discoste fra loro non più di trecento metri, assicurano di avere sen-| tito rimbombare duo colpi d'arma da fuoco, i La macabra scoperta Stamane, verso le G, certo Candione Alessandro, abitante ad una cascina non molto lontana da quella del Tibaldo, andando alia Cap» perla per sentire la Messa, arrivato al primo dei due svolto della strada, di cui dicevo dian zi, vide sulla sponda del fosso, che scorre lun go la strada stessa, alcunché di nero. Acceso' un fiammifero e accostatolo al misterioso oggetto, si ritrasse inorridito. Era un cadavere! Corso a chiamar gente, ed in breve sl rioc-' nobbe che il morto era il Matteo Tibaldo. Fu dato avviso della triste scoperta al eindaco di Mai-elio, che si recò sul posto, col medico condotto dottor Pietro Bormio, il quale constatò che due colpi di rivoltella di piccolissimo calibro avevano forato il petto del Tibaldo, trapassandogli il cuore. Il cadavere era sdraiato lungo la sponda <_!sl| beale, composto, come d'uomo che dorma. Poco sangue gli aveva macchiato il viso. Gli a-j hiti erano in perfetto ordine, ma dalle tasche! dl ossi mancava il portafogli. ; Lassassimo parrebbe dunque slato consumato a, scopo di furto. Non manca però chi non vuole crederlo, e preferisce" sospettare di una rei Bteriosa vendetta, di un odio lungamente ixva-j to da una vittima immaginaria del TioaldoJ Quale la verità? La magistratura, il capitano dei earabralei.lji il delegato di pubblica sicurezza, gli agenti sono accorsi sul luogo del grave misfatto, e con| diligenza encomiabile interrogano, investiga-: no, scrutano, cercano. Per ora nessun indizio è stato scoperto. Tutte le congetture, le ipotesi, i sospetti sembrano fatti per aumentare il mistero. ;

Persone citate: Boschi, Candione Alessandro, Caramellino Teresa, Matteo Tibaldo, Pietro Bormio, Sappa Maria