Il 30 agosto 1860 commemorato in Calabria

Il 30 agosto 1860 commemorato in Calabria Il 30 agosto 1860 commemorato in Calabria (Per telegrafo alia Stampa} proporre una capitolazione con disarmo al generale Ghio. E Ferdinando Bianchi venne, a con grandezza degna degli eroi di Omero, circonfuso dell'incoscienza che avvolge i supremi cimenti, si presentò, e propose, e dilscussp, e vento di persuadere, e minacciò lui solo, inerme, debole, ma illuminato dalla grande missione che compiva. « Il colloquio si sciolse con la minaccia di Ohio di forzare Aerifogllo e d'impossessarsi di Cosenza. Ma ad un tratto le colline di Ada- Jità^^'ìSin?'^ gK« ^rtESS^tì^i^^^'^^Swànò berta; i regi si credettero circondati da ogni parte, ai fianchi, di fronte, il panico si d:ffu se. gli artiglieri abbandonarono i pezzi, i sol- ?S\d ■ Procedeva da Tirioio. ,t garibaldini di Mi'e'i. ffiunti improvvisi, inaspettati, spavaldi- intimarono di deporre le armi; le grida di: vita Garibaldi' echeggiarono al sole della li¬ dati gettarono le armi, gli ufficiali fraterni* zarono con i cittadini. Ferdinando Bianchi, agitando un fazzoletto Manco, si mescolò fra la truppa, gridando: "Pace! 'Pace!». «. Garibaldi giunse dopo il disarmo, dopo mezzogiorno, accompagnato da. Coseni, Missorl. Alberto -Mario, ed andò a riposare nella stessa casa dove aveva posto 11 suo quartier generalo il Ghio. che parti per Pizzo e s'imbarcò per Napoli, mentre la rivoluzione trionfante si volgeva verso la caipitale. « Fu in quel giorno memorando, che toi oggi commemoriamo, che Giuseppe Garibaldi 'telegrafò: «Dite o.I mondo che coi miei predi calabresi feci abbassare le armi a. 10 mila soldati, comandati dal generale Ghio. Il trofeo della res». fu 12 cannoni da campo, 10 mila t utlld IC^ III L*. LrJlIlIV'Ml UO- ^CV!II[»V, IV 41.1..* fuclli| ^ cavaiiì, un numero poco minore di muli ed immenso materiale da guerra. Tra- gsidmEMluetctprfvmestdoracsmettete in Napoli ed ovunque la lieta novella n. « La via per Napoli era aperla. Il Regno era conquistato. Vittorio Emanuele .II poteva, in nome della .necessità storica, cingere la corona che riuniva sotto di essa le Provincie sorelle di una grande nazione. il destino delia patria « Dopo 50 anni il mondo resta attonito; noi abbiamo l'esponente più tangibile del nostro progresso: il bilancio dello Stato, che pare miracolo aver raggiunto cosi prospero, una flotta che impensierisce perfino gli amici, un esercito prorato ai sacrifizi, i pubblici servizi che rivaleggiano, alcuni, con quelli dei "grandi Stati, una rete, ferroviaria diffusa, l'economia pubblica rialzata, l'alleanza ricercata dalle Nazioni come non fu mai quella di nessun altro paese. « Che più? Noi abbiamo camminato, respirato, progredito, avendo nel nostro seno il più grande nemico: il Papato;-e-sapendi.lo-frontegglare con prudenza, con risolutezza, con avvedutezza. La legge delle guarentigie, che ora pare antiquata, fu l'esponente della sapienza giuridica, e politica di nostra gente: ci salvò di fronte all'Europa e ci diede l'arma da adoperar? nel caso di lott.i. Ora, un. Paese che ha nel cuore della Nazione il Papali» ed evita — come lia evitato finora — una lotta religiosa; un Paese che, avendo un nemico in casa, respira, vive, prospera ed incede nella via della civiltà, è un Paese, o •signori, destinato ad un grande avvenire. « Il permanere e l'evolversi degli ordinamenti costituzionali sanciti dai plebisciti è la. prova della grande adattabilità del popolo italiano. La marcia del proletariato, che si avvera senza scosse, senza rivolte, senza turbamenti, Jè la. prova che le masse vanmo verso un assetto 1 economico più confacente con serena coscienza. dei propri diritti c serena visione de! propri doveri verso la Patria. La nuova Italia ft elemento di pece, è ragione di equilibrio politico, è fa.ro d'intellettualità scientifica; essa è posta nel Mediterraneo siffattamente, che dovrà avere parte preponderante nelle lotte per un assetto definitivo dello stesso Mediterraneo. Essa ingigantisce serenamente. Le piccale contrarietà, le avversità delle inclemenze della Natura, le nostre intestine dispute, 1 momentanei rovesci, che sono degli Stati come delle famiglie, non hanno arrestato il cammino trionfante. L'Italia 6 destinata ad essere grande e temuta. « Ed ecco perchè, di"fronte a tanto successo, la gratitudine, che nei popoli è sentlmeno, a sospinge a ricordare ed onorare le date memorabili che sono come fari che illuminano la via perigliosa che i nostri avi hanno percorso per giungere a tanta prosperità. « L'anima nostra si purifica ricordando ed onorando, perchè, pollando fiori di compianto e di omaggio per coloro che lottarono, oprarono e patirono per la salvezza della Patria, rendiamo tributo di fede e amore alla grande madre Italia : la grande culla intellettuale del mondo, lo Stato che ingigantisce senza paure, destinato ancora a grandi cose pel bene della civiltà umana ». Le parole dell'on. Guarracino Prende quindi la parola l'on. Guarracino, sottosegretario di Stato per la grazia e giustizia, il quale, rievocando l'epopea garibaldina e i fasti gloriosi della campagna calabrese, e6clama : • Quale potente esercito liberticida avrebbe potuto resistere allo scoppio indomito di una forza cosi compressa e cosi viva e pugnace? Ecco perchè qui. a Soveria. le schiere della tirannia si sbandarono senza combattere! « Ed ecco il grande aigniflcato simbolico della bella patriottica commemorazione che voi, o cittadini, avete voluto nel cinquantenario dell'avvenimento. Ad essa n sono orgoglioso di assistere in rappresentanza ufficiale del Governo, di cui vi porto il saluto e che partecipa con voi all'alta manifestazione di patriottismo. « Se la patria — concludo col Carducci -rfosse. anche a noi quello che e-a. ai magnanimi antichi, cioè la suprema religione del cuore, dell'intelletto, della volontà, qui. come nelle solennità di Atene » di Olimpia, qui. come nelle ferie laziali, starebbe, vampeggiarne di I Purissimo fuoco., l'altare della Patria, e. jm > Pindaro nuovo vi condurrebbe intorno ì can didi cori dei giovani e delle fanciulle can | tanti le origini, e dave.nii sorgerebbe un altro ;Erodoto, leggendo al popolo radunato le isto i rie, e il feciale chiamerebbe a gran voce i i l nome augusto di chi regge oggi i deètìnt della Patria colla stessa fede Illuminata del Grande ,b dind pendente ! 1-A ,,: l',A : rnnri r, ft,rti rnHhrv»M' Viva l'Ila !,. ]".a'"?, 'nc",or" calabresi! tua ma- 1"*5 "lva,J Me- nomi delle città sorelle e giurale « Ed al saluto che le città sorelle fin dai più remoti confini delle Alpi manderebbe.ro a questo lembo estremo d'Italia, cosi esuberante dì ingegno, non meno che di patrìotticmo, risponderebbe l'inno che dai vostri cuori si leva al z' U parole dell'on Guarracino, come dianzi quelle dell on. Colosimo, suscitano un ovazione I Immensa, Beveria ManneSIl, 80, ore 17. Oggi ebbe luogo la solenne commemorazione della giornata del :i'.i agosto 1860. 11 sottosegretario di Strila alla. Giustizia, on. Guarracino, è giunto alle ore. f,30, ricevuto entusiasticamente dalla popolazione ni utti i paesi del circondano. Qui sono eonventiti W Sodalizio, le. Associazioni con bandiere e musiche e grandissimo numero di vecchi garibaldini, venuti da ogni parte della t pncccvemsiOd1ia paese è pavesato. Colosìmo presentò Guarracino il sindaco colonnello Bollini, tre- gIl sottosegretario Guarracino, dal capo gabinetto Lomonaco e Colosìmo, si recò dal palazzo C niciplo, ove vi fu un ricevimento dell'Auto- brito, e rappresentanze della provincia, al sin- pdaco del circondario e l'intero collegio poli- seft.-csnii-.atrpito ?' rf»T rtL?„V.r. Mdi. ■}<! dCimino a Mi- vieo di Seri-astretta. Sono intervenuti oltre 200 sodalizi operai e «-educi garibaldini. Coninuano ad arrivato intere popolazioni aal paesi montani- Alle cerimonia commemorativa quindi assisteva una folla enorme, che ascolto palpitante d'emozione il discorso pronunziato rial depuato della regione. Eccovi, nelle sue linee principali, ciò che egli ha detto: Il discorso dell'on. Colosìmo l.'on. P. Colosìmo, con voce piana che man mano' acquista accento caldo e vigorose», esordisce dicendo che il mondo civile, attonito pel progresso gigantesco di un popolo ri dzalamsstgbfaglecdd. L . - - . t usorto appena da mezzo secolo avvita ernie, fumcon la stessa simpatia con cui lungamente segui gli sforzi e le pene degli oppressi che entavano spezzare il giogo oppressore, prende parte alla gioia nostra, riconoscente, e plaude ed ammira questa rinnovazione stu-< pefacente d'un popolo già schiavo, ora strumento di equilibrio politico, ora Nazione poente ed invidiala all'avanguardia della civiltà, ora. esempio di lavoro, di progresso nele industrie, di audacia in tutti i campi dove 'attività umana può lasciare orme del suo fecondo pa.ssaggto. Dura ancora l'emozione per gli onori resi nd uno dei grandi artefici del nostro rinnovamento, a Camillo Cavour, e l'anima nazionale s'è raccolta a Torino e Santena glorificando. « Cosi — dice l'oratore — noi ricordiamo una pagina della vita del mezzogiorno t riPla Patria che rischiar.) la via percorsa per giungere all'Unità; e quella, pagina ha una mportanza che supera i limiti della regione ed assurge a'd avvenimento nazionale. Col empo la cronaca s'oscura e prende assetto a Storia con le sue norme rigorose e con e sue date di fuoco. « Ed il tempo rispetterà questa data del 30 agosto, che ha una importanza storica finora non abbastanza riconosciuta e glorificata. " Da.llo sbarco sulle, coste Calabre eseguito dal dittatore nel 1860 fino all'entrata in Napoli c.1 alla battaglia del Lo ottobre, chi mai finora Ita studialo o ricordato le. ragioni per cui tale miracolo potette compiersi: olii ha mai finora detto le ragioni o ricordati i fatti che consentirono una marcia, cosi trionfale, clic imposero al tiranno di rifugiarsi a Ga-ua. alle, sue truppe di trincerarsi a Caserta, ai suoi scherani di fuggire dinanzi alle masse popolari ? « Troppo precocemente s'è passalo aalla realità alla leggenda; e nella marcia dell'Eroe »'è visto il miracolo e per Insinuarlo nel svcnnrapmflecSpzpraggdpgfrracmPvè amplisJè'anima delle masse lo si "ricorda a Quarte,1 eddmèsaaEtrNtaftrdlsrvpoerormmdcszi 6pfEtdvrsGctfadsnte nella pianure magnifica dove il disarmo si I Poi'fettuò. convennero i fortunati che alle galere > Perann «sfuggiti, gli indomiti che nell'esilio a- dveva.no mantenuta viva la fiamma dell'odio e | tdella speranza, i prodi che avevano nelle ere;Edel servaggio affilate le anni pel giorno della i ra Marsala, a Calatnftmi.. a Milazzo, ai Ponti della Valle, perchè in questo rapido succedersi di avvenimenti n di vittorie pare che 'epopea garibaldina abbia maggior rispondenza con le esigenze della poesia e del mito. = L'on. Colosìmo ricorda quindi le tappe storiche della marcia garibaldina e. ricorda che la capitolazione di Soveria Mannelli è. dopo Calafatimi, la pagina più importante della rivoluzione del ISSO, perchè rappresenta non un fatto d'arme, ma l'epilogo di una lunga, costante, lnfa'icabile lotta contro l'oppressione, rappresenta il trionfo della rivoluzione rafforzata dall'anima calabrese. Soveria Mannelli, Miluzzo, Calaiafimi. Reggio, il Volturno, sono anelli di una sola caena e conseguenza eli un'unica causa : la preparazione, la volontà, in ferma decisione del Mezzogiorno ad affrettare i destini della Patria. La lotta titanica cito si svolgeva da tempo nel settentrione d'Italia non avrebbe mai potuto decidere delle sorti dell'Imita: questo spiega perchè perfino al genio di Cavour non era balenata hi necessità politica dell'Unità e nei palli di Plomhières l'aveva seppellita; perchè Cavour alle prese con la Diplomazia vedeva insormontabili le difficolta ohe questa innalzava. Era Impossibile scendere dal Nord al Sud, di fronte all'incognito, dovendo traversare gli Stati pontifici, ed internarsi ael Reame delle due Sicilie, il più fortemente, organizzato dopo il Piemonte. Invece, in arme e'eoncorde il mezzogiorno, rincontro a Cajanello uel Dittatore e di Re Vittorio era inevitabile. Preparatori della spedizione dei Mille italiani di tutte le regioni; anima politica fu un meridionale, il segreturiodellaDittatura, Francesco Crispi. che Garibaldi, tentennante ;cone racconta. A. Saffi), egli decise con la storica frase : <. Se voi. generale, ga-rentite in mare, io garentisco In terra Sj faceva mallevadore dell'anima e de.lla fede dei suoi conterranei; cosi come Luigi Miceli, avvisato delle sorti infelici della insurrezione siciliana, occultò la notizia per non far fallire la partenza dei 'Mille; e solo in alto irare. quando il Piemonte ed il Lombardo non potevano più arrestarsi, fu comunicato al Duce, che, rivolto ni Miceli, gridò: "Solo laniliVi dannata di un calabrese poteva far queste' ». Il :m agosto fu preparato in tanti anni di angoscie. di niartirii. di lotte, di speranze de Inse. E convennero in quel giorno specialmen-i riscossa. E la resa avvenne nella stessa re gione ove nel 18-SS gli stessi intrepidi calabresi erano stati dispersi o massacrati dalle orde assassine, del Nunziante. Da quel giorno l'anima calabrese non ebbe più tregua, e tutto dedicò a preparare la ven- SlA'SS0 d%Hmucc'M)ft aTu'nìfl nrr, dei popola i e galere ",r,u" Prui.i nei popolami te galere. SI che. decisa la spedizione dei Mille, la ( a-1-A labria potette dare il più largo contingente ad!, essa ed alle successive spedizioni, e la Caia-1"nrsindbria sMa'Vi'snagliò'con'^ifsno'eontriblno quello' di tutte 'e altre regioni del Napoletano q Alla vittoria di Soveria -Mannelli contribuì I I soltanto virtù e valore calabrese. I Mille erano lontani. Garibaldi aveva distaccati Stocco, Bianchi fi Mileti a sostenere la popolazioni in Urini, impazienti di venire alle mani. La '• lieta novella ML'on. Colosìmo, con bell'impeto lirico ricor-1 da gli episodi di quelle giornate indimentica- abili, cita date e nomi, e soggiunge: ;," A Cantatimi si faceva 1 Italia ima o si {Mentii» deCÌdeVan0 ,e:S' a A r.alatafimi tutti gli esponenti delle euer-l^gie nazionali erano impegnati; a Soveria era- dvamo soli. Garibaldi, lontano di una giormia I militare, i nemici alle spalle, con aitigliene e bene organizzati. 11 campo di Acrifogllo r-i uni-: sformo agli ordini.del Dittatore, la strada .fu rotta furono minati i ponti di Ceraci e quello ^del Savino, fra Carpanzano e Rogliano, fu ri- °chiama^ Pace da Càstrovillari. Vincenzo Mo- relli. andato Incontro .a Ghio. lo spaventi., m'ir-) randogli la capitolazione di Cardarelli a Co-• Csenza e l'insurrezione del resto del Regno. ! Ghio, giunto la sera del iM a Soveria. pose il suo quartiere generale nella casa Striata, nel. centro del paese. I 10 mila soldati accampa- rono nella vasta e bella pianura che si stende) ai piedi del Riversino nostro e l'artiglieria sijpiazzò sulla strada maestra. |• Il pericolo sovrastava: si pensò di adone? rare l'ultimo mezzo audace consentito: con la. temerità dei grandi, fu deciso di mandare Ferdinando Bianchi dall'Acrifoglio a Soveria, a