Jean=Christophe a Parigi

Jean=Christophe a Parigi C^OHflCHE IiETTE^fl^IE Jean=Christophe a Parigi Gian Cristoforo Krafft, il geniale musicista tedesco, la cui scura e tempestosa adolescenza, mezzo eroica c mezzo pazzesca, desumemmo or sono alcune settimane dai primi quattro volumi del romanzo di Romain Rollami (vedi la Stampa del 17 ajgosto), b dunque fuggito a Parigi per preservare la sua libertà corporale dagli sgherjri e per difendere la sua libertà spirituale 'dall'opprimente tradizione tedesca. La seconda parie del romanzo s'intitola appunto ^frali-Christophe à Paris, e comprende tre [Volumi : In Foire sur la, Place, Antcinette, Dans la maison. Lo svolgimento di questa parte si riaesuptie nel semplice movimento di un pendolo: [dalla sinistra l'anima di Cristoforo si muove rnnt.ro destra. In principio (la Poirc sur la hPìacc) egli prende conoscenza di quella Francia superficiale, da boulevard e da salotto, che i puritiani e i pedanti disprez:;'.ano. In ultimo (Dans la Maison), sorpassata la scorza iridescente e corrotta di questa efimora Francia ad uso dei « vissutissimi » e dei viaggiatori cosmopoliti, penetra uella sostanza della Francia eterna, laLuriosa e valente, austera e feconda-, di quella Francia che perennemente si rinnova in silenzio, elaborando la civiltà del mondo c soffrendo come una santa martire [per la. felicità dello nazioni, <r Ah, sei la Francia tu, bianca ragazza... », griderebbe Cardùcci. E' noto ad oguuno che realmente la Francis vive, coli misterioso sincronismo due vito. Un'esistenza futile, rumorosa, confusionaria di superficie e un lavorìo più profondo e più serio clie attorce c nutro le radici del futuro si osservano allo stesso tempo non solo ili ogni nazione, ina in ogni individuo clic non venga trascinato ? 1 la deriva dal flutto degli eventi come un frammento di materia putrida. Ma, in nessuna nazione convivono in Una vicinanza così tragica come in Fraeia. Ciò che altrove è sovrapposizione ivi e opposizione ; ciò che altrove e collaborazione ivi è lotta, Gli spiriti che conficcano nel sottosuolo le radici dell'avvenire vi scavano anche In mine por il sovvertimento degli istituti, dei gusti, dei principii vigènti ; c l'evoluzione e perpetuamente rivoluzionaria. Da un par di secoli, spezzata che fu l'unanime armonia della Francia cortigiana c classica di Luigi XIV, gli uomini superiori sono in aspro conflitto con la maggioranza della nazione, mentre i mediocri (assai sposso di più elio aurea mediocrità) battono moneta, schematizzando e divulgando le idee della generazione precedente. E questo dramma di lucida ed irosa eloquenza. Del quale l'Accademia corrode le basi del governo e i giovani s'avventano contro l'Aooademin e il governo si ripercuote nello nazióni che, vogliano o non vogliano, ci cibano di cultura francese. Si ripercuote anche in Italia, ove i comuni lettori aspettano al varco il vieni dr. paraitre, mentre le piccole aristocrazie fingano ansiosàmonte nelle riviste d'eccezioni e nei cataloghi degli editori semi-clandestini. Rotiiain Rolla.nd ha scritto alcune pagine di meravigliosa commozione sull'eternit\ della Francia. « Hai tru mai intravisto » chiodo con patriottica veemenza il poeta Oli in è permesso di calunniare un popolo che !da più di dieci secoli agisce e crea, un po-jpolo che ha plasmato il mondo a sua ìm-1muglile e somiglianza con 1 arte gotica, coljsècolo dccimosettuno e con la Rivoluzione: ,un popolo che, venti volte, ha subito la prova del fuoco, e ci si e temprato,'e che, Iteaza inai morire, c risuscitato venti voi-1te! Quanti parigini hai tu conosciuti che abitassero al disopra del secondo o del,terzo piano? lu non conosci punto, negli alloggi poveri, nelle soffitte di Pariglieli» provincia taciturna; cuori bravi e sinceri, attaccati durante una vita, mediocre a pcn- sieri gravi o ad una quotidiana abnegano- ile - a piccoli! Chiesa, che in ogni tempo ila esistito in Francia - piccola perii nu-,moro, grande per 1 anima, quasi ignota, !ton^ azione apparente, e che pure e ti.fr- la la forza della Francia, la. forza che tace c persiste, mentre incessantemente si cor- rompe e si rinnova ciò che si chiama Tè- !hte ». Insieme a Carlo Péguy, a Giorgie. So- jrei, a Carlo Maurras ed a pochi altri di-1ver.-, di partito, di temperamento, d inten- «ioni ina concordi in un fanatico deside- V'o (ti venta c di bellezza e nella negazione u . • r £ * jidei e ìneoogic donunauti. Romain Rolland ,. ,? ., . ,. , . , Jr. c ilu alto Dignitario di questa piccola Cine-. si , 1 , i ,, sa scftieta che scava lo catacombe dellaFrancia. Ed è, senza dubbio, fra tutti il meglio armato di qualità critiche. Immune ,• i.- ■• 1 ,. ,. u odii, o, a dir meglio, capace di odiare solamente Iodio, infporterrito avversariodeWahtisc-mil bn.ole dolio sciovinismo, scusi-,bile a tutte le arti, dalla musica alla poe, sia, di tutti i paesi, nutrito di storia, di fi. losotiai di politica, egli potrebbe donare a] tino paese ed al mondo una guida spirituale dÒr.a Francia contemporanea, d'inestimabi- lo valore por chi vuole distinguere la luce nel caos che ci avvolge Uerto, questa guida si trova in Jean- C/rrieloph.e à Paris, ma come l'orò si trova ùèlla ganga. Al lubrico inferno della Foire .••/,• la place, ove, davanti agii occhi offesi di Gian-Cristoforo, si svolge1, in brevi quadri oSr;cati. la danza macabra della letteraturada salotto, della musica affaristica, do]la l'olitiea imbrogliona, il protagonista, teuu-por mano da Olivier Jcannin, s'innalza\li paradiso etico di Da un la maison, ove,altri quadri staccati, ricevo la rivela- ; della solenne vita religiosa nella qua-!.. •' sublima Ìli miglior parte del popolo . i francia: professori ed operai, ingeg'.ie-.i ed artisti, preti e rivoluzionari, >otc- ! niti ed ebrei. Ma questa guida, essendof (la di allusioni, di scorci simbolici, di <■ ,i .apposizioni schematiche avrebbe bi-tokiw a sua volta di un commento che l'in- terprctàsso. D'altro canto, il Rolland ha voluto èsser cosi scrupoloso da non lasciarfuòri nemmeno un caso tipico, nemmeno un ..cr-cna-'io raporeso'.itativo. Ha voluto dar- ci uii'immagino'dei buono e del cattivo poo- tu uii'Ìilii.-i«Kme del detestabile e del lede- imiiiagiuQ del la- uella delia vergine. E' co. anialo nii centinaio di me- viri» nonio d'affari e poi ira loie e quella del pensionato e quella della uiio'ndaua e <| un. ho avesse c da-'rr U^lta JB'rauoia contemporanea periV."ii3iT.-no, .-.ululo uu programma presta-bilito, prima il brutto rovescio e poi la boi- la faccia. E, nello stesso tempo, ha voluto proseguire la costruzione di un romanzo, di un'opera di fantasia. Ha continuato a narrare la vita individuale di Gian-Cristoforo sullo sfondo di questa rappresentazione della Francia moderna: requisitoria nella Foire dans la pince, apologia e profezia in Dans la maison. Cosicché, mentre la rappresentazione della Francia è troppo lontana, e vuol essere lontana, da una trattazione sistematica e precisa, è tuttavia troppo sistematica per un'opera d'arte. C'è qualche cosa di affannosamente combinato in quel mostrare tutto il brutto in un volume e poi tutto il bello in un altro, ed è un espediente mediocre avere alloggiato i testimoni di tutte le virtù, di tutte le sventure, di tutti gli stati sociali in un medesimo edificio a parecchi piani; c quegli innumerevoli personaggi, sebbene abbiano tratti di vita vera, finiscono per scomparire die Irò il cartello che li classifica. Vedete dant la Maison : descrivendo la vita di quel casamento, che pare una casa sperimentale, una specie di orto non botanico, ma sociologico ove il direttore ha piantato gli esemplari di tutte le condizioni umane conosciute, il romanziere ha proceduto come l'architetto che, disegnando la sezione di un edificio, mostra per una spaccatura ideale l'interno di tutti gli appartamenti. Quell'abbondanza di particolari si risolve alla fino in una desolata aridità. Par di vedere l'autore davanti a una scrivania ingombra di appunti, tutto intonto ad ordinarli nel modo più acconcio per trarne profitto e risoluto a non sacrificare nemmeno un'osservazione, nemmeno una nota incidentale. I personaggi stilano in lunga processiono, lasciando nell'animo nostro qualche vago ricordo, qualche raro nome ed una serie di astrazioni personificate. Giacchè il critico ha voluto nascondersi — non s'intendo bene perchè — sotto l'iridato paludamento dell'artista; ma dalla veste troppo corta e non tagliata per lui, vion fuori con evidenza il critico, sebbene con fisionomia contraffatta e con mosso impacciate. La velleità artistica, sebben più debole, ha finito per inceppare anche la volontà di pensiero, che era fortissima. #*# Si direbbe, con una formula sola la quale spiega molte cose, cho Jean-Christophe à Paris è il romanzo di un critico. Se, leggendo la prima parte, si notava una sproporziono fra la cura meticolosa messa nel riferire anche le minime esperienze del giovinetto artista e gli scarsi rapporti di quella vita individualo coni la vita sociale, in questa seconda parto il' difetto è compensato da un difetto opposto e anche più grave. Qui c'è tutto: non solo la musica, ma la poesia, la critica, la finanza, la politica. Tutto, fuorché Gian-Cristoforo. Raccontare tutto quel che gli avviene a Parigi sarebbe lunghissimo, e può essere brevissimo. Il suo genio musicalo continua a progredire; ma sul progresso e sul genio dobbiamo, come sempre, prestar piena fede all'autore di questa biografia immaginaria. Continua anche la sua lotta contro la penuria e la nequizia del pubblico, con vicenda varia, ma non più atta a commuoverci, ora che la lotta tra la società sconoscente e quest'individuo ec -. .stophe per il poeta „ ch>cssa, agitata da varie e pur monotone vicende. Ma in tutto questo fluttuare di spettacoli e di meditazioni, di amori e di odiij di fortune c di svc„ture, il carattere dol protagonista non si muove e non vive, Da quando ha iasc;ato la Germania, Gian Cristoforo s'è perduto. Parla, ascolta, ri flot>te, giudica, paragona infinite volte la Germania alla Francia c la Francia buona „„„ Ffancia cattiVaj ma, in quanto è o dovrobb'essere- un peronaggio d'aziono e dJ sentimento, vive di se stesso: voglio dire che vivo di ricordi di cch; di 6c]la sua vita personalé ch'era così intensa talvolta ;mi ttro volumi doll-0 era- Qua]e influenza La 8Ull'animo BU0 {1 soggiorno di Pari -, Discorre ormai di tlltto6f0 scibile °mo]t CQn t finezza d; ^ metropolitana cho noi riusciamo a distin^iere le tappe di BTOIr»iinento attra °](J j. ^ teufcon-co ,a andato bardando *di tanta sapìenza. E, qllanto al cara(;rjerC) e rimasto un orso di genio. In ano Romaia Rollaad ci ammnzbia a]rim. iso che . Cristoforo era allora in un ^quilibri0 perfetto di tutte le forze della -, Vt • • t t sua vita ». Noi non possiamo credergli, per¬ ■■ * , • • • ■ .« ■ i che pochissimo pagine innanzi, subito dopo j n • , n_- i. i _ - un duello incruento, Cristoforo i se iota , , , j ,,,,„ , „ ,-i „i,„ P**.terre et so vanirà dans 1 herbe », il che u piuttosto pnmitivo ed animalesco; e non molle pagine innanzi Cristoforo « sentiva 1 °,i • ^1 esserc ^ ll Por "n»iietterc una scioc dl°zza;. "ulIa al m°nd,° avre.^°1 Potuto P?.dlrgh dl commetterla.^ .che non e il pm persuasivo fra i segni di un perfetto equilibrio. Invano Romani Rolland ci asslcura ch.c 0 Cristoforo... prese coscienza del suo destlU0- fhe ora quello di trasportare ft-traverso i due popoli nemici, come un ar tena, tutto le forzo vitali dell una e dell al- tr* riva». Noi sentiamo che questo pro gramma e piuttosto esagerato per un mu siciste geniale e mattoide, sopratutto quan do ll suo gemo e per noi lettori un ipotesi, mentre la stramberia del suo temperamen10 h un'evidenza. No; l'ambiente ha soffo cato il protagonista, lo sfondo ha eliminato 11 personaggio, e la figura di Gian-Cristo- \ioP> rimasta nel suo intimo stazionaria, fi!"»*» l)Cr somigliar troppo a quella di un ! giornalista o di uno studioso venuto dalla ! Smania iu 1 rancia per farsi un opimo! »»«• Anche Olivier Jeanuin, d'altronde (con! copilo con scorante simmetria come il per1 sonaglio complementare di Cristoforo: tutU° nervi e imezze, mentre Cristoforo e tut to muscolo e ìmpeto) si riduce a un porta' voce, attraverso il quale 1 autore proium eia 1» sua critica demolitrice c apologetica Ideila Francia contemporanea, Di velamene narrativo ed artistico non c'è ili Jean-ChnÀlophe à Paris che il vo lume intitolato A «tornelle. Antoinctlo era la sorella di Olivier Jeanuin, orfana di un banchiere provinciale rovinato e suicida o di un'umile donna amorosa morta poco dodi crepacuore. S'era tutta dedicata con un'eroica forza di sacrifìcio (simbolo dil ch'essa della 1 prode o sconosciuta Francia taciturna) alla riuscita del fratello; era 1 anche siala istitutrice in Germania, ove ' aveva fuggevolmcule incontrato Cristoforo. Poi, non appena Oliviero era stato ammes-so alla scuola normale, era morta di tisi, prima ancora che Oliviero e Cristoforo.divenissero amici. La sua memoria sopravvive come, ispiratrice di quest'amicizia, co- mo buona Musa, silenziosa consigliera, di déyozione e di bontà al /renio prepotente prcpo ed irruente del tedesco. Il volume, sebbene la digressione appaia troppo vasta anche per un'opera che arratutt'insicme dieci volumi, è senza dubbio il migliore di questa seconda parte: fuso, com- patto, profondamente sentito e scritto di un getto. Pure, mentre Rolland ci narra la catastrofe di una famiglia benestante in provincia e l'emigrazione dei superstiti a Parùri, come difficilmente resistiamo alla tentazione di paragonarlo ad un Balzac l Preso nei particolari, va benissimo; consi- derai nell'insieme, il suo racconto ha qual- ohe cosa di un rendiconto metodico e po-vero d'ala. E' quando Rolland ci comnmo-ve fin quasi alle lacrime, dicendoci i quo-tidiani sacrificii di Antonietta per Oliviero e narrandoci poi la morte dell'eroina, come siamo combattuti fra il desiderio di cedere e la bizza di resistere a quella seduzione di piante! Giacchè c'è una commozione robu- sta, in arte: quella dell'artista che, suo mal- grado, è scosso da un incoercibile'singulto ; e c'è una commozione fiacca: quella dell'ar- tista che si compiace delle lacrime e gode di far piangere 'il lettore. C'è insomma la commozione di Dante e quella di Tommaso Grossi ; ma Rolland è più proclive alla se- conda, Questo critico, diventando artista, resiste alla sua cerebralità concedendosi un graud'abuso di « cuore », e non risparmia la morti elegiache, sul tono delle ballate romantiche. Muoio di morte tenera Antonietta, e teneramente erano morti Sabina., il vecchio Schulz, Io zio Goffredo neh la prima parte dell'opera; tenelrameinte muore la madre di Cristoforo in Dans la maison, uè manca la pietra sepolcrale della sfacciata e sguaiata popolana che fu la pri- ma amante dell'eroe, di Ada, la cui figura,come le altre, nel cimitero si idealizza o si estenua. Pare strano, ma non ò mendace, ripetere di Romain Rolland ciò che Cristoforo diceva di Kchubert : « il suo genio è naufragato sotto la sua sensibilità, come sot to parecchi chilometri d'acqua insipida etrasparente ». In Jean-Christophe à Paris è dunque in- finitamente più svantaggioso che non fosso nei primi quattro volumi il paragone fra la pura, ardente, valorosa anima di Rnraam Rolland e l'arte ineguale che vorrebbe e sprimerla. Le oasi di bellezza sono molto più rare e più brevi, sebbene non meno con solanti. Ricordo una fanciulletta italiana, Grazia Bontompi, disegnata con indicibile leggiadria; qualche pagina di gusto per fetto sul tipo fisico della donna parigina; e Luisa moribonda che attende il figliuolo; e aìcuni tratti di dolore lacerante in An tointtte; e parecchio affascinanti perorazio ni di umana e patriotticaeloquenza; e una miracolosa, indimenticabile pagana sulla vita e la figura di Sebastiano Bach, Per godere queste rare fioriture, vale la pena di aprirsi un sentiero attraverso gli rterpi. Poi, non bisogna dimenticare le cose belle dei primi quattro volumi, e non biso gna nemmen dimenticare che_ certo grandi opere sbagliate valgono più di certe piccolo opere riuscito. Senza dubbio, l'insieme non è finora molto persuasivo; ma, forse, per trovarne sicuramente il bandolo e per in tenderne pienamente il valore è necessario attendere la parto _ conclusiva, la fin du voyage, di cui solo il primo volume è usci to, e che con l'apparizione degli ultimi duecompleterà fra alcuni mesi l'intero ciclo del Jean-Christophe. | G. A. Borgose. Romain Rollano, Jean Christophe à Pnis. I. La Foire si/r la place. II. Jnloinette. III. Dana la maison. — Parie, Sooictó d'éditiona liltérairea et artmti ques (:n Torino, presso la Libreria Lnttes).