Un'amante di Mazzini

Un'amante di Mazzini Un'amante di Mazzini . Dieci anni fa, quando dalla quasi tota-lifcà del pubblico e degli studiosi Mazziniera considerato un po' come un essere tra-Bcendontalo, nella luce mistica dei profeti,« esule antico », secondo l'espressione car ducciana, dal « volto che giammai non rise », Emilio Del Cerro pubblicò un volume di rivelazioni storiche; Un amore di Giuseppe Mazzini, che rivelava il grande agitatore innamorato e amante; e fu una sorpresa che ebbe qualche sapore di scan¬ dalo. Non che altri non avesse accennatoprima all'amore di Mazzini e di GiudittaSidoli ; ma nessuno ne aveva trattato diproposito, nessuno sopratutto aveva mo-strato d'accorgersi che esso costituiva taleelemento da modificare l'insieme della fi-gura mazziniana, cosi come era comune-mente veduta, e valeva a renderla più com-prcnsibile, anche se più complessa, e piùumana. Ora il Del Cerro pubblica sull'ar-gomento un nuovo libro, in cui dichiara diaver voluto t narrare in modo particola-reggiate» le vicende di codesta passione,mettendo sopratuBo, in evidenza la no-biltà del carattere, la elevatezza dellamente, la squisita bontà dell'animo di Giù-ditta Kidoli », e presentando questa sottol'aspetto, finora trascurato, di madre. E illibro è risultato vivo d'interesse: di uninteresse però che deriva, forse, non tantodai casi che l'autore ha illustrati, quantoda un complicato dramma sentimentalb, che egli non ha saputo o voluto indagareo svolgere, al quale ha semplicemente eoscuramente accennato, ma che il lettoreintuisce attraverso "qualche documento Aidubbia interpretazione, sente determinarsisotto l'apparente inesplicabilità di oerte a-zioni dei personaggi. *"* Giuditta nacque a Milano, dalla nobile famiglia dei Bellerio, nel 1804. Sin dall'adolescenza, mostrò attitudine e amore pergli studi, e una speciale attitudine per ildiseguo. Già la madre di lei, t una dellestelle maggiori del firmamento muliebremilanese del primo regno italico », si era acquistata in pittura certa riputazione. A undici- anni Giuditta entrò in collegio; e vi rimase fino al '20, quando andò sposa a Giovanni Sidoli. Nativo di Reggio Emilia, il Sidoli era un bello e ardito e intelligente giovine, fervido patriota e liberale, che, uscito da una famiglia sanfedista, era alla vigilia d'essere iniziato, o era già iniziato, a quasi tutte '«■» soctetà segrete che nel piccolo principato estense preparavano, . cospirando, la rivoluzione,i ■ - * i • a_ j i„ „ „: „t~u: Gli sposi, sùbito dopo le nozze, si stabi-lirono a Reggio, mentre l'Italia era tuttascossa da un fremito rivoluzionario. Magià, contro la rivoluzione, che per un momento aveva trionfato nel Napoletano,l'Austria interveniva con un esercito ; e inogni staterello della smembrata penisola i Principi si riaffermavano sui loro troni con il sangue e le catene della reazione. Gravemente implicato nello congiure del principato estense, il Sidoli riusci a fuggire; e colpito in contumacia dalla condanna a morte, riparò in Isvizzera. La moglie non lo accompagnò nella fuga, perchè pochgiorni prima le era nata una bimba, Mariama lo raggiunse a San Gallo, qualche tempo dopo, lasciando la figlia a Reggio, presso i nonni Sidoli. Gli sposi vissero qualche anno non lieto, ma sereno, in esilio: essnon erano, come quasi tutti gli altri esuliangustiati da ristrettezze finanziarie, e samavano sinceramente. Durante il scggioruo a San Gallo, la loro famiglia si accrebbe di una bimba, Elvira, poi di un'altra bimba, Corinna, e infine d'un maschietto, Achille. Foi il Sidoli s'ammalò di pettoi medici consigliarono un clima meno rigido, e tutta la famiglia si trasferì in Provenza, a Montpellier. Tra i grigi ulivetdella terra dei trovadori, che melanconicainente gli rievocavano la dolce terra d'Italia, il condannato a morte di Francesco IV languì qualche mese, consumandosifinche dopo un'efimera illusione di miglioramonto, si spenso. La vedova, coi bimbi, lasciò la Francia i tornò a Reggio. Nella piccola cittadinafervida, come ogni altro paese d'Italia, daspirazioni-eli libertà, i veli neri della giovine signora vestila a lutto parvero il segno di tutti i dolori degli oppressi e demartiri, parvero una sfida alla tirannideFi attorno lei, che recava il mesto saluto e lo impazienze e gli ardori degli esuli, si raccolsero molti patriotti, si vennero riannodando fila di cospirazione. Scoppiò la rivoluzione del '31 : Francesco IV fuggì a Carpi, pei a Mantova: a Reggio sì costituì igoverno provvisorio; e la Sidoli, lasciato ilutto, passeggiò per le vie in abito in cupredominavano i tre colori nazionali. Ma anche questa volta le baionette austriachvalsero « a ristabilire l'ordine »; e, mentre con le forche e le galere tornava il vecchio governo, la Sidoli, colpita di bando, affidati i figli agli suoceri, riprese la via dell'esiglio, o tornò in Isvizzera, a LuganoQualche tempo dopo passò a Ginevra, podi là a Marsiglia; e si stabilì in questa città, scegliendola probabilmente per il fatto che in essa si era venuta formando una nu merosa e attiva colonia di esuli italiani. La Hua casa divenne ben presto il centro driunione di questi esuli : primo fra tuttun giovinetto dal volto grave e pensoso, daluminosi occhi neri, dalla parola affascinante: Mazzini. Fu un amore, nel senso più semplice, più vasto, più nobile della parola: un amorequale può esistere tra due giovani sentimentalmente e soavemente appassionatifu l'amore: quello che sognarono e sentirono e cantarono i romantici. Lo cantaronmolto spesso, ahimè!, in brutti versi; lsocnarono, forse, morbosamente; ma lo sentirano profondamente, sinceramente, vivamente: non fu por essi una pesa, un motivo letterario artifizioso, una moda esteticacome può essere oggidì per molli il rinnegarlo o il trattarlo con scettico snobismofu un'aspirazione e una tendenza spiritualspontanea che si riflettè nella- letteraturanon che dalla letteratura trasse origine; I dolori del- giovine Werther e Le ultimlettere di Jacopo Ortis esaltarono la generazione romantica solamente in quantitti i fermenti di quequesta aveva in se tutti i fermenti di que sta esaltazione, e si specchiò in quelle pa ginc quale già essa intimamente si sentivaE Mazzini, figlio primogenito della generazione romantica, fu un romantico, per natura e per educazione, schiettamente, essenzialmente. E sentì l'amore con quellsentimentalità delicatissima, con quella pasionalità tumultuosa, con quella tantasiturbolenta che sono state "caratteristichdei romantici Da questo punto di vista m -J pare si devo porre chiunque voglia, non i j dico comprendere, ma solo intuire ciò che - può essere stato l'amore di Mazzini e della , i Sidoli. Poiché anche questa,sebbene in grado assai minore del suo amante, fu tana sentimentale e ardente e, diciamo anche, disordinata figlia del romanticismo. Attraverso quali vicende nacque e si svolse l'amore del profeta della giovine Italia e della vedova del condannato a morte? Ci viene spontanea sulle labbra, per quella curio- oìf.ò ini]i,-n,-nU -1-1 • 1 11 ' * n i e a o !B^ indiscreta che abbiamo delle passioni a ' dei grandi, la^ domanda dantesca: « ... al i tempo dei dolci sospiri — a che e come con-1 cocotte amore — che conosceste i dubbiosi e ! desiri?... ». I due amanti ora dormioniO''lolnta>- ni 1>un dall'altra, l'uno nell'austera tomba di - j Staglieno, l'altra nella disadorna tomba del -1 camposanto di Torino; e non hanno lasciaù ; *° documenti che rispondano alla nostra - ; domanda. E non ci può rispondere il Del i [ 9erro> che ha potuto semplicemente fornir- ;01 P000 più che la prova dell'esistenza di , ' quest'amore. Noi, come ho accennato sopra, - crediamo intuire dal modo di comportarsi a dei personaggi, dall'ambiguità di qualche - 'fraso oscura in qualche lotterà, un contrao stato dramma sentimentale. L'amore nacl °iuf> probabilmente, nel cuore dei due e li n um* n,el modo più semplice, nel modo più o ; naturale — come nascono tutti gli amori : o j «gli aveva una facile e ardente affettività, , ella era bella e Boia, ed entrambi erano gioe j vani- E fu corto un sole di felicità che rage j per circa un anno, nella casa o7, di via e Saint-Forreol, a Marsiglia, in quella casa, i Plena di tant'ombre di congiure, e che co. i j nobbe gli albori di un altro sole : la « Gio - ™« Italia ». Poi., poi l'inesplicabilità d'ui distacco, definitivo. Mazzini si reca in Iavizzera, perchè espulso dalla Francia, e per preparare la inopportuna e sfortunata spedizione in Savoia: la Sidoli lo accompagna fino a Ginevra; e improvvisamente, sena* e r l I che nulla giustifichi la precipitazione di e ' questa decisione, lo lascia e torna in Frane ! ' a A e a o à e , eia, e di qua viene in Italia, e si stabilisce a Firenze. Fu detto che la Sidoli era stata incari cata da Mazzini di una importante missione segreta in Toscana; e il Del Cerro dimostra l'insostenibilità di questa supposizione, oontradetta da documenti inconfutabili; e sostiene invece che la Sidoli tornò in Italia con il solo scopo di rivedere i figli, lasciati a Reggio presso i nonni; e cita, in conforto di questa sua ipotesi, l'episodio, riferito dal Mazzini stesso, che una notte la Sidoli fu presa da un accesso di delirio, singhioz - i zando a urlando che a dispetto del bando e a I dei birri, voleva rivedere e riabbracciare i a j suoi figli. Ma questo episodio può essere , tanto significativo del desiderio che la madre poteva avere dei figli, qeanfco, e più n . probabilmente, indice di uno stato d'animo i n ae a n i ; mo e si i, si gclt: ioti iIo i, oa a, di oeei e. e cooril il ui a e e o ilo. oi to ua di esasperato dell'amante. E l'affetto materno non mi pare che da solo possa spiegare la precipitazione del distacco, e sopratutto il fatto che questo fu definitivo: vi deve essere stata, verosimilmente, una causa di ciò non esteriore, ma intima, una crisi dell'amore. Noi ne ritroviamo traccia evidentissima in questa straziata lettera che il Mazzini scriveva da Ginevra alla madre, pochi giorni dopo che l'amante l'aveva abbandonato, e che dice tante più cose che non sono scritte : « Quella tale signora (la Sidoli) è partita il dì dopo d'avervi scritto. E' andata nuovamente in Francia. La sua partenza mi è doluta assai. Ma meglio così. Vi sembrerà strano quello che io dico; ma non vorrei avere alcuno che mi amasse molto e ch'io amassi molto, vicino a me. A certi momenti non vorrei avere neppure voi altri; benché id avrei voluto far tutti felici, e non ho fatto che infelici — e me prima di tutti; ma di me non mi duolo; mi duole ch'io sarò costretto nel corso della mia vita a dare altri dolori a quei ch'io amo. La vita è come una catena: un'azione si concatena ad un'altra, come gli anelli della catena ». E il Del Cerro, commentando questa lettera, intuisce per un momento ch'essa è l'oscura espressione di un misterioso intimo dramma: « E' questa certamente — scrive — la pagina più difficile a decifrare del romanzo di Giuseppe Mazzini delia Sidoli »; ma sùbito s'appaga della sua ipotesi, eccessivamente semplicistica — che la Sidoli avesse solo pensato ad avvicinarsi ai figli — e solo più si preoccupa di dimostrarne l'attendibilità. E il mistero è impetnetrato. Mazzini, come potrebbe far supporre, per certe espressioni, la sua lettera, sentì, nel momento in cui si preparava ad un'azione che credeva decisiva — la spedizione in Savoia — che il suo amore avrebbe potuto essergli d'impaccio nell'azione, avrebbe potuto costituire per lui una distrazione, ingenerargli debolezze, e sacrificò la donna amata all'ideale della missione cui si era votato, con un eroico gesto di rinunzia e di esaltazione ì O sentì ciò dentro sè, confusamente, e involontariamente lo lasciò comprendere all'amante, e fu questa che compì il gesto eroico, e si sacrificò? O la causa del distacco fu assai meno sublime, più umana: il languire d'una passione troppo violenta, la stanchezza di un amore troppo irruente?... Ogni ipotesi è ammissibile, ogni ipotesi può essere avventata. E il problema diviene ancor più coni¬ti i plìcato, se noi leggiamo alcuni periodi d'u ai iù e, i: oo o na lettera che in quei giorni la Sidoli scrisse a Luigi Amedeo Melegari, intimo amico suo e del Mazzini, e che la figlia dello, .stesso Melegari ha pubblicato incomplete.': t Un saluto da voi, cui conosco tanto affetto nel core, è troppo poco, perchè io in esso' non legga una prova del vostro sdegnoGiustificarmi non posso ; le apparenze mi condannano troppo in faccia ai miei amici, e sono pronta a sopportarne ogni conse-n-jguenza, laddove il mio assicurare che mi si a-j deve perdono non basta ad ottenermelo... »•. i- j Giustificazioni ? Perdono? E di che era aca, cusata o si accusava? La Melegari dice che e- questa lettera getta un poco di luce sul o : ; dissidio che in quei giorni si era manifeetale to tra Mazzini e il Melegari stessd: ma quaa,, le è questo dissidio tra ì due amaci, del qua e; lo non abbiamo nessuna notizia? E m che me : modo sarebbe stata in esso implicata la Si e- doli? E perchè la Melegari pubblicò la le* to tera incompleta Tanto più evidente è e-'il distacco della Sidoli dal Mazzini fu e a a. aasla sia che pro¬dotto da un intimo dramma sentimentalequanto più oscuri sono gli elementi e le vicende di questo dramma. La Sidoli, lasciato il Mazzini, vagò permolti anni per l'Italia, di città in città, permuiLi au iv . . ' seguitata dai bandi e dagli arresti dei v«ugoverni reazionari, che volevano ad ogncosto vedere in lei un'emissaria del Mazhe: zini. I suoi rapporti con questi si mantenmi,nero sempre vivi di cordialità, caldi d'af le case La Marmora, prospicienti piazza Bodoni. Nel '70 ammalò di bronchite: dopo una lunga alternativa di miglioramenti e di ricadute, morì il 28 marzo del '71. «*. Sono andato a cercare la tomba di Giuditta Sidoli, nel camposanto di Torino. E' nella prima ampliazione, lungo il viale a destra di chi entra, di fronte al portico, se- fetto: all'amore era succeduta l'amicìzia. Finalmente ella si stabilì a Torino, con lefiglie Elvira e Corinna, e prese alloggio nel- gnata col numero 340. Là è sepolta una fi- glia della Sidoli, Corinna: una colonnetta mozza di pietra, con scolpita in cima una corona di semprevivi, e un'iscrizione, resa quasi illeggibile dal tempo, ricordano que- sta, che premorì alla madre. La madre ha voluto esserle sepolta accanto; e, alato del- la colonna, una piccola lapide di marmo, con un breve epitaffio, segna il suo sepolcro. I ferri della cancellata, che chiude intorno la tomba, scompaiono sotto il verde peren- ne delle edere tenaci; e una rosa mezzo sel-vatica fiorisce e odora sulla terra che co-pre la morte amante di Mazzini. Mario Bassi Emilio on. Cimo: Giuseppe Mazzini e Giuditta Sidoli. (Con documenti inediti). — Torino, S. T. E. A'., 1910, (presso la Libreria F. Casanova e C.)