L'ammiraglio Persano ha tradito?

L'ammiraglio Persano ha tradito? L'ammiraglio Persano ha tradito? Episodi e documenti inediti (Nostra corrispondenza particolare) Firenze, novembre 11 conte Palma di Cesnola, piemontese, che comiiinciò la sua eainiera militare a sedici anni sui bastioni di Sebastopoli, e che fu uffickiile della squadra italiana nella terribile giornata, di Lissa, ha già pubblicate in un suo volume molte verità sulla battaglila famosa. Ma il libro fu scritto a Londra, in inglese, e per sfortuna non ha traduzione ita-. liana', e pochi in Italia possono leggerlo ed . apprezzarlo. DaMa sua viva voce ho voluto oggi sapere come si svolse la giornata così Infausta per noi, e rinate fu ti contegno di Carto Persano in quella occasione. Persano non voleva i Ormai è risaputo da tutti che Persano non voleva assolutamele andare a Lissa. 11 suo ; pensiero era quello di un. uomo che conosceva ' ia sua flotta; i nostri navigli erano veeclii \ resiidnil; una battaglia combattuta solo fra itavi e nani sarebbe stata certamente una | assali dubbia lotta. Persano voleva andare verso Trieste, o a Fiume perchè in quei paraggi egli sarebbe stato aiutato dal* popolazioni, avrebbe avuto carbone, viveri, soccorsi a'ogni genere. — Ma a far cosa vado a Lissa? — egli dicevo, ai suoi amici ufflclàili — a prender cosa? E fra il Ministero e raimimiraglio vi fu un raipido scambio d'idee; Porsano insisteva a cambiar Quogo di battaglia; il Governo volevi che lo scontro fosse vicino aJl'isola fatale. E fu solo in seguito ad un telegramma mandato da Lamarmora, o meglio elio portava la sua firma, che Persano si decise ad obbedire. Fu a questo proposito che il conte Palma di Cesnola. nel suo libro pubblicato a Londra diceva che Persane avrebbe potuto e dovuto ribellarsi anche agli ordini superiori quando fosse alato sicuro di fare il male della patria obbedendo. E Persano rispondeva con questa lettera ancora inedita: « Illustre e carissimo siunor mio. « Torino. 31 maggio 1884. « Mi duofe che il soverchio zelo di un mio amico di costà sia stato causa che ©Ma ebbe ■ disturbarsi per compiacere al mio desideaùo Il conoscere se la seconda edizione del suo ateressante libro « Mercedes de Ftios » avesse • vuto luogo. 0 se era in corso di stampa, ■ laudandomi persino, per aggiunta di compi•ezzà, gli stanioont di prova: squisita cortesia ;i cui la ringrazio quanto meglio so e posso, ira, dacché l'indiswezionc del mio amico ha avuto luogo, mi permetta di profittarsi per una mia osservazione, ed è ohe mi pare di aver Ietto ed udito dire che il Re non fosse ! idsdmgc\scaudFftlBte alle oeioni delle nostre truppe s nella fazione di Costozza per cui, se la cosa stesse di fatto, la ritirata non potrebbe essew stata da esso lui ordinata contro le disposizioni del Lamarmora di riprendere l'offensiva. Veda di accertarsi bene della cosa, che trattandosi di storia è motivo di non cadere In errore, massima in materia di sì grande importanza. Per ciò che mi •••«nmrda lo sono in Unitamente grato della giustizia che rende a! miio onerato nella campagna navale di quell'epoca e non entro nei particolari quali da lei narrati perchè ella ha. nel mio libro di anelila circostanza, documenti inconcussi su cui appoggiairsi. Provo r.linoresnimenito che il caso abbia fatto che non ini sia avvenuto di incontrarmi con lei quando ufficiale su di un legno dell naviglio di cui avevo il comando, lusingandomi che. ove avessi avuto l'ocoaekiintì di parlarle, avrei saputo distinguere quanto ella fosse meritevole di speciale conakleirazlone. Prima di Unire mi concordi una domanda: Crede lei. militare, che sia vermesso ad un Generale d'annata, pel suo arado, dì non ubhi.iiìre aali ordini perentori, dati per alunla in iscritto, dal comandante in capo sotto cui \sl trova, massima voi r/ìtando onesto comandante ù il He? • « Gradisca i sensi della perfetta stima coi qtiaOi mi confarono suo devotissimo « Carlo di Persano ». Ecco dunue la questione nei suoi veri termini; raanmiragHo credette di non potersi rifiutare ad un ordine às\ comandante in capo suecialnv.nte poi essendo questo comandante 11 Re. U conte di Cesnola rispose al Persano ciré i regolamenti d'allora ccnsentiivano anche un simi'le rifiato, ma sta di fatto che l'ammiragflio prevedendo la sciagura non andò ailla baiiitoRilia di Lissa che per ordini perentori del Re. Come affondò il "Re d'Italia,, La battaglia di Lissa è ormai troppo nota per naifiiame. Ma ci sono due episodi su i quali la fantasia sbrigliata derli storici si affaticò a ri cannare rotnanticanumto che non sono esistili, ed io mi son tallo raccontare dal Cesnolla come fini il Re d'Italia che portava a bordo Faii di Bruno. Il He d'Ualia era vioino alla costa dell'isola e quando le navi austriache cominciarono il fuoco fece per andare al larpq. La nave aveva uno di quei timoni verticali che escono anche dagl'acqua, come quelli delle piccole barche. Una cannonata tedesca spezzò il timone. 11 Fai di Bruno era un ottimo camandante, ma facilmente si impressionava. Egli avrebbe potuto col timone rotto, fuggire a dritto verso il largo, se non poteva virare. Ma invece il Bruno fece fermare il bastimento. Fu un la- sciattisi prendere in trappola. 11 carpentiere clcbcEmuss \cnn'ato con ^ corde al timone, disse ohe gli bastavano venti minuti per accomodarlo, ma armai tre navi austriache avevano fatto un inalinolo intorno al bastimento, ed. una di esse, il Kaiser lo investi di fianco — Io vidi. — racconta ti Gcanola — la pòvera naivc Diesarsi su di un fianco, e sparire, quasi ad un tratto. Il colpo del Kaiser era stato mortale. Il fatale orgoglio di Cappellini Anche del Cappellini molte cose ai diiss'ero, e non tutte .vere. Alfredo Cappellini, quando si aprì la campagna contro l'Austria, ora In Francia a curarsi di una malattia nervosa; ero. parso che la sua mente, piena di ingegno, e di fuoco, avesse bisogno di riposo e di calma, ed era stato mandato in congedo. Appena avuta la notizia della guerra egli tornò in fretta alla capitale e corse al Ministero. — Ma come mai — protestò — non si è pensato a ine? Gli fu obbiettato che egli era convalescente e cho non pareva opportuno alTaitloarrlo in una guerra, ma egli non si persuase affatto. — Io sono comandante di fregata, lo ho' diritto ad un comando, e lo voglio. — Ma ormai i posti sono assegnati. E allora il Cappellini, in cui era vivo il desiderio di combattere, esclamò: — Datemi m'agari un comando da oaporaie, pure che no abbia uno E fu cosi che gli affidarono la Paleslro, ia quale, normalmente era comandata da un tenente di vasootlo La Palestra, piccola nave, non aveva lo spazio per portare con se il carbone occorrerne per la navigazione, e Persano aveva ordinato che si tenesse sempre vicina ad un'altra grossa nave per riceverne II combustibile .in caso di bisogno. E fu proprio qui che l'orgoglio fatale del Cappellini si manifestò. Il prode ufficiale che non aveva esitato ad accodare un comando inferiore al suo grado, pur di battersi per la patria, non volle mendicare il carbone da una nave comandata da un suo pari, gli sembrò umiliante di domandare il carbone ad un collega, e preferì accostarsi a terra. A far che? Il carbone da navi non c'era, sulla costa, ed il Cappellini ià accontentò alloita di requisire molti sacchi di carbone comune; una cosa che coll'animo in calma non "vrebbe fatto mal. Portarono dunque, i marinai, il carbone a bordo e non trovarono posto dove cacciarlo. Il comandante: rimediò: — Mettetelo nella mia cabina — egli disse. Ed il combustibile fu messo nella stanza riservala del comandante. Talvolta i casi si moltiplicano e coincidono per far succedere gli avvenimenti più imprevisti. Proprio nella cabina il Cannellini aveva fatto depositare, poche ore avanti, alcune granale die gli sembravano poco rassicuranti, cioè avariate. Ed il primo colpo di cannone che colpi la Paleslro. andò a battere contro la cabina dell'ufficiale, incendiò il carbone, e lo scoppio fatale delle bombe che esplosero, affondò ad un tratto bastimento e marinai. Tutte queste cose il conte di Cesnola vide ed annoto; ora egli me le raccontava nella fiducia di dimostrare che la sconfitta di Lissa non fu dovuta al Persano, il quale non tradì, ma alla imprevidenza (per non dir che cosi) del Goveino d'allora, ed agli errori dei suoi ufficiali. Ed il vecchio combattente di Lissa e di Crimea mi ripeteva anche, con voce commossa, l'incontro di Persano avvenuto sotto i portici di Po a Torino, dopo la sentenza dell'Alta Corte di giustizia, con quel senatore che aveva proposto all'assemblea di condannare a morte il traditore della patria. Persano lo fermò e sorridendo gli disse: — Senatore, io dimentico che lei voleva farmi fucilare, e le domando un favore : venga a casa mia. io le mostrerò i documenti di Lissa. io le narrerò come furono gli eventi, ed ella mi giudicherà. n senatore, dapprima interdetto, accettò. Il giorno stèsso andò a casa del traditore, e ne uscì commosso estremamente. Due giorni di poi quel senatore diventava l'avvocato difensore di Persano. per non fargli togliere la pensione d'ammiraglio. Orazio M. Fedrazzi cleskc/mtitecfs1 no,idascI«Sm!e smin„hìlspr,qugcsustmcosuducipd«stptedmgqsinmqmtognriqupimnPigasoe VHgesutasicocamprriè arpipeCmtosoreUszimpemvadvesee Dzl /( conte Fatma di Cesnola.