Squarci di politica ecclesiastica alla Camera

Squarci di politica ecclesiastica alla Camera Squarci di politica ecclesiastica alla Camera i e le Sii - Per la li - li ile pilli Interpellanze di don Romolo Murri e dell'on. Meda - Le dichiarazioni del guardasigilli (Per filo diretto e per telefono alla STAMPA.) a l i i u e d ò d tomo, 18, sera. . I fLunedi parlamentare e... piove: il che spiega ! rIl deserto che regna nell'aula. La seduta. si|mapre con dodici deputati: numero che va la napre con dodici deputati; numero che va seguito crescendo fino a raggiungere la cinquantina. Presiede il vice-presidente onorevole Girardi. Le tribune sono quasi deserte. Si do? vrebbero svolgere due interrogazioni al particolare interesse per Torino, entrambe dell'on. Giulio Casalini. La prima riguarda le modificazioni statutarie proposte nell'ultima assemblea del delegati della Cassa mutua pensioni di Torino; la seconda sd riferisce alla notizia, raccolta da alcuni giornali, che nelle disgrazie giudiziarie di cui fu vittima un negoziante torinése non sia stato estraneo l'intervento illegittimo dì un alto magistrato. Ma nessuna dì queste due interrogazioni sì può svolgere, perchè l'on. Casalini è assente. Interrogazioni varie TESO, sottosegretario alla P. I., risponde all'on Cantarano circa la riforma degli Istituti nautici, annunzia che dell'argomento sì oc- pplziiad(trlotcupa una apposita Commissione, la quale ha! presentato una prima relazione redatta dall'o- ! nnorevole Marcello. Appena gli studi tìi questa j cCommissione saranno compiuti verranno tra-i dotti in um disegno dì legge. I SDE SETA, rispondendo all'on. Ciccottì circa il, dpiano di sistemazione della stazione ferroviaria;ndi Napoli, dichiara che i lavori procedono con,run certo e determinato ordine consigliato dalle-1 esigenze del servizio. Assicura che nell'appalto se nella esecuzione de* lavori non vi sonol stati nè ritardi «è negligenze. Aggiunge cho.tfinora l'Amministrazione ferroviaria ha già jdspeso per la stazione di Napoli la ragguarde vote somma di 11 milioni e mezzo. Le Società sportive trentine e le riunioni nel Regno La Camera si interessa vivamente allo svol¬ gimento della interrogazione del deputato del igruppo cattolico, on. Montresor, al ministro, fdegli aflari esteri, per conoscere i motivi per,li quali le Autorità austriache hanno proibito a tutte le Società sportive trentine di partecipare a Convegni nel Regno, come nel recente caso di Olgìate Olona. Sorge a rispondere il sottosegretario agli esteri, on. DI SCALEA, il quale dice: -, Non consta in alcun modo al Governo che a Olgìate Olona vo. Il M prefetto di Milano per assumere informazioni in proposito. Il pretetto di Milano ha dichiarato, nel modo più assoluto, che nel Comune indicato dall'interrogazione dell'on. Montresor, non fu tenuto, nè indetto alcun Convegno sportivo. Dopo ciò cade, secondo il Governo, la ra-, gione di essere dell'Interrogazione presentata.; La replica di Montresor Replica, in forma molto vivace, l'on. MO! TRESOR. Egli dice: — Evidentemente il.sotti segretario agli esteri si è giovato, nella sua risposta, di un equivoco, che deve essere avvenuto, circa il nome del Comune, in cui doveva essere tenuto il Convegno sportivo, a cui si riferisce la mia interrogazione. E' avvenuto un equivoco di nome. Io ho parlato del Comune di Olgiate Olona, mentre deve trattarsi del Comune di Olgiate Comasco. I fatti però sussistono ugualmente, poiché mi risulta da lettere pervenutemi dal Trentino, che nel Comune di Olgiate Comasco vi furono due corse ciclistiche, alle quali, come ad altre manifesta- csdoSl.sia stato indetto un Convegno sporti-.inisterodegll esterijna telegrafato a} | zioni sportivi consimili, le Autorità austriache o avevano vietato che partecipassero i rappresentanti di Società sportive trentine. Del resto, io faccio osservare al Governo che la mia interrogazione si riferiva bensì incidentalmente a un caso speciale, ma rifletteva genericamente il divieto che sistematicamente le Autorità austriache oppongono alle Società triestine di partecipare ai Convegni sportivi, che avvengono in Italia. Cosicché, a ni6 non rimane che dire le ragioni per le quali credevo legittima la mia domanda, e quindi non giustificato, anzi, penoso, il silenzio. E' necessario che i deputati di confine, con quella dignità, che nessuno può mettere in dubbio, e informino la pubblica opinione sullo stato vero delle cose e inducano la Nazione alleata a riflettere che non con questi metodi si può giungere alla pace effettiva, che riposa bensì sul protocolli, ma più ancora su un sentimento di reciproca lealtà. Perchè, onorevoli Colleghi, nel giro di poche settimane, le Autorità austriache non solo hanno proibito a tutte le Società trentine di partecipare a manifestazioni sportive italiane, ma anche hanno vietato ai fratelli del Regno di recarsi in Austria, con manifesta e patente lesione del più elementare diritto delle genti. Cito i fatti, — continua 1 on. Montresor.— A Olgiate Comasco si era Indetto un ' Convegno ciclistico, cui doveva partecipare anche l'Unione Sportiva di Trento. Ma giunse una lettera della Società di Trento, avvertendo-che non poteva intervenire per il divieto recisa dell'Austria A queste parole dell'on. Montresor 11 ministro degli esteri, on. DI SAN GIULIANO, che si trova seduto al banco del Governo a fianco del sottosegretario, si agita e accenna a voler interrompere. MONTRESOR : — Non tema; non comprometterò la stabilità della Triplice alleanza (ilori tó). PRESIDENTE: — Continui. MONTRESOR: — Fu poi proibito ai congres, sisti trentini di recarsi da Riva con battello speciale a Salò sul Garda e perfino fu vietato al Veloce Club Trentino di fare una gita a Verona per assistere alla recente settimana di aviazione. Per di più, alcuni ciclisti trentini, contro le tassative disposizioni predette, si recarono a Guidizzolo sul Mantovano per un convegno sportivo, ma al ritorno furono processati e condannati a temporaneo arresto. DI SAN GIULIANO, Irritato: — Domando la parolai MONTRESOR, continuando : — Viceversa, ad altri ciclisti ferraresi, recatisi per diporto sul Monto Baldo, fu vietato di prolungare la gita fino a Riva, ove i fratelli italiani li attendevano. Poco dopo la dogana austriaca di Cattaro vietava ai ciclisti di Como di passare il confine. Non erano che sedici pacifici cittadini, tra professionisti e industriali in forma del tutto privata, muniti della tessera del Touring Club; pure la Pozner Zcituna tentò di giustificare il grave prjvvedimeniù dicendo che quei signori volevano partecipare all'» orgia irredentista » di Riva. PRESIDENTE : — Le ricordo, on. Montresor, che la sua. è un'Interrogazione e non un'interpellanza. Limiti quindi il suo pensiero. MONTRESOR: — lo credo che l'argomento sia così grave da meritare la spesa che se ne parli qualche minuto di più di quanto prescrivi i! regolamento. GATTORNO: — Sicuro, ha ragione; parli parli (vivissimi applausi). Altre voci: — Sicuro, deve parlare. Dobbiamo finirla con questo contegno di tolleranza verso l'Austria (approvazioni). MONTRESOR : — Come ognuno vede è o'cn'e io'hò ricordato riVelano" che Ì'allVa"n za'italo -laustriaca si allontana sempre più dai cuori itao I(approvazioni). E' vero! E' vpro! t... Ialtloi montrÈsÒr'.' _ Anche «nza fare dell'irre- Identismo di maniera, questi episodi recenti non fanno che aumentare inquietudini e divergenze reciproche. Noi abbiamo orrore di una guerra ma rapporti, elio abbiamo con 1 Austria, non et permettono nemmeno di spendere una parola per creare una situazione meno penosa per i nostri fratelli, a che cosa valgono le alleanze? « Ricordiamoci e ricordiamo che ogni restrizione della libera manifestazione dell'anima italiana non farà che'aumentare l'irredentismo, il quale invece si calmerebbe con un grande atto di giustizia internazionale: l'autonomia del Trentino e l'Università italiana a Trieste. (Vivissime approvazioni). GATTORNO : — Bravo; è un Italiano 11 deputato che ha parlato così. DI SAN GIULIANO : — Avevo chiesto la parola! PRESIDENE : — Parli pure. Parla il ministro defli Estari DI SAN GIULIANO : — I fatti ai quali ha alluso l'on. Montresor sono di quelli dei quali ogni Stato delibera come crede, poiché costituiscono atti di politica Interna. ! MONTRESOR: — Ma vi è in gioco anche la ! nostra dignità. Pensate che è un paese alleato j che cii tratta così. i DI SAN GIULIANO: — Ripeto che ciascun I Stato ha diritto di agire come crede in materia , di politica interna e gli Stati anche alleati, ;non hanno diritto di intervenire (.interruzioni, ,rumori). 1 Voci: — Lasciamoci sempre mettere il piede sul collei,l l DI SAN GIULIANO, senza raccogliere le in.temizioni: — Queste-sono norme indiscusse di jdiritto internazionale. L'Italia deve rispettarle iava cosi camera, era un italiano. Orbene, , faccio osservare all'on. Gattorno che italiani, ,lo siamo tutti, , .; a e l come dovrebbe esigere da altri Stati che venis sere rispettate per lei. Io non-ho 'quindi nulla da aggiungere a quanto ha detto pochi minuti or sono il mio amico e collaboratore, on. DI Scalea. Voglio rilevare soltanto una parola dell'on. Gattorno. Egli ha detto, rivolto all'onorevole Montresor. che un deputato. Il quale par- fori: — SI, ma bisogna anche dimostrare di esserlo. DI SAN GIULIANO, -continuando : — Nè ciascuno di noi sente di essere inferiore a chiunque in fatto di patriottismo ma di vero patriottismo, non quello a parole ma quello ferino, .calmo d'I fatti. Il vero patriottismo (aggiunge .il ministro degli esteri accalorandosi) deve es | sere illuminato e avere la coscienza degli interessi nazionali. Quindi, io, pur rendendo omaggio ai sentimenti che hanno mosso l'onorevole Montresor a parlare, esprimo 11 pensiero che la migliore forma di patriottismo non sia quella di compiere manifestazioni come quella alla quale abbiamo testé assistito, le quali non giovano ai veri interessi della nazione (bravo, bene approvazioni sui banchi monarchici, commentì all'Estrema). GATTORNO con la sua solita ?ooe cavernosa: — Io ho detto all'on. Montresor che era un italiano perchè parlava un linguaggio veramente degno di un italiano. PRESIDENTE : — L'Interrogazione é esaurita. Per una clinica • Una statua antica TESO risponde d'urgenza ad una interrogazione dell'on. Castellino sulle indagini fatte alla clinica delle malattie mentali e nervose dell'Università di iPalermo. -Dichiara che tali indagini hanno escluso qualsiasi addebito che potesse led2."e la rispettabilità e la integrità del direttore di quella cllnica ed hanno accer- ccimuUe tato che l'opera sua è degna d'encomio e te¬ e à e a ù e o i , o e . A o a n o a , o o i , i n a d l a o a o ; l i » , o e i o o o aconda di ottimi risultati. CASTELLINO è lieto di queste dichiarazioni che varranno come giusta riparazione dovuta all'illustre e benemerito insegnante e deplora che la inchiesta sia stata cosi leggermente ordinata dal precedente Ministero. TESO risponde anche d'urgenza all'on. Barnabei circa la scoperta della statua di Augusto in Roma. Dichiara che in seguito a tale scoperta, il Ministero ha ordinato la chiusura del cavo, dove essa fu rinvenuta, e sta provvedendo all'accertamento del valore delia statua. Non avendo poi 11 proprietario del terreno, dove la scoperta è avvenuta, aderito alla proposta fattagli dal Ministero di trasportare e custodire, nell'interesse comune, la statua nel museo delle Terme, il Ministero ha fatto procedsre al sequestro di essa per assicurare la tutela del diritti dello Stato. BARNABEl si compiace dell'azione energica di Governo, deplorando che spesso si verifichino opposizioni e resistenze dei privati, in quanto concerne la delicata materia delle scoperte archeologiche. Nota che ciò dimostra come si imponga la necessità di disciplinare l'Importantissima materia con una legge che attribuisca allo Stato le proprietà del eottosuolo. L'inceme-tax e gli italiani residenti in Inghilterra ALBASINI-SCROSATI interpella i ministri de gli affari esteri e dell'agricoltura sull'azione che il Governo intende svolgere per evitare che ai commercianti italiani non residenti nel Regno Unito sia applicato Vincome-tax per i redditi derivanti da commerci esercitati in quello Stato. Dimostra come siffatta applicazione deU'tncome-taa: sarebbe evidentemente ingiusta e vessatoria, inquantochè non sarebbe possibile determinare esattamente l'ammontare degli utili corrispondenti agli affari compiuti da una Ditta nel Regno Unito senza 6ottoporne l'attività alle più odiose e pregiudiziali restrizioni. Dimostra Inoltre che una Biffata imposizione àoll'income'-tax non solo rappresenta un tentativo di un ingiusto protezionismo, mentre pure 11 Governo britannico si professa fautore del libero scambio, ma costituisce una flagrante violazione della stessa legge che si pretende applicare. Chiede quale azione intende spiegare il Governo italiano per impedire siffatta enormità fiscale: non invoca rappresaglie: che potrebbero turbare la tradizionale amicizia fra i due paesi, ma ricorda quanto fu fatto dalla Francia in una Condizione analoga. . insiste perchè 11 Governo Italiano faccia uffici presso quello Britannico allo scopo di indurlo a desistere dalla ingiusta pretesa. Invoca perciò un'azione diplomatica che valga ad evitare al commercio italiano una grave iattura. Si augura che la sollecitudine che 11 Governò britannico sarà per dimostrare nel fare ragione alle giuste (richieste dei cittadini italiani, v^lga ad aumentare sempre più la cordiale amicizia tra i due paesi (approvazioni). DI SAN GIULIANO, ministro degli esteri, dichiara che. avendo dovuto, come ambasciatore a Londra, occuparsi della questione, ha potuto persuadersi che il Governo ufficialmente non può spiegare alcuna azione nel sènso di ottener l'esonero dei nostri commercianti dall'i/icome-tax osi redditi derivanti da commerci esercitati nel Regno Unito. Esamina le disposizioni inglesi in questa materia e conclude che i commercianti possono essere tassati pei redditi realizzati nel Regno Unito, non per quelli realizzati nel commercio col Regno Unito. Crede che i commercianti potranno invocare la retta applicazione di siffatte disposizioni. . | portando la questione, se sarà necessario, datli vanti all'Autorità giudiziaria britannica, valendosi del patrocinio di competenti giureconsulti di quel paese. E' sicuro che la magistratura inglese, cìw ha larghi poteri discrezionali nell'applicazionee-'delle leggi e della quale nota la tradizionalen'indipendenza, riconoscerà le ragioni di equità e di giustizia che militano a favore dot nostri connazionali. Ritiene che la imposizione fatta a carico dai commercianti stranieri sia dovuta alla necessità in cui si trova presentemente il Governo inglese, di accrescere il rendimento dell'income-iax. Esclude assolutamente che ciò rivesta un larvato tentativo di protezionismo. Esclude pure la possibilità di rappresaglie, poiché la questione riguarda l'applicazione di leggi Interne, e non i rapporti doganali fra l'Inghilterra e l'Italia. Termina confidando che l'interpellante vorrà convenire che il Governo ha attentamente studiata la questione. ÀLBAS1NI-SOROSATI nota che l'esponazione italiana in Inghilterra è colpita da un doppio ordine di pesi fiscali: dall'imposta di ricchezza in Italia e dall'incowie-taa; nel Regno Unito, il che non potrà che ostacolarne l'espansione e il progresso. Avrebbe desiderato che il Governo, senza menomamente pensare ad influire sulle decisioni della magistratura britannica, volesse esercitare un'azione presso il Governo della nazione unica, perchè con criteri di equità e con riguardo agli amichevoli rapporti con l'Italia, non insistesse uteriormente nel tassare i commercianti italiani e nall'applicare loro troppo restrittivamente la legge fiscale. Don Murri interpella sui seminari cattolici La Camera si fa attentissima quando sorge a parlare per svolgere la sua interpellanza sulla costituzione dei seminari cattolici l'on. MURRI. Egli parla dal primo banco di Estrema Sinistra e comincia col dire : « L'argomento, che io adesso tratterò e che è contenuto nell'interpellanza che ho rivolta al ministro di grazia e giustizia, è di quelli per i quali la Camera italiana ha perduto da qualche tempo l'abitudine di occuparsi. Perchè avvenga questo fatto non è facile spiegare; forse perchè manca un interessamento vero ai problemi Ideaci della nostra vita. Eppure, col ritorno del cattoliclsmo alla vita pubblica, col ritorno dei cattolici alle urne amministrative e politiche, pare che la Camera dovesse occuparsi, più di quanto non abbia fatto in questi ultimi tempi, degli argomenti attinenti alle relazioni che debbono Intercederi fra l'ente Governo e le varie ramificazioni della Chiesa cattolica. Questi problemifurono invece trattati con particolare cura e con singolare competenza da coloro i quali ci precedettero su questi banchi, specialmente nel periodo dal 1848 al 1875. Perchè i nostri deputati non si occupano troppo di queste questioni? Forse perchè 1 nostri deputati non hanno avuto e non hanno quel contatto con la vita cristiana del paese, forse perchè non sanno che fra il deputato cattolico, fra 11 candidato dell'Unione cattolica elettorale e gli elettori ci sta sempre di mezzo l'istituto confessionale, che ha servito di cuscinetto fra le aspirazioni di una parte degli elettori e gl'interessi veri della politica per parte del deputato eletto. Politica ecclesiastica di un tempo. Se vogliamo trovare 11 filo spezzato di questo interessamento della camera e vogliamo risalire ai nostri predecessori, al quali accennavo pochi minuti or sono, 1 quali dal 1848 al 1875 si occuparono molto del seminari e di tutte le questioni attinenti all'istruzione nelle scuole dipendenti dalle curie vescovili, troveremo che molte e importantissime disposizioni e decisioni di legge furono sancite. Nel 1861 si affermava e e o n i a l e . w e ssccvsfsrsaimSssmartvrtsdzepmdsnstsssrdlfimSlnsCsfpecstnfsgudcgGscbcMtdadstcon decreto reale che l .seminari erano soggetti, ^alla vigilanza governativa. Nel 1863 il ministro, QPisenelli affermava che lo Stato aveva il di- : gritto di intervenire in tutto ciò che riguarda la : ecultura ecclesiastica. Nel 1865 l'on. Cortese, mi- j snìstro della pubblica Istruzione e Quintino Sei-1 pla, per il ministero delle finanze, presentaronojuun progetto di riforma per gli Istituti di cui- htura clericale. SI proponeva, in questo progetto, 0che 1 seminari si limitassero all'educazione pprofessionale di quegli alunni che debbono vprendere la carriera ecclesiastica. Dovevano1 dessere soggetti alla legge Casati o sottratti a ' pogni legge? I seminari In altri termini dove- ; cvano ritenersi, dopo le disposizioni sancite da I squest'Ultimo ministro, dipendenti unicamente j c^ 11 -,i .7 - - r.'i... -~ " ,'\ /-'-,->';-..-.-?,--,-..■;.:-■, ,-ì f-.pi.-iipn^ "^saled esclusivamente dall'autorità del Governo op pure dovevano considerarsi come Istituti che ai loro superiori diretti esclusivamente dovessero rendere conto del proprio operato e dell'Istruzione che impartivano agU alunni raccolti nel loro seno? I cattolici di 50 anni fa. e à nNel. 1868 e nel 1873 altre proposte furono fatte jsperchè si proibisce ai seminari di ricevere a-!dlunni inferiori ai diciotto anni o che non avessero conseguito la licenza liceale. E lo spirito di questa disposizione dovrebbe appUcarsi ancora oggi, perchè oggi maggiormente cne in altri tempi si sente la crisi morale che travaglia il nostro clero, crisi dipendente in gran parte dal fatto che questi poveri giovani, messi dalle rispettive famìglie nei seminari in età ancora tenera si sono poi trovati ad esercitare quel sacerdozio per il quale essi non si sentono vocatl e al duro peso del quale essi non possono resisterà Un buon 80 per cento degU alunni che escono dai seminari, vestiti dell'abito talare, dopo poco tempo, si manifestano cattivi preti o preti che non rispondono, per quanto riguarda la disciplina, ecclesiastica, agli ordini che vengono impartiti loro dai superiori. In Italia, quanti poveri giovani per difetto di vigilanza da parte dello Stato si sono trovati in una professione che non era per loro e quanti se ne trovano tutt'orat Basta paragonare i cattolici di trenta, quaranta, cinquant'annl fa col oaitoUci di oggi per farsi un concetto esatto di quello che s'intendeva allora per cultura ecclesiastica e per sacerdozio e di quello che si intende adesso. Allora ai sacerdoti non era vietato di parlare di politica, di cultura, di Interessarsi della vita del Paese in tutte le sue manifestazioni. Anzi, non pochi sono i sacerdoti, che hanno contribuito in un modo o nell'altro, con l'opera o con gli scritti, con l'azione o Con la parola, al risorgimento della nostra letteratura, deUa nostra vita politica e della nostra unità nazionale. Oggi, ai sacerdoti si fa divieto di professare qualunque idea che non sia quella imposta dalle autorità superiori. Oggi, ì sacerdoti non possono dedicarsi alla politica nè alla cultura, nè aU'economia se non nel senso che è voluto dal superiori che sono a loro preposti. Oggi ai sacerdoti non è permesso nessun atto di critica ai loro superiori, anche in questioni che riguardino solamente la politica, anche nelle elezioni politiche. Essi nelle elezioni politiche non intervengono. d I sacerdoti non intervengono oggi nelle elezlcfni politiche e amministrative come i liberi cittadini, ma seguendo un tassativo ordine superiore. Cito — dice, proseguendo, l'onorevole MURRI — a proposito di queste mie asserzioni, la circolare che recentemente la Direzione diocesana di Modena inviava ai suo' dipendenti per dar loro istruzioni intorno al modo come dovevano comportarsi nell'elezione avvenuta ieri. Con questa circolare la Direzione diocesana di Modena facoltizzava i sacerdoti di votare, e Imponeva loro di votare per il candidata che sarebbe stato indicato dall'Associazione elettorale cattolica della città. « La questione del Seminari è gravissima. La sua grande importanza l'ha compresa lo stesso Pio X. che, salendo al pontificato, pensò di riformare i Seminari, e volle che ve ne fosse uno oer regione, abolendo i varii Seminari sparsi aua e là nei piccoli paesi deUe m singole regioni, e che non rispondevano allo scopo por li quale erano stati creati. Ora, che cosa dovrebbe fare lo Stato? C'è una leggo che impedisce che possano essere fondati nuovi Seminari o riformati i Seminari esistenti senza una regio exeaualur. Ora. Pio X ha di fatto messo in vigore la sua decisione e ha stabilito che vi sia un solo Seminario per ogni regione, abolendo gli altri, di modo che le singolo Curie vescovili hanno contravvenuto, alle specifiche disposizioni legali che esistono in materia. I seminari senza teologia- « I Seminari, ai quali è stato tolto l'Insegnaimento della teologia, che è stato raccolto nel Seminario principale della regione, che cosa sono divenuti? Evidentemente Seminari non sono più. perchè non vi si insegna più quella materia che specializza l'alunno e lo indirizza al suo ministerio sacerdotale. I varil Seminari, ai quali è stato tolto l'insegnamento della teologia, sono diventati delle semplici scuole private, le quali quindi, a maggior ragione debbono rioadere sotto la legge comune che regola tutte le scuole. Veramente la legge e le disposizioni concernenti questa materia dipenderebbero dal Ministero della pubblica istruzione; ma l'on. Credaro, al quale da principio era rivolta l'interpellanza che oggi svolgo, mi pregò di rimandare la discussione dell'argomento, per la parte che riguarda il Ministero della pubblica istruzione, ai giorni nei quali si discuterà il bilancio della pubblica istruzione alla Camera. Ora, voi direte: Perchè inai* stere tanto in questi vecchi criteri d'intervento dello Stato nelle cose dipendenti dal Ministero della pubblica istruzione e riguardanti scuole private ? Perchè parlare di scuole che non sono riconosciute dallo Stato? Perchè obbligare lo Stato a voler vedere dove non vuol vedere? Ed è appunto per questo, onorevoli colleghi, che io insisto su questo punto. la congregazione dei gesuiti. « E insisto specialmente per un fatto specifico, al quale accennerò ora. Il Vaticano-ultimamente ha disposto che l'Insegnamento nel' Seminari principali, che sono stati aperti nel-1 le varie regioni, sia affidato alla Congregarlo-, ne di Gesù. Ora. i Gesuiti sono colpiti non1 solo dalla legge comune, che sopprime tutte le Corporazioni religiose, ma anche dalla legge speciale, che rimonta al 1848, e che man mano fu estesa ai varii Stati che venivano a far parte del Regno d'Italia, e secondo la quale essi non possono esistere neppure come Associazione libera. Essi non hanno diritto ad e» sistere come Associazione libera che nel Veneto e nel Lazio, ove la legge, alla quale accennavo poco fa non è stata estesa. Io sono un fervido ammiratore della libertà, e desidero si trovi il modo di concedere la libertà religiosa a quanti la chiedono, perchè costituisco un diritto fondamentale di ogni Ubero cittadino in un Ubèro Stato; ma non posso non richiamare l'attenzione del ministro guardasigilli su questo fatto, tanto più che quegli stessi Gesuiti, i quali attualmente hanno ripreso l'In-, segnamento della teologia nel Seminari ufficialmente riconosciuti dal Vaticano, e che deb-1 bono essere conseguentemente riconosciuti anche dal Ministero dt grazia e giustizia e dal Ministero della pubblica istruzione, non s'ln-i teressano solamente di questioni teologiche o di questioni scolastiche, ma a loro è affidata anche la direzione delle elezioni poUtlche, e; di questo fatto non c'è bisogno che io porti' soverchie prove alla Camera. conclusione. L'on. Murri cosi conclude: . « Ormai si comincia a sentire che troppo i tempo si è trascurato tutto ciò che riguardai , ^educazione e la formazione deUe coscienze, , Questo sentimento mi dà ben a sperare che l : giovani itaUani non possano d'ora Innanzi : essere isolati fuori deU'ambiente della vita1 j senza che possano nemmeno Intravvedere quel'i 1 principi di libertà, i quaU rappresentano oggl'l jun patrimonio generale ormai indiscutibile:'! h0 stat0 deve portare anche gU altri volenti! 0 nolenti sul terreno deUa libertà. Noi sap piamo che questo sogno non riuscirà; 1 po-i veri giovani seminaristi rimarranno nelle con1 dizioni attuali; ma, on. ministro, voi dovete1 ' provvedere, voi dovete provvedere sopra tutto ; che rimanga definitivamente tramontato 11 j I sogno, invano nutrito, di potere temporale ac*. j carezzato dal -Vaticano, (approvazioni all'È* strema) ' Dichiarazioni del guardasigilli Sorge quindi a parlare in mezzo aUa Vivai attenzione deUa Camera, che si è molto popolata, il ministro GuardasigUU on. FANL " lieto che l'on. Murri abbia portato ln»i nanzl al Parlamento un'alta e deUcata que jstione e lo ringrazia di aver ricordata la tra-. !dizione del nostri uomini maggiori di altri' n i e a ' l e o . . o ne iUe tempi, tradizione che il ministro si complace; di affermare non perduta nè abbandonata. Non può lo Stato disinteressarsi delle sol di tanta parte della gioventù itaUana educai— nei seminari ed avviata al sacerdozio. La ieg>> ge Casati apertamente riconosce il diritto nel-, lo Stato di vigilare sugli istituti di Insegna* mento siano essi pubblici, siano privati, nel*! l'interesse dell'igiene, deUa morale, dell'ordine, pubblico e neU'interesse dello Stato. Ragioni d'ordine didattico o pedagogico, rei glont sopratutto d'altissimo ordine morale renJ dono legittima e doverosa la vigilanza dello I Stato sui seminari. I Non riconosce perciò nell'Autorità ecclesia-stica il diritto di chiudere di fronte all'Auto-i rità deUo Stato le porte dei seminari {vive apn provazioni). E ricorda che la Corte di Cassa-" zione, fin dal 1885, riconobbe questo diritto ed anzi questo dovere deUo Stato affermando; la legge Casati doversi appUcare anche al seminari ove s'impartisce l'istruzione secondaria, Applicando dunque la legge Casati afferma' spettare aUo Stato la vig-'lanza, e la lngerenzi 6Ull'andamento dei seminari e sull'Insegnamento che in essi s'Impartisce (benissimo), coma pure di intervenire neU'ammlnistrazlone di tali1 enti. Aggiunge che diverso non fu 11 pensiero deli suoi predecessori, i quali non mancarono di intervenire ogni qualvolta se ne presentò la op-i portunità. Ricorda moltepUci precedenti In in questo senso dal 18G9 in poi. Cita poi a caglon d'onore la recente circolare del ministro Scialoja, Inspirata alla più alta e chiara coscienza del diritti supremi della podestà civile (approvazioni). Rileva che in tale circolare si richiamava in modo particolare l'attenzione di quelli che erano particolarmente Invitati a riferire a quali ecclesiastici ed a quale ordine appartenevano, fosse affidato l'insegnamento teologico nella direzione del seminari. Aggiunge che pare che in un solo istituto si sia infiltrata quell'associazione, di cui ha parlato l'onorevole interrogante; ma il ministro si riserva di procedere ad ulteriori indagini e di prendere quindi gU opportuni provvedimenti. Imperocché non può ammettere che le rendite lasciate dallo Stato a questi istituti per determinati fini di pubblico interesse debbano, sia pure in parte, beneficiare a persone appartenenti ad una associazione vietata dalla legge (vive approvaziol). Il discorso del guardasigillir che è stato attentamente ascoltato dalla Camera e mai interrotto, ottiene vivissime approvazioni per la sua intonazione accentuatamente Uberale, specialmente sul banchi, di Sinistra e di Estrema. Replica di Murri PRESIDENTE: — La pirola all'on. Murri dichiarare se è o no soddisfatto. MURRI: — Ringrazio anzitutto il minia guardasìgiUi degli affidamenti che egli