La parricida

La parricida La parricida t l Mti d(Oorte d'Assise di Torino h16 aprile) . , ...iAnche oggi il presidente ha creduto bene di m-anieuere le porte chiuse. Cosi l'aula conser-, Seduta a porte chiuse Esame dei testi — Perizie. va il suo aspetto calmo e tranquillo, tanto ne cessarlo per lo svolgimento di questo interes sante processo. L'esame dei testi continua „ IdSilvestro Angelo, brigadiere dei reaL cara-; rjniieri, si occupo qualche volta, prima dei ìtutto della condotta di teresa, che dice, un po discola e prepotente. Barale Ferdinando ha sentito dire che la ■ ragazza aveva comperato uno stiletto da ado-:perar-si contro il Boero. ;Barale Silvio udì raccontare che, se il Boero l non avesse sposato la Martino, essa lo avreb-i be ucciso. (Il sindaco di Sant'Ambrogio, signor Marra, ; dà informazioni della famiglia, che dice gdisgraziata. Racconta poi che la ragazza era un po' vivace, che si assentava spesso da casa e che sin da bambina aveva degli istinti tutt'altro ohe pacifici. Seppe di una relazione con certo Arnodo, relazione però che fu osteg-. giata dalla madre di lui. Parla molto bene del povero morto, che slimava come un galantuomo, troppo indulgente coi figli. A domanda del presidente, egli risponde che non crede capace il Boero di aver potuto istigare la Mar-1 tino ad uccidere jl padre. Martino Maddalena è la sorellina maggiore! della Teresa, una bella biondina dai linea-.' menti delicati e signorili. Rifà a sommi capi cla triste istoria di quella sera; ritiete nei suoi piccoli particolari il racconto della lotta e delle furie della sorella. In ultimo aggiunge; che tutte le volte che essa incontrava, il Boero, < egli lo chiedeva con insistenza notizie della , sorella. Dopo di lei sono fatte entrare le altre due, chambine; ma alla loro deposizione, d'accordo fra le parti, si rinuncia. Ed è giusto ed umano che con quelle povere innocenti non si voglia rltì oltre insistere nel ricordo di quello spet-1 tacolo orrendo, che rimarrà impresso per sem-, rpre nelle loro pupille color del cielo. i Celso Anna, ò una cognata dell'imputata. Nel: cglorno prima del delitto la Teresa si fermò ca pranzo da lei. da allora non la rivide più. cParlando con le sne amiche, seppe che 111 lBoero avrebbe sposato la cognata, purché essa '■ ssi fosse decisa a lasciare l'Àrnodo. Ma.rtino Antonio, fratello dell'accusata, rac-; conta che nella domenica prima del fatto la csorella venne a casa sua a trovarlo. Egli ha pparole aspre e di rimprovero contro la madre, che non seppe mal Tarsi voler bene dai figli, aHacconta che egli usci di casa a 14 anni e non ivi tornò piti. Egli crede che molta responsa-i bilità de! fatto ricada sulla madre. Del padre : Adice bene, ma anche per lo sorella ha parole; di pietà e di commiserazione. ij! ii-il-into n<ii"iliini<w> ! aH Murare 1,11 «lumiere ; lPalermo Filippo ò il protagonista dell idillio: avvenuto all ospedale di Avigliana mentre ; mleresa era cola ricoverata per la ferita all a-. dscelia, ferita che, come già dicemmo, si prò-: du-se nella colluttazione coi padre _ h un giovanotto bruno,-dai capelli ricciuti e dal colorito olivastro. Latra a passo franco | ie deciso, volgendo intorno gli occni nerissi-, dini, mobilissimi. Viene dalla .Sardegna, ma pur- ia con spiccato accento calabrese. UPresidente: — Dunque, quando voi eravate nad Avigliana, fra gli altri servizi vi avevano, anclie ordinato di piantonare quella ragazza zall'ospedale? ( l— Sissignore — risponde, risoluto. Il cara- -, sblniere. ìè-- E, prima di lasciarla, vi slete scambiati ; squalche ricordo, è vero ? ! — Nossignore... ' ,, ' — Ma voi non sapete dir altro che sissi- «more e nossignore.'. Se la ragazza vi ha! scritto, bisognava bene che qualche cosa ci fosse fra di voli l— Ma io non so perchè mi abbia scritto! j II presidente logge la lettera che già ì nostri ilettori conoscono; il bruno carabiniere scrolla- ìa testa ed insiste a dire che non ne sa nulla. ! zPresidente, all'imputata: — K voi che cosa; dite? ! cEssa sorride infantilmente: — Ma. signori presidente, se non vuol dire lui la verità, la dirò io. Ci conoscemmo, ci scambiammo le dnostre memorie e ci volemmo anche bene... > «molto bene! ! sPr-pc • — voi Paiorma tncUiPta n ritrp «ho annn eVniPnt? rii ! rr,™ ln2lstete a d-re clie non te iiie.iie ai vero. ! — io inscio. . .... „ |s— E tu. Martino, insisti che è tutto verO|quello che hai narrato? ! lo insisto. jteIl carabiniere se ne va... La giustizia per; oggi si è appagata di un si e di un no. | . ,^ . , iAltri teSll a ailesa Bonino Teresa, compagna di lavoro dell'lm-'putata, racconta di aver Ietto uria lettera di- leUo una lettera di: rotta, al Boero, nella quale la Teresa lo pre-, gava dt volerla lasciare tranquilla. | Vignazza Vincenza andò alle carceri di Susa, a visitare la Martino, qualche tempo dopo ll,delitto, per incarico del Boero, che le diede; qualche cosa da portare. ] — E non aveste anche l'Incarico di parlarle. dello sua difesa? — lo non ebbi nessun incarico di quel ge- ^f^^^i^i^?0e^0• 6 ^ ^ ^ " ^tItir Lei Gel d. M^S^^f^^^:!^^— Sono andata dal pretore, ed egli, dietro I mia richiesta, mi rilasciò un biglietto di libero; ingresso. Mentre si parlava c era presente una;guardia, e certamente non si poteva dire nulla.! Notino bene che loro dì compromettente \vv. Roccarino : parlavano II d'aletro piemontese, e la guardia i che stava le a vigilarle era un napoletano! I Morano Maria è un'albergatrice di Susa che ha il suo esercizio vicino alle carceri. Essa ebbe incarico dalla Vignazza di portare delle cibarie in carcere alla Martino. IAlbano Maddalena incontrò, dopo il delitto, ! . m . la Martino, che, alla sua domanda dove an-, dasse, rispose: « Me ne vado perchè ne ho salassato 'ino' » rt„nnm™,t»i« Bertettt Luigi è un cognato dell imputata. | Egli vide la Teresa a casa sua prima che an-;dasse alla fabbrica. Non volle prendere alcun, cibo; aveva la faccia trasfigurata.., Alle 17, lo cattiva. ,iaii.(mr,ii iMartino Fortunata, sorella maggiore dell impu- tata, vide la Teresa il giorno prima del fatto, a casa sua. Essa era sconsolata, triste... ìewsa le cinese un po' d'olio per ungere ua cacciavite; invece unse il pugnale! 'Anche essa ha parole di biasimo verso la ini-!dre che descriva cattiva e maligna. ! a'w Roccarino- — F. al padre voleva bene? ; — Al padre =1 tutti volevano bene. Presidente: — E allora, perchè lo uccise? i-Perche, forse, sarà stata istigata... mRacconta che una volta il Boere ebbe a la-lmentarsi. perchè avevano messa la Teresa alla pMaternità, a Torino; le disse ancora che il pa- dre era un br.iv uomo, ma che la madre onda- tva bene finita... I! Boero, che fino ad ora te ne è stato là, in fondo, rilenzioso. scalta, gridando che è falso ciò che si dice. N'plwlunge Tommaso depone su circostanze di poco conto. Borello Felice, segretario della Manifattura Bc6io, .'nfonna deila relazione che esisteva da tempo fra il Boero e la Mai-tino. Dà buone in- formazioni di lui, ma dice che ha sempre avuto un debole per il bel sesso. fMaritano Michele, cantoniere ferroviario, nar- i-a che un giorno urli delle grida dal catello N. 27; seppe che la Martino era inseguita dal cpadre, che teneva una- grossa mazza di ferro in mano. Arnodo Giuseppe fu il primo amante di Te- Tesa, — un ragazzetto mingherlino, sparuto a pallido. — Egli nega di aver mai avuto alcun i rapporto con la Martino, e dice di aver soltanto* ,amoreggiato per qualche tempo. ; sMni'flodo Resa, èia portinaia della Maternità: | .informa che il Boero andò qualche volta u tro-, a vare ]a Mariino. mentre era infermiera, e la r, condusse anche fuori. ..lBerlini Luigi, fu incaricato dalla Martino di ppregare il Boero che la lasciasse in pace. pCarbone Liberalo, capoguardia, alle carceri c Idi Susa, informa cho in tutto il tempo che lai ; Martino restò alle carceri fu sempre tranqull- 't ìjssima. Dice poi che fu a visitarla una certa m Vignazza, la quale, parlando, faceva spesso il s nome di Emilia. Vide TI Boero una volta fermo ' ■ dinanzi al carcere; egli lo interrogò se doside:,.ass0 ,,,ir]are con qualche detenuto., ma l'al ;,ro borbottò qualche parola insignificante e so l in svignò i cocchi Carmela, moglie del capoguardia (delle carceri di Susa. anch'essa ebbe sotto la, ; sua. custodia la detenuta Ripete ciò che ebbe " già a narrare il marito ed aggiùnge che assi- stette ai colloqui della Vignazza colla Martino, ma che non capiva bene ciò che esse dices-1 séro ' Romano Maria guardiana delle caWeri giù- ' f. dlziarie di Torino, dà buone informazioni [ Am1 sulla condotta che tenne in carcere la fletè- j mlra : E con questa teste l'udienza antimeridiana ' è finita 'TTrHemrn rinvir-rirJitiTiP i ucuenza pomerimana. ! ti lì lìliprOYVISO incidente j .' All'aprirsi dell'udienza — sempre a porte ! chiuso — il presidente comunicar alla Difesa che le lettere ricevute dalla Martino irT carcere non possono essere dirottamente consegnate, ; La Offesa protesta, ed insiste perchè l'im- < putata fornisca ai suoi patroni tutte le carte , che furono e sono in sue mani, , consegnare noi numerosi colloqui? he furono e sono in sue mani. P. AL: --- Ma perchè non se lo sono fatte. Difesa: — Non dobbiamo dar conto del no-! stro operato. Non subiamo prepotenze, e non siamo qui ppr subirne. 1 L'Incidente si allarga e le parti si accalc, rano. i Finalmente la Difesa detta la -sua Istanza: : che sia concesso all'accusata di recarsi in car- cere a ritirare le lettere ricevute nella sua cella, consegnatele coll'autorizzazione do'l'Au- 1 lolita giudiziaria, o rimetterle al suoi difen- '■ sori come mezzi di difesa, che non possono i essere denegati. i ; P. M- : — Ecco il mio voto. Siano di pubbli- ! ca ragione quei documenti, ma non passino I prima a mani dei difensori. Dove vederlo prima la Procura Generale; devono essere qui a disposizione di tutti. Vi possono essere delle insidie! i —che insidie! Sono soprusi, prepotenze! : Abbandoneremo la difesa!... ; Presidente: — Mi lascino parlare: ho pure' il... diritto di parlare anch'ioI Telefoniamo ' ! aUe carceri perchè ci vengano rimesse quelle ; lellere mediante la Procura Generale. mI ' : Avv. Roccarino: — No: le vogliamo diretta ; mente nol vogliamo che l'accusata veda lei, . direttamente, a prenderle, : Presidente, calmo e sorridente: — Ma, se l'accusata va a prenderre-rn carcere, prima di ,jSÈlre sarà perm,isita ,ft le sequestreranno le | ietterei Tanto vale che le lettere vengano , direttamente a noi .Df'fP!!a _ pacopt" l'ordinanza; scriva queste Uose in un'crdlnmizn. Abbiamo auesta fortu- nH.- ai disopia di lei c'è la Cassazione, , e il presidente allora detta la sua ordinan za; «Non notondo essere concesso che tutte ( le catto imlisllntiimente ricevuto in carcere -, siano concesse ni signori difensori, perchè ciò ìè vietato dai regolamenti, così respinge l'i- ; stanza proposta dagli egregi difensori ». ! — Rispettosa riserva e protestai Un'altra accusa al Boero ,, ... . . . . ., ! Un «turato, - Vorrei sapere chi fu il primo ornante della Martino. lDoero'1Sata' ~ Prlm°' I>rÌm°'" ^ tUUÌ " j pr'es'jdente. — Pure avete detto diversamen i0 prima. Sembra che sia stato qualcun nitro. - Accusata. — 'Ma con quell'altro si... seller ! za va* solamente. ; E l'accusata risponde decisa e precisa, e ! con una certa irruenza. i Avv. Roccarino. — Abbiamo qui fuori un testimonio. Ella può interrogarlo col potere discrezionale per assumere, quel fatti; il teste > « 1111 ce.rto. Matta che dira come il Boero ì ! stesso si sia vantato di essere stato il primo amante della Martino. I P. M. - Ed allora citiamo un altro testi- ! monio, che ha fatto capolino in questa cali- |sa: il teste Fassetta, informato anche lui del-: |)a nlr)ramu di auesta ragazza. ! Presidente. — Venga Matta, venga Fasset- jte-i"., vengano lutti! ; E viene Matta Giovanni, | Premette che convive insieme ad una so- irella della Teresa; dice poi che si trovò una volta col Boero, il quale l'assicurò che. se a '^f g$J& ^Si&JiS con lei ^perchè egli disse d'avere degli obblighi , ' n tcste racconta di aver sentito In un grup | po di amici che il Boero nella sera del delit- , to spiava di lontano la sua amante mentre ,jq recava a casa. ; r.'è anzi chi vide fra i campi un uomo tn ] mezzo al grano, rannicchiato e nascosto. . Martino Paolo, altro fratello dell'accusata, si trovò a Sant'Ambrogio col Matta e col Boi- - ro, ma non ricorda molto ì particolari di t'iSK-Ma come, non ricordi? Ma è pos- cllìilo? ^^^1 sorride, scuotala testa e se ne va. I Le perizie ; siamo alle perizie. Prende per primo la pa- a;ro|a fl cav. dottor Ostorero. Egli ncomincia | .facendo una minuta analisi dell'ambiente nel| ! quale si è plasmata e sviluppata la Martino Teresa. Ambiente povero, malsano material- i mente e moralmente. Lo spostamento del suo I carattere incomincia a 18 anni: scenate In famiglia e scappatella illecite, che caratteri*-; zano 1 minorenni delinquenti. Più tardi vien e messa come infermiera alla Maternità, am- ImlBllore ! "'it'.-y1. biente anche quello non adatto a renderla . i;t descrive di carattere chiuso, restia! , a)]e interrogazioni, senza memoria, malan te di affettività e di paura. " 10 devo rispondere qui — continua il dot- j | tor Ostorero — se essa sia affetta da una ve-1 -;ra e propria infermila mentale mentre com- , metteva il delitto. Dallanalisi della sua fami-: glia abbiamo visto che tutto l'ambiente ove icoscicnip del suo atto: in lei mancava soltan- - tQ lQ liberla „ , E n perit0 conclude dicendo che. mancando a in lei la volontà, che è la moderatrice e la so; la fUCOiTft, Che vale a mantenere l'equilibrio 'tra la mente che conosce e la mano che ope- -!ra, la sua imputabilità deve essere diminui- ! la. in base all'art. 47 del Codice penale. ; ; Il prof. Audcnino non può convenire in tutto! col suo collega. Il perito precedente ha parlato | di una labe ereditaria nell'imputata, ma il suo modo di comportarsi non può accordarsi con -là sua asserzione. Le caratteristiche della ™ a persona non sono niente affatto anormali; juOaÌ- donna piti normale sono frequentissimi i carat- - ter! di costei- Anche nel campo psichico non c'è nulla che delinea la 6ua personalità. Conclude dicendo che non. è una pezza, ma una criminaloide, noti iierò una delinquente di passione. II presidente concede cinque minuti di riposo, Gkirati, avvocati e periti abbandonano momenta- a ueamente l'aula. Poco dopo parla il prof. Cera rara. « Sono lieto — egli comincia — che anche fra I periti questa volta ci sia abbastanza accordo: finora, Infatti, si è accertato che l'imputata non - ha nessuna alterazione anatomica e pslcldca da dar fondamento ad uno di quvi sintomi morbosi che caratterizzano le inferme di niente, « 11 dotlor Ostorero non ha ammesso che un vago stato 'steroide, ed in pane io accetto la sua diagnosi. o in pane i»erò, perchè noi dobbiamo mettere in rapporto questo stato morboso dell'imputala e l'atto criminoso connesso. Dice la legge che all'autore di un delitto, (.orche gli debba essere .concessi l'impunibilità, devo mancare la coscleniza e la libertà dei propri atti. Su epiesto apprezzamenlo noi dovremo ritrovare l'entità "delle alterazioni. E' assioma di medicina legale che non busta che un imputato sia affetto da una data forma morbosa, ma bisogna che vi sia uu rapo* ,)or)0 fra cpjesta forma ed 11 modo con cui è ; stato commesso 11 reato. | „ i0 credo cito nel caso attuale non vi sia -, alcun rapporto frn questi due fattori: quando il a reato è stato descritto nella forma clic noi ablanino .sentito, se ne desume che frn i suoi rap- i porti di azione e di reazione non vi è nulla da poter Invocare l'elemento morboso che la logge ci pone " coll'art 47 del Codice renale. ai «Certamente la ragazza è una anomala e 'tutta lo sua vita ce lo dice abbastanza chlar-aa mente; ma cortamente queste anomalie non sono l sufficienti per dichiararla Irresponsabile ». o ' o a a,,. e "erosila... quando tutta la sua vita fu lift - affastellamento di bene e di male. Ciò cho , importa però di vedere e dichiarare si ò quo-1 st0 : sa l'Imputata nel momento in cui ha com messo il fatto si trovava in tale stato di in- - ' fèrmltà di mente da toglierle la coscienza a [ la libertà dei propri atti La semi responsabilità Prende quindi la parola il prof. Bellini. A* lui pare impossibile che si possa parlare di mancanza di anomalie in quella ragazza, quando tutta la sua vita fu una continua, ribellione, mista a bontà, a leggerezza, a ge- - j Espone quindi il risultato dei suoi studi che : ebbe a fare sul tipo che ora è oggetto della a ' «uà osservazione. In> quanto all'abitudine che ',a Martino leresa aveva di portare il coltello, i eS;i assicura che nella valle dj Su.sa è abba- stanza costante nelle ragazze che discendono j dalla montagna e vanno al lavoro di portare e !in seno un'arma, e mai — egli dice — come in a l'1**' Paesi si parla di ferite e di sangue! e Venendo al fatto, egli crede che si possa , trattare, noi rapporti dell'imputata, la tesi - dell'alterata facoltà di'agire, e . * Onesta ragazza — continua l'oratore dopo- il delitto era pentita, perchè c'è puro e.(;ni la vide sconvòlta, lacrimevole; essa non dove essere giudicata fuori della supposizione -!cll,! 11011 "là una garazza anormale ». Conclude credendo si debba ammettere nel suoi confronti la disposizione dell'art, 47 Codice penale. 11 prof. Carrara replica: « Io nego cho nel nostro caso si possa trai¬ n : - tare di carattere isterico, quel carattere iaea rfeo che esiste in psichiatria. Il prof. Bellini' - lla enumerato molti dei fattori che hanno con- concorso a spingere lineila ragazza al delitto; o i m;i queste anomalie hanno quel carattere i morboso e patologico che sta a base dell'ano- - ! mallo, dell'atto?... Io lo escludo ». o I Spiega quindi cho non può essere morboso o '1 suo stato finché non sono spiegate le cause i patologiche di questa morbosità. Il Codice esie PC che una persona, si trovi in uno stato di in formila mentale: l'infermità mentale qui non ! esiste, e non può dunque esistere l'irrcsnon sabllitiì che si vorrebbe invocare, e' L'avv. Pagliuzzi desidera che il prof. Bellini o ' spieghi se non rlteffga egli che la ragazza e sia dolala di una suggestionabilità straordi- maria. Brevemente il prof. Bellini crede esista nell'inimitata una gran parte del tipo Isterico, ciò che le dà una volontà, molto suggestionabile, e quindi meno resistente agli impeli della passione. L'itvv. Pagliuzzi insiste per sapere se possa essere possibile che la ragazza, spinta dal Boero, abbia potuto subire l'istigazione al delitto. Dolt. Bellini. — Io ciedo che non si possa andare più in là dell'art. 47 del Codice pe-> naie. Dopo di ciò l'udienza è tolta. ■ Il presidente, dietro preghiera di qualche I giurato, rinvia il processo a martedì. In detto ' giorno avremo il verdetto e la sentenza. , e i e o e - e e ò -

Luoghi citati: Avigliana, Emilia, Sardegna, Susa, Torino