L'esploratore del Polo Sud

L'esploratore del Polo Sud L'esploratore del Polo Sud (Mostra corrispondenza particolare» Londra, gingno. „• — L'anno venturo, in questo momento? '•— Afiondato nella poltrona, le gambe a cavallo, il gomito appoggiato al bracciuolo, il capitano Scott si ficcò tra i denti la pipetta di radica che teneva in batteria a un palmo dalle labbra, e vi riattivò i forni con una tiratina di previdenza. — Saremo più al fresco, thal's ali/ A una quarantina di gradi sotto zero: Fahrenheit, si capisce. Che faremo? Una cosa semplicissima, staremo per andare a letto. Sapete come si va a letto, laggiù. Ci si caccia entro sacchi 'di renna, e buona notte. Io so che li troveremo pieni di ghiacciuoli e che per un bel po' batteremo i denti come un'orchestra di nacchere. Ma questo non è che un vecchio rimedio di natura contro il freddo : serve a riprender calore. Poi ci addormenteremo come ghiri, e sogneremo placidamente il polo sud... Un'altra tiratina di previdenza, un'altra nuvola di fumo. Tutto era gaio, ilare in lui. Sembiàva un buon ragazzo che stesse per andarsene in campagna, finite le scuole e bruciati i quadorni. Mi aveva fatto un'impressione assai diversa qualche mese prima, quand'ero salito a conoscerlo lassù, in quel grigio quarto piano di Victoria Street dove la ! spedizione stava pigliando piede fra il ticchettìo delle macchine da scrivere. Un ufficio qualsiasi, in cui si respirava inchioetro copiativo e si maneggiava carta intestata. Pareva che vi si combinasse l'affare del polo sud con la stessa tranquillità con cui, negli uffici vicini, porta a porta, si combinavano affari di ferrovie e di concimi chimici, di manifatture e d'energia elettrica. Tre o quattro giovani anfibi predestinati all'Antartico (per un terzo erano uomini di tavolo e per due terzi uomini di mare) vi sgobbavano allegramente con la pipa in bocca. Scott, allora, (-non vi capitava che verso sera, appena libero dal suo lavoro quotidiano all'Ammiragliato. La raccolta dei fondi, questo preliminare inevitabile, doveva costituire per lui la fatica più accasciante di tutta l'avventura. Appariva nervoso, agitato, quasi febbrile: — c Particolari sulla spedizione? Eccoveli qui, prendete. E' il mio piano riassunto in quattro paginette di corpo dodici. Ma l'avrete già letto sui giornali. Francamente, non saprei proprio cosa dirvi di più! Se mi arrivano domande di gente che vorrebbe venire con me? A centinaia. Fioccano. Giusto sta mattina... Il vostro giornale è di Torino, non è vero? TV eli, giusto stamattina ne ricevemmo una anche da un giovinotto di laggiù. Drake, dove l'avete messa? Ah, eccola E' un certo Or..., Or... (come leggete, qui?), Orsino. No, Orsini. Forse è un marinaio d'acqua dolce. Ma a me piacciono, gl'italiani: gente di fegato! Peccato, non piglio su che sudditi britannici... E che altro volete sapere? Se la spedizione sarà finanziariamente possibile? Ma certo. I fondi vengono adagio, ma vengono. Ne verranno tanti da bastare. Conosco il mio paese. Però, non c'è da restare con le mani in mano. Bisogna darsi attorno, you know, come in tutte le cose. Quindi, molto da fare. Mi Bpiace... >. — La sua mano quadrata e ossuta si era sporta traverso la scrivania, cordialmente. — « Arrivederci! ». —E io me n'ero andato idrofobo con me stesso, perchè idei suo vero essere non avevo capito un accidente. Quello, Scott, l'esploratore polare, il ferreo avventuriero dell'Antartico, il comandante dell'indimenticabile Bitcoveryì Quel suo -strano viso solcato di rughe, dalle guance giallastre e dagli occhi incavati, mi era parso piuttosto d'un uomo sedentario che d'un uomo d'azione, piuttosto d'un filosofo o d'un matematico che d'un condottiero e d'un camminatore. Vi avevo quasi travisto un non so che di vecchio, di fragile, di stanco. Nella fronte sporgente, enorme, persino qualcosa di rachitico. E avevo aspettato, a scriverne. Ma ora mi appariva in una luce nuova. Sembrava un altro. Il buon ragazzo aveva superato gli esami e stava per avviarsi alle vacanze: delle vacanze polari. Il pallore e il travaglio interiore erano scomparsi. In Scott era risorto l'uomo di ferro e di fede, l'uomo pronto ad agire con un sano sorriso quasi fanciullesco sulle labbra, l'uomo giovine che smentiva i suoi quarantadue anni con un allegro calcio a tutto il passato per non vivere che nell'imminente avvenire Piuttosto piccolo, bruno, — di quel bruno scozzese ch'ò tutto nervi è tutto slancio, — adesso mi appariva costrutto per lo sforzo e per il comando. Lo trovavo largo di spalle, massiccio di torace, adamantino di spiriti. La sua vasta fronte, adesso, mi dava l'idea d'una torretta blindata ai piedi della quale si raggruppassero le leve e i manometri di manovra. Nel volto interamente neghogvaspcofuspCptisopacue suerdl'odvee futhsePmddsbcsi mZGneibdmcndqscpmctegpiernmEmmvclnrasato, gli occhi, il naso, la bocca, il men-to, accumulati in breve spazio sotto quelgran clipeo osseo, avevano appunto una gagliardia quasi metallica di taglio. Ne traspariva la pacata e indomita forza di volontà d'una tempra che non deve conoscere ostacoli, che non deve ammettere difficoltà. E io ripensavo a quelle ch'egli aveva già affrontate nei puri preparativi dell'impresa: dalla racoelta dei fondi in circostanze maledettamente impropizie, al- la fornitura di tutto il necessario spenden- dovi la sola metà di quel ch'era costata laspedizione della Discovery, nove anni fa, e realizzandovi un'efficienza doppia. Le a-veva affrontate e superate tutte, senza le-aar frastuono, quietamente, come si fa qui.'iìireva fatto su, eccettuate ancora poche migliaia di franchi, il milione richiesto; si era scelti i suoi sessanta compagni tra ottomila postulanti; aveva acquistata e armata e messa in punto di salpare la Terranova, la nave che lo deporrà tra sei mesi n . e i e è l , o n o i , . a e e n e, o oni r e o — o lia la ote nell'anticamera del polo sud, sulle spiaggie \ caghiacciato dello Stretto di Mac Murdo. E j inogni cosa ormai era in ordine. Non restava più che alzar lo vele per gli antipodi. Io mi ero preparato al colloquio con una setrspecie di diffidenza. Avevo chiamato a rac-! pecolta tutta la faccia tosta di cui natura mi!enfu prodiga, e avevo deciso di sondare l'esploratore con una filza di domande acide. Che ci andava a fare, al polo sud? Non era, più che altro, un vacuo tour de force eportivo? E come giustificava la spesa di tanti soldi a vantaggio di nessuno, mentre tanti poveri diavoli...? Eccetera, eccetera. Ma, appena rivedutolo, così forte e sereno e sicuro, con tale una riserva di sentimento e d'entusiasmo quasi visibile attraverso la sua scorza rudemente gaia, il mio disegno era andato in fumo. Non c'era più bisogno di chirurgia psicologica per trarre in luce l'anima di quell'uomo. Scott l'aveva negli occhi. Due occhi ceruli limpidissimi, pieni d'energia e d'onestà. Si capiva ch'egli doveva veder dritto e chiaro, in linee salde e in proporzioni esatte. E io mi sorpresi a fumare le sue sigarette e a sorbire il suo the con una mansuetudine esemplare, assentendo del capo a ogni sua frase. — Molti ci rivedono le bucce, lo so. — Pareva che l'ospite mi avesse letto nella parazivepedechDnimchchc'il ingireletrdee mente e volesse ora spazzarne via ogni resi-1 saduo d'acidità. — Appena una nuova spe- fedizione è pronta, si chiedono: à quoi bon?'& siente di male. Oggi si critica tutto, si du-|gibito di tutto. Sapete che qui in Inghilterra 10 c'è perfino della brava gente la quale so stiene che la terra è piatta e che quindi voqi poli sono un mito? E badate ch'è regolar- jtomente costituita in una società apposta : la ! \0Zetetic Society, se v'interessa. Copernico e Galileo? Dei visionari. Noi, degl'imbroglio- rini! E poi c'è dell'altra brava gènte, quassù, j Aegualmente sodalizzata, che abolisce i poli Qin un'altra maniera. Dice che la terra è bbuca, buca come l'anello di Saturno. Poli , uuu» i,u e ittiieuu ai coturno, ron, mdunque, niente: un immenso abisso da ci- tuma a fondo. Raegiunarerli? Macché, ci air«aggiungerà, macerie, ci si icascherebbe dentro! Sembrano storie, ma so- Lno venta: nel secolo della scienza.. Guar- mdate se non sono ancora gentili, con noi,'squelli che si contentano di negare alle no-|jId7ste* esplorazioni ogni utilità. Credete però che vedan giusto? Ecco. Raggiungere un punto, sulla crosta terrestre, dove nessuno mai abbia potuto metter piede, è già qualche cosa. No? Associate ora questo punto, per secoli e secoli, con l'immaginazione e l'ambizione del' mondo,-pensate a una gran gara ingaggiata tra i più animosi popoli della terra per arrivarci. E ditemi so i nostri tentativi son proprio soltanto delle: ebollizioni di sentimentalismo e delle variazioni di sporti Per me, è l'orgoglio delle nazióni che vi è impegnato, è il mantenimento delle loro grandi tradizioni. Questo. E non c'è barba d'utilitario che lo possa misconoscere. Ma dove vo a sbattere? Ahimè, a vantarvi il mio mestiere... E finì con una risata. Pure, vi era più vitalità e più freschezza in quelle sue poche idee quadrate, elementari, che in tutta cmmv™i pi tscmfiGgsgpe*f.slipercntica eh 10 abbia letta smora mtor- r „ , . , . „. . . Inno alle esplorazioni polari. Si fa presto air .t. . j. r . v TI ,.!dessere ipercritici, dinanzi a un pacchetto di ncartelle, nella propria stanza, a finestre .,. , . , . . , „ fchiuse. Gm, per la strada, sui camp, delle grandi imprese, passano a volte degli uo-mim intorno ai quali tutte le cose che la ; fcritica abbatte riacquistano un valore immediato. Il romanzo polare, in verità, era mcaduto in ribasso, recentemente, più che'-... , ,', . , ... 1 Pper gli assalti della piccola critica utilità- .r. * ,..-{, . . . brta, por le correnti d americanismo che vii . ' r •...sa ■ ■-. ,. . ., „ , issi erano infiltrate. Prima il pettegolezzo i „ „ , . , . . .tr^, „8 Peary-Cook, e poi la cronistoria della con-1,./it. j . . . 1 bquista del polo nord stemprata in prosa11 . , . , , r tsensazionale rimunerata a lunghezza, ave- ... ...... . , .'. vano fatto di tutto per dissiparlo. Non se . \ ., ... . ; ne percepiva quasi più il substrato morale,' 1 i f • j 1 « a • j ■ Tla portata ideale. Adesso, invece, passando , a . , . , cunora con Scott, con questo buon inglese 1 , ■ . .... ,1. i...v igmodesto e cordiale dagli occhi tutta one-|6sta, io lo sentivo risorgere, riconnettersi,, ^. ' .. „ ■ ., nprender vita nelle linee purissime dun' . r <T ., r .. tempo. Non era piundotto a un semplice, r, , r , , ... ,f. tour de force per plaghe immiti con dietro 1 » xx -i v i- j 11 • x-j- 'tutto il bagaglio delle miserie quotidiane, , „ 1 • ,1 j 11 • 1 x i dalla gelosia alla menzogna, dalla ciarlata-! noria all'ingordigia. Tornava a significare una prova singolarmente formidabile, dove i piccoli interessi materiali e momentanei si elidono e le più nobili virtù umane son chiamate a segnare il passo; una marcia verso il. culmine della terra, fra ghiacci e tenebre, sotto la spinta di un'idea. E, nel caso concreto, : quest' idea si presentava -in linea con le più belle tradizioni di un popolo come l'inglese. Era l'idea che aveva indotto il capitano Cook, nel secolo xvin, quandp lo sport e l'americanismo non vagi- n-|vano ancora, a iniziare il lavoro d'avanscoeljperia, nell'Antartico; l'idea che poi venne arve re avi in al- portata innanzi, via via, da esploratori bri tannici, attraverso sforzi disperati, fino ai nostri giorni. Nel capitano Scott io vedevo appunto come l'ultimo anello di questa meravigliosa catena d'uomini della stessa stirpe che si posero alla tremenda avventura con cuori di diamante e lasciarono nomi immacolati, senza l'ombra d'un istante ignobile o di n- un dubbio. Ora lo ascoltavo discorrere di la Shakleton. Ne discorreva con una serenità a, istintiva, senza invidia e senza sdilinquia-1 menti, come d'un fratello forte dedito allo e- stosso lavoro per la famiglia comune. . ui. | — Shakleton, — diceva, — avrebbe rag- he si otreresi giunto il pòlo, questo è certo, se le sue provvigioni fossero state sufficienti. I nervi lo avrebbero servito a meraviglia per l'ultimo centinaio di miglia che lo separava dalla mèta. Io mi gioverò della sua esperienza; forse potrò usufruire delle stesse capanne ch'egli lasciò laggiù. Ricostruirò, in altri termini, sulle sue fondamenta. E se ci arriverò, al polo, il successo sarà d'entrambi. Tutto britannico! Appena tentai di condurre il discorso sui pericoli che la spedizione presenta e sulle energie ch'esige, Scott ridivenne giocoso. — Ci siamo! — Stava ricaricando la pipa, con comica gravità, e proseguì nella ieratica faccenda. — Ma occhio alle esagerazioni, qui. Il gran problema è questo: viveri e trasporti. Biaoltolo per bene, ogni pericolo svanisce. Se non credete a me, crederete... al bambino di Shakleton. Sapete che cosa disse, un giorno, a sua madre? Disse: « Mamma, non voglio più sentir niente, di papà. Voglio qualcosa di veramente pericoloso. Raccontami del ragazzo che si annegò noi bagno! ». Capite bene che, sul ghiaccio, il pericolo d'annegare non c'è... Non potevo aspettarmi altro dall'uomo il quale, sei anni fa, chiuso nell'Antartico in una situazione aggravantesi di giorno in giorno, fu quasi spiacente di veder giungere all'improvviso, a troncargli l'avventura, le due navi di soccorso inviategli dalla pa- chepusa vesgovturbomsurdeltoktorReaìVne vioItacsuopaquduchLafetsugioEsimal quliatria, e scrisse nel suo diario: « Ad onta ij0«letdelle buone notizie ricevute oggi da casa e del piacere di riveder vecchi amici e della salvezza ormai certa, stasera mi sento meno felice di ieri sera •. — Tuttavia mi provai & protestare. Egli dimenticava le ossa degii esploratori venute indietro in una cassa 0 rimaste a gelare sulle nevi eterne? Non voleva dire come la prova sarebbe ardua quand'anche ogni calcolo risultasse corret- to, ogni intoppo assente? Non importava \0 sapevamo ben noi.. — Ah, is that tot — E Scott scoppiò a ridere, forte, di cuore. — E' proprio così? j Allora scenderemo a qualche concessione, Quanto ai pericoli e alle difficoltà inevita bm (è sempre una zona ^ alla vita n. mefeslegconvisbrravaGicoquLlu » ì, x -us • v i xx j- Bu manft ^ i>eternità), ecco, io ho fatto di sa tutto ridurli, questa volta, al minimo. I r j • , -, , , ., . azio indovinate subito come: dando il maggior ; geunsk Lvilur|p0 alla ' spedizione. Piglio meco quasi il doppio delle provvigioni ^lnn'si portò 8hakleton, e una ventina d'uomini I |j; „,•>, p„ „„„ , . • „ ™.- », ..avIdi più. Per questo la mia Terranova è « i Al749 tonnellate, mentre il Nimrod non era!fr: a ù : nae t ii. • i- . • iròcile di 28o. Inoltre, disporrò di migliori Rnmezzi di trasporto. Ho molta fiducia nelle ! am'lemie tre slitte automobili, provate sulle nevi di Norvegia, con risultati eccellenti. Mi chbe™,..,,»t „„ ...ji?Ui permetteranno, se non altro, di risparmiare | i poniet e i cani per le tappe supreme. Ma de'datutto questo non significa ancora il successo sicuro. Chi può prevedere le sorprese che ci attendono laggiù? Son certo che nel primo tratto di marcia ogni cosa andrà a gònfie vele. Traverseremo senza troppe pene la Gran Barriera gelata, come in carrozza. Inguaio verrà subito dopo, quando dovremo superare i grandi ghiacciai che colmano gli alti passi delle montagne successive, e poInpodetunrescfocicoddpoi arrampicarsi sull'altipiano della calotta estrema, quello su cui Shakleton dovette 'Jj* ,i, •» ,-t, ■ ì -i * fare dietro-front. E a circa tremila metri1 • .sul livello del marej e l'alpinismo, al polo, ». , ».„ , I. « Inon e piacevole... Allora, forse, bisognerà i,- ,j. . . . • . ? .!dire addio ai mezzi di trasporto, e caricarci i noi di tutta la nostra roba. Ecco perchè ho e . •_.'yr' fatto imballare una quantità di provviste e dali {n ^ d- ^ ^ ^ g(m -in anticipo alle noatre apaiie.Per a ; fort u b , darete; i a miei compagni, eccellenti... Si soffermò un minuto, raccogliendosi. e'-r, , . - xi- 1 Pareva guardar lontano, fuori, tra gli ara- - . , ,, _.. ■„ .- . . boschi delle cortine. Un sorriso tenue, qua¬ ii • j , ■ t ,. ., isi dolce, gl'illuminava tutto, il volto, o i x • 1 -i-i • • — Li avete visti salpare, ieri sera, a -1, , , m , • ■.. j 1 bordo della Terranova? — mi chiese ad un a1. ., ' _' v. tratto. — I miei compagni, già. Ormai essi - ., . ■. , t. • . sono per il mare. Appena fatto carbone, si e .. .. . .. • , . _ w-, \ ; metteranno in rotta per la Nuova Zelanda. ,' , ... . . . , ... . ■ Tra due settimane, sbrigate le ultime fac- o ■ , .:. 0 , .. cende, salpo anch 10, per andarli a raggiun- e 1 ;' K « » ■ igere laggiù. Che ve ne parvo? Buoni ra- -|6 . °8 ,, ^a^!' 6 ... ■ •■• , • Mi erano sembrati un carico di giovmez- n' ,. ,. ,, „ 0 , za, di semplicità e d onesta. Nessun esplo- e, ,r . ,. _ ... • . ratore polare, prima di Scott, aveva forse o 1 , r . . r . ,. . , . . 'avuto mai ai suoi ordini una cosi forte, e, L, . .. ... ,, ■ ■ a i compatta, perfetta unita d'uomini. Sapevo -! , , *, : e e i n a e l n a , - oe i ai oa si del loro. disinteresse assoluto : ogni deficit nelle finanze della spedizione sarebbe ricaduto, per lord desiderio, sopra le loro paghe. Sapevo della loro buona volontà, del loro fuoco, della loro tranquilla fede nel capitano. Soltanto dalle viscere della cara vecchia Inghilterra che abbiamo amata poteva venire espresso un equipaggio così unito e sereno, • assetato di tant'avventura. Ci si sentiva come un'ondata di freschezza morale. Si poteva esser sicuri che tra quegli uomini'non sarebbero scoppiate controversie meschine, non sarebbero insorti dubbi umilianti, non sarebbero avvenute infirmazioni di parola. Com'era distante, l'America t... Son dei buoni ragazzi, — ripetè Scott, tranquillamente. E per un po' non disse altro. Marcello Frati. LreatrimIdètuBtoapestsngzgplesLprRfmsindcbMgesanrafprf