Il processo dell'on. Peppuccio Romano imputato di concussione

Il processo dell'on. Peppuccio Romano imputato di concussione Il processo dell'on. Peppuccio Romano imputato di concussione a a o e o r i a o o , l l . , è i i e e . o a o e o , o o a e l e n a o o a a i e n e l o a a i e i a a o l a a n a , a o n l ) l i d 1 o o o i a e o a o e e o a a r a i a e pContinua l'esame dei testi Salerno, 12, ere 28, All'udienza odierna prende posto al banco delia Difesa doiion. Romano anche l'avvocato Giovanni iPorzio. E' introdotto il testimonio Vincenzo Forinari, impiegato municipale. 11 teste è stato segretario dei Romano. Egli non esclude la possibilità clic le 500 lire siano state consegnate in casa del Romano, ma dichiara che neppure può attorniarlo con certezza, perchè non vide consegnare il denaro. 'Però potò notare un ccntinuo and.'rivieni di persone nello studio del Romano. Tra queste persone, notò anche Pasquale Affinito, che lo pregò anzi di inteìGssarsi per fargli ottenere la restituzione delI le .">U0 Uro; ma in quel tempo egli non era più segretario del Romano, e quindi non potò oci cupursone. Il teste, come segretario, si occu| pava deila corrispondenza politica e degli ufi fari elettorali e privati del Romano; spesso quietanzava sussidi per i poveri che si rivolj gevano per questo al Romano, che era amì ministnitore della Real Casa dell'Annunciata. Nel litoti Michele Affinilo e l'odierno querelante, tiglio del Pasquale, per l'onomastico del jRomano mandarono fiori ed una letterina di I aogurii. almeno per quanto il teste potè supi porre. A richiesta deliavv. Zanfogna. Forinari aggiungo che in una sera di estate fu fermato per via da Pasquale Affinito. che. si mostrava irritatissimo contro il Romano, dal quale si , riteneva turlupinato. Da ambo le parti in causa si deplora che il 'teste si moMri alquanto reticente, i Si procede quindi ad un confronto tra l'Af■ finito Pasquale ed 11 Forinari. L'.-Vftinilo affer ma recisamente che il denaro fu consegnato al Romano in presenza del Forinari, e quest'ultimo invece dice di non ricordare e di non aver visto, senza escludere però la consegna del denaro al Romano. Dice che questi parlava genericamente di voler concedere in enfiteusi all'Affìnito i fondi La Prata e San Miela. ma non eccitava affatto l'Aftinito a concludere questo affare. Fu invece esso Forinari che consigliò a domandare-la concessione in enfitèusi. L'avv. Luguori nota che nel precedente coni fronte dinanzi al giudice istruttore. l'Affluito idisse di aver consegnato tanto le prime 300 lire, quanto le rimanenti 200 in casa del Romano, inentro nel suo interrogatorio all'udienza ha. detto che le ultime 200 lire gli crono state consegnato sotto il portone di casa Romano. L'Affinilo risponde confermando l'interrogatorio reso in udienza, soggiungendo che il giudice istruttore ha dovuto sbagliare nel verbalizzare il confronto. Una lettera compromettente Dopo di ciò ò introdotto il testimone Giacomo Darpato, il quale rendo una testimonianza che desta il piti vivo interesse. Egli, dopo avero riconosciuta scritta interamente di suo pugno la lettera acquisita al processo con la mina « Pasquale Affinilo », dice che egli eia amico del Romano, al quitto talvolta taceva da segretario, e soggiunge: ; — Nel settembre 1908, ion. Romano mi chiamo, col pretesto di affidarmi una causa. Egli invece mi pregò di scrivere sotto la sua dettatura una lettera firmata » Pasquale Aftinito ». Obbedii meccanicanienie. Quando ebbi tèrminato, ion. Romano conservò gelosamente la lèttera, ed alle mie insistenze, mi spiegò elio i esibizione di quella lettera, falsa al giudica istruttore gli avrebbe immensamente giovato nei processo Affinilo. Allora richiesi insistentemente la restituzione della lettera, ma il Romano non volle restituirmela, ma insistè vivamente porcile avessi conservato il segreto. « Mi chiese anche altri favori, promettendomi infiniti benefizi e la sua immensa gratitudine. Rifiutai energicamente tutto, e mi licenziai, indignato, senza però mai poter ottenere la restituzione della lettera falsa ». Il teste prosegue raccontando lungamente altri particolari, tendenti a dimostrare i continui tentativi fatti dall'on. Romano perchà osso Darpato. nel correggere il nome, mantenesse il segreto della lettera falsa. Allora il leste lo avrebbe perfino minacciato di denuncia se la lettera fosse siala esibita. —- 11 Romano — prosegue il teste — mi inalili'• a chiamare ripetutamente a casa sua a mezzo di comuni amici, ma io rifiutai di andare da lui. Cominciarono dapprima lo blandizie, le preghiere, le promesso di denari .. seguirono poi io minaccie. lo allora mi decisi a presentare un ricorso al procuratore del Re. esponendo ì iatti. L'avv. Porzio, por la'Difesa del Romano, esibisce tre. sentenze penali a carico del testimone, condannato una volta per minaccie, un'altra volta per il furto di un tacchino, ed una terza volta per falsità nell'esercizio del patrocinio. L'avv. Porzio chiede anche si richiami un processo per diffamazione, terminato con una sentenza, nella quale il Darpato è stato dichiarato ozioso e sfruttatore. 11 teste .Darpato spiega l'origine di questo processo, dichiarandosi vittima delle creature del Romano. A domanda deliavv. Porzio, il Darpato dice che una volta si rivolse al Romano per ottenere una grazia, ma non potè averla. Deposizioni contradditorie E' introdotto il teste Giovanni Lougo, un altro .patrocinatore dì Pretura, il quale dice: — Trovandomi ad Aversa, nel la bottega di un barbiere sentii raccontare l'episodio della lettera falsa, e poiché si diceva che. autore materiale di quella era il Darpato. essendo questi mio collega, gli chiesi di raccontarmi il fatto. Questo racconto lo credetti un paradosso: ini meravigliai che il Darpato non avesse immediatamente denunciato il fatto; fu cosi che, per mio consiglio, il .Darpato fece l'esposto al procuratore del Re; nessuno mai venne a chiamarmi da parte del Romano. E' quindi mtrudotta, la teste GiovanninaCacciapuoti. contadina. Questa, contrariamente alla asserzione de! Darpato, nega di essersi incontrata con costui in ctsa Romano per affidargli la difesa di una causo di suo figlio; afferma invece che tale incontro avvenne sulla pubblica via. Segue un confronto tra la Cacciapuotl e il Darpato. Ciascuno dei due sostiene vivacemenle il proprio asserto, mentendo a vicenda. E' introdotto poi un certo Sparagno, inserviente, nel Liceo Cirillo di Aversa. Questo testimone prestò servizio anche in casa deli'on. Romano. Dice, che, per incarico di costui, andò a chiamare la contadina Cacciapuoti ed i! Darpato e. lì condusse in casa Romano. Questi, presente il teste, consegnò "cinque lire al Darpato. Il teste dico che ;eppe posteriormente, dell'esistenza della lettera falsa, senza però riuscire .-. conoscere l particolari. Soggiunge che. andò n chiamare anche là portinàia, accompagnando anche costei in casa Romano. Questo testimone si hiostra molto insistente nella sua deposizione e spesso contraddice la sua deposizione scritta. A domanda dell'avv. Liguori, il teste dichiara che attualmente vi sono cattivi rapporti fra lui c l'on. Romano, il quale ima volta io schiaffeggiò. Segue un comico confronto con la contadina Cacciapuoti. L'on. Romano spiega che. licenziando il testimone, non è vero elio l'abbia schiafteggiato; i-c'li dice che lo licenziò dandogli solamente uno spintone, perché aveva lasciato incustodito il portone di casa, recandosi a Napoli. Lo Sparagno conferma la sua precedente deposizione A domanda deliavv. Zampagna, l'accusato nega di aver schiaffeggiato una volta un fattorino telegrafico. clscjì .' ■ ccc| I 1 i ■ •| | I ! , ; I i ; I | I i |

Luoghi citati: Aversa, Napoli, Salerno