Il retroscena d'un assassinio

Il retroscena d'un assassinio Il retroscena d'un assassinio E' nella memoria di tutti l'atroce attenato terrorista che sei anni fa pose termine i giorni di De Plehve, il ministro degl'inerni di Russia. Ora uno dei perpetratori dell'assassinio ne ha scritto l'intera cronistoia, e lo Strand la pubblica nel suo fascicolo di giugno. E' un racconto emozionante, che getta uno sprazzo di luce su alcuni tra i più gelosi segreti dei rivoluzionari russi. Per motivi spiegabili, il nome del narratore resta nell'ombra; ma l'assoluta autenticità della narrazione è affermata, in una nota editoiale, dallo stesso direttore della popolare ivista inglese, il quale dichiara d'aver compiuto un'accurata indagine per appurarla. Disgraziatamente, un riassunto completo dell'articolo è quasi impossibile, non tanto per la sua lunghezza, quanto per la sua inensità. Lasciamone dunque indietro la pare introduttiva: il progetto dell'attentato ome si delineò nel 1903 fra alcuni rivoluionari rifugiati a Ginevra ; i primi incontri e i primi convegni dei futuri dinamitardi ; l loro ritorno in Russia, nell'inverno del 904, con passaporti falsi ; il _ loro ordito niziale a Pietroburgo, in pochi, tenendone al buio tutta la restante organizzazione terorista; le vicende di un primo attentato, he doveva abbattere De Plehve il 18 marzo, ma che invece lo lasciò passar oltre, calmo inconsapevole, nella sua carrozza, causa un contrattempo sorto all'ultimissimo istane, quando i congiurati avevano già dato di piglio, sotto i panni, alle bombe preparate per lui... Di questo tentativo andato a male nessuno seppe niente, ne allora ne poi. E i teroristi, subito dopo, non pensarono che a ramarne un secondo. Il quale s'iniziò con un disastro : Pokotiloff, il chimico della com pagnia, mentre preparava, in una camera ! all'Hotel del Nord, la dinamite necessaria, morì sfracellato da un'esplosione improvvia. I compagni, tuttavia, non si persero dV nimo. Sostituirono il morto, e tirarono innanzi. Vediamoli, da questo punto, all'opera, Erano una dieoina, stranamente diversi l'uno dall'altro. Li capitanava Azeff, quello steso che risultò poi contemporaneamente agli tipendi della polizia, e dovette fuggire, e vive ora sotto la taglia di due tremende vendette, per il mondo. Azeff, trentaduenne, massiccio, la faccia impassibile, come scolpi a nella pietra, dirigeva la congiura quasi tenendosene estraneo, dietro le scene. Da spettore generale, braccio destro di Azeff, : funzionava l'autore delle rivelazioni odierne: lo chiameremo, di qui innanzi, l'Incognito. Il nuovo chimico della combriccola e ra Shvetzer, un venticinquenne tutto rasato 1 ZJitn rnn pWanra. e così ouiete riservato *2E nSZ^^reddo da far pensare a m^""f,"^» » glese. Tra i gregari, Sazonoff era il più vi- lace: un giovane esuberante di salute e di gaiezza, veemente di tempra e fervido di cuore, pronto a buttare allegramente la vita a servizio del terrorismo, ch'egli concepiva! come un ineluttabile sacrificio di sè. C'era-1 _ •_j; -|7-.i:..*f „_„ e...; j: rinvrnf.irn1 fa'^£?dà^^fflà-lSSeS« e d entusiasta dalle università Douleboff, un piccolo, nerboruto operaio dalla fisonomia aperta e dagli occhi pensosi, che aveva am-!mazzate, l'anno prima, il governatore diirr*. . - :„ rr^„%, t;«„ [0 del terrorismo ch'eeli concepiva {naintfaMl. «.rrifirJo rìi «ì- P'm .TKrJS' " _:_„-!"! Ufa; e c'erano, in fine, Uman, un tipo in definito, e Sikorsky, un ventenne dalla Poonia, forte e fermo, che parlava il russo a malapena. Due donne, poi, compivano la breve lista di quelli a parte dell'attentato: Dora Brilliant e Narova. Dora Brilliant, piccolina, capelli neri ed occhi neri, enormi, era dedita anima e corpo alla rivouzione, non viveva che nella fede del Terrore, non sognava che la strage di De Plehve: pure, caratteristicamente donna nel contraeto, si professava avversa a ogni spargimento di sangue. Non rideva quasi mai. aveva dei silenzi lunghissimi, in cui i suoi grandi occhi erano pieni di pensieri cupi. Narova, invece, appariva più umana. Non era più giovane, e la vita trascorsa per gran parte in prigione o in esilio le aveva tempestato, il volto di rughe e di giallore ; ma a luce dei suoi occhi si conservava chiara, dolce, quasi materna per tutti i correligionari. Essa faceva la sua parte di lavoro nel'orditura dell'attentato come un'artista,: mpercettibilmente, instancabile ad onta) dell'età e della cattiva salute. I ' lineamenti di queste figure, — come i riproduco, — si riscontrano nelle pagine dove l'Incognito si diffonde a rievocare i preliminari dell'attentato. Son pagine in cui sembra concentrato un romanzo alla Ponson du Terrai!. Vi si alternano convegni segreti a Pietroburgo e in piccole città nsospette della provincia; episodi di vita icca, elegante, in quartieri signorili e per grandi hotel», dove l'Incognito si faceva passare per il rappresentante di una grande fabbrica inglese di biciclette, e le perone al suo servizio non erano che i congiurati; depositi di bombe, opportunamene sigillate, entro casse-custodia di banche rispettabili; travestimenti da venditori ambulanti e da vetturini, per settimane intere, vivendo di continuo con la poveraglia "»r non destare un sospetto. E tutto queto allo scopo di stabilire con esattezza inallibile le abitudini di De Plehve e il momento opportuno per l'attentato, fino ai minimi dettagli. Così, a poco a poco, il lavoro d'osservaione fu condotto a termine. Non restava più che l'azione diretta. Allora i terroristi i diedero convegno a Mosca, in assemblea plenaria, per concretare il piano dell'assasinio, determinati a sbarazzarsi di Da Plehve ad ogni costo. Presiedeva Azeff. Fu decio di tender l'agguato in Ismailsk Prospect, l 15 luglio, mentre De Plehve vi sarebbe passato per recarsi a conferire con Io-Zar. Per la scelta dei lanciatori delle bómbe poi, ci fu qualche discussione, perche Dora Brilliant voleva che ne fosse affidata una anche a lei. — Voglio partecipare io pare, all'attenato — ripeteva. — Lo voglio! Debbo morire! Alla fine, però, venne scartata. Per il colpo, risultarono designati Uman, Sazonoff, Kaliaeff e Sikorsky. Uman, con la prima bomba, avanti a tutti, incontrando la carrozza del ministro, avrebbe dovute lasciara passare, tenendosi pronto a farla saltare nel caso che fosse tornata indietro, verso di lui. A quaranta passi da Uman, doveva camminare Sazonoff, con la seconda bomba, e doveva lanciarla senz'altro, ap pena la carrozza gli fosse giunta a tiro. Kaiaeff, altri quaranta passi più dietro, doveva invece lanciar la sua nella sola eventualità che quella di Sazonoff fosse andata-a vuoto o che De Plehve ne fosse rimasto 1soltanto ferite. Sikorsky, con la quarta " n .... ... I bomba, ad altri quaranta passi, avrebbe costituito la forza di riserva. Regolato ciò, si discusse il modo di lanciar le bombe. Bisognava mirar giusto : guai a fallire! Kaliaeff propose di gettarsi, con la bomba, tra le zampe dei cavalli: anche se la dinamite non fosse esplosa, la vet e il lanciatore successivo avrebbe avuto tura sarebbe stata costretta a soffermarsi, buon giuoco. Ma la proposta, por stoica che fosse, venne respinta. Era meglio lanciar le bombe direttamente, o sotto la carrozza o traverso lo sportello. In caso d'insuccesso, si convenne che i lanciatori rimasti vivi e liberi avrebbero restituito le bombe a Shvetzer, che le avrebbe scaricate e tenute in custodia per altra occasione. In caso di successo, i lanciatori superstiti avrebbero dovuto buttar nella Neva, in punti prestabiliti, le rispettive bombe. Da ultimo, scelta Vilno per un nuovo convegno plenario dopo l'attentato, la riunione si sciolse. Dei dieci congiurati, Azeff e Narova partirono per una città di provincia. Dora Brilliant andò a Eharkoff, a macerarvi la sua tristezza. (Pochi mesi di poi, però, aveva la gioia di venir scelta, con Kaliaeff, come esecutrice dell'assassinio del Granduca Sorcio: nella aual occasione venne accalappiata e chiusa in carcere, dove morì). Gli altri, ripresero la ferrovia per Pietroburgo. Ma, nella capitale, non rimasero che l'Incognito, Shvetzer con la dinamite, e Douleboff travestito costantemente da brumista. I rimanenti lasciarono di nuovo, subito, Pietroburgo, per tornarvi la mattina del 15 luglio. Qui giova riprodurre il breve colloquio che l'Incognito ebbe con Kaliaeff prima che questo ripartisse. Si trovarono in un ciroi- tero suburbano. Kaliaeff vi andò camuffato da rivenditore di tabacco, in maniche di ca- cne « suo compito era importantissimo, esi gendo forse più coraggio e più sangue fred «oM primo, mici», fretto e stivaloni. Egli, come Sa-zonofif, si teneva sicuro che avrebbe dovuto lanciare la sua bomba. Era, dunque, nel lo-ro presentimento, l'ultima volta che i due avevano agio di parlarsi liberamente. Se-dettero sopra una pietra sepolcrale, e Ka- iiaeff, con la sua voce metallica e il suo accento polacco, esclamò: — Grazie a Dio, siamo alla fine ! Mi spiar ce soltanto che la parte più importante sia toccata a Sazonoff e non a me... L'Incognito tentò di convincerlo che an- Lo so — fece Kaliaeff. — Tuttavia... Ma poi, calmatosi, parlò di Sazonoff con simpatia immensa: Un altro come lui non l'ho mai visto.1 u "Z", ", r~ Ha un cuore così dolce, è così ardito, così^P»110 d'energia spirituale! E che gioia, so riusciremo! Hanno eia reenato troppo a "useremo: Hanno già regnato troppo a !un£°- Se sapeste come li odio! Ma che % De Plehve? Dobbiamo ammazzare Io. Z™~- . . . ;■ ! Intento passarono gli ultimi giorni d'at- fcesa- Nella notte dal 14 al 15 luglio, Shvet zer «anco, nella sua camera allHótel del 1« q«a«™ bombe, tre delle quali pe- » ouasi sei Èra ™,,,no circa we cnm, e una quasi sei. lira!oUffa che doveva compier la strage di DeiPleh'e:- Shvetzer l'aveva fatta cest pesante,[ perche la dinamite preparata da lui con so-stanze russe èra molto inferiore alla dina-mite estera. Quanto poi a ciò che seguìla.mattina del 15, non mi resta che tra-durre quasi alla lettera il racconto dell'In-cognito: « Mi alzai per tempo, e, tra le 8 e le 9,andai a verificare l'arrivo di Sazonoff allaStazione Nicola e quello di Kaliaeff dallahnea di Varsavia. Sazonoff era travestitoda facchino ferroviario, Kaliaeff da porti-naiò. Col treno seguente, per la stessa li-nea, da Dvinsk, vidi giungere Uman e Si-korskj*. In questo frattempo, Douleboff a-veva messo i finimenti al suo cavallo ed eraandato all'Hotel del Nord, dove soggiorna-nava Shvetzer. Questo entrò nella vettura, J-ntanco passarono gii inumi giorni rt'at-fcesa- Nella notte dal 14 al 15 luglio, Sbvet- zer caricò, nella sua cambra. «.ll'TTót.P.l Hnl e. poco dopo le 9, distribuì le quattro bom-bo poi punti fissati. Quella di sei chili eraper Sazonoff. Aveva forma cilindrica, era avvolta in un giornale e legata con dellospago. Sazonoff la prese e la portò aperta- mente, come un involto qualsiasi. Così feoeKaliàeff, dopo aver infagottato la sua entroun fazzoletto. Uman e Sikorsky, invece, na-scosero le loro sotte la tunica. « Terminata la distribuzione, senza unincidente, Shvetzer si fece ricondurre a casa. Douleboff, quindi, andò a stazionare davanti all'Istituto Tecnologico, in Zagorobni Prospect, ove doveva aspettare me per cono-scere i risultati dell'attentato. Io mi diressiverso la chiesa di Pokrova per rivedervi iquattro lanciatori, che dovevano muoversidi là, a quaranta passi l'un dall'altro verso.. .i_ r . . "B"'ro'vers°-.. 1 1 g? f- l ■ l^T^vi- » ? u- ' vero interminabili. Poi, ali improvviso, inI —. . . Ismailsk-Prospect, dov'era precalcolato cheavrebbero incontrato De Plehve. Era unamattina serena, piena di sole. Avvicinandomi alla piazza di fronte alla chiesa, vi scorsi, seduti su una panca, Sazonoff e Sikorskv. primo spiegava al secondo, con perfetta calma, come avrebbe dovuto sbarazzarsi del- la sua bomba. Pareva che a sè stesso egli non-pensasse affatto. Sikorsky ascoltava at- tentassimo!' In una panca poco discosto sta-va Uman, più imperturbabile che mai- e Più in là ancora, presso la cancellata chiesa, Kaliaeff, il berretto in mano, si faceva il segno della croce davanti a un'icone. a A un mio segno, — erano le 9,20, l'ora giusta, — Uman si alzò pigro dal sedile, e prese la direzione designata; poi, a uno a uno, nell'ordine prefisso, Io seguirono gli altri tre. Li accompagnai con gli occhi lÌ^Ì^^Sr^^^T ^Bole. tigli reggeva la sua bomba sotto il braccio destro, e si capiva che la trovava pesante. Perdutili di vista, subito dono io volsi rjer alcune vie diamnnli T. vois per alcune^ vie diagonali, verso Is- maiisk .Prospect, in maniera da incontrarvi i -lanciatori avviati lentamente incontro àiministro. Ero ancora a qualche distanza da f . , * Ismailsk Prospect, quando, da un'occhiata al crocevia, laggiù, potei prevedere che il passaggio di De Plehve era questione di minuta, I delegati e gli agenti che vi travedevo avevano assunto un'attitudine guardinga, rigida. Qua e là, agli angoli, riconobbi delle spie. A un tratto vidi un agente levar la mano alla visiera, per salutare. Con. temporaneamente sul marciapiede oppo- sto, mi apparve Sazonoff. Egli camminava come poco prima, la testa alta, reggendo il suo terribile involto sotto l'ascella. Fu allora che udii uno scalpi tìo di cavalli, o una carrozza chiusa, tirata da una pariglia di morelli passò oltre. A sinistra, di fianco, le pedalava un agente. Dietro, in una vet- tura aperta tirata da un cavallo nero, lo i n e mezzo al monotono brusìo della strada, si sentì un fragore secco, strano. Era come so qualcuno avesse colpito una larga lamiera con un grosso maglio di ferro. Nell'istante stesso, risuonò d'attorno un tintinnìo di cristalli spezzati. Subito vidi una colonna di fumo bigio-giallastro, quasi nero agli orli, o , | salire come un fuso dal selciato. Essa si a i , . a a e . . , l o e - o - slargò rapidamente e riempì la strada fino all'altezza dei tetti, disperdendosi con eguale rapidità. Mi parve di travedere, nel fumo, dei frammenti solidi. « Mi mauro il fiato, per un attimo. Senonchè, essendo sul preavviso, lo ripigliai prima degli altri, e mi posi a correre verso il punto dell'esplosione. Come vi giunsi, tutto, il fumo s'era dissipato. Ci si sentiva un acuto odore di bruciaticcio' Di fronte a me, a Quattro passi dal marciapiede, scorsi Sa dldsptmllfSizonoff. Giaceva supino nella polvere della:mstrada. Il berretto gli era caduto, e ì ric-:ecioli castagni gli si erano rovesciati sulla gfronte. Dei rivoli di sangue gli scorrevano rdalla fronte per le guance impallidite. Gli cocchi, semichiusi apparivano vitrei Alla iIsommità del venir» M « ™rl0„« ,,„, „r.„ ! msommica elei ventre gli si vedeva una gran d±?lZ: ■™«™,«n». Che Sh formava lnt0rn° «alpo, udii qualcuno, accanto a me, tra la fol-1 lla accorsa, bisbigliare: « E il ministro? Di- tcono che se l'è cavata ! ». Mi convinsi allo- cuna pozzanghera rossa. « Mi curvai su di lui, guardandolo atten tamentè. Mi parve morto. Allo stesso tem- ra, nell'agitazione del momento, che De I- ncadute ZS±°„re CN 11 COtnpagn,° Cr-a '™caduto per sempre. Non avevo neanche vi- ,sto che il cadavere di De Plehve, orribil- i tmente sfracellato, giaceva a pochi metri dai fcazonotTj tra 1 rottami della sua carrozza « Non pensai più che ad allontanarmi Incontrai masse di curiosi che si precipita-, vano verso il luogo dell'esplosione, gridai- F-! do qualche cosa. Io non n/capii nulla. o gnavo la folla conscio soltanto di questo -1 fatto : che De Plehve era vivo e Sazonoff e morto ! Errai così qua e là, a lungo, senza -1 mèta, fino a che, quasi meccanicamente, mi s- | trovai diretto verso l'Istituto Tecnologico, vo r I * — Ebbene? — mi chiese volgendosi. « — De Plehve è vivo. « — E Sazonoff? « — Ucciso. « Douleboff abbassò gli occhi, stranamen- a - . n o. Là trovai Douleboff ancora in attesa per sme. Saltai in vettura. |T7i.i„_.7 __• , , . te, e le sue guance si "contrassero. Ma nim pdisse nulla. Cinque minuti dopo si volse di : nuovo- i „ ' tjì _ , . , , I % 1 ^ ™ , I li — Contro De Plehve, quando torna a , alle quattro! Ti porterò una bomba 0n„ » * il ì,alle *re- Aspettami qiu. ,o I ? Egli tentennò il capo. Lasciandolo, an-! a dai ai giardini di Usoupoff, dove i lancia- a e:*"» o., ^*°aS|lv,";. sPeravo cf n°" 11 avessero W*£Li™ VnWn w hombe ,-1^n)^ yo, tentare un nuovo col- l - «K.di solito, dalle tre alle quattro pome- a «diane. I lanciatori saremmo stati io, Dou- a nualcuno dm ««nnr«Hf; i e leb0« e W«de« «tperafeti. , I « un'ora rfntrf!; ,? tro™annna vi-1 - allora riparai m uno stabilimento dr-1 bag?i ,n via Kazak, chiesi una stanza e mi j ì stesl s.ul aofa- vi «masi fino alle due, quan-ido mi P^ve tempo di rintracciare Shvot- j zeF 6 di propararci per il secondo attentato, I Uscendo, comprai l'ultima edizione di un 9, i gi°rnaIe, che era gridata per le vie. Credea'vo cne recasse dei telegrammi dal campo di a [Battagliai .in Manciuria. Invece, al porto jo i? °nore, vi scorsi il ritratto di De Plehve, I -1 scorniciato di nero e seguite dal relativo - ': necrologio^ ». _ i -i Qnesta è la cronistoria dell'assassinio nar- j -1 r?fca .da^'Incognito, e riprodotta qui, ob- \ a ! biettivamente, nella luce steissa sotto cui - la riferisce. Duo noterelle per com- ì , Pletarla. Nella prima impresiiione del mo- superstiti dovevano trovarsi se l'atten- fiiiiva tv, *r,ar,„~ u i- talliva. Io speravo che non li avessero -1 'u,re™ -' P,0 c°ntro il ministro nel suo. ritorno da l ' Peterhof : ritorno che ci risultava effettuar- Sir Kodak. -1mento^ °be il narratore rievoca, Sazonoff pli a sembrò '.morto. 'Non era. Lo curarono delle a | g.ravissirae ferite, e lo mandarono in Sibeo \rla" viaggi° facendo, peraltro, riuscì ad e- lvadcre> ,ed ora è a piede libero, non so doe'ye. a rispettosa distanza dalla Russia. Sio | korksy, invece, acchiappato subito dopo l'e- | sPj03l°ne, sconta la sua pena iaggiù. Gli al trl due lanciatori, Kaliaeff ed Uman, — n I Per 1uella volta, — la passarono liscia,

Persone citate: Bole, Brilliant, De Plehve, Neva, Strand