Contro la tirannia dei sarti parigini di Virginio Gayda

Contro la tirannia dei sarti parigini Contro la tirannia dei sarti parigini Vienna, aprila. Da quattro mesi Vienna h in agitazione. Si tratta, spiegano i giornali più seri, di conquistare nel cosidetto concerto europeo un nuovo posto indipendente e invidiabile. Però i ministri degli affari esteri non si spaventino. La pace politica europea non è affatto minacciata. Nella sua agitazione di quattro mesi, Vienna vorrebbe solo emanciparsi dalla tirannia dei sarti parigini e creare una moda viennese. Voi sorridete, pensando al fallimento precoce dei nostri tentativi e alla vanità di queste piccole cose frivole che si chiamano i la moda », delle quali un uomo che aspiri, anche senza essere calvo, alla onesta fama di saggio non può più occuparsi. Ma a Vienna non si ride. Si dibatte la questione sul serio, come un grave problema politico. Tutti se ne occupano. I Scctionschefs, delegati dal Ministero dei lavori pubblici, vi portano la se verità della loro redingote e la fredda luci- dità dei loro cilindri : quelli che sembrano i più rispettabili giornali le dedicano, nelle loro pagine politiche così piene di riserve, una colonna di onore senza sottintesi : un Comitato di dame, la cui presidentessa è già stata a suo tempo intervistata, sta pre- parando una specie di Congresso praticò Ldella moda viennese, per la popolarità del quale il biglietto costerà solo venti franchi : Lintanto i piccoli bottegai cattolici, interes-1 ti più dei grandi speculatori ebrei, orga-nizzano ogni sera delle riunioni pubbliche !di propaganda, dopo le quali i professori dijj 'università scrivono le loro impressioni, a canto allo sobrie dichiarazioni tecniche delle sarte e delle modiste più note. ! E' dunque bene un affare di Stato, seiriesce a interessare tanta buona gente così disparafca, Una signora ebrea, che per le fortunate speculazioni del marito può ogni, anno fornirsi abbondantemente nella casa Paquin, me ne ha chiarite con orgoglio, non senza una mia certa commozione, la ripo-jsta psicologia: in fondo a tutto, m'ha clet-^te, ce il crepuscolare destarsi di una. vera anima nazionale austriaca, quella che nnojad oggi e, e mancata. Tutte ciò è sorp.cn-1ciente. te non l'avrei davvero immaginato, perche, leggendo per amore dello sport, resoconti parlamentari dei pugilati nazio-i ,, ,. . " °. . .n ilisti che nelle dieta provinciali i deputati , . . ... si scambiano ogni settimana per provare a ■ , „s .., , • , . . s'Midita e la fondatezza dei loro punti di ..... , 1 ., vista diversi, avevo pensato appunto il con- . „ . ,, . 1 . , ,' . trario. E però I entusiasmo della signora e- '. , ,,, inrea non mi ha ancora1 persuaso, ne sullan-1, ,., . . ' , ,, ■rara dell anima nazionale ne soprtutto sur. r , isuccesso dell agitazione viennese. Anche b , ,. , . ... , . : questo generoso tentativo patriottico dei : , .. . r ,. .s 'bottegai cattolici di dare una linea più na- ? „ , . ..... l • • zionale alla femminilità austriaca mi som- , , ,. „ ... ,. ., . bra destinato a tallire, come negli altri pae- . , . ,.~ 'si. Creare una moda e imporla e più difn-l., , Ll . ;Cile che annettere al proprio impero due:. . T , ' . ' .. , 'Provincie. In un caso bastano i snidati: nel-:, ,, . , , „ ... cì* *, !1 altro ci vuole dolio spirito. Ed e più facile , . ,, ,. , , ,, ... iavere dei sold.-ui die dello spirito. pi „ Ma un onesto professore ha poste sulla „ ■ t, ., ,, , „ , . Freie Presse il problema della m"da in ter mini piii espliciti. Vienna, egli osserva, ha già molti begli alberghi con ottima cucina, va migliorando ogni giorno i suoi tram* elettrici e le sue ferrovie, offre senza spesa al popolo la scienza con conferenze popolari e gli dà molta buona musica, è viva e attiva, in tutti gli sports : perchè dunque non j può creare una moda sua, esportarla e serbare così alla prosperità del suo popolo i milioni che per i capricci delle signore emigrano ora ogni anno a Parigi? Il buon professore lascia così da parte il rose'o sogno dell'anima nazionale, e, con le sue preoccupazioni dei milioni cho vanno all'estero, è .>, ■ „„ • „;_,„_„ _i,_.„ p„ „,,-„i„|più sincero nella signora ebrea. 1 er quanto i! filosofo berlinese Honnig, in una rivista di Francoforte, parli di « infezione psicologica t, il problema della moda è anzitutto una questione economica. Basta solo pensare alla sterminata falange di gente di tutti i gradi sociali occupati in ogni paese nell'industria del vestiario, per persuadersi come il trionfo dì una moda nazionale signi iicherebbe duplicare senz'altro, nei centrijcittadini del proprio paese, l'esercito degli,operai che lavorano per gli eleganti capric- ci delle signore, mentre aprire le porte al- limportazione di una moda straniera vuol!dire, oltre che pagare in moneta sonante molti milioni, sopprimere tutto un campo |del lavoro. In Austria l'industria del Ve-!stiario occupa già più di mezzo milione di lavoratori: e a Vienna sola quest'arte del- l'eleganza e della necessità tiene vivi ven-.titremila magazzini, a torno i quali si rac- colgono 87,000 operai, con altre 23,000 persone che lavorano per essi nelle loro case. Ma il fedele appannaggio che i sudditi di Europa pagano alla loro regina della moda, la Francia, si traduce per lei in una cifra molto approssimativa al miliardo di franchi, ciò che permette di vivere a un terzo di tutta la popolazione operaia francese. Però questo cartellino dei prezzi, per quanto rispettabile, non ci dice nulla della creazione di una moda. La creazione di una moda può essere un fatte sociale anche interessante, ma sfugge alle statistiche come si sottrae alle esatte capacità burocratiche dei funzionari dell'impero e dei piccoli bottegai cattolici. Creare un nuovo figurino non è precisamente la stessa cosa come creare e lanciare sul mercato un nuovo sapone o un nuovo regolamento per la pubblica viabilità. Io non voglio certo farvi la psicologia della moda, che già tanti dottori hanno tentato, ma credo che essa abbia un contenuto spirituale assai più significativo di quello cho si crede e obbedisca inconsciamente a certe leggi del tempo che la fanno. come un qualche cosa di fatale, sottratta guìte all'arbitrio dagli uomini. La moda non è una germinazione capricciosa. Vedete solo quanta ispirazione palese ha sempre preso, a traverso il controllo del gusto dominante, dagli avvenimenti politici e artistici. Quando la Spagna dominava in Europa sono venute per l'Europa le cose spagnuole, come più tardi dopo la guerra russo-giapponese è cominciata la fioritura orientale. Non c'è stato, si può dire, un grande avvenimento storico che non abbia occupato la schiera dei sarti a canto gli uomini politici, confondendo la gaia nota profana dei nuovi figurini con le soporifere pergamene diplomatiche. Nessuna signora ha certo mai saputo di portare, segnato in capo o stretto ai fianchi, la tragica sorte di un imperatore o le gravi vicende di un popolo: ma la storia politica ha trovato sempre le sue cronache fedeli nelle biblioteche e negli armadi famigliari dello generazioni che si sono se- E con essa anche l'arte ha avuto la sua parte in questa creazione della moda. Un tempo anzi l'ha penetrata tanto da mutare, con le foggie del vestito, perfino i corpi femminili. Considerato l'epoca di Makart e confrontatela con quella di Klimt, Le linee L le misure clell'lnio sono precisamente l'op posto di quelle dell'altro. A molta malata Lente romantica Makart ha imposto la cura dell'ingrassamento. Ocjgi la moda imperante c agi)e e sno]]a] dopo che sono venute ]e nuove scuolei come è alquanto chiassosa di colori, dopo che Boecklin ha dato corag¬ gio al colore e Klimt ne ha cantato l'inno, All'epoca accademica delle salse brune certe questo è un privilegio di poche ruzzo e. di pochi individui. Quando Ih Germania, nella fantasie di colori, che oggi trionfano nei figurinij Barer)bero state un titolo sufficiente per icstimnnia.re un'irremediabile alionazio ne mentale. Mn qllegla Cavitazióne della storia del rnondo sui figurini della moda non ha agito aola E> pagsafca a trav6rso )\ buon ,,UBto 0 una certa gaggezza abbastanwi rara. Colui ^ Hesce R creare UQa moda vjulp> che trionfa no, mondo dimostra di conoscere prafcicamente ,Q ..ito do] guo to & cho ; cHnmj fi1osefi invcccll;aH slli libri. E sua crociata, igienica contro il busto, volle •<•„_, i„l, , , , ..,,.„ riformare tutta la moda femminile. Falli „„, •< •„. , , -r, ■ ■ - ... nR' PIU pietoso ridicolo: Parigi riprese 1 t- . • • ,. , , dea e rimise in onore srli empire*, che ora , ... • ... . , , , , hanno già fatto il giro del mondn: ri vole- ■ .,. . , ,,, . . .... . .... va semplicemente dell originalità, e i solidi , . . , fabbricanti teutonici, che sanno cacciare i , , , . , loro tessuti di buon mercato nell interno , ,, ,, , » ... : dell Arabia, non 1 avevano. Ed e qui il se- : . . . 'greto dell eterno successo parigino e per ciò , , . ,-,„,,-,. anche la ragione del fallimento sicuro cui . , .. , . , , e destinata I agitazione dei bottegai1 vien- . .. . , ■ , , 'nesi. Ce di mezzo tutta la psicologia del po¬ l , T, , . . . ., ' . ? 1 . ;polo. Il trionto della moda parigina non si : . . .. . . , .... . ,. 'spiega solo con gli iridescenti lampi geniali : , . r . . ,. ,'- t, ,„ ,. „ . !Clel figurinisti di Redfern, ai Paquin o di ,, , , iCallot, ma anche con la sottile intuizione » . . ■• femminile dplle parigine che inaugurano le , . ' , , ,° loro creazioni. TI sarte che ha trovato un amvccdmcnfCalrctiltssvsSissj nuovo modello può contare, sul suo successo solo affidandolo all'originalità di certe suo fidate donne mondo, o anche di mezzo mondo, che lo portano in giro. C'è dunque una. collaborazione di spiriti. Ma a Vienna questa collaborazione è impossibile. Qui non ci sono i lampi geniali e non c'è neppure l'originalità femminile. Vienna è una città troppo bottegaia, con l'opaco spirito grasso dei suoi piccoli rivenditori che limitano le loro visioni tra il rispetto timorato del prete e. le allegre scorpacciate di salciccia e di birra : ed è anche troppo caotica di razze perchè ci sia, oltre |il suo milione di donne, anche la donna-. _ ' Affidatele il compito di fornire a un quarte dell'Europa le scarpe e i guanti di pelle all'ingrosso, e saprà facilmente trovare qualche scaltro affarista ebreo che. impiantando in Moravia e in Galizia una vasta industria a domicilio con intimi salari, registrerà ottimi affari negli eleganti magazzini della, capitale. Ma non domandotele jdell'originalità e del buon gusto. Ne è asso, Ultamente incapace. Tutto ciò che compare in P"™'™ sotto l'etichetta di « specialità viennese » non è che una faticosa imitazio!uedi terzo o quart'ordine delle cose Iran cesi> Pà fuori Cl'us0> c quando se ne stacca |° senz'altro orribile. La donna vionnese è !<lualcne cosa c1i molto simile. Può avere mol tc buone qualità, ma fra esse non vanta cer to l'individualità. Vuol sempre essere come . qualcuno. Nella loro folle esaltazione di lei * pampMetistes nazionalisti ne danno la milspucbdsGsrstMl».rmprgnTndo\ddtitqgncq—tsstrvsnngvsmdomtlncPnfcdlldmsqduv] s(fI cnnglior prova. Un giorno uno di essi scriveva su un giornale, in una sua prosa lirica : « La donna viennese è scick come una francese, focosa come un'italiana, agile come un'inglese, solida come una donna prussiana di casa ». Ma con tutti questi carne alla donna viennese, è evi-lente, non resta più nulla di suo. In fondo la colpa di tutto questo ò nella topografia di Vienna. C'è passata e c'è rimasta troppa gente diversa, vi si sono incrociati troppi tipi perchè potesse rimanere ai viennesi, oltre la loro inesauribile giocondità, anche un po' di individualità spirituale. 1 viennesi sono una media: hanno avuto in eredità da tutti i loro antenati qualche carattere e, por averne ora troppi degli altri, non possono più averne alcuno veramente proprio. Ciò- spiega perchè tutta l'elite di Vienna, che senza avere un buon gusto sento jierò la necessità di ostentarlo, si fornisca periodicamente nella Casa Paquin e comperi i romanzi nuovi di Gi/p. Questo seguo della penetrazione francese nella buona società viennese è indiscutibile. Nei salotti eleganti, nei circoli del stoc|hI inlf [gran mondo, nei ritrovi notturni più fre- lgfnnmszse quentati dalle migliori marsine e dai déeolletés più tollerabili, si fa invariabilmente parlare un discreto francese, si porta un abito parigino a si conosce Parigi e la sua letteratura dei volumi gialli di tre franchi e cinquanta. Con le marche dei suoi sarti i viennesi, di solito attaccati a Vienna fino all'eroismo, che vi esaltano come uniche al mondo le loro case-caserme, gli alberi dei viali, i passeri dei giardini, gli angoli vecchi e gli angoli nuovi della città, che vi conducono in giro di notte, con la passione di un apostolo, so mai siete scettici, ad ammirar nei cortili gli spigoli artistici delle case al chiaro di luna, finche la stanchezza non vi persuade a dichiararvi convinto, confessano senz'altro il loro fallimento. Ma molta buona gente, che fa parte dei Comitati, non vuole ancora persuadersene: abituata a completare la sua porzione serale di salciccia con un buon bicchiere di birra viennese, non può assolutamente convincersi che possa esistere qualche cosa di bel¬ lgCfscdgm«CrcnsvgQClpd lo, fuori di Vienna. Los voti Paris! è il suo grido. Senza transazioni. La prima sera che Chanleclair, portato da una Compagnia francese in tournée, ha messo il becco sulla scena, i critici viennesi l'hanno schiacciato, com'è naturale, con un colpo di piede. Uno di essi poi, evidentemente più colto, ha aggredito senz'altro, in un articolo pachidermico, tutta la lingua francese, chiamandola « spaventosamente povera di vocaboli ». Il Comitato delle modiste viennesi gli ha dato ragione. Ma Chanteclair ha teso ancora il collo e ha potuto cantare per tre sero, dinanzi ad una folla stipata. Nessuno è riuscite a spiegarselo. Solo un vagabondo, che va per le strade e guarda, ha scoperto il segrete del successo: una strepitosa reclame. Quindici giorni prima della venuta di Chanteclair a Vienna, le migliori signore l'avevano annunciato sulle loro teste al. pubblico, inaugurando un gigantesco stockdi nuovi cappelli mandati da Parigi. Virginio Gayda.

Persone citate: Boecklin, Klimt, Moravia, Paquin, Redfern