Le vicende di una commedia postuma

Le vicende di una commedia postuma Le vicende di una commedia postuma Il manoscritto di Henry Becque lift fortuna non fu, come è noto, amica., in vita, ad Henry Becque. Nella fierezza e solitudine sua dà misantropo, egli passò, .quasi ignoto nella folla, tra i trionfi, e gli : onori, gli agi e le ricchezze di chi valeva j assai meno di lui : autore di due commedie che, qualunque sia il l'oro preciso valore e significato artistico e sociale, appartengono 'alla Storia del Teatro, e son di quelle che Ivi restano come termini indelebili di un movimento letterario, dovette peregrinar© di teatro in teatro — imparino gli impazienti d oggi — per giungere ad ottenerne la rappTesemitaziomie ; rappresentate ch'esse furono, la lode e gli onori degli intelligenti n'ora, bastarono ad imporsi alia indifferenza dei più. corbeav<e e La Parisienne, ognuna delle quali vale di per so più di molte delle acclamate commedie conteim.poraineo prese insieme, come non gli diedero la larga e facile fama, così non gli recarono gli agi d'ella ' vita. Henry Becque visse povero e combattuto, travagQia.ndosi nello amarezze materiali e dello spirito: non seppe l'ante, o, i .per dir meglio, l'astuzia dei vittoriosi d'oggi che si preparano i successi, e corrono pei' tv(tto il mondo, dalla provincia alla, capitale dietro alle proprie opere e ne fabbricano la fcrtuma col clamore presso lo follo, cosi le facili amicizie dei giornali, con l'eccitazione della curiosità morbosa: fu una specie di ingenuo romantico foderato' di pessimismo realistico; uno di quei pochi per cui il Teatro prima di essere una. speculazione material© o di ambizione è un esercizio e un ministeiro severo e solenne d'arte. Oon questo corredo di qualità negative per la fabbricazione della propria fortuna, Henry Becque ha preparato però le basi della sua sorte futura: cosa eh© accade pressoché a tutti coloro che per particolare natura, di carattere non indulgono ai capricci della moltitudine, e non inseguiono soltanto il premio delle facili conquisile. Dopo parecchi alimi dalla sua morte, l'attenzione si è richiamata in questi giorni più viva sul nomo di lui alla, notizia che lina sua commedia postuma, nella qurile altre mani — quello del signor Henry De Nousanne — avrebbero pur lavorato, stava per apparire sul maggiore dei tenari di Parigi, la Comèdie Francai se. E' noto quanto rumore e quante dispute siano sorte innanzi a questo avvenimento, e come là commedia che doveva passare al Comitato di lettura di quel teatro, sia stata per ora messa in disparte. Parrebbe adunque che anche dopo la morte dell'autore, le commedie di Henry Becque non trovino più facilmente aperte le ponte d'un teatro. In verità la postuma commedia non c venuta fuori col solo nome del Becqup: ed essa sarebbe apparsa sulla scena nel rifacimento' e nel compimento ebo lo diede il signor De Nousanne. Quale sia l'intrico di personali interessi ed ambizioni che venne tessendosi attorno a questa opera inedita, e ne ha ora consigliato la sospensione, non ò il caso ora di ripetere. Ciò che deve interessare ora non è la rappresentazione, ma l'esame di ciò che Henry Becque scrisse o aveva in animo di scrivere e restò, per disgrazia interrotto dalla morto di lui. La pubblicazione che in questi giorni venne fatta con scrupolosa integrità del manoscritto inedito cho contiene l'opera incompiuta dell'autore dei « Corvi » ci ila mezzo di avvicinarci all'ultima concezione drammatica del morto autore. Essa era sorta nello spirito del Becque noi tempo in. cui lavorava per la Parisienne. L'abitudine severa del suo lavoro intellettuale, l'inolinazione del suo animo all'osservazione, un po' amara della società o dpi suoi grandi spettacoli di passioni e di visi, 10 spingevano naturalmente a concezioni più vaste eh© non fosse quella, che aveva dato origine ai tre atti serrati, spiritosamente violenti ed audaci della Parigina. L'autore dei Corvi doveva ritornare ai motivi prediletti. La Parisicnne. era stata, cerno diceva egli stesso, una fantasia ch'era lieto di aver scritto a per mostrare ailla gente di spirito di non essere più bestia di loro »j ma uria più Larga visione selciale balenava già nella sua mente, e il titolo cho doveva sognare l'indirizzo e la materia della nuova opera p.m già trovato, lucido, significativo: Les PoUchinelles. Il mondo degli, affari, dei banchieri e dei finanzieri, l'affarismo losco, segreto, prepotente, divoratore e corruittore, egli lo conosceva per bene, come uno degli spettacoli e dei congegni scciaili in cui forzatamente aveva dovuto aggirarsi nella sua vita. Figlio di un cassiere di banca, egli era stato nella sua giovinezza avviato dal padre, pur contro alle proprio inclinazioni, nella burocrazia del denaro. Ne co-ne^oeva perciò gli aspetti più reconditi e gli effetti più disastrosi. Aveva, dipinto dapprima nei Corvi le umane arpie che sul doloro e sul lutto d'una famiglia privata del proprio capo, calano a succhiare, con la protezione della legge, il sangue deùle vittime derelitte rimaste in preda allo sfruttamento degli affaristi: nei PoUchinelles egli sarebbe penetrato nel mondo della finanza, sarebbe disceso nelle sue losche speculazioni, © avrebbe raccolto attorno ad esse il quadro politico del momento. La politica e la famiglia, le duo fonti corruttrici della società, avrebbero avuto in lui l'osservatore freddo, inesorabile, il pittore dai colori, a volte, acerbi e violenti. Doveva essere nella sua mente il disegno di risalire alla comedia di Angier, ma con metodi e con risultati di più aspra espressione: una commedia tetra ed accesa nel ' tempo stessa, piena di sferzate, e di racchiusa contenuta amarezza. Il fantasma di questa vasta concezione sociale dovette a lungo occupare il cervello del Becque, non l'abbandonò neppure negli ultimi tempi di vita. Egli l'aveva promessa fin dal 1890 al direttore del Vaudeville, ma gli anni passarono senza ch'essa comparisse. Ne parlava 11 Becque con gli amici intimi, ne sollecitavano questi co.n affettuosi inviti il compimento ; ma l'opera non si mostrò. Sembrava che il Becque, come tutti gli spiriti incontentabili ed autocritici, si fosse arrestato dinanzi a timori e a difficoltà solo da lui percettibili. Dovevano essere i PoUchinelles troppo aspro ed ardito quadro dei costumi moderni ì Gli avvenimenti nuovi nel mondo degli affari, la corruzione politica ed affaristica che dilagava attorno a i«s e susci¬ tetqldoepszmsclfarsrsIamasddzc•nsptccpgcnlmstcussdtbomdtcnnpdzptcgnnfxcrspcdufitnvCcsmlvtsrsbsnnssmcrHvdmnIqD tava qua o là i Panama e gli altri loschi episodi banoari, industriali e finanziari, lo tT.ttenc;-auo forse dal gittare al pubblico questa nuova sua requisitoria audace e leale, oonicepita nella solitaria visione del mondo, tra cui egli passava spettatore ignoto, osservatore o giudice severo? Qualche volta egli s'era lasciato sfuggire queste precccu-pazioni. Non che il tempo, i costumi, le passioni, gli uomini, durante la lenta elabora-zion© della sua commedia dovessero essere mutati, sì che il quadro esposto potesse sombrare cronologicamente fuori luogo, eccessivo o incompreso, ma era il timore che l'osservazione dell'autore, e la pittura suafosca della società e di certi suoi costumi ed ambienti dovesse trovare troppo esatta corrispondenza nel progredire degli anni. Quiasi sembrava ch'egli, amatore fervido della repubblica, avesse scrupolo di porre con la suo nuova spietata rappresentazione sociaIo della decadenza francese le armi in mano agli avversari del regimo repubblicano». Così Henry Becque sparve dalla scena del mondo senza compire l'opera sua. Che cosa avrebbe questa potuto essere, noi possiamo, senza figura rettorica, immaginare, misurando al vigore della sua tempra di scrittore drammatico, la sparsa frammentaria sostan-za cho ci fu trasmessa del suo lavoro. La commedia, in realtà, non è che delineata •nei suoi tipi, e sviluppata in una parte delle sue situazioni, quelle cioè che servono alla pittura dei caratteri e dell'ambiente, e non toccano la sostanza dell'intreccio. Le manca precisamente quell'intrico di azione che congiungc le varie scene tra loro in logica progressione e dà loro efficace risultato di significazione ; non esiste ancora ciò che si dice comunemente la favola completa ed organica nelle sue parti. Noi vediamo in essa le operazioni dei personaggi, ma non possiamo ancora aesistere al loro' ordinarsi successivo in un'azione unica, sovra una base di in-treccio meditata. E' una serie di quadri che non appare an-cora riunita in un diseguo sicuro e preciso, una specie di successione di dialoghi che lo scrittore e l'osservatore hanno abbozzato spesso con perfezione e contorno di linee definitivo, ma l'autore di teatro si e risorbato di collegare con un nesso non ancora stabilito. Les Policli iteli e.s, secondo il manoscritto origincle, composto di alcuni quadernetti di mano del B<icqv.e ed ora dato alle stampe, dovevano essere di 5 atti. Il primo può ritenersi come compiuto : non gli mancano che. alcune battute iniziali della prima scena; il secondo, sebbene sembri pure terminato nella sua complessione materiale, non può essere certamente definitivo nell'ordine dell'intreccio e nella sua invenzione: il terzo ò sconnesso e frammentario: contiene probabilmente già una delle scene' fondamentali dell'azione, mia c sprovvisto di scemo secondarie o sopratutto di movimento progressivo d'intreccio: del quarto e del quinto non abbiamo che alcune parti isolate che non concludono' in alcun nodo di azione. Efis'tono, oltre ciò, alcune altre scene staccate che probabilmente sono i frammenti di un nuovo disegno di quarto atto, dove è palese xn nuovo indirizzo di azione con personaggi cho non partecipano agli altri. La commedia perciò, così com'è, non è rappresentabile, uè può accompagnale l'ascoltatore sul filo ininterrotto d'uno sviluppo. Ma noi sentiamo, più vivo il rammarico ch'essa sia così incompiuta, dopo la lettura del primo atto. La commedia vi si apre con un disegno di linee vigoroso, con un magnifico movimento di presentazione. L'atto porta bene i segni caratteristici del Becque, bene appare condotto dalla mano rude e nervosa che ha tracciato le migliori pagine dei Corvi e della Parigina. Vi è il suo stile concitato, la sua rapida costruzione di tipi, lo sguardo suo acuto abituato a considerare il mondo e la vita nei suoi più tristi aspetti, la cruda nudità della parola che disegna violenta, senza sfumature, un'idea, um sentimento, una situazione. E1 dunque, il mondo dei finanzieri, degli speculatori, degli affaristi loschi, dei parassiti, dei politicanti che vivono frammisti in questo ambiente e lo sfruttano a loro benefizio, quello che il Becque volle rappresentare nel suo quadro di costumi. Protagonista della sua commedia è il signor Taverna er, finanziere e banchiere che costeggia niello sue operazioni il codice, e finirà probabilmente per oltrepassarne i confini. Il primo atto si .apre nel suo studio e ci sfilano innanzi, disegnati a grandi tratti efficaci gli altri tipi principali cho si muoveranno nella commedia. Tavernier è un affarista senza scrupoli, che vuole arrivare a tutti i costi ai gradini dell'alta finanza che ha lo scettro del dominio. La sua banca è un po' sospetta; ma Tavernier ha ingegno, audacia, è un lottatore che non si spaurisce, ? non si smarrisce nelle difficoltà. Quando i fondi gli mancano, mette le mani sui depositi dei suoi clienti, schermendosi dalle loro richieste con raggiri, con ripieghi improvvisi ed audaci. Ha la sua piccola corte, a cui dispensa favori, e sul cui appoggio conta per riuscire dove vuole. Le sue aderenze giungono sino al governo. Ora ha imbastito un « affare » che, se la fortuna gli sorride, gli darà il maneggio di milioni: una grande « banca napolitana » per cui ha cercato azionisti in Italia. La commedia si inizia appunto su questo ultimo grande tentativo affaristico. Dov'è Tavernier? Egli è assente, ma deve arrivare. Intanto il suo ufficio è affollato di gente che lo cerca, lo aspetta. Ecco Vachon un deputato politicante e senza troppi scrupoli che servo a Tavernier per tenere contatto con il mondo della politica e col governo. Ecco il marchese Mont-ks-Aigles, un nobile spiantato, parassita che si ò dato anche lui agli affari dopo un'esistenza fortunosa. Vale la pena di riassumerla. A venticinque anni dopo aver consumato i tre milioni del suo patrimonio è interdetto dalla famiglia, poi perdonato. Ma poiché il giovane marchese non è capace che di divertirsi, lo si mette nelle Ambasciate. Eccolo quindi abbandonare Parigi e andar console in America con ventioinquemila lire di stipendio: poca cosa per i suoi gusti. La società americana delira avanti al suo blasone, ma il giovane marchese è poco prudente, spende, spande, fa dei debiti che paga con la cassa del Consolato. Deve lasciare l'impiego e rientrare in Francia. Allora la famiglia gli cerca una moglie, un partitoEgli rifiuta tutti, vuol essere libero; ha dello amanti in ogni canto. In capo a tre anni la sua condizione è insostenibile. Allo-ra lo si nomina prefetto. Enitrato nella suanuova carica, rapisce la moglie di ura prò-fessore e l'installa pubblicamente nella Pre-fattura. Dà ricevimenti, feste, spettacoli, di-venta un funzionario magnifico; il marito-professore nevi fa scandali c tace, ma avanza nella sua carriera. Dopo tre anni Montles-Aigles deve lasciare anche la Prefettura per un nonnulla, per certe irregolarità di cassa. Egli aveva l'abitudine di non far distinzione tra lo spese sue e quelle della Prefettura. Ma Mont-les-Aigles non è perduto. Gli arriva poco dopo un'eredità eh© lo rimpannuccia alquanto. Il marchese ricomincia la sua vita di piaceri, sino a che si trova nuovamente minato. Gli si offre allora un posto di reattore o di appaltatore; egli lo accetto, e si pone im relazione oon banchieri, uomini d'affari, impresari. Dopo poco tempo si dimette; naturalmente, con un piccolo deficit. Ora ha trovato impiego in una mandria o monta equina; un posticino poco decoroso, ch'egli ha però accettato ad occhi chiusi e che gli paga appena la carrozza. Ma vi è la Bainoa Tavernier, ch'egli mette qualche volta a Contribuzione... Ecco Mont-les-Aigles. Il tipo è delineato con mano robusta, maestra: vi è dell'ironia sottile ed atroce niella sua pittura ; il personaggio sembra uscito dalla famiglia dei tipi d'Au.rier e di Balzoc. E attorno a questo tre figure altre si raccolgono in questo primo atto : un socialista che viene a reclamare da Tavernier la restituzione di un deposito di obbligazioni, che Tavernier più non possiede. Notate queste: iIao>cialista cho predica contro la proprietà, le ha sottratte ad una sua amante per farle fruttare presso Tavernier. Ora strepita e minacciaE poi altri banchieri ed uomini d'affari di pari razza, e le l'oro amanti, e l'amanite di Tavernier stesso che vive separato dalla moglie; tutto un mondo insomma che Henry BocqUe presenta sul limitare della sua commedia con rapidità di tratti, con quella crudità incisiva di espressione che gli è propriaL'ambiento inocmilncia ad affermarsi a tratti energici, vivaci, nella sua equivoca lìnea morale; Tavernier, anche assente, prende base e rilievo, cosi che quando entra in scena, verso la fine dell'atto, con una sapiente preparazione di attesa, la sua figura è ormacostrutta dinanzi ai nostri occhi. Tavernier ritorna dunque dall'Italia con IV affare » mozzo ocnchivso, e- con qualche fondo che gli permette di rimettere a galla la barca sdruscita, e di fronteggiare i bisogni più urgenti e appagare l'avidità esosa della suaamante. L'atto verso la fine ha una scena tra Tavernier e Maria, l'amante appunto, scena condotta con sicurezza di tratti, con un vigore di rappresiantazione, e con un'aspra crudità di espressioni — fors'anche eccessiva — dove è tutta la morale miseria, o la strana morale di quel mondo di affaristi elio vendono la propria anima, e di donne che vendono il loro amore, in un mercato fosco di sentimenti e di passioni. Il secondo atto è nella sala del Consiglio d'amministrazione della» Banca napolitana » Qui assistiamo da prima ad una scena fra Tavernier e un commissario di polizia che spresenta a lui por l'affare del socialistaanarchico Cretet, a cui il banchiere nega la ì-estituzione del deposito, in seguito ad un'altra tra Vachon e Tavernier. Vachon gli annuncia che il ministro dei lavori pubblici10 riceverà l'indomani: veramente Tavernier preferirebbe essere ricevuto da qipllo delle finanze, ad ogni modo passi pel ministro dei lavori pubblici: la notizia di questo ricevimento data sui giornali servirà a lanciare o a gonfiar© IV affare » della nuovo Banoae la potenza del nuovo finanziere. Il quadro si allarga: entrano in scena i membri del Consiglio d'amministrazione cho Tavernier farà ballare — come pulcinella — secondo il suo talento : vecchi viziosi e galanti affaristitra cui lo stesso marchese Mont-les-Aigles che dividono il loro tempo fra le speculazioni e le amanti. Il Becque dipingo la scena della riunione a tratti rapidi, violenti: non vi ò nessuno di quegli amministratori ohe pigli sul serio la Banca, tutti invece intendono trarne profitto: pel primo Mont-lesAigles che, congedandosi da Tavernier gli chiede mille lire. La pittura del Tavernier e degli equivoci maneggi in quella società finanziaria continua nelle scene seguenti tra11 via vai delle dotane, che vengono a cercare e a spillar denaro dai loro amanti sin negli uffici della Banoa. Nell'atto seguente, il Becque aveva immaginato la scena in casa di Maria, l'amante di Tavernier. L'altto è, come ho detto, incompleto o si compone di alcuni brani di rapide scene, che probabilmente dovevano servire al Becque come sfondo a qualche situazione importante di cui non è cenno/ alcuno nò sviluppo. Nel suo complesso l'atto non fa camminar© la commedia: si riduce invece a qualche episodio, di oui il principale è quello rappresentate da una scena tra Elisa, la madre di Maria e la signora Anto ine un'antica amante del finanziere Cerfbier, che ba qualche azione negli atti precedenti. Ed è qui l'unico spiraglio di luce che si faccia strada in quell'atmosfera morale , tetra, grigia, corrotta, in cui il Becque ha avvolto la sua commedia. La scena è compiuta, definitiva. In mezzo a quell'ambiente di donine libere e spregiudicate, la figura della signora Antoine, che fu già un giorno cortigiana ed amante del Cerfbier, e che ora la raater nità ha redento in un angolo solitario dcampagna, staccandola dalla vita frivola e corrotta d'un tempo, è una specie di raggio che illumina di poesia il quadro pessimistico in cui il Becque ha raccolto i colori più neri della sua osservazione. L'atto procede indi a salti tra frammenti di battute, sinché arriva ad una scena non anche interamente isvolta che deve essere la finale, ed in cui viene comunicate a Cerfbier un mandato di arresto. Dopo, è difficile seguire tra i frammentdel quarto, del quinto atto l'indirizzo della commedia. Il Becque aveva fissato la scena del quarto atto nuovamente nello studio deTavernier, ed era probabilmente un nuovo quadro descrittivo dei maneggi e dei tentativi del banchiere per staro agalla. Rimangono infatti dei brani di scena fra il Tavernirv il Cretet, tra il Tavernier e il Vach'ou, il oputato che ha bisogno di danari e no solecita dal suo degno amico. Il Tavernier dee trovarsi a mal partito, perchè dà ordine i suoi agenti di servirsi nuovamente dei deositi dei suoi clienti. Ma nessun congegno manifesto di situazioni collega queste parti isolate ad un filo centrale, a quella spina dorsale che è tuttora invisibile. Più ristretto ancora è quanto abbiamo dell'ultimo atto. Sono quattro scene, da. cui non si può arguire alcuna soluzione alla commedia. Ritornano ira scena Corfbier, su cui Tavomier, vorrebbe, da buon collega, scaricar il peso della famosa Banca napoletana, che com'era da prevedersi, va a fascio: ma Cerfbier ha buon naso, e non si lascia commuovere dal suo egregio compare, e finialmenite l'atto sii arresta ad una scena tra Tavernier e Virginia, l'amante del socialistaanarchico Cretet, che, a sua volta, reclama i titoli depositati presso la banca. Come doveva finire, anzi come effettivamente doveva disegnarsi a poco a poco noi suo sviluppo questa commedia? Ecco ciò che non possiamo conoscere dal manoscritto incompiuto del Becque. Un vero nodo d'aziono, come s'è visto, ancora non esiste. Esiste un atte eccellente di preparazione, ma poi la commedia, si riduce a brani episodici che non riescono1 a determinar© alcuna rete di fatti. Comunque, quello cho ci rimane, c ufi documento degno dell'arte dell'autore dei Corvi. Corto egli non esce dalla forma tetra e grigia del suo teatro, e il mondo di finanzieri e di affaristi che ci fa balenare dinanzi in questo vigoroso abbozzo di commedia sociale può sembrare esagerato nelle sue tinte, e composto esclusivamente delle figure più tristi e corrotte. Ma. un senso di equità e di nobiltà accompagna l'autore in questo tentativo di requisitoria imparziale contro le forze più dissolventi della società contemporanea. I PoUchinelles precorrono i Ven.lres dorcs, la commedia, finanziaria del Fabro, con la quale ha singolari analogie, e fanno sentire già la voce acerba.e accusatrico del Mirbea.u di Les affaircs soni les nffaires e del Foyer. — Tanto più dunque è da rimpiangere che una concezione drammatica che si presenta con simili elementi di energia, di probità e di serietà artistica non abbia potuto trovare dallo spirito del suo astore il naturale compimento. Come essa si sia invoce atteggiata sotto 1© mani dei signor Do Nousanne, che osò aggiunger il suo al lavoro del Becque, vedremo pròssimamente. Domenico Lanza

Luoghi citati: America, Contribuzione, Francia, Italia, Panama, Parigi, Virginia