"Novellino,, e i suoi comici di Gino Pestelli

"Novellino,, e i suoi comici "Novellino,, e i suoi comici Le cose andarono press'a poco cosi: nel|1892 io ero alle Murate, e lì mi venne l'idea del teatro in vernacolo fiorentino... — .Non eravate già stalo allo Minate? Sì, una volta, e per la terza mi ci rimi-1 soro nel '93 se non sbaglio... ' Così Augusto Novelli l'inimitabile Novellino, che non è mai stato figliuolo, nò nipote, né cugino di Ermete, che non si è mai chiamato lambo. nò .lorickson, ni Jarro... nò Collodi, ama accennare all'origine "di questo nuovi*-!simo teatro fiorentinesco, di cui egli è l'au-j n - . i e ò a o! ^1 muM"« °mctil° 111 dlrettore del anello dal 1W8 al iodi inesauribile e » ^^"S^ThruVKlr™^ ^ li dei nuovi monumenti inulti di Mrenze, uro a Prietarlo di un miracoloso segreto di statica l^ l>er portare con sicurezza un cappello tinto suo su tale razza di «ventitré» da sfidare a ogni legge di equilibrio stabile... |- Il Vero monello alzava la voce ogni domo- -1 pica, e nessun giornale fece mai maggiore _ d scorpacciata di c e spulò più apostrofi: '.a. po-'i poiana di San Frediano, il mercatino, auol tore primo maggiormente applaudito ed Andrea Niccoli — brevemente lìreino — l'attoro più singolare tra' suoi oitirni compagni. E poiché non sono sicuro che le Murate abbiano più internazlonal lama del campanile, di Giotto, mi affretto a chiarire che si tratta nò più né meno del carceri- fiorentino marito| legittimo ai Santa Verdiana: slsslgnorl, No-] reilino ha ideato il teatro fiorentino, assurto alle, grandi scene solo dopo Quindici anni, ed ha meditato il suo «.Morticino» ed il suoi « Purgatorio, Inferno e Paradiso > nella... austerità di una cella, dove lo Stato lo aveva rinchiuso per fargli scontare Qualche eccessivo furore di satira politica. Questo teatro vernacolo, che diverte il pubblico e dà notorietà, e rinatirini al suo autore ed ai suoi attori, è proprio le « Mie prigioni » di Augusto Novelli, puro sangue te cose e le persone più serie, della città dalle! cotenne di quel foglio umoristico, ove Xouel- Uno ha travasato per sedici anni lo spontaneo e vivido parlar fiorentino, cogliendone, con at- ¬ lento studloVÌ modi^rdlS^pirSn^roATaiPiù riposta freschezza, le sfumature migliori, - Ea erano, spesso, tlri^iirboni giocati alle mog-| al... monumento in bronzo di Ubaldino Pe-. ruzzi. Il Crispi fu giocato cosi: quando egli si ree-:, banchetto politico Imbandito in suo onoro 3 trentucinque lire il coperto nel saloticino del 1 Politeama, il l'ero monello organizzo un con tro-banchetto popolare da trontaclnque cento- siml a testa. Dove'! Allo «Sdrucciolo», in Ca nmaruzza, nella bottega di un favolalo. 11 |»" '-•alimaruzza dovette esser trattenuta giori maestà costituite, da I-'rancesco Crispi „ Firenze per tenero lui gran discorso ad un !™?e J-LCÌnt;!',.!!Ì-n.°.?ir _l,'t"-,i.^ menu non poteva essere più semplice: minestra (7 cenlesimi), fagioli (10 cent.), fruita (3 cent della quota. E come il banchetto popolare sortì tale clamoroso successo che la calca dei popò che -.1 ogni fiaccheraio di n, [liazzu (lel Duomo, il ninnoliamo della Base - dI San Lorenzo, il merciaitiolo di Vnccherec- ' 'cia' quant» sono Ur,i oaratleristici nel popolo ij di »?ircnzc' ognuno ha potuto prendere in giro dai cordoni della Polizia, e come Novellino poto scappare in tempo dal Politeama per pa- rodiare il discorso politico di Crispi sopra la rolla tumultuante, cosi all'indomani, per le vie di Firenze, gii strili mi dei giornali si cre-| dettero autorizzati a gridare: E c'è i diliscano] di Crisiii da' i ffaololalooo!... Lo scherzo alla slama del Peruzzl fu meno pirreparabile di quello l'atte- a Francesco Cri-! spi. 11 monumento del Romanelli stava rinfa-!gettato da un po' di tempo sul suo pledistillo in piazza dell'Indipendenza, attendendo, se condo il programma del Comitato, che le Loro ! Maestri venissero a scoprirlo; Domani arri vuno... lo scoprimento 6 rinviato ad oggi a 1 otto..', il Ile e la Regina bau dovuto liman¬ dare la loro venuta alla prima domenica del mese venturo... Insomma, Ubaldino Peruzzi ! i : non aveva più un briciolo di tlato in quel fa-, goito di Ida infracidila: 11 l'ero monello cre->dette, allora, che fosse venuto il momento di troncare l'indugio, e dopo avere solennemente annunciato lo scoprimento della statua per un'ora mattutina ili un determinato giorno, procedette, nella persona del ;uo direttole responsabile, di nottetempo, senza banda e senza lumicini, alla liberazione del monumento, die all'indomani fu ammirato allegramente da tutta Firenze. Ma restava da fare i conti col -1 Comitato dei festeggiamenti per lo scoprinien- di dare respiro ad Ubaldino aveva tol'o il fiato per seniComitato, uccidendolo a tranotte, con uno strappo emi- e nentemente sovversivo alia tela ufficiale. Era , uno scherzo, quello'/ e n Comitato, fuor di sé. corse a chiamare pompieri e con l'aiuto di una scala-porta rinfagottò ancor più ferocemente il povero bronzo : cosi avvenne che Ubaldino Peruzzi fu scoperto due volte. Mia Starnotti, invece, Novellino procurò ad- o l i o '• dirittura la morte col solo atto eli*battesimo, e caU.,n(Ma 0 SRanBherata com'ero, la brutta nin- . , , a trona 1,1 pcsso e mn,,0,li messa 1 " In(l1'ftria e. il ■< Commercio -• a rappresentar Fi- o ' renze sull'Arcone di piazza Vittorio Kmanuelc, j j,, ,1!10| «centro a vita nuova cosi Indegna- ÌTi^^^X^T^Sr ciceroni indicano ai forestieri l'arco orbato e di tonto spirto, ricordando: Lassa, e c'era la -1 c-i„n,„i/i -!'" * -i * * ì ! Senonch-' " ,catr0 in vernacolo fiorentino, e I pensato nel carcero da Augusto Novelli fin dal '92 e portalo sulle sc^ne dalla Compagnia Vie còli soltanto nel 1908, gronda sangue I mito su dalla mone di Stenterello. e ve¬ fìreino non nasconde il suo inesorabile mi- sano; anzi vi sorprende col racconto della a ' lunga premeditazione, vi metto i brividi a » doM0 C°' Hc"slruirvi I'c"7'il,il,; "'ftirto da lui l (,,„„,„ ai a povera maschera, dal codino al!* 1 ,„..,,..,.,.„,,(„, <(.n7., .11.-1=1 r.i,-, «ilo . cnlze- "l:":u d,'°^m' sen2a quasi, fu ' . <» zuoca- Stenterello ha saputo resistere tltto rante quindici anni alla ferocia del suo ulti-1 a,I mo incantatore di malavoglia, il Quale si ere innamorato del Morticino e del Purgatorio. Interno e Paradiso a tal punto da giurare in segreto di spedir lentamente all'inferno la povera maschera, che aveva trionfato per Pili- lima volta nella persona del grande Landini. ; Cnc ci stava a fare ancora Stenterello sulla scena? L'antica arguzia gli s'era agghiacciata | sulle labbra avvizzite; di vita nuova non noi sapeva nulla. Il popolo fiorentino, se lo ap Plandiva ancora, lo faceva per rispetto a miei-1 »» onesta vecchiaia di mattacchione glorioso, non più per sua In timo diletto: fuori, poi, non d.ro.,,,tw ,c virtu V™'™ * rislii,a PSnresS|0rie del volto, non aveva mai .1VU(0 ,a passionc pei teatro di Stenterello; ma ]l0ii per c.vjIare l'omicidio in pieno giorno del niascherotto, che non gli andava giù, diserto j„ Compagnia Corsini e fu accolto con emu¬ sjasrno da Giovanni Emanuel, alla, cui scuola n mccòU crebbe tutta la sua bravura. Equando. morto il Corsini, io richiamarono in Fi renze a sostenere in vita Stenterello, Drcivo aveva mal avuto fortuna. Che morisse dimane! Che lasciasse il posto ad altri ben pio vari! e vivi Stenterelli, che per essere tali nella loro stoffa di uomini moderni non avranno mai bisogno di appiccicarsi un codino o di rubare il giubbetto a Gianduia per farsi riconoscerei E Andrea Niccoli, spietatamente, iniziò e condusse a lieto fine il tremendo sacrificio. Figliuolo di un cocchiere fiorentino. Drclno andò a scuola e seppe di mosaico; ma. poiché si era molto divertito tra i filodrammatici del •■ Circolo de' Risoluti ». in via de' Neri, si risolse ad arruolarsi nella Compagnia stenterei: lesca di Alceste Corsini, custodendo nell'animo un già maturo ed implacabile odio verso la vecchia maschera rincitnillita. Per approfondire onesto sno sentimento sposò Garibalda Landini. la ttuale gli è ora mirabile compagna di scena nella Interpretazione del nuovo repertorio e che, pure ereditando dal ,vi- qYdNanrnszRmvspcz• nLcltnm«nP1uica. si smorzava la truccatura, con tal prò-. gressione geometrica e tanta astuzia assassi- r'a che Stenterello impallidì a poco a poco, Perdette uno alta volta tutti 1 suoi connotati. «vani come un ombra, senza che il pubblico 'W^ salla'° su a protestare, senza che il j morituro gridasse: «Mi ammazzano, aiuto'...! Quindici anni occorsero ad Andrea Niccoli P" sbarazzare la scena popolare di Firenze, dalla vana maschera tradizionale; ma coma : Novellino non aveva abbondonata la buona i-I dea venutagli alle .Murate e per un caso stra-1 nissimo aveva dovuto promettere alla Compi-; ^ ,temereUic|da> ^,,^^0 di salpare per l'America, la commedia vernacola che inau- i gurusse la vita nuova, cosi a lìreino.bastò una: sera sola per affermare la ragion d'essere di j questo felice teatro fiorentino, battezzato festosamente il 29 gennaio iOOS. con L'acqua cheta. Questa gaia commedia, che ha dato sul teatro un degno collega all'indimenilcabile fiae-. cherato disegnato dal Ferrari in La medMnaì di una, radazza molala, fu promessa — come lo stesso Novelli ha raccontato altrove — nel momento preciso in cui al banchetto di addio incominciò il dover suo di becchino: ogni se ra si dava un colpo di forbici al tradizlonalc codino, smussavo la lucerna, allungava di un palino t ca-lzoni. strappava una toppa alla loptptibarslfcsdnnrldfpBvdczdmbr,lpddtmsatetdpodsqbsq ofterto ;li bravi comici venne « 11 vino con lo scnianl0 „. c ,u scl.it!a tn pocW elorni, iuita d, (m n.Uo? rchè rallegrasse, oltre Oceano, „ fllnorale Qi stenterello, - ^ ":* * Ora il più gran successo ha arriso al !abo- poso conato di Augusto Novelli e di Andrea Niccoli, che per la piima volta dacché esistono '1 vernacolo fiorentino e il teatro italia.no sona '''usciti a fare applaudire con entusiasmo, con sincera convinzione di godiments. dal pub hlico di Milano di noma di Torino e di altra grandi città commedie semplici a leggera tinta sentimentale nelle quali popolani e piccoli borghesi parlano il musicale e schietto linguaggio, che a più arguto è nei motti di ogni altro al mondo ». '-'omini di studio e accademici della Crusca, >'ra» Personaggi di quel «cenacolo lingua molo » che ò la « Leonardo \„,Ci. ajlrenze, personalità come Isidoro Del Lungo e Ferdinando Martini, hanno volino rendere omaggio alla rarità linguistica di questo nascente teatro, che porta in giro per l'Italia la sana vivacità dei parlar fiorentino, vale a dire un bagaglio invidiabile di parole e di locuzioni di sorprendente efficacia, ignote a tutti gli altri dialetti della penisola. Io non giudico il valore teatrale, drammatico 0 comico, dei lavori ili Augusto Novelli e dei suoi seguaci: ma debbo ricordare che la riproduzione del vernacolo fiorentino — il quale è tutt'altra cosa del cosidetto » toscano «, mai esistito come unità di linguaggio — :ost?. assai maggior studio ed esperienza di quanto si creda. Bisogna lare quel che ha fatto per oltre sedici anni il Novelli: riparare ne' più vecchi quartieri di Firenze, sorprendere ripetutamente la spontanea parlata-dj quelle comari sboccate e di que' garzoni discretamente beceri; penetrare la loro anima ingenua e tanto loquace, confondersi nel color locale della più modesta vita fiorentina e non stancarsi di analizzare e confrontare. Novellino può presentare alla Ouseo ■> la raccolta del suo II vero monello; là dentro, dal primo ninnerò del Lo aprile ÌS^S all'ultimo del '!10i, è una fioritura ascendente di vernacolo sempre più puro e conciso; una vera miniera, dapprima ingombra di scorie e poi portata a pulimento, eli autentici vocaholi di buona e antica lingua italiana. Soltanto dopo tanto lavoro e cosi lungo esercizio, questo .Autore ha potuto mettere sulle scene alcune corn¬ m,,fUo prezlose per la sles;sa Accademia della Cruscn sonneCchiante ira la lettera M e la let- lerà .V dell'interminabile Vocabolario; soltanto dopo essere stato «vero monello ■■. il Novellino, tiglio di operaio, operaio lui stesso, lau- reato dalla seconda classe elementare, dispencaio penino dall'esame di elettore, ha potuto regalare il nostro teatro dialettale di un reper- cNnsdlVmrfSiMIclsaIuppdnszgmnFitdselncaf*LlpizDdilespIf:d$caGaep■ tqdIm torlo ove par che scopra ln piu fresca ac;,ua H,„,Vpnfl . ..x ,.„.,„ n .„.„. . s,pjn ' .„ c' " Ar 0 c 1 1 1 1 - coni e strillano le cicale. 1 e Gino Pestelli

Luoghi citati: America, Firenze, Italia, Milano, Torino, Ubaldino