L'ultima tappa di una falsa strada

L'ultima tappa di una falsa strada Reati e Penel L'ultima tappa di una falsa strada (Corte d'Appello di Torino — lo giugno). In appello furono giudicati ieri quei tali Oscar Balmas e Fernando Fabre, che. per riparare alla rovina di una loro azienda, il Balìnas come principale, il Fabro come suo dipendente, erano ricorsi al falso ed al trucco. Un sistema, anche questo, oggi, abbastanza in vigore: si firmano al nome di noti e solidi commercianti degli effetti cambiari, li si portano allo sconto, e si percepiscono le relativo somme, colla ferma speranza di potere, prima della scadenza, ritirare le cambiali. Se ciò avviene, la cosa passa liscia ed il reato rimane in istato di incubazione e poi svanisco; ma se invece il giuoco è scoperto, bisogna dire che ad un brutto... giuoco si sono messi i firmatari di quelle cambiali, perchè le pene poi falso sono davvero gravissimo, e forse sproporzionate alla lesiono sociale che per quello si commotte. Cosi il Balmas ed il Fabre, che avevano di accordo falsato quattro titoli, per upa, somma non superiore alle quattromila lire, portandoli il Balmas allo sconto presso il commerciarne signor Liprandl, erano stati condannati dal Tribunale Penale, il primo a tre anni od un mese di reclusione, il secondo a tre anni e sei mesi della stessa penaOscar Balmas, proprietario di un'officina meccanica, si era visto a poco a poco, sia pur la sua Inesperienza, sia per la sua spensieratezza, mancare tutte le risorse di uu'o-! nesta e prospera vita, commerciale: aveva dovuto fallire, ma sull'orlo del fallimento si era abbrancato a quel triste ripiego della falsificazione dclle cambiali, ed aveva avuto per: compagno e aiuto il fido Fabre e la compagliai di costui. Ma quell'estremo rimedio ora vclei noso, ed il disperato disegno si converse cón-l tro quella coppia di giovani falsari perchè quando il giorno e l'ora destinata il Balmas si recò per ritirare i denari, avendo girato al terzo le cambiali, trovò, invece dell'oro rilucente o del biglietti di banca, le manette che lo strinsero ai polsi. E si tratta di giovani, appena o poco pioche ventenni! Ed intorno a loro si aggiravano, in quest'ultima tappa del falso cammino, piangenti e disperate, madre e sorelle, mendN cando dai carabinieri il permesso di un ultimo abbraccio! Processati per falsi e tentativo di truffa, il Balmas ed il Fabre venivano condannati alla pene che dicemmo, essendo invece assolta la gentile oompagna di quest ultimo In appello la Corte mitigò di' alquanto la pena inflitta ai due condannati, riducendoIa! pel Balmas a 30 mest di reclusione, pel Fabro a 3a mesi della stessa pena. Presidente: Conte D'Agliano; P. M.: cava- S^^afoamiani a A chi credere? {Tribunale penale di Torino — i.o giugno), j Lucco Castelli Marnina Luicia. di Valdella£neù C0™Parve ieri' mattina in Tribunale col marito Mussino Federico e colla figlia Delfina, £&«?FD2! con. u" «Pereto fardello di impu2„S«M «.'atti che vi diedero origine, complicati e erniosi. ,JJ ?°iluf?i0 dell° scorso 111110 » brigadiere forestale Pampuro Lorenzo e la- guardia Rovera Giovanni avevano sorprese le due donne ohe facevano pascolare delle capre nei terreni' del Comune soggetti al vincolo forestalo • c"ieJ,,t.? p,unt0 ,a versione dei fatti divenne contraddittoria: sostenevano i due agenti «uffragati nelle loro testimonianze da quelle di altri, che perlustravano lì attorno, come le donne al loro giungere, fossero corse in casai ad armarsi di bastone e tridente, ingiuriandoli! e minacciandoli, tanto che. per evitare guai i due agenti avevano ritenuto opportuno di àilontanarsi. Raccontarono invece le Mussino che il Pampuro ed il compagno Rovera avevano tentato, colla rivoltella alla mano, di abusare di una di esse; e anche per questa versione insorsero dei lesfTnwai, che avevano però In allora ritenuto opportuno di non farsi vedere. Però 11 marito e padre. Mussino Federico, -sceso coli* moglie a Pianezza, sporse querela, contro Pampuro Lorenzo e Rovera Giovanni per tentataviolenza carnale in danno de]la Lucco: ma, nell'istruttoria i due agenti forc.slali vennero assolti iniziandosi contro 1 duo querelanti un processo per calunnia. IJ Mussino Federico era poi ancora accusalo di avere tentato invano di indurre, coli'offertadi L. 50, il Pampuro e la guardia, Sirchi a noa contestargli una contravvenzione. Dopo l'udienza di ieri, che risoìvevàTTa intricata matassa, il Tribunale applicava l'amnistiai in ^dine alla contravvenzione forestale; assolveva per mancanza di discernimento la. plccolai Mussino, ed il padre Federico per non provatai reità; condannava la Lucco Castelli a mesi 10 e giorni 12 di reclusione, a L. 83 di multa, ai danni e- alle spese' verso il Pampuro, accordandole però 11 beneficio della condizionale. Presidente: cav. Vlarengo; P. M.: Garrone; P. C. : on. Rastelli e avv. Zo; Difesa :avv. Ga« gltardino; cane. : Gay. r a , o — - - . i e e o . Impiegato infedele {Corte d'Appello — l.o giugno): L'impiegato infedele che è comparso oggi iu-> nanzi ai giudici della nostra Corte d'Appello si chiama Salomone Ottavio, capo-fabbrica in uno stabilimento di forniture militari, dove percepiva uno stipendio che gli permetteva di vivere più che agiatamente. Ma il desiderio insaziabile e l'avidità sfrenata di danaro lo trassero al male. • La continuata mancanza di merci nel magazzino indusse i direttori a fare una rigorosa sorveglianza che portò alla scoperta del responsabile. II disgraziato, nei carri che uscivano dal laboratorio, nascondeva ogni giorno qualche pezza di tola che poi rivendeva a vile prezzo. Sorpreso, confessò pienamente il proprio fallo ed il Tribunale lo condannò a H mési di reclusione. Appellò e con lo lacrime agli occhi chiese pietà, spiegando come più che il desiderio di lucro fosse Stata l'inconsideratezza a spingerlo al delitto! La Corte gli ridusse la pena e mesi undici. Pres. : conte D'Agliano; P. M. : cav. Pulciano; Dif.: avv. E. Mollard, cane.': Tomari. L'assoluzione di un noto industriale imputato di omicidio colposo (Tribunale penale di Torino — 5/ maggio). Il 24 dicembre u. s. nello stabilimento di filatura «Valli di Lanzo», in Pessinetto, l'operalo Costa Stefano volle montare a mano u'.ia cinghia sopra una puleggia colla trasmissione in moto, ma, preso colla mano destra tra la cinghia e 'a puleggia, venne sbattuto contro il soffitto e mori quasi subito. (In seguito a. ciò fu iniziato regolare procedimento penale con irò Casassa Giuseppe direttore dello stabilimento, per omicidio colposo del detto Costa, avendo ommesso eli adottare la prescrizioni che la buona pratica consiglia nel maneggio delle cinghie e funi di trasmisslono durante il movimento delle macchine. Rinviato a giudizio del Tribunale con questo capo d'imputazione, dopo lunga discussione, suffragata dalle risultanze delle numerose perizie, li Casasso veniva assolto da ogni responsabilità. Presidente: Rossi; P. M. : Garrone; Difesa:on. Rastelli; cane: Gay. Le gravi irregolarità al magazzino delle privative di Carmagnola La sentenza {Tribunale penale di Torino — l.o giugno). Per 1 loro rispettivi clienti parlarono ieri gli avvocati Benero. C. Nasi e PagliUzzi. e nell'interesse dell'accusa replicò il P. M. avv. Ramerl.Il Tribunale emetteva in seguito la sua sentenza per la quale veniva assolto il marescialloVendemmiale per non provata reità, e condannato per il solo reato di truffa il Capello a tra mesi di rclusione ed a 300 lire di multa condizionalmente. Presidente: Gallonga; P.M.: Raineri; PUesa:avvocati C. Nasi. Pagliuzzi e Bertero; cancelliere: Luotto. Una querela dell'on. Beltrami Novara, li °r« 2*- \ quanto dice il giornale socialista di Intra, X'Aurora. Voti. Francesco Beltrami avrebbe querelato il giornale clericale aronose 11 Sempione, estendendo la ste*sa querela ali avvocato Luigi Colombo di Gallarate. SI attendono le motivazioni della querela annunciata.