Il sogno di un Impero di Virginio Gayda

Il sogno di un Impero UAustria nei Balcani Il sogno di un Impero (JVosIto corrispondenza particolare). Vlenna, giugno. Il vero scinto del re-ime nolitico deU'Au- ^Trì^^t?^^n^^ formula tradizionale dell'assolutismo reazio- nario. I nuovi tempi non l'hanno mutato I grandi avvSfK colo, in cui si profila la storia contemporanea; la rivoluziono d. novata costituzione, il nuovo Parlamento che sembra riassumere a Vienna, con il suff universale, la diretta volontà popola j suffragio oDolare di tutto il paese non l'hanno ancora spento. Una fatale lesse storca d°inera°a immobi- lizza XsAtó'"ormVS^Srie ia vita politica dell'Impero e insteri'i'isce i germ ch^e n'TtuS Tutto in AurtriS Spartire aSa alpas- sato. La BM^àSS'^StUal'ÉlìròpaS STiSS™ roccaforte dVonnTpotenza feS!°I po poto non ha ancora conquistato un effettivo potere e non ha alcun influsso. Rimangono ai Governo gli antichi elementi tradizionali in cui se sempre riassunta la storia esterna de"'Austria: una nobiltà medioevale e una Chicsa intransigente, a torno una Corto che ha una legge di ferro sostenuta dalle sue due vaste armate sulle quali si è sempre appoggiata : la burocrazia e l'esercito. Essi soli 'hanno in Austria un'azione effettiva e tutti ancora sono contro la Costituzione, l.'Impcratore ha ereditato questo principio assolutista fra le più forme tradizioni della sua Casa c gli è rimasto fedele. Salendo al trono ha rovesciato lo Statuto e l'ha annui-lato per dieci anni: dalla nuova Costitu-zione del '67 fino a! '97 ha tenuto il suo Go-verno, si può dire, quasi senza controllo : agli il Governo non è ancora parlamentare e IÙ Parlamento, lo si esperimenta ogni giorno non ha a'cun potere decisivo. Tutta l'azione' concreta si riassume sempre nell'Imperatore enei suo piccolo mondo corazzato. . Questa èia realtà- per la politica interna,ma sopratutto per ito politica osterà. La sipuò sp'eaare: si può osservare che in un paese dove vi sono molte nazionalità con in- teressi diversi e non si è ancora trovata unaformuia di compromesso che le accontenti ele appaghi tutte si deve fare una politica neu-tra'e, perchè non sia parziale, e questa poli-t:ca, perchè deve anche avere una direzione, si può solo ispirare alia Dinastia, che è sopra „ pensiero il movimento collettivo deWinteramassa austriaca — ma certo essa rimane ito e mezzo per guardare al di là dei lóltól piccoli confini e abbracciare in un solo una evidente verità indiscutibile. Tre cardini del1 a politica austriaca sono assolutamente sottratti all'opinione pubblica e s'appoggiano sulla volontà di un solo uomo: l'esercito, la marina e gli affari esteri. Al lume di questa politica si deve anche giudicare l'attegtriamento dell'Austria nei Balcani 'Quell'azione dell'Impero nei Bai- cani, che viene con una formoia ormai popò- lare chiumatu il Drang nack Osten, non esprime nella storia la gravitazione collet-tiva di un popolo, spinto innanzi fatalmentedalle sue interne irrefrenabili forze di espan-s:one. non è l'anonimo imperialismo etnico ed economico di una mussa : è semplicemente il sogno di un Imperatore, il programma sisteiuatco di una Dinastia, sottratto completamente all'influsso e al contrailo del popolo. Questo e lo spirito che balza fuori dalla rassegna storica e positiva degli avvenimenti e dehe cose. E in esso stanno tutte le incognite e i pericoli dell' ionnula diplomatiche sono assolutamente sopprimere. Consideriamo ancora i l'atti. Si dice — ed è vero — che l'occupazione della Bosnia Erzegovina ha iniziato un nuovo periodo di attività positiva neiila politica balcanica dell'Auitria. E bene: essa fu compiuta dall'Imperatore contro l'espressa vo'iontà del suo popolo. La massa in Austria era tutta conti- avvenire, che le vuote pacificatrici non pos-lju mk,,ou ... „,.„..i-ària a questa prima occupazione che costo per le sole operazioni militari 400 mi-lioni di corone. Nel Parlamento di Viennala maggioranza tedesca i'a opposizione aquesta nuova politica dell'Imperatore. L'Imperatore con un solo gesto lu rovescia e la schiaccia e confida il potere a Taufe, un uomo fuori dei partiti, semplicemente — come eglisi chiama — «ministro dell'Imperatore». Lanuova politica rovina economicamente l'Austria nei Balcani — l'abbiamo visto a traverso le cifre. Tutto il popolo lo sente. Quan do Goluc-hovvsky lascia la Consulta, l'opi- ìiione pubblica domanda unanime che si mutino u so.o un uomo che s'inauguri una pacifica e conciliante, strido avvicinamento alla Serbia. Il ministropra g'i uomini che si succedono, sopra lacomune aspirazione di una folla, rimane unastessa ferma volontà invisibile. ' Questo è lo spirito caratteristico della po-litica dinastica assoluta. Che cosa vuole? Che cosa c'è nel suo fon-do? Qui è l'oscura, incognita della politicabalcanica deh Austria. Per comprenderlo bi- sogna precisarlo nei suoi elementi concreti. Si delinca anzitutto dall'atteggiamento stori-co dti'a dinastia. Si dice che il movimentopolitico degl'Austria nei Balcani è cominciato con Bismnrck e il trattato di Berlino, che è un'opera sua. In realtà esso è una più antica tradizione. Si è iniziato due secoli prima, an-cora sul tramonto di quel ristagnate periodo di esclusiva dominazione gesuitica e di inetta dinastia che precede la Prammatica Sanziona. Assume subito un atteggiamento militare. Il Principe Eugenio conquista Belgrado. Da allora lu dinastia degli Asburgo guarda sempre verso il sud. Giuseppe II, alleato con Caterina II, fa guerra alla Turchia. Il movi-mento, con il suo carattere spiccatamentemilitare di competizione dinastica, diviene per gli Asburgo una tradizione. ' Lingue nelgrigio e travagliato tempo diMetternich: marisorge subito più vivo. Dopo gli avvenimenti storici dell'Italia e della Germania, che tra- sf ormano radicalmente 11 quadro politico dell'Austria, quando tra il '67 e il 71 s'im- pane all'Impero il grave problema del suooi""t^ - „„i.-ti^c, S 1$ V ca/er,sofln?Hvl™JLuP i SE^'iW *T-Unitivamente questultima con il conte diAndrassy. Da allora il sogno dell'ImperatoreCi riempie tutto del Balcani. La tradizionedella sua Casa lo spingeva già, come peruna irresistibile forza d'inerzia accumulatadalla consuetudine secolare: ma essa si vivifica ancora di una necessità nuova e immediata. Per. comprendere bene questo momen- to bisogna aver presente lo spirito che non tsì'è mai smentito ddila dinastia degli Asbur- cgo. La. Casa degli Asburgo ha sempre avuto zalla sua base la concezione mecUoeva-Je deltii sChiesa universale e dell'Impero universale, > SDa quando ha perduto la corona del ^s^acroi sfrantumava e trattenere quel prestigio nel, mondo che le sfuggiva. La storia dell'Austria dell'iAtitno secolo è tutta pervasa da quest'an- rsia. s'illumina tutta del lampo di questa tra- gioa lotta fra una indomita casa di re che'èvuol salvare disperatamente le sue antiche tradizioni e i nuovi avvenimenti storici che la soverchiano. Per questo a ogni loro per- dita gli Asburgo hanno voluto cercare un compenso. Gli avvenimenti d'Italia del '59 e:del '60, la perdita della. Lombardia e del Ve-, neto. espulsione definitiva dell'Austria fai-,cla Germania, hanno tormentato l'Imperatore ncon l'eterno pensiero di una riparazione e . di una reintegrazione territoriale. La viai Per una rivincita è ormai irrimediabilmente chiusa a nord, a oriente e ad occidente: vi; s°no organismi troppo solidi perchè si possa pensare ad una guerra diretta di attacco e di conquista contro ìa Germania, o contro la Russia o l'Italia. Inoltre le condizioni inter- "e dall'Austria non consentono più un sogno troppo gigante, un imperialismo europeo. GÌ* i Asburgo Hanno concentrato tutte le loro for-:c ze di espansione, per l'estrema rivincita, verso l Balcani che rappresentano oggi la loro ne- cessltà dinastica. Le formule diplomatiche sono vane. LAu-lc stria se lo potrà, andrà ancora innanzi. La sua politica di avanzata nei Balcani non e ancora finita. Gli Asburgo hanno semplice-1 nmente iniziato il loro nuovo programma atti- ; vo- Lo continueranno, se occorre, come lo . hanno incominciato : con la violenza. llmez-;20 Iella loro poiiitica —- l'abbiamo già notaio! — sta sopratutto nell'azione militare, netta;violenza e nel terrorismo. Anche questi.sono! suoi elementi tradizionali. Nei Balcani non se ile conoscono altri. Abbiamo già visto, in, scimi studi di qualche mese fa, il risultato . »1 Bosnia dell'occupazione di trent anni. L o-; Pera dell'Austria vi è stata sopratutto di di-;sgregazione: la gente bosniaca non ha cono-.sciuto ancora veramente ailcun rifiorire eco-come ila necessità di dare un hinterland alla; povera e dimenticata Dalmazia: ma in tren- j ^'ainiii nessuna ferrovia commerciale, fuori I tdi quella militare che fu costrutta per gli sco-!pi precisi dejd'occupazione, è venuta a legare ; cla Bosnia al mare. Ancora oggi da'ila Bosnia ; si giunge più rapidamente e facilmente aBudapest e a Vienna che a un qualunque porto della Dalmazia. E' mancata ogni opera; di ricostruzione economica: ma a che cosa sarebbe essa servita per un'avanzata mi- litjxe?- . T, ,. ' ì Un giornale di Vienna, il Deutsches Volli-1 Un giornale di Vienna, il Deutsches Volks- blatt, commentando la anessione, ha fatto guna confessione preziosa: «Essa vale — ha scritto — so'o per ciò che può comprometto-1 dre». Il pensiero del mondo militare domi- We è semplice e preciso: andare; innari, tSubito dopo la tragica 'uccisione di re Ales-Ì ds-andro di Serbia, molti giornali ufficiosi di criamente diffusa nell'esercito, ed esprime U dpensiero di un potente partito militare attivo che s'appoggia su un forte gruppo di grandi; ggenera'ii, con alla testa — si dice — il. prin- cine ereditario, la Danzer's Arm.ee Zettung,] va fissando freddamente nei suoi termini il problema balcanico deW'Austria. Net; 1905,1 quando la Macedonia sembra di nuovo agi- ctarsi, in un lungo studio scrive fra le altre, cqueste precise dichiarazioni: ìs « La rassegna di tutto le combinazioni che spotrebbero provocare la nostra azione milita- Gre ci condurrebbe troppo lontano. Ma presto do tardi bisognerà cheto stato di cose sia mu- htato radicalmente. Questo compito non po- pirebbe essere affidato.nè al Governo di Co-1pstantinopoli, nè ai piccoli Stati della penisola. Se noi intraprendiamo qualche cosa nei Baicani è perchè noi vogliamo averne qualche profitto. Sodo il prestigio militare può darci la posizione politica e commerciale di cui abbiamo bisogno e che pagherà i sacritici clie una operazione militare ci avrà costato. Noi non possiamo far passare le truppe per la stretta gola del Sangiaccato. Non ci re' ' "• " °" *-Ki" "; ~- tro di essa la spada già estratta. Solo dopo «Noi non possiamo deporre le armi prima cha sia scomparso il pomo della discordia,'cioè prima che noi abbiamo la completa ege- °monia nei Balcani. Noi possiamo stabilirci ai.dconfini della Macedonia solo dopo la scom-i"parsa della Serbia e del Montenegro. Perciò'j^ noi dobbiamo desiderare e accelera», un conflitto con ì due paesi». E il 7 gennaio 1909, quando una guerra j pcon la Serbia sembra inevitabile: :s «Se noi riusciamo vincitori, non avremo solamente conquistato un paese straniero, ' mVtm avremo riconquistato la fiducia dell'Au-. o stria in se stessa: avremo ridestata l'idea,? imperialista ». Virginio Gayda. vMg

Persone citate: Asburgo, Quan