L'EMEROTECA

L'EMEROTECA L'EMEROTECA Per iniziativa del ministro Rava è stata annessa alla, biblioteca Vittorio Emanuele di Roma una compiuta e ordinata raccolta di giornali. Si chiama l'Emeroteca. Le nostre opere sono accolte colà non perchè diventino immortali, ma perchè sgombrino di ogni dubbiosità il cammino degli storici venturi. Il ministro ha pensato che in una così ricca e molteplice fonte di informazioni gli indagatori della nostra età che per loro sarà passato, vedranno rispecchiata un'unica cer. tezza. Io erodo che il ministro si sia ingannato. Dove sono due fonti di informazione, uno stesso avvenimento assume due aspetti differenti. Quel medesimo sciopero che è una vittoria del' proletariato nelle colonne dell'^ vanti/, in quelle del Mattino è un trionfo della borghesia. Ma questi sono errori di giudizio : spogliate dalla parte di critica che le riveste le notizie resteranno ignude e saranno realtà obbiettiva, verità inconfutabile ! Niente affatto. Credete voi che se esiste una sola verità inconfutabile questa è che la morte deve arrivare in una certa ora e in un certo minuto preciso e indivisibile? Ebbene chi ha il privilegio di morire giornalisticamente, cioè in presonza dei reporters e per essi dei lettori, non muore . come tutti quanti in una certa ora, in un certo minuto preciso e indivisibile. L'istante del suo trapasso si dilata in un periodo di tempo che varia dai due giorni ai due mesi e può estendersi anche oltre. Menelick muore già da un semestre: Tolstoi è morto cinque o sei molte. E quando dopo una lunga serie di morti senza conseguenze, spire definitivamente Leone XIII, il giornale stampò il seguente dispaccio : « Come abbiamo annunziato da due giorni, il Papa è morto iersera ». Io immagino la fìsonomia del postero che nel secolo vigesimoquinto scoprirà questo documento sepolto nel cuore dell'Emeroteca di Roma. Se egli avrà l'anima religiosa ne inferirà che sullo scorcio del decimonono secolo avvenne un gran miracolo che consistette nel rinascere e nel rimorire di un Papa por virtù dello Spirito Santo. Che se poi sarà anticlericale, alkr» istruirà il processo del cardinale camarlengo del tempo, il quale, come è evidente, si rese colpevole di sostituzione di persona, nella persona di un Pontefice morto. Si fonderanno due scuole storiche rivali e nemiche. Si stamperanno diecine di volumi e centinaia di monografie. Portando sulle spalle il cadavero di Leone XIII come Enea portò la salma di Anchise, i professori daranno vittoriosamente la scalata alle cattedre o lo diserteranno sotto la procella sibilante delle dimostrazioni studentesche. E l'articolo 69 della legge Casati, non ancora abolita, risolverà la quistione conferendo la cattedra a un giovine storico protetto dalla Massoneria, il quale dimostrerà che. Leone XIII non fu, come fino allora s'era erroneamente creduto, pontefice ctttolico, apostolico e romano, bensì fu capo d'una religione umanitaria già profetata da Augusto Comte, praticata fin dalla prima metà del secolo decimonono, costituita ecclesiasticamente sulla fine del ventesimo, e infine trionfante verso la metà del vigesimoquarto. Non si può immaginare fino a che punto la fantasia d'un reporter sia eccitabile e come l'allucinazione possa facilmente diventare in lui una specie di maniera professionale della visione. Egli deve vedere per necessità: vai quanto diro che deve trasferire l'oggetto della sua speculazione dalla osservazione che potrebbe anch'essere dubbiosa, alla fede che è secura certezza. Il reporter vede per fede, vede quia absurum. E, come accade sovente ai fedeli veraci, egli è martire; perchè l'avvenimento di cui doveva essere soltanto osservatore e riferitore, lo attrae e lo travolge, gli fa perdere il cappello, gli strappa la giacchetta., constella il buo corpo di ecchimosi e suscita nella sua anima il turbine delle passioni. Di osservatore eccolo diventato attore: di scienziato artista. Che cosa può sussistere ancora dei suoi buoni propositi di imparzialità? E che cosa è l'imparzialità, se non indifferenza? Ma, in ve.rità, non si è mai indifferenti a qualche cosa che stimola i nostri sensi e suscita in noi necessariamente un moto riflesso, sensibile o insensibile, poco importa. Ma attribuiamo pure un contenuto di realità a ques a parola * imparzialità », vacua come tutte quelle che nel vocabolario democratico occupano un posto d'onore. Diciamo, per intenderci, che l'imparzialità è lo stato d'ani¬ mo di colui che osserva un avvenimento dalla finestra. Ma il reporter sta nella via ! Ora Ì''a™nimenTo~nonTu^ „, . , „ - . dper chi l'ha osservato dalla finestra e per r,. , , .., „ . r chi lo ha sentito premere sulle proprie co- stole nelle specie di alcuni urtom e di parec- achie gomitate. I direttori di giornali che Mstrillano ai loro cronisti: « E sopra tutto fa- ctemi una cronaca objettiva e spassionata — esono uomini di buona volontà, ma digiuni Md'ogni nozione psicològica. La cronaca 0- :mbjettiva e spassionata potrebbe esser fatta 7, , r , \ . , csoltanto da uno che fosse cieco, sordo, , . ... , , smuto e atrofico nei contri del tatto le dell'olfatto. E, tralasciando di consi-j lderare che quest'uomo avrebbe poca prò- j babili/tà di esercitare il reportage, noi du- pbitiamo che d'uno stesso avvenimento egli tavrebbe la medesima impressione d'un suo acollega ridotto al suo medesimo stato. Porose, se entrambi percepissero il mondo esteriore soltanto come sensazione termica, alla maniera di quegli organismi primitivi costituiti d'uua sola cellula, il cui comparire nella profondità .marine è anteriore alla più rudimentale organizzazione nervosa, non per ouesto si potrebbe legittimamente asserire ebe dovessero essere d'accordo. Non è detto che la reazione di due organismi unicellulari alla temperatura delle acque marine debba essere precisamente uguale in entrambi. A' contrario tutto, fa credere che se queste innocenti creature avessero il dono della favella, attaccato discorso sul tempo che fai, verrebbero presto se non a vie di fatto impossibili per mancanza degli organi necessari, per lo meno a uno scambio di contumelie intorno al grado di caldo o di freddo, cioè dell'unica nozione che essi posseggano della varia e infinita natura. Immaginate ora quanta identità di sensazioni si possa dare fra due reporter» che sono forniti d'un apparecchio cerebrale e di un apparecchio fotografico completo. La fantasia dei sensi, che noi chiamiamo conoscenza delle cose, si fa di tanto più ricca e più varia quanto questi sensi sono più evoluti. Il microscopio ingrandisce gli errori dell'occhio e la fotografia immobilizza il flusso instancabile del mondo: ccrpgvvplzBbpcsilPnvuzasrodAvete osservato che una fotografia, quanto ; apiù è istantanea, cioè quanto meglio coglie e fissa le posizioni intermedie e scompone la sintesi del moto, tanto più sembra disforme dal vero? Che cos'è il vero visivo se non l'aspetto che il mondo assume nella nostra rètina? Ebbene, ogni reporter ne ha una e non c'è modo di accordarle tutte fra loro, a un medesimo corista oculare, come gli strumenti d'un'orchestra al la del primo violino. Tanti reporters, tante'visioni. Tanti articolisti, tante interpretazioni. Il giornalismo è fondato sull'errore: e però è pieno di vita e di umanità. Errare humanum est. Ecco perchè l'Emeroteca amareggerà l'esistenza di quegli storici dell'avvenire ad alleviare le fatiche dei quali il ministro Rava con ingenuo proponimento, l'ha costituita. L'antico principio: testis unus testis nullus, che vuole revocata in dubbio una testimonianza non confermata da parecchie perso- tmRppvsmslc■■ __■-.(-:. .ne, nella ricerca storica, e un principio |falso. Il principio, contrario è esatto. Gli storici sono d'accordo soltanto sugli avvenimenti rivelati da un'unica sorgente di infor- mazione. E se tutti lossoro così, gli storici ! sarebbero i più felici fra i mortali, vive- • , • ,._„ i„__„ „fx rebbero senza far niente in una lunga etaidell'oro, custodendo un tesoro intatto, spolverando quell'unico volume che comporrebbe tutta la biblioteca della facoltà. Sventuratamente per loro ogni cronista ne smentisce per lo meno altri tre : uno anteriore, uno contemporaneo, e uno che non era ancora nato allorché egli scriveva. Bisogna quindi decifrare tutte le abbreviature, confrontare i codici fra loro, sceglierne uno, dichiarare gli altri superflui e infine polemizzare su questa materia. Io veggo già gli storici dell'avvenire curvi, ahi loro !, sulle collezioni dei nostri giornali. Sarà una gran fatica di sca raventarsele vicendevolmente sulla regione|frontale. Per colpa del ministro Rava que- i sti sventurati guadagneranno il loro pane con gran sudore. ... Cioè no. Gli storici futuri vivranno placidamente a dispetto del fondatore dell'Emeroteca. Perchè questi non ha pensato che fra cinquantanni la carta di legno con cui ! si stampano oggi i giornali sarà totalmente j ridotta in polvere e dell'Emeroteca resteran- ii 1 iì i j iì • no soltanto le legature a riparo degli amori j dagli scarafaggi. Bargeret.

Persone citate: Augusto Comte, Leone Xiii, Rava

Luoghi citati: Roma