Il tramonto degli eroi

Il tramonto degli eroi Ltettefe del nuovo f^egno Il tramonto degli eroi (Dal nostro inviato speciale). Cettigne, asosto, (0. M. P.)- — Cettigne è vestita a festa. Non. ha ancora i festoni e gli archi trionfali con le bandiere e gli stendardi multicolori, ma le vie sonò già fiancheggiate da antenne bianche, che reggeranno 1. festoni e gli archi nei tre giorni del solenne giubileo. Certo, coloro che vorranno profittare delle feste e delle visite regali, per vedere il Montenegro e la sua capitale, non vedranno che la caricatura del Principato, non potranno osservare che il belletto di cui si copre febbrilmente tutto il paese, per essere bello, pulito ed elegante di fronte agli stranieri. A chi, come me, e dato di osservare, giorno per giorno questo lavoro di verniciatura fatta a Cettigne, alle case, alle strade, ai vestiti di questa gente, sorge un senso di compassione per coloro che verranno qua nelle giornate solenni del giubileo, e riporteranno a casu l'impressione di un paese, che non è il paese di tutti 1 giorni, che non è ili Montenegro degli eroi e dei montanari guerrieri, ma un regno d'occasione, ripulito e ritinto di nuovo, accomodato per lo spettaìiào coreografico che si annuncia. Venendo su dalla strada che congiunge il lago di Scutari alla capitale, per la salita aspra e lunga, che sale, sale sempre, fino quasi alle porte di Cettigne, io rni meravigliavo di trovare tutte le casette bianche, senza una macchia, con le verande di un celeste purissimo, con i tetti nuovi di zecca. Lo stesso spettacolo mi offrì la via principale-di Cettigne. Il paese sembrava fatto 'd'allora per uno di quei miracoli edilizi, che per ora deliziano solo l'America del Nord. La meraviglia doveva scomparire alle notizie che mi dettero : da circa un mese tutti i cittadini hanno avuto l'ordine di tingere a nuovo le loro abitazioni, di rifarne i tetti, di renderle belle, per solennizzare il giubileo. E passando per le poche strade secondarie ho veduto il lavoro non ancora finito, gli operai intenti a dare mani di bianco ni muri e di verde alle imposte delle finestre. E' un vero bagno colorato che si è imposto alla città. Coloro, adunque, che correranno ad assistere alla trasformazione in Regno del Prin cipalo della Tsernagora, vedranno questa,Cettigne rinnovata, adorna poi delle decora-ìubiti, e dei vessilli, illuminata dille tradizionali candele e dalla luce elettrica,, che si sta per l'occasione impiantando. Sarà uno spettacolo bello e variato, ma darà impressioni ingannatrici. Il Montenegro degli eroi sarà per qualcho giorno il Montenegro della « Vedova Allegra ». Eppure, tutto ciò, invece di sconfortare, fa pensare con soddisfazione alle trasformazioni che la civiltà ha saputo, in pochi anni, portare fra queste montagne. Questo popolo è soggetto ora ad una crisi di civiltà. Da pochi anni a questa parte si sono stabilito qua delle cose che nessuno credeva potessero attecchire in questa popolazione di rudi guerrieri. Ognuno sa come fino a pochi anni or sono l'unica professione dei montenegrini era il mestiere delle armi. Le guerre terribili contro i turchi, ed i combattimenti eroici combattuti per la dilesa della libertà, le gesta epiche dei vescovi e dei gospoder, bastavano a giustificare la vita di questo minuscolo Stato. Si viveva, allora, in continuo piede di guerra; ogni uomo bastava che avesse per arnese di lavoro il suo fucile, ed il lavoro non mancava mai. Con quella perpetua guerriglia potè il Montenegro acquistare potenza Insperata fra gii Stati europei, ed anche per il senno diplomatico del futuro P.e Nicola, divenne il guancialetto fra le aspirazioni e le contese dei grandi Stati aspiranti all'egemonia nei Balcani. Allora Cettigne era perfettamente in carattere; non vi si incontravano che soldati, si sapeva che erano soldati valorosi, capaci di uccidere e di farsi uccidere per una parola del Principe; si capiva che fra queste gole roccioso, con i nemici alle porte, l'unico mestiere possibile era quello del guerriero, l'unica distinzione quella dell'eroe. Ma poi le cose cominciarono a cambiare. Da Cattaro e da Antivari, insieme ai primi tedeschi ed italiani, venuti quassù per le relazioni diplomatiche e commerciali, vennero anche le prime vestigia di vita civile; le guerre passavano di moda e passava anche di moda il mestiere del soldato : ecco che gli eroi in potenzialità, diventavano ogni giorno di più guerrieri in aspettativa. La trasformazione di questa gente è cominciata cosi. Con il cambiamento della politica europea, il Montenegro si trovò ad un tratto fuori di/ esercizio. E la crisi non poteva dare origine che ad una curiosa situazione di cose, come quella che oggi si può osservare; dico oggi, e non nei giorni del giubileo, perchè allora i guerrieri ritroveranno per qualche giorno la loro baldanza, e lo spettacolo delle truppe, accorse da ogni parte, farà rivivere la visione del Montenegro che fu. Ma la condizione dei guerrieri montenegrini è ora terribile; essi vedono che la loro professione gloriosa (ed in caso di bisogno sarebbe gloriosa davvero) non serve a nulla; vedono che un popolo non può più vivere di guerre, per la buona ragione che le sruer. re costano denaro, lacrime e sangue, ma non si sanno adattare a trasformarsi, non vogliono ebbandonare le loro pistole ed il fucilo russo per impugnare le armi del lavoro. *- l'unhna loro sàtura di armi; la storia c la tradizione parlano di imprese guerresche degn* della Grecia di Omero, susurra. no ricordi di assalti prodigiosi e difese disperate, Je canzoni popolari ricordano le gesta del grande Wladika Pietro, sepolto sulla vetta del monte Lowceu, e conquistatore di Antivari; ogni valle, ogni picco, ogni sasso, hanno segnato nella memoria di questo popolo il nome di una battaglia. essere soldati, può spiegare anche :o ironie I vecchi guerrieri, che portavano sul corpo le cicatrici riportate nella lotta contro i turchi, consegnavano al letto di morto le loro pistole e la scimitarra ai figliuoli, benedicendoli ed esortandoli a non abbandonarle mai; ed i giovani non furono' addestrati che a coglierò bene il bersaglio, ad uccidere sicuramente jl nemico. Per trasformarsi occorre quindi un'opera icnta e prudente; il principe Nicola, che è uno dei migliori campioni del Montenegro degli eroi, sa fare in modo che la civiltà si infiltri adagio, adagio, fra i sassi della Tsernagora, ma mantiene sempre lo spirito bellicoso dei tempi passati. Destino curioso, quello di questa gente devono la loro vita po'itica alle armi, e devono mantenere il loro prestigio militare per mantenere la potenzu loro; ma viceversa le ermi non bastano più a mantenerli, e li fanno languire. E siccome le risorse del paese non sarebbero bastanti a pagare un popolo di soldati, così il Governo devo accettare un sussidio per farli vivere, sussidio che 6 dignitoso perchè fatto in forma di antica e. leai'o amicizia, ma che potrebbe domani, per vicende politiche, mancare. Ed allora chi pagherebbe i guerrieri? E' inutile illudersi; il montenegrino è eroe nell'anima; è un soldato meraviglioso e forse unico al mondo quando protegge la sua terra natia, è degno di essere cantato da un bardo nello sue imprese, ma in tempo di pace questo "nno'o di soldati, pagati per essere soldati, che vivono solo per che si fanno s% di lui Bisogna vivere qualche giorno a Cettigne per esserne persuasi; tutto il giorno voi vedete gente che lavora; e sono albanesi dai fez bianchi o rossi, sono bosniaci, sono italiani;, ma montenegrini che lavorano voi non ne potete trovare. Trovate invece i tavoli dei caffè pieni di guerrieri, con le pistole e con le scimitarre!, che bevono e fumano, che passano da un caffè all'altro, dalla mattina olla sera, e quando sono stanchi di bere e di fumare, passeggiano lungo la strada, portando in giro con aria maestosa la loro figura pittoresca ed imponente. Non è il caso di fare le supposizioni che Alfonso Daudet lH nel Tartarin *ur Ics Alpes, quando Tartarino vcde l'antico guerriero svizzero, ma è pur vero che questa vita di guerriero al caffè, e del guerriero a spasso è abbastanza umoristica. ■ Lavorano invece le donne. Narra una leg genda antica che il grunde Wladika Pietro, quando taluni dei suoi guerrieri fuggivano di fronte al nemico, li comandava a spazzare come una donna. Ciò vi dice in quale concetto le donne sono tenute quaggiù. Serve umilissime dei guerrieri, esse devono compiere tutte lo fatiche; voi le incontrate sui monti a fianco degl'i asinelli, portando provviste che si recano a vendere lontano; voi le vedete lavorare nelle botteghe e nelle case, mentre i mariti sorbiscono il caffè turco e girellano in qua ed in là. E ciò rivela come ancora in molte cose que sto Montenegro sia allo stato feudale, mentre per altre è civile come l'Italia. Non mancano più, ormai, le comodità d'ogni genere, le co munienzioni sono ora rapide relativamente Da Cattaro una Società austriaca ha impian tato un servizio di automobìli per Cettigne, e poi da Cettigne a Podgoritza e Niskisch Da Antivari la ferrovia vi porta fino a Vir Pafar, e poi il battello e l'automobile vi por tano a Cettigne. Il telegrafo aperto giorno e notte, e la radiotelegrafìa vi trasmettono le notizie in un minuto, il telefono unisce io stazioni ferroviarie, non manca un albergo con comodità europee e con prezzi addirittura americani, ed un teatro grazioso ed elegante in cui, quando non ci sono i giocolieri o guitti a recitare, si aduna il Parlamento na zionale. E sono venute quassù tutte le seccature della civiltà. C'è persino il grammofono, con dei dischi che ripetono nenie albanesi e turche, e c'è il cinematografo immancabile, con lo immancabili cartoline illustrate. E gli usi di Corte sono ormai uguali a quelli delle Corti principali, Ora, questa civiltà posta accanto al feuda lismo superstite, genera Ja caricatura. Vedere il principe che seduto su di una poltrona in piazza, rende giustizia ai suoi sudditi, Pfsfsddquali gli baciano le vesti con segno ingenuo di profonda reverenza, è cosa che commuove;1 . , . ., ... u ., „ „, 'i si comprende tutto il prestigio che il gospoder^ ha sul suo popolo e ne siamo ammirati; mai di! vedere per esempio i guerrieri con l'om-! a „i„ l„ j- i j- y brello da sole, anche di sera tardi, è cosa che fa ridere, e ridere di cuore. I L'ombrello è un segno di decadenza. Noni .ì(vn/i«ri7« Hi «PTii;nienti ^ ,n c„n™i„ „„,„i,;J decadenza di sentimenti e di energia, perchè gli uomini montenegrini saranno sempre me-j ravigiiosi soldati, ma segno della curiosa contraddizione che genera il contatto della civiltà. — Quello che cosa è? — E' un vecchio eroe. Alla risposta che seguì la mia domanda vedendo un antico soldato, io salutai rispettosamente il combattente che passava, poi domandai ancora: — Ma ora cosa fa? —- Fa l'eroe. — La risposta era data con tutta la naturalezza possibile, ma mi fece sorridere. Si fa dunque l'eroe? Fortunato paese; dove certo i mille di Marsala avrebbero avuta una più lauta pensione. Ma gli eroi se ne vanno. Ogni giorno che!passa s-retola un sassolino dell'edificio unti-;... „^»ì h»i a*,w- co: le nuove necessità del commercio, defl'industria, della, vita nuova, diminuiranno il numero degli eroi ed aumenteranno quello dei lavoratori. La varietà del mondo ci perderà un tanto, ma ci guadagnerà il progresso della popolazione. Fra quanto si dirà anche al Montenegro: fa l'ingegnere, il medico, invece di dire ancora: Fa l'eroe?.

Persone citate: Alfonso Daudet, Prin, Tartarino