Sette anni di preparazioni adriatica

Sette anni di preparazioni adriatica Sette anni di preparazioni adriatica I Oggi, la nostra squadra, proveniente da Venezia, ha Rottalo le sue àncore nelle acque di Taranto, dove avrà luogo la terza sessione della scuola navale di guerra. nsfdCome è noto, questa istituzione non conta)nVndsduche tre anni di vita: il primo anno, appena terminate le manovre navali dell'Alto Tirreno, ebbe per sua sode Spezia; lo scorso anno le conferenze della Scuola navale furone tenute a Gaeta, dopo- il periodo dolio eeercitazioni. che ebbero luogo in quelle acque; quest'anno, all'indomani delie nostro prime manovro in Adriatico, la sode dolla Scuola navale 6 Taranto, Chiunque ha seguito passo passo l'onera di questa nostra ancora nascente preparu- piacsrione navale in Adriatico, deve riconoscere I dche Taranto, a giusto diritto, può menar vanto di essere stata il punto di partenza della nostra nuova politica navale, la generatrice della preparazione dei materiale e dei personale a questo risveglio adriatico. Fu Taranto, nel 1903, la prima sede e base della piccola rquadra di riserva, affidata al comando dell'altera contrammiraglio Bettole: la piccola squadra, composta di poche vecchio navi, dissimili fra laro, ma affidata al comando sapiente dell'ammiraglio, il quale rappresenta il vertice più alto della genialità della nostra famiglia marinara, aveva dinanzi a sè un vasto compito, quello, cioè, di iniziare e preparare la nostra marina al nuovo indirizzo adriatico, alla nuov.i politica navale. Quelle poche vecchie navi ^Dandolo, nave ammiraglia, Andrea Boria, Re Umberto, Sardegna e Bausan) furono le prime a scuotere con lo loro eliche le acque per noi addormentate del .vicino Adriatico; furono quelle navi, sotto il comando del più geniale dei nostri ammiragli, che fecero vibrare ancora una volta nel cuore di ogni italiano ie corde più cquisite del patriottismo e della speranza. E fu precisamente nelle acque del Mar Piccolo, che germogliò la prima idea delle conferenze navali, idea dovuta allo stesso Bettòlo, il quale, chiamato alcuni anni dopo a reggere il posto di capo di Stato Maggiore della marina, concretò e perfezionò la prima idea, istituendo la « Scuola navale di guerra ». Quando lo navi della piccola, ma pur gloriosa Divisione di riserva, dopo la buona stagione, dovettero svernare nelle acque del Mar Piccolo, all'ammiraglio Bettòlo venne l'idea di invitare i suoi ufficiali a tenere delle conferenze su temi da lui preparati; e cosi, u. bordo del Dandolo, fu istituito quel primo ciclo di conferenze, su ognuna delle quali veniva aperta, fra gli ufficiali, la discussione in contraddittorio:' l'ammiraglio Bettòlo, alla fine di ogni conferenza, riassunte le opinioni del conferenziere, e di coloro ohe avevano partecipato alla' discussione, esprimeva l'autorevole suo giudizio. Si venne in tal modo ad inaugurare una nuova forma di 6tudi positivi d'arte militare navale, e al istituì nel contempo una nuova corrente di idee e di studi fra chi comandava fa squadra e gli ufficiali da lui dipendenti, senza distinzione di grado. Quattro anni dopo, le conferenze iniziate nel Mare Piccolo di Taranto, diventarono, perfezionandosi, l'attuale Scuola navale di guerra, che conta già tre anni di. esistenza, e che quest'anno ha per sua sede Mare Piccolo, quel tranquillo bacino, cioè, dove tacque la prima idea ispiratrice di questa sana palestra di studi e di opinioni. Sette anni sono già passati dall'istituzione della piccola Divisione di riserva, con base Taranto; sette anni sono già rapidamente scorsi da quando (grazie a due uomini, Mirabello e Bettòlo), fu iniziata lu nuova politica navale adriatica. Molto si e fatto in questi setto anni, ma molto di più f3i sarebbe potuto fare so la nostra politica estera fosse stata più energicu e più coraggiosa, se la nostra Consulta non avesse di tanto in tanto affacciato delle ingiustificate preoccupazioni, le quali sposso hanno ostacolato il razionale sviluppo della nostra preparazione navale in Adriatico. Ma bisogna riconoscere che — per merito speciale di due uomini di mare. Mira bello a Bettòlo, — si è fatto un notevole cani mino, si sono vinte alcune antipatiche resi utenze, si sono sfatato corte assurde leggen tìe, come, ad esernpo, quella che le norte dell'Adriatico fossero chiuse alle navi d'I talia. Il ciclo di sette anni, fu iniziato con l'istituzione della piccola squadra di riser Va, con base a Taranto, fu gradatamente cementato con alcune crociere di qualche Divisione in Adriatico, ed ha avuto ouesto anno il suo eloquente epilogo con le °randi manovre navali nell'Alto Adriatico. Il contr'amtniraglio che nel Ì903 comandò per la prima volta la modesta Divisione di riserva, e Taranto, è lo stesso vice-ammiraglio, che quest'anno, nella sua qualità di capo di Sta Ho Maggiore, ha comandato e diretto tutta la nostra flotta manovrante in Adriatico, e che oggi portò ad ancorare nelle a•que di Taranto, non più i cinque vecchi bastimenti del 1903, ma tutta la nostra flotta armata. Si è fatto molto, ho detto, ma non quanto si poteva e si doveva. Si è fatto molto, se ci tien conto dei mezzi finanziari modesti, delle resistenze e dei pregiudizi politici da vincere; ma il molto diventa poco, se si fa un confronto fra quello che abbiamo fatto Boi e quello ohe l'Austria ha fatto. ' Quando Bettòlo lasciò il comando della Divisione di riserva, fu destinato a Venezia, quale comandante in capo di quel Dipartimento. Egli trovò Venezia abbandonata ed indifesa; ragione per cui, efficacemente ed entusiasticamente coadiuvato dal ministro di allora, Mirabello, potè studiare ed ini- ocrcdacsaistcfsmrztcpiscltcbqlitffdazcdgldstbetlatsfrdaTdhagmnpivc1ciisvsnsdhopdMdrssmJnalare il piano della difesa di Venezia. Non tutti i Veneziani ricordano con gratitudine l'opera di Bettòlo e di Mirabello, ai quali èidovuto se, quando tutte le opere di difesa 1 potrà soni irsi ,sicura da ogni possibile aggressione nomi-1 M. Ma mentre tutti i Veneziani reclamava- no giustamente che si provvedesse alla dite-sa di Venezia, oggi che questa opera d. di-fesa sta per compiersi,'che un nuovo gran-de bacino 6 in costruzione, che ltescavazio-ne dei canali procede attivamente, alcuniVeneziani, e princ'pnlmcnte quelli ch« han-no diritto ad essere chiamati gli intellettualidei mare, non sono più contenti di nuap.tosLÒ fatto e si sta facendo; non basta. averdifeso Venezia, essi dicono; occorre che Ve-uezia diventi anche una efficiente base <ii o-porazione, in guerra, per la flotta operantein Adinttco; occorre che tutta la flotta -ossaancorarsi nelle acque del bacino di San Mar.co, o del futuro porto del Lido; Venezia, es-si dicono, deve essere il punto di appoggio della squadra in Adriatico! Non è il caso questo di discutere il valore o meno di una simile pretesa; è certo, nero, che il capo di Stato Maggiore — come, del resto, lo ha chiaramente detto nella sua conferenza sul San Giorgio, all'indomani della manovra, — ritiene che Venezia debba avere un compito puramente difensivo; e come Venezia non deve contare, in ^uerrn, sull'aiuto della squadra, la quale avrà ben altri compiti da eseguire, così la squadra, in guerra, non deve contare, in modo assolute, su Venezia per i propri rifornimenti, ecc. Ma la tesi del capo di Stato Maggiore, condivisa ed appocriata da tutti quegli ufficiali, che vedono con chiarezza e senza passione il problema adriatico, non è naturalmente condivisa da quei Veneziani, che vorrebbero far di Venezia il centro di irradiazione della nostra politica navale in Adriatico. Ed allora? Allora. l'ammiraglio Bettòlo. che era il benemerito di ieri, oggi non ha più diritto alla gratitudine veneta, ed i più irriducibili sostenitori della tesi, cui più sopra ho accennato, si preparano ad essere critici non sereni dell'opera del Bettòlo, con la stessa facilità con cui ieri ne furono entusiasti sostenitori! Se vogliamo risolvere il problema adriatico, è indisnensabile che chi ha la responsabilità della preparazione alla guerra, chiunque questi si sia, si sol'evi a! di sopra di tutte le competizioni personali e regionali, e studi il. problema adriatico dal suo solo lato positivo, quello nazionale. Il Governo ha già fatto molto per Venezia, e molto ancora deve fare per completarne la difesa, sia sul fronte di mare che su quello di terra; ma sarebbe assurda pretesa quella di voler dare a Venezia una flsonomia militare diversa da quella clie — per la sua situazione in fondo all'Adriatico, per le sue speciali condizioni idrografiche e per le finalità che deve prefiggersi la squadra in guerra — lo è stata assegnatada co'oro che hanno il compito e la responsabilità della preparazione navale in Adriatico. Negli ultimi sette anni, come ho detto, abbiamo visto Venezia risorgere militarmentee le navi che prima non risalivano l'Adriatico, ora con frequenza si recano a salutare la nobile e storica città, cui tutti gli italiani augurano ogni prosperità in pace, osmi fortuna in «ruerra. Nei sette anni abbiamo visto sorgere, in Adriatico, un nuovo porto di rifornimento, Brindisi; vediamo oggi Ancona richiamare su di sè l'attenzione dei nostri due ministeri militari; si discorre ora, e con autorevoli argomenti, del lago di VaranoTutto ciò sta a confermare che l'iniziativa di due uomini di mare — Mirabello e Bettòlo — ha trovato, in parte, un principio di pratica applicazione, al quale, però, dovranno seguire nuovi e forse più importanti provvedimenti specie per rafforzare l'efficienza della nostra flotta e per correggere, sia pure in piccola parte, le deficienze della nostra costa in Adriatico. Ma non mi 6 possibile chiudere queste brevi note, sènza qualche ricordo e qualche aitati constatazione. La piccola divisione di riserva istituita nel 1903 è ormai scompaginata; le navi che la componevano sono, quasi tutte, in disarmo: il Bandaio, che per primo ebbe l'onore di inalberare l'insegna ammiraglia nella divisione di riserva, iniziatrice della politica navale adriatica, oggi è confinato a Messinasede di quo'la difesa; il Doria ò ridotto a nave scuola fuochisti; il Re Umberto ò in di sarmo a Spezia; la Sardegna è nave scuola di Uro. Altre navi, più moderne e più potentihanno preso il loro posto, ma ben altre neoccorrono alla, nostra marina, perdio questapossa fronteggiare lo sviluppo minacciosodelle murine rivali E la constatazione dolorosa è »'a segateMirabello e Bettòlo — il binomio, cioè, cui èdovuto il inerito di avere iniziata la prepapreparazione navale in Adriatico — è anch'esso_. _ , , spezzato. Carlo Mirabello e scomnarso daliascen; mesi dai pri sludi, tutta la genialità della propriamente. L'ammiraglio, che per il primo ha, ■ • , volute che le manovre navali si svolgesseroJnon solo in Adriatico, ma nella parte piùsignificativa dell'Adriatico; l'ammiraglio chì !1V\ il v*rn Patio ,1.11. mnrin« e suera ed o il veto Lapo della manna e *>uquale Marina e Paese ripongono le migliorlóro speranze, ha già preso ufficialmentcongedo dai suoi ufficiali, l'altro giorno, Venezia, con la conferenza di chiusura acommento delle manovre. L'ammiruglio Betifin hn niena fede nel valore deg.'i uomintao na piena iene nei vmuie ueb.i uun mdestinati a succedergli, e confida nei destinluminosi de!la nostra marina. A noi, quindi, non resta che far nostra lsua fede, e confidare nellopera di chi al Bettòlo dovrà prossimamente succedere. Mal'Italia tutta deve -usurarsi ch come oggi dal seno della nostra famiglia marinaraisoma presto l'uomo indicato a degnamente succedere all'ammira io Bettòlo. Il ciclo de ,gU ultimi <Sette anni che s'inizia e si chiud1 con Bettòlo, non deve subire alcuna solu zione di continuità: la nostra preparazion navale deve procedere costante e sicura, verso il suo obbiettivo, senza tentennamenti e senza soste. E quest'obbiettivo si potrà raggiungere con la concordia dei capi, con l'armonia degli 'intenti, con la fusione delle energie, rinun ziaud<)i anzitutt0i al< a tendenza critica che da ,qua,cho mese gi ya nMinifestando nella nostra . marina: criticare è bene ma la critica non basta ^ n(ya è ^ dalrop€ra ^:sitiva- (,oHa rÌ€dificazione T<3 crjtiche sul'ei e Sug]i U0lnini di ^ possono anche |diwntare perniciose, sedesse non sono rigoir()Samente obb!ettiv0| e ^ non gi a fln da 0?ffi a quQU<) che gj dowà ^ domani ,j, nos{ro problerna adriatico è assai più dif,flcllc fl più dj tQ g. cr6(]a: bis0.; gna quindi che ogni altro sentimento o ri- sentimento taccia, e che, rinunziando a certe -tendcMe critkho n(m del ,tutto ìonai^ |si s]a d-accordo entusiasticamente nel rime¬a a j diate agli errori do: passato, e nel fare quello che c doveróso fare, per garantire alla Patria l'incolumità pob'tica e territoriale. Folcendo diversamente, non solo non faremo progredire la nostra preparazione navale in Adriatico, ma rischieremo di compromettere quello che, principalmente, per opera dei due ammiragli Mirabello e Bettòlo, si è fatto fin'oggi. Taranto, 12 settembre. Federico-di PalmaDeputato al Parlamento Che prevedo del congresso nazionale delCongresso di Milano ia sul caso De feace liodi», 18, ore ;':>,. Uno dei componenti la Direzione del partito socialista, l'avv. Pigliatati, ha prospettalo, in un'intervista ooll'Avunli!, i prossimi avvenimenti del partilo sociulibia dal prossimo Congresso di Milano alla discussióne alla Camerasui tatti di Bari lino ali'iaiiluesia sul caso De1-elice ed alla assenta decuidenza del partilosocialista. 1 punti più tu;«russami deìTimervista sono questi: 5 ottobre? — 11 Congresso credo si svolgerà nella massima tranquillità. — Nessun dibattito di tendenze? — Quasi nessuno. Dal giorno in cui i slndacalisti sono usciti dal parlilo la vera lottu dtendenze è Unita. A Milano potrà discutersi suininiBteriaiismo del gruppo, su questo creda chela maggioranza del Congresso si miimfes'er.-contraria e voteranno insieme intransigenti eriformisti. Per quanto riguarda la tattica eletforale il Congresso risentirà naturalmente dellapobtica seguita in questi ultimi tempi e poichéin ogni parte d'Italia troppo spesso si 6ono travati mirabilmente d'accordo iatransigeatl eriforniisti nello adunanze coi parliti affliti assurdo pretendere che il Congresso-si pronunci in senso diverso. — Ma i casi politici di Bomagna? — Le Bomagne si. trovano In condizioni eccezionali; in quei posti la lotta politica è un ria a e flesso della lotta economica come questa è iriflesso di quella, ma come credo sarà aftermato nell'imminente Congresso che i socialistromagnoll terranno a Faenza, essi non pretendono che la loro tattica debba essere seguitada tutti 1 partiti. Il Congresso nazionale confPi-mpWi -inmi-i uni volta l'uitrmnn'iK clpllreimera .incoia una volta iautonomia tienesIngoia sezioni. Senza dubbio la situazioneun Bomagna, e specialmente l'atteggiamentoseguito dai repubblicani m parecnie elezioninon permetterà in molti posti il rinnovarsi -dell'unione dei due parliti, ma nell'insieme, dovmanca l'attrito strettamente locale, lo noncredo che si infrangeranno i buoni rapportdel passato. — E' stato detto nel manifesto degli intransictenti che il socialismo è in decadenza e si èaddotto in prova il fatto che 11 numero deglis.ritti al partito è diminuito. — La diminuzione del numero degli iscrittva spiegata col fatto che. la tessera di iscrizione al partito è stata quasi triplicata di prezzo e ciò per contribuire alle spese de\VAvanti!Ora è bene notare che lo stesso giorno in cuvano fatta al Congresso di Firenze la propostadi elevare il costo della tessera, venne purepreveduto quello che poi si è verificato, valea ilire la diminuzione di prelevamento delletessere da parte delle sezioni dove pur troppovi sono molti iscritti che non hanno ritirato laloro lesserà, pur facendo ancora parte dei circoli, i quali nel loro Insieme sommano ad un numero maggiore degli anni precedènti. — Lei è stato incaricato dell'Inchiesta a Catania sul caso De Felice? — Disgraziatamente, si. Ho tensilmente resistito in Direzione tonfando di caricare sovra snalle più robuste il grave peso, ma i miecompagni sono stati irremovibili e a me. nonresta che assolvere il mio compito, \eramenteio non ho la prelesa di risolvere il caso dCatania. Questo dovrebbe essere fatto da un Giuri c'ne dovrebbe lunsramente esaminare uomini e coso. Per poter arrivare alla costituzióne di questo Giuri, per stabilire i termindella questione, por raccogliere le accuse dell'una o dell'altra parte io andrò a Catania o sporo che la Direzione del partito mi consentirà di limitare solamente a questo l'opera miaI convegni degli studenti nel iqii a Roma Stoma, :3 ere 22. Uno dei più simpatici avvenimenti romancertamente il Congresso dellaai^^ra^one^ cito avr;l luogo in settembre e raccoglierà i ■• rai>ì>resentanti della gioventù universitaria di tutto 11 mondo. Sono pervenute le adesioni d; Inntóew^S^iattont studentesche estereè I jra (Uieste l'American Cosmopolitaii Club, eh. -!racoglle circa duemila studenti del Nord ametà sono stranieri, fra- racoglle o.mericu, dei quali l}"a------ un'altra1 europei, cinesi, giapponesi e moli, unum"a \s?ùcrozTone estera che ha pure aderito pure a: ùmev'i" "dl"Tunisi; l'Associazione G. Ferrarisa fra allievi ingegneri ^i Torino; la Manie i : di (/«enova- oltre 1 Consolati, ì rappresentanio ; ^^"ova.^ mire i^u^ j^ur0[i;l e neU'.\meùjrjca del Sud della Corda Fraitres. e| 11 Ut-jgo di riunione, pare, sarà Tonno, pei'offrire agli ospiti la visita dell'Esposizionei,ln cmeUu°cu-ra converranno da Modano i Irani Cesi, gli inglesi, gli spagnuott, i belgi dae. Semplone, l tedéschi, gli svizzeri e gli olan*^**J£™,f\ ffiHitta'Kli americani, i maltesi ed i tunisini. - i Dopo qualche giorno di festeggiamenti a Toi irin0 Siira aperto in Bomà il settimo Congress, 1 illtet.lmaio,lillo. IU,ove foste, visite ai monui ; mentl ed un'Esposizione occuperanno i con |gresslstl. Dopo di che, a Congresso chiusoajavranno luogo, probabilmente, delle gite a Na-, , . Per completare i quadri H»mn. 18, ore 2-\ VKsercllo Italiano scrive clic il preainnin,] e' , te - del nuovo ordinamento ziato Bollettino per le promozioni "destinatu completare i quadri secondo gli organicnon sarà pronto pee %^?J^g*awwk^aMtoMàrS, «uritardi non potranno protrarsi oltre il l.u- sW e ottobre prossimo venturo."

Persone citate: Andrea Boria, Carlo Mirabello, De Felice, Irani, Mirabello, Modano