Teodoro Roosevelt visita la Chiesa degli Invalidi

Teodoro Roosevelt visita la Chiesa degli Invalidi Teodoro Roosevelt visita la Chiesa degli Invalidi e il Museo del Louvre (Servitio speciale della Stampa.) r»i-igi, 23, ore 1. Essendosi Roosevelt coricato assai tardi, dopo la rappresentazione al teatro francese che non fini che a mezzanotte e mezza, non si è alzato questa mattina di buon'ora. Una formidabile corrispondenza lo attendeva quando scese nel suo gabinetto da lavoro, e'questo per poco noti guastò il buon umore attuale dell ex presidente degli Stati Uniti, Infatti, vedendo tutta quo.la catasta di cor-[ rispondenza, egli ha detto ad uno dei suoi ■ amici: «Mi verrebbe la voglia di suicidar- mi. ma prima dovrei commettere un assassinio ». Poi ridendo di tutto cuore ha lasciato vedere i suoi bei denti, e cominciò a" dettare le risposte al suo segretario. Le richieste di udienze sono così numerose, che Roosevelt lamenta di non potere rispondere a tutte favorevolmente. Roosevelt ha avuto fin dalla sua più tenera gioventù una vera ammirazione per Napoleone I, ed ha stabilito ne! programma del suo soggiorno a Parigi alcuni mesi or sono che la sua prima uscita sarebbe per l'hotel des lnvalides. Parigi, 23, ore 1. a Oggi nel pomeriggio, il presidente Roosevelt lece una lunga visita all'hotel des Incal.ides, dove è la tomba di Napoleone I. Egli venne ricevuto dai generale Salstein, governatore militare di Parigi, che gli presentò successivamente il generale Niox, governatore Des lnvalides, il generale Faldmann, e gli ufficiali d&i suo seguito. Roosevelt si recò dapprima nei'ia chiesa degli Invalidi. Il generalo Salstein gli spiegò te origini della chiesa. L'attenzione del presidente venne attratta dalia doppia fila di bandiere che ornano ila chiesa. 11 generale allora gli fece notare come fosse antica usanza in Francia quella di deporre i trofei di guerra nelle chiese. Prima de! 1814 ve ne erano circa mille cinquecento nelia chiesa degli Invalidi. Nella notte del trenta marzo, quando il'esercito alleato entrò in Parigi, ii maresciallo Serrurier, governatore degli Inval.li, temendo che essi fossero ripresi, li fece bruciare nel cortile. Ne furono conquistaU parecchi altri in seguito in Algeria, Crimea, Italia, Senegal, Cina, Tonchino e Madagascar. Roosevelt passò in seguito nella cappeQa di Napoleone, dove si trovano i tre primi gradini della tomba di Napoleone a Sant-Eiena, la maschera dell'imperatore e :a riduzione della sua ba»a fatta col legno proveniente dal feretro. Roosevelt osservò tutto quanto attentamente ed assai commosso. Continuando la visita, iti generale condusse il presidente presso la tomba di Napoleone, e gli fece notare le bellezze e le proporzioni architettoniche. Roosevelt guardò a lungo l.a cripta e la tomba, mormorando, quasi tremante di commozione, all'orecchio del generale: «Non c'è nulla al mondo di cosi impressionante ». Si mostrò in seguito a Roosevelt >.& bandiera di Austerlitz, la più preziosa tra tutte quelle che si trovano ag'i Invalidi. 14 generale fece notare come, benché la sauna del grande imperatore fosse giunta ne! 18Ì0 in Francia, la sua tomba non venne definitivamente compiuta che no'. 1869. Roosevelt è rimasto molto impressionato della visita della tomba, e quindi è passato ne»! santuario. Quivi sono conservati in una vetrina la spada che portava Napoleone alla vigilia di Austerlitz ed il cappello che aveva ad EJlau. Il comandante che ha in custodia questo reliquie, prende da una borsetta dS velluto viola la chiave, ed apre la vetrina. Roosevelt ammira ciascuno di questi oggetti, e contiene difficilmente l'ammirazione. Quindi si ferma dinanzi ai rilievi che celebrano le opere compiute da Napoleone. Il codice, l'università, la Corte dei conti, ecc. La visita alla chiesa è quindi terminata : si traversa la corte per passare al museo storico. Nel tragitto Roosevelt chiede ai generale Noix se ci sono dei ricordi della guerra dell'indipendenza americana. Il generale Noix fa vedere tutta una vetrina che contiene questi ricordi, e quindi mn'S*ra a Roosevelt la redingote grigia che portava Napoleone a Waterloo, i trofei, le code di cavallo. Si traversa nuovamente il cortile, e si passa al museo di artiglieria. Roosevelt ammira l'armatura di Enrico II e quella di Francesco I, e non può trattenersi dal dire sorridendo: «Sono corazze di tartaruga». Gii si mostra una spada di Benvenuto Celim. «Stupenda» — egli dice. — Prima di fasciare il museo, il generale Noix legge a Roosevelt una citazione che egli ha fatto sulle sue iniziative sul principio del secolo XX. Assai commosso dell'omaggio, il presidente ringrazia, e quindi esce daY'hàtcl des lnvalides con suo figlio, aceomnagnato dai Jussermann che gli ha servito da interprete durante tutta la risita. Roosevelt si è mundi recato al museo del Louvre dove è stato ricevuto dal direttore; del museo. Ha visitato successivamente i'a sala egiziana e le altro sale, interessandosi a tutto, e mostrando una co'tura artistica non comune, tanfo che i conservatori delle diverse collezioni ne furono stupiti. I brindisi di Fallières e di Roosevelt Il presidente della Repubblica offrì stasera un pranzo d'onore a Rooseve.it. Vi assistevano i ministri, i membri dell'ambasciata degli Stati Uniti e numerose notabilità. Fallières fece il seguente brindisi ascoltato in piedi da tutti i convitati: «Non voglio lasciare terminare questo pranzo senza approfittare dell'occasione che mi si offre di bere ada salute di Roosevelt, uomo illustre che è insieme grande cittadino e grande amico della Francia e grande amico della pace. Alzo pure il bicchiere in onore della signora Roosevelt, cui porgo gli omaggi della nostra rispettosa simpatia. Mi compiaccio di poter dire ai nostri ospiti, quanto siamo felici di riceverli e festeggiarli ». La musica della guardia repubblicana suonò l'inno americano. Roosevelt, in francese, con lieve accento americano rispose in questi termini : « Signor presidente. Sono profondamente commosso delle parole che pronunziaste. La signora Roosevelt ed io, non dimenticheremo GnppsrapctaLsupvAmgmtefptcesggsgdcsddcprip•/dslisrslals.mfcvdstgpIsmai le accoglienze ricevute in Francia eI sneciaimente nresso di voi sitmor m-twin'an stri due Paesi, uniti di vincoli di simpatia pel passato, lo saranno sempre, non ne du-'bito ner l'avvenire. Ogni uomo civile cheiviene in Francia, ha qualcosa da anoren- dere. perchè la Francia è la culla del'a ci- viltà moderna. Oggi stesso appresi più di una cosa che troverà posto domani neUa mia conferenza. Mi permetto di alzare il bicchiere In onore del presidente e del'a si-enora Fallières, di cui siamo stasera orniti virnnowvmti™ osP'li riconoscenti». La musica suono la marsigliese. .