Un meridionale

Un meridionaleUn meridionale Nella città di Spoleto e stato, giorni seno, inaugurato un monumento a Emanuele Gianturco. Per quanta abbondanza vi sia di marmo e di granito sul facile mercato della gloria contemporanea, non accade spesso di vedere un uomo parlamentare effigiato nel metallo e nella pietra degli eroi, {«ori della cerchia daziaria che di solito cir,«»oserire nel capoluogo del Collegio la celebrità di questa gente. Tanto meno sono riserbati tali onori ai deputati del Mezzogiorno. Votando per tutti i Ministeri in cambio di molte grazie sovrane e di molti spacci di salo e tabacchi, il grosso della Deputazione meridionale ha fatto all'Italia il più gran male: sì che nella incoscienza e nella bassezza di troppi suoi rappre3entanti par quasi che il Mezzogiorno sacrificato e negletto abbia preso vendetta della patria colmine che lo negligeva e lo sacrificava. Ora è stato celebrato in una città dell'Italia centrale, alla presenza di alcuni membri del Governo nazionale, un uomo che alle maggiori dignità politiche salì muovendo da un Collegio della Basilicata e che non rinunziò inni a dichiarare il suo meridionalismo: nell'opera legislativa, nelle consuetudini del viver quotidiano, nella scelta degli amici, nei gusti, nello preferenze, nella pronunzia. Questo bisognerebbe scrivere sul monumento di Emanuele Gianturco: che egli, avvocato principe meridionale, rifiutò molte caule che non gli parvero giuste : che avvocato politico meridionale, serbò non solo la retti bulino dei costumi, ma anche l'ingenuità dell'animo: che, deputato meridionale e mi nistro del Regno d'Italia, pose il fine della politica nella politica stessa e non pensò mai si potesse esser ministro per il piacere di pranzare a Corte, o deputato per il gusto di poter fare un piacere a un amico. E che infine egli ponsò, sentì e operò virtuosamente non già quantunque fosse meridionale, bensì perche fu meridionale. Mi spiego. Vi è un ignorato Mezzogiorno provinciale, antiquato, intimo o famigliare che mi è tornato a niente ogni volta che Jho visto in un museo un quadro di Charvin. Sono famiglie antiche che da secoli vivono sui- un piccolo patrimonio fondiario, lontane dalle città, nutrendosi di ciò che produce la loro terra, riposando nel lotto dove nacquero, amarono e morirono i loro avi, fra. lo lenzuola che furono filato e tessuto nei telaj demestici dalle donne di casa, entro le vaste stanze sonore, dove a ogni straniero che passasse per il paese era offerte una ospitalità omerica profumata di spigo c di vino cotto. Uno spirito patriarcale governava questi microcosmi lontani e separati dal resto del mondo, per la diffidenza niisonpista di un governo pauroso di tutto ciò clic potesse ravvicinare fra loro i sudditi e mettere a contatto le intelligenze: dall'alfabeto alla ferrovia. In quella nobile poveri à sgombra di ambizioni e di cure, le virtù domestiche fiorivano. I cuori erano semplici, lucide lo parole, serene le fronti. Poi vennero la rivoluzione e il nuovo aspetto : il mutamento dei costumi, l'inurbamento, l'arrivismo. Il suolo smosso allentò la stretta intorno allo radici che teneva abbrancate da secoli: e i vecchi tronchi familiari del mezzogiorno agrario furono portati alla deriva sulle grandi correnti schiumanti della vita moderna. Moltissimi inaridirono, molti si putrefecero, ma qualcuno affondò lo radici sul nuovo suolo e rivisse. E allora si videro fiorire, trapiantate nelle due città più scettiche della scettica Italia, a Roma e a Napoli, alcune rare famiglie ricolme delle antiche virtù provinciali. Erano superstiti del rivolgimento morale del mezzogiorno che e stato più profondo e più disastroso di quello economico. Emanitele Gianturco ebbe la singolare fortuna e il merito singolarissimo di rappresentare questo immobile piccolo mondo antico nella bolgia dove più ribollono le concupiscenze della mobile civiltà contempo rauea. In una capitale moderna egli rap limsiescelerpczBtlescGQUcsNlPautpftpeaaspsetvpl'essaavzcvvcPvPvcpdmptvSmncendDfsctpresentò la provincia antica. Però le doti \pstesso del suo intelletto, che fu pronto ej;tagliente e materiato di senso della realtà\icorno pochissimi nella sua generazione, im- tafnsfconfina con la virtù e si confonde con essa, hpallidivano di fronte alla purezza del suo cuore. L'ambiente domestico gli aveva data la grande sanità morale, lo aveva formato a quella onestà intima e profonda che, nello scadiménto universale dei valori morali, L'educazione artistica che egli ebbe poi — è noto che Gianturco studiò insieme il diritto e la musica incerto fino al giorno della laurea' se dovesse diventare avvocato o com¬ positore—gli riempì il cuore d'un'idealità. a'cpgni atto della sua vita familiare prò- j che comunicava il proprio indelebile profu mo a fossionale e pubblica. Quando l'onorevole Gianturco dettava una comparsa conclusionale o si tormentava sul vasto e spaventoso problema delle Ferrovie di Stato, come quando inchinava sui bimbi la sua fronte carica, di amore paterno, o vezzeggiava gli amici apostrofandoli con tenerezza scolaresca, sempre egli era l'uomo di quella puerizia e di quella adolescenza. Fino all'ultimo giorno ebbe a consiglieri le ombre che lievemente gli battevano sulle spalle nelle prime- serate di Avigliano, intorno al grande camino provinciale al cui riverbero ri coloravano in rosso lo dolci ombre familiari annegate nell'oscurità; fino all'ultimo giorno l'uomo politico sentì l'alito puro e ardente dei fantasmi che s'erano levati dalle piarti ture classiche negli insonnj della sua stanzetta al Conservatorio di S. Pietro a Maiella. Onde la rettitudine, la semplicità, l'idealità. Idealità non contaminata mai in mezzo alla manipolazione della fortuna elettorale e della fortuna parlamentare. Semplicità inconsapevole sorbata a traverso gli agi e gli onori, e che conveniva alla sua persona trtCdlIfgmcsdsqbiamdrdgagfp morale come certi vestiti un po' negletti aderiscono al corpo del quale per lunga consuetudine pare abbiano penetrato il rilievo e preso le movenze. Rettitudine rimasta sempre altiera e noncurante dei consigli di chi sa come" si accaparrino clienti ed elettori. Gianturco dava il suo a ciascuno e non faceva favori a nessuno. Nessun elettore ha mai avuto da lui un favore non lecito: nessun giornalista un biglietto ferroviario gratuito. Quando fu nominato la prima volta sottosegretario di Stato, la vecchia madre si recò ad abbracciarlo alla staziono vestita del costume di contadina della Basilicata che mai aveva consentito a mutare con le mode della città. Vinta la celebro causa dell'Utopia, Gianturco donò il suo onorario al Ministero degli esteri, per che fosse erogato come a Fondo Remigia Gianturco i, a beneficio degli emigranti, Quando fu nominato ministro l'ultima voi- (a, chiuse lo studio e restituì i compensi aa- ticipati sulle cause in corso, por l'ammon- tare di novantacinquemila lire. Prodigioso consulente necli affari altrui, fece così malo • • ì propri che essendo stato avvocato principe ed avendo lavorato senza pietà per il prò- t i i pno orsanismo, ed essendo morto di troppo lavoro,ìia lasciato ai suoi sette figli un pa- . . , trimon o rr sor o. Il potere costò boa caro 1 . . alle sue povere economie. Per non nspon- doro alle sollecitazioni indecenti cui s'è abi- fcuato l'elettore meridionale, egli perdeva il Collegio alla vigilia di diventar ministro, E al momento di entrare al potere per la grande porta, rompeva, con deliberata inop- portunità, in una dichiarazione del rispetto dovuto alla libertà dei cattolici cho sonz'al- tro gii sbarrava la via della presidenza del j Consiglio. i Non è forse vero che l'essere stato un 'eminente giurista e l'avere reincarnato an-1 che una volta lo splendente ingegno magno greco fatto di percezione immediata e di \ eloquio rotondo sono ben poca cosa a petto | di questa serena e inconsapevole nobiltà I i ni o t, i- » * .. • . dell animo? Pensato agli ambienti in cui | quest'uomo visse e operò: al vestibolo del' -, 1 . . ... .. foro viscido cu transazioni e pullulante din mezzani: a Montecitorio dove le parole più, ... . . . , gravemente ingiuriose hanno perduta la ... i • •« punta per il troppo uso e non feriscono piùL nessuno. Questo parlamentare cho usciva! dalla professione quando saliva al potere : I questo avvocato cui il più gran premio era i di sonare un quartetto di Beethoven nello | sere d'inverno: quest'uomo a arrivato » cho riteneva d'aver goduto la suprema gioia della vita per aver visto sette figliuoli cro- scerò sullo proprie ginocchia, ha riscattato l'onore del Mezzogiorno politico per avere serbato lo spirito degli antenati provinciali. 1 Bergeret.

Persone citate: Beethoven, Emanuele Gianturco, Gianturco