La morte di Menelik, Negus di Etiopia

La morte di Menelik, Negus di Etiopia La morte di Menelik, Negus di Etiopia PARIGI, 30, ore 14,26. L'Agenzia Haras ha da Aden: " Si annunzia che l'imperatore Menelik è morto, e che l'Impetrice è prigioniera del partito del principe ereditario Ligg Jasus.,Le origini Secondo una leggenda abissina, Maceda, Ih Regina di fiaba, visitò un giorno re Salomone a Gerusalemme, ed entrambi furono avvintda lacci d'amore. Da questo connubio nacque MeneVk I, capo stipite delia famiglia salomouica, dalla quale è uscito Menelik II. Il nome sotto il quale il Sovrano abissino fu conosciuto in Europa n'on è esatto : nell'idiomIndigeno il nome suona Menileck, che in'amarlcsignillca: «clic dirà? ». Secondo la legf onda, talera la domanda che la Regina di Saba, sgomentdel suo fallo d'amore, andava ripetendo frse. Che avrebbe detto il suo popolò quandavesse conosciuto la sua colpa'.' Non paga 'ldare al Sovrano origini divine, la leggendcontinuava dicendo che Menelik era predestnalo a regnare sull'intera Abissinia. Menelik era nato il 17 ottobre 18». Negus, ossia Re di Scioa, scese giovanissimo in guerrcontro re Teodoro, negus di Abissinia, e vintfu tenuto da costui ih ostaggio. Prigionierovenne liberato da uno schiavo Azgaz WoldTarick, che gli italiani prigionieri in Abissiniancora conobbero quale governatore di Aligaber, carica alla quale era stato elevato dallriconoscenza del Negus. Re dello Scioa Dopo la spedizione inglese del 1863. che terminò colla presa di Magciala e con la tragicmorie di re Teodoro, Kassai, re del Tigre, principe ardito ed ambizioso, che si era conquistala con le armi la corona ed ambiva a quella di Abìssinia, offri agii inglesi la sua amicizia grazie ni loro aiuto trionfò dei rivali, Gobesiehre del Lasta, e Menelik, re dello Scioa, incoronandosi ad Axum il 21 gennaio 1872 col nomdi Giovanni negus neghesti, o re dei re. RGiovanni ebbe a sostenere due volte l'impetdelle truppe egiziane e due volt* le sconfiss■nel 1875 a Guddi Guddi, nel 1S70 a Gura. Ldue orribili ecatombi in cui erano caduti cinquantamila egiziani avevano rassodato la potenzdi re Giovanni, che i sacerdoti dichiararoneletto da Dio. Uno solo parò non si era assoggettato: Menelik, delio Scioa. Menelik avevdurante la campagna egiziana del '75 stretto aleanza con gli egiziani, intimorito dall'insuccesso, non aveva l'unno dopo osato schiararscontro re Giovanni, e pur non prendendovparie personalmente, aveva Inviato a re Giovami! denaro, truppe e provvigioni. Ma eglChe s! riteneva il più polente fra i Re dell'Abissinia e che già aveva aspirato alla dignitimperiale, continuava a tramare contro re Giovanni annodando relazioni con la Francia, col'Italia e con l'Egitto. Nel 1879 Giovanni mosse verso il Sud per sotomettere lo Scioa e costringere Menelik a rconoscere la sua potenza. Non si venne però battaglia, poiché, quando i due eserciti gi•lavano a fronte, Menelik fece atto di sottomisione, dicendo che anch'egli, sebbene di più antica ed illustre discendenza, intendeva di faromaggio al nuovo imperatore, all'eletto da Dio Menelik scrisse a re Giovanni che si sarebbrecalo da lui con una pietra al collo, consuetu dine abissina per dimostrare la sottomissioncompleta. Re Giovanni rispose non essere cnecessario: bastava che egli giurasse sul Vagelo di non più ribellarsi: avrebbe quindi conservato il suo regno, pagando annualmente utributo. Nondimeno, Menelik comparve alla Cote di re Giovanni, con un pesante tasso al coio; ma il Negus, non appana lo vide, sorse ipiedi ed ordinò a ws Aiuta di togliergli. pietra; quindi abbracciò Menelik e, piangendfatta portare la propria corona, gliela pose si„„ .11 3 giugno 1881, in seguito alla sconfìtta dKartuni, deciso l'abbandono del Sudan, vniva firmato in Adua un trattato fra l'Abissnia, l'Inghilterra ed il Governo del Kedivè, nquale l'Egitto dichiarava di ritirare le guarnMassaua e di rpioni egiziane di Kassala . - ~ -mot ere quei paesi al Negus* E a questo puntche entra in scena l'Italia. Nel gennaio de! 1885 la diplomazia italianavveniva la Porla deiia decisione presa di ocupare petto] per vendicare gli eccidi! di &*lietli * di Bianchi; il 25 febbraio le prime U'<«carvi, secondo la famosa naso de. Mancini, pò italiane mettevano piede a Massima a cochiavi, ilnl Mediterranea, Una missione afdata al generale Ppzzollni l'u inviata a! Neguina il Negus non avendo celala la sua ostilitla missione fu richiamala. Nel 1SS7 ras Alalimprigionava Salimbeui, Piano e Savoiroux, a Dogali taceva eccidio delia colonna Decristforis. Fu inviata una spedizione setto i! cmando del generale Di San Marzauo, ma negus Giovanni non csò attaccarne il camp? lincei alo. Lo sue proposte di pace furono rspinte, il suo prestigio fu perduto. Tecla Hamanot, re del Goggiarn. e Menelik, re delScioa, si ribellarono. Il 10 marzo del 1889 Johannes IV veniva vinto ed ucciso dai Mclhisti nella battaglia di Metemma, sulle sponddell'Atbara. y • corona di Salomone. Menelik II, re dello Secdai più riconosciuto. Un da! 12 marzo, conimperatore, ed incoronalo in Entotto i! 3 nvembre 1889 quale- Negus-Ncghc-sti di Etiopia.Dal trattato d'Ucciali ad Abba Garima incoronazione Pochi furono i protendenti che si presentrono per sostenere il dixitto al trono ed alpor la nobiltà del sangue e dei precedenti, Fin dal 2 maggio 1889 era stato stretto aUcciali. dal conto Pietro Antonelli, inviastraordinario presso Menelik, un trattato alleanza e di commercio tra il Regno d'Italc l'Impero di Etiopia. L'Italia aveva -aiutacon tutta la sua influenza l'assunzione dì Mnelik. inimicandosi naturalmente i Tigrini ras Mangascià che era il più legittimo prtendente alla successione del Negus JohanneMangascià e il suo fido luogotenente ras Alla minacciavano la colonia. Baldissera avrebe voluto ventre ad un accordo con Mangscià, ma il Governo, ispirato dall'Antonelcontinuava a fidarsi delle promesse dì Mnelik di muovere incontro ai ribelli e di unsi a noi. Ma Menelik non si moveva e ptardi veniva ad un accordo con Mangascià. Il l.o ottobre ras Makonnen, plenipotenzrio di Menelik, e Crispi firmavano a Napoli convenzioni supplementari del trattato di Uciali. Alla fine dello stesso anno il generaBaldissera lasciava il governatorato dell'Etrea ed era sostituito dal generale Orerò. geueralo Orerò, certo per ordine del Governsi apprestò a mettere ili vigore il trattalo Ucciali, occupando l'Uainasen lino al confide! Mareb-Belesa-Muna. Menelik il 22 magg h e i e u a o e a a o i a a o , c a a ra a Ae . oe e o e e na o ga lcsi vi oi, Aà on tia à snro o be u ne 1890 protestò contro quell'occupazione, ed il 28 settembre sollevava una nuova protesta contro l'interpretazione dell'art. 17 del trattato d'Ucciali, secondo il quale •■• il /le d'EUopia consentiva a servirsi del Governo del Ile d'Italia per tulle le Imitazioni di affari che avesse con altre Potenze o Governi «. A dirimere il conflitto fu inviato presso Menelik il conte Salimbeui che ebbe ostile accoglienza. Dopo l'insuccesso di Snlimbeni, fu inviato il conto Aritonelli. Secondo l'Antonellì, il dissidio proveniva dalla traduzione del trattato: mentre in aniarico si diceva che il Negus poteva servirsi del Governo italiano nelle trattative con gli altri Stati, in italiano era detto che consentiva. Menelik dichiarò che mai avrebbe accettato un protettorato. Antonella propose di abrogare l'art. 17 e di sostituirlo con un altro, in cui l'Etiopia affidava la difesa della sua indipendenza al Governo italiano, ma l'opposizione violenta della regina Taitù fece rompere le trattative. Nel novembre 1891 il generale Gandolfl, succeduto all'Orerò, muoveva verso il Mareb, dove aveva un'intervista ufficiale con ras Mangascià e ras Aitila: furono fatti dalle due parti solenni giuramenti di amicizia : giuramenti che non dovevano influire menomamente sulla tragica piega degli avvenimenti futuri. Tre anni erano scorsi dalla* protesta di Menelik e le cose erano rimaste allo stalli (tuo. VÌI maggio 1893 Menelik, sobillato sopratulto dalla Francia, denunciò il trattato. Il Governo i taliano non ci prestò soverchia attenzione. Un leu tntivo dei dervisci su Agordat era stato brillantemente domato dall'Arimondi: Kassala era stata occupata senza difficoltà; la repressione1 della rivolta di Batha Agos aveva provocato le felicitazioni di ras Mangascià; ma invitato a consegnare i ribelli, costui non rispose. Barattieri decisola marcia su Adua, capitale del Tigre. Mangascià resistette a Coatit e Senafè, ma fu battuto e fuggi. Baratieri, accecato dal successo, decise di occupare stabilmente il Tigre, e si recò in Italia a raccogliere il frutto dei suol trionfi, ma le cattive notizie che giungevano dall'Abissinia lo indussero a ritornare precipitosamente nella colonia. Ras Mangascià, ras Makonnen. Tecla-Halninnot, re del Goggiam, e Menelik muovevano coalizzati contro l'Eritrea. Il 7 dicembre 1895 il battaglione Tosclli era schiaccialo ad Amba Alagi dalle soverchiatiti forze abissine: il l.o marzo 1890 ad Abba Canina le armi italiane subivano la disastrosa disfatta. Menelik nell'intimità I.a lunga cattivila di tanti ufficiali e soldati italiani ci ha fornito di Menelik descrizioni dirette e sincere. « Menelik, — scrisse uno di loro, il medico militare Nicola D'Amato, — è un diplomatico fino ed astuto. Egli nello svago, in mezzo al suo popolo si rivela bambino ed ingenuo; riesce ridicolo quando si atteggia a scienziato; ma quando gli interessi del suo popolo reclamano intera ed intatta la vigoria di un savio accorgimento e la serietà di decisioni importanti, è allora che si appalesa davvero uomo di Stato». Circuito dai rappresentanti delle nazioni europee •< il Negus, che ha fiuto e tatto squisito, valutò tutto nella giusta misura... ed accettò i cloni per doni e per parole le parole... Colle sembianza di vittima oppressa e fatta segno a prepotenze ecl usurpazioni, promettendo e non promettendo, concedendo c non concadendo, in un'altalena perenne, illudendo tutti, apparve agli occhi del mondo un Re civile ». Ed ecco come descriveva la persona fisica del- vgidnptudbsò l'Imperatore : «Menelik non trascura mai le nnun rln la o pomate odorose e le acque profumate. A ditte ronza del suo popolo porta calze di seta bianca ai piedi, e tutto fa credere che vestirebbe completamente all'europea, se ciò non dispiacesse ai suoi sudditi : concessione unica che egli fa alla volontà popolare. Egli è di media statura e di eompless!o:to robusta: per la sua razza è piuttosto tozzo, aia assai agile per gii anni ili01'0 »». attuando prigioniero ad Adua, tra semaio dinanzi a lui, pensavo di dovermi di1}™0™ al oos"eUo di, sembianze flore e brue- *1 • P'« accentuate per la sanguinosa i- \ìlton* rec:ente' dovet 1 ricredermi Egli ci e! ì- i- dominava con un sorriso, quel sorriso degli uomini ispirati a sentimenti di pace, e nello sguardo di cui avvertivamo l'imperio, errava - , una sirapaUa non ostentata. Egli ci salutava o, ,,...'„, ., IvHnw ■medici e d a! " ^ ™ '3/• con e, a™bber» ™° 1 suoi sudditi. L occhio del Negus ha lampi c- Idi intelligenza pronta. Il volto tondo e but- *|temto è incorniciato nella rada barbetta nera", «>- incolta 0 corta, qua e Ia bl.,zzoUu., i, e nel iviso scuro spicci: la calvizie del cranio le luoneli-k ride is, à, la e spesso, non pero con scrosci incomposli e rumorosi, ed un suo tic e quello di lisciarsi la barba. Mostra cosi c 'soddisfa anche ad una vanità, alla quale tiene: due mani ben latte ». .Menelik era un uomo laboriosissimo: trai o- lava con la stessa equanimità interessi grnn- o- eli e piccoli, nobili e plebei. Nulla si compieva il che egli non lo sapesse. Dallo spuntare del po solo a notte avanzata, egli era sempre vi- e- gilè, e anche nelle ore notturne, uomini a i- lui tìdatissimi gli riferivano quanto succede- lo va. Passava con eguale attenzione in rasse- re gna il deposito dei suoi cosmetici ed il suo a- tesoro. Il guai tesoro era riposto nella ca- de verna di un'amba tagliata a picco e vegliato dagli schiavi più fidi. Sì diceva ad Addis A- beba che il Negus vi avesse raccolto grandi ricchezze, nell'eventualità di dover pagare un indennizzo di guerra agli Italiani, se fosso slato sconfitto. Sembrava veramente che egli movesse alla guerra con cattivi presentimena, ti , io oala muv cose .„ ottobre 1895 un bolide cadeva presso fu aUa tenda del NeguSi destalldo „„ ,KUliC0 lm. . menso fra i soldati. Menelik, terrorizzato, avrebbe allora esclamato: u Fin qui giungono i proiettili?». Purtroppo la sorte delle armi non fu favorevole a noi. Menelik aveva due passioni: la guerra e la medicina. Pretendeva di conoscere assai bene quest'ultima c trattava i medici italiani ad come colleglli e compagni di studio: cousito gliava e dava spesso rimedi per qualunque di malattia: ciò non toglie che un giorno scaniia biasse un termometro con una siringa, ed un ta forcipe per una tenaglia da dentista. Nei ineMe- dici italiani aveva una fiducia cicca e senza e ostentazione. Come notò il Franzoi. Menelik re- aveva momenti in cui rivelava un'anima ines, fantile. Andava pazzo per gli orologi : li rom u- peva e frugava fra le ruote come pei cercarne eb- l'anima motrice. Aveva fatto costruire per gli ga- orologiai una capanna nel suo cortile, per li, j poterli osservare al lavoro, Me- Menelik era un progressista appassionato ir-'e si manteneva al corrente di tutte le inveliiù zioni della civiltà europea. Suo pensiero do | minante era di poter iìgurure fra i Sovrani a- • europei come un Re civile, capo di un eser le cito impareggiabile e Sovrano di un popolo Uc- civilissimo. Ma era, naturalmente, questo un ale calcolo astuto per potersi meglio barcameri- nare fra le nazioni europee. Egli si guardava Il dal reprimere gli scatti selvaggi e le superstio, zioni del suo popolo, ben sapendo che il di giorno che avesse osato farlo, il suo trono ni sarebbe crollato. Perciò tollerò che i suoi solio!dati continuassero nell'orrenda pratica dell'e- virazione sui morti e sui feriti. Se ad Adua gli Abissini per la prima volta risparmiarono i prigionieri ciò non fu per mostrarsi capaci di civiltà e di umanità, ina per calcolo venale, per ottenerne un lauto riscatto e perpoter imporre condizioni più gravi nelle trattative di pace. Onesto sottile accorgimento politico egli lo usu nel destreggiarsi fra le opposte cupidigie delle nazioni europee che tenevano ad Addis Abeba i loro ministri ed inviavano ambasciatori e doni per propiziarsi il Negus c strappargli concessioni di terreni, di ferrovie, di monopolii. In questa sua politica egli si aiutava coi consigli dei favoriti europei, che ebbero successivamente fortuna alla, sua Corte. Furono volta a volta l'italiano Capucci, lo svizzero Ilg, che ai vinti di Adua si dichiarava « avversario convinto e lenace dell'Italia», il francese Cherneux, che si arricchì nell'irnportarn i fucili, l'altro francese ex-capitano Clochetlo, che diresse l'artiglieria abissina ad Adua, LeontisH... Dopo Adua Cinque giorni dopo il disastro di Adua il maggiore Salsa fu inviato dal Governo in missione presso Menelik per trattare la pace e là restituzione dei prigionieri. Racconta il tenente Roversi. che accompagnò il Salsa, che. giunti alta presenza di Menelik, i'. Negus si mise a parlare delle cose più futili, domandando, Ira l'altro, se fosse vero che in Italia vi fossero galline capaci di dare dova di straordinaria grossezza... Egli usava della sua tattica abituale, rispondendo ad ogni proposta seria con discorsi insignificanti, domande bizzarre, interruzioni scherzose, per prender tempo a riflettere. Non manifestò alcun astio contro gli italiani e non disse alcuna parola intorno alla battaglia che potesse ferire "l'animo dei messaggeri. Si mostrò pieno di buona volontà, e se il maggiore Salsa non riuscì nella sua missione, ciò fu dovuto all'influenza ostile dei ras ed a quella dell'imperatrice Taitù. Come il Salsa domandò di esser ricevuto da lei per presentarle i suoi omaggi, Menelik rispose: «Li presenterò io stesso... E' meglio per voi! ». Fosse bontà od astuzia, egli trattò assai umanamente i prigionieri italiani. I diari e le narrazioni degli ufficiali prigionieri hanno per lui parole di lode e spesso di simpatia. Come Menelik abbia poi accettato di restituire i prigionieri dietro il pagamento di buon numero di milioni, come dopo lunghe trattati «re e pagamento di altri milioni sia stata, col trattato del 10 luglio 1900, definita la questione dei confini, è storia recente. Menelik affettò sempre di trattare con molta amicizia il nostro rappresentante, il maggiore Cicco di Cola, ed il capitano Colli, che lo sostituì. Aila Corte di Addis Abeba l'influenza italiana fu per molti anni acerbamente contrastala da russi e da francesi. Poi, eessati da pane della Russia, occupata in più importanti interessi, i tentativi d'influenza, la Francia, l'Inghilterra e l'Italia firmarono, il 3 dicembre 1900, a Londra, un trattato, in cui si accordavano nel mantenere lo stata quo politico e territoriale in Etiopia e si definivano le zone d'influenza delle eventuali ferrovie dirette dalla costa e dal Sndali verso il territorio etiopico. Fra l'Abissinia e l'Italia non si ebbero più conflitti, salvo l'attacco di Lugli il 12 dicembre 1908, per parte di u.i'orda abissina, attacco che costo la vita ai capitani Bonglovanni 0 Molinari, e. di cui Menelik si proclamò dolente, richiamando i razziatori e imprigionandone i capi. Menelik e le sue donne Ispiratrice segreta e tenace del partito .xenofobo alla Corte di Mcnelil: fu sempre l'imperatrice Taitù. Ma Taitù non e né la prima nò ia sola donna che abbia avuto grande in- Ihienza sul Negus. Menelik fu sempre assai propenso alle don ne, e le donne esercitarono su di lui una grande influenza, se se ne eccettui la prima moglie, figlia del negus Teodoro, che gli era stata imposta come moglie quando egli era prigioniero a Gondar Avendo accettato la sposa unicamente per riacquistare la libertà, costei ebbe giorni poco felici. Menelik si mostrò tirannico e volubile, si lanciò in cerca di avventure galanti ed ebbe, dicono, innumerevoli « buone fortune », fino al giorno in cui si imbattè in una cortigiana di rara bellezza, una certa Befana, che doveva occupare un posto importante nella sua vita. Menelik se ne innamorò perdutamente e. nonostante i legami legittimi che lo univano alla figlia del Negus, visse pubblicamente con lei. Befana acquistò un impero assoluto sull'animo debole di Menelik, e giunse a revocare gli ordini da lui dati, senza che egli osasse scuotere il giogo. La bella cortigiana, sicura del suo fascino, approfittando delle lotte intestine che laceravano lo Scioa, si mise a cospirare con uno dei nemici più fieri di Menelik, cercando di impadronirsi dèi trono a vantaggio dì uno dei suoi figli La cospirazione, ordita sapientemente, era per riuscire, quando fu scoperta. Menelik, furibondo, voleva punire severamen-1 te l'infedele, ma Befana lo avvolse di carezze, I proclamandosi pentita del fallo, o Menelik, ' domato, perdonò. Ma quel giogo era ancora dolce appetto di quello che seppe imporgli Taitù. i La gioventù della futura Imperatrice d'E- ttopia fu assai tempestosa, senza tuttavia che la si possa assomigliare, come fu fatto da molti biografi, a quella di mia cortigiana, poiché ella esce da una buona famiglia del Tigre, e so Ir sue affezioni mutarono spesso di oggetto o por capriccio o per ambizione, ella fu sempre In moglie, legittima di qualcheditno, mentre Befana, povera orfana scioana, sballottata da un amante ad un altro, non aveva per sé che la sua rara bellezza n la sua intelligenza. Taitù era stata i;ol;ita dall'imperatore Teodoro, che per salvare le apparenze la diede in isposa ad uno dei suoi capi, che, qualche tempo dopo, fece imprigionare. Finche visse il suo potente protettore, l'astuta tigrina dovette viver tranquilla. Mori) il negus Teodoro, Taitù sposò il degiac Taci") Gorguis, dal quale divorziò assai presto, per sposare un altro capo più ricco e influente. Divorata dall'ambizione, spinse il marito a ribellarsi contro il negus Giovanni suo signore; ma il tentativo non riuscì; il capo fu imprigionato, ed il Negus, sapendo che Tallii era l'ispiratrice della rivolta, la costrinse a sposare uno dei suoi soldati. Taitù visse allora della vita miserabile delle donne del popolo-, trattata come schiava, fu obbligata a seguire a piedi il marito durante le lunghe marcie, e, giunta all'accampamento, a macinare il grano fra le due pietre per preparar la cena. Non si sa per quanti anni sia rimasta in questo slato nè come ne sia uscita. La ritroviamo, sposa, per qualche tempo, d'un sotto-capo, che abbandonò per sposare uno degli ufficiali di Menelik, il cagn3smac Zékagascia. In questa saia qualità ella destò l'attenzione di Menelik e non tardò a diventarne l'amante : ella vedeva cosi aperto dinanzi a sè un vasto campo d'azione. Menelik era allora rimasto vedovo della figlia di Teodoro, e Taitù mirava ad occuparne il posto di sposa reale; ma occorreva sbarazzarsi di Be funa e del proprio marito. Ci riuscì. Dopo qualche tempo (\»enelik fece imprigionare e mettere a morte il cagnasmac Zékagascia, e allora si accese tra le due rivali, Befana e Taitù, una lotta di astuzie che durò parecchi anni, durante i quali Menelik, ondeggiante dall'una all'altra, conobbe giorni assai tempestosi. Taitù, allora assai .giovane, era di media sutura, svelia, assai chiara di carnagione, senza altra bellezza che i grandi occhi neri, moito espressivi, le estremità, sottili e un garbo eiesante: ella non poteva lottare fisicamente con l'incomparabile nolana, dalie grazie feline, ma possedeva un'energia indomabile, una volontà ferrea, una tenacia a tutta prova, e l'arte di sapersi dominare, eli saper dissimulare ed attendere. Ella subì con una pazienza ed una rasse- gnazione, in apparenza esemplari, le umilia¬ zioni che le infliggevano i frequenti ritorni diMenelik aia rivale, e. fra le altre. l'ultima epiù cocente, quando vide il volubile amatore abbandonarla nell'accampamento per andar ì passare tre giorni in un convento ove Befana si era rifugiala. .Ma la sua influenza sui re cominciava a stendersi stabilmente, poiché ella iveva avuto l'astuzia di allearsi coi preti. Veuue giorno in cui ella pose nettamente il suo uiiipialUm: o il matrimonio, o il suo ritiro delini- tiyo in uh convento, non consentendole la sua coscienza di cristiana d: tollerare più a luti _ una situazione irregolare. Menelik cedette, o abbandonando completamente Befana sposò Taitù nel 1887 e la fece coronare imperatrice d: Etiopia il 5 novembre 18S9, due giorni dopo ia propria incoronazione. Taitù imperatrice sorie andò sempre crescendo: il suo carattere autoritario andò sempre più sviluppandosi. Il Negus non prendeva alcuna risoluzióne, anche minima, non scriveva una linea senza domandare consiglio alla moglie, della quale stimava altamente la capacità politica a temeva moltissimo il carattere Taitù ha sempre detestato sistematicamente gii europei. Per quanto !a cronaca pettegola abbia chiacchierato della sua benevolenza verso 'Antonellì. è certo che ha sempre esecrato gli taliani. Fu l'Imperatrice a spingere Menelik a protestare contro il famoso articolo 17 del tratato di Ucciali che sanzionava con un equivoco bilingue :! protettorato dell'Italia suli'Abissinia. Negli scorsi anni Taitù nel suo odio xenofobo aveva fatto un'eccezione in favore dei francesi, che conoscendone l'influenza, la colma roiio di rogai', accarezzando la sua vanità e soddisfacendo alla sua avarizia. Benché ostil-. alta civiltà europe i, Taitù ha adottato le calze di seta, le scarpette ed i guanti, indumenti che ha imposto al'o sposo. La regina Taitù ha la passione dei profumi, dei liquori e dello cham paone. Il suo carattere orgoglioso, inesorabile ecrudele le aveva creato molti nemici, che ellateneva in rispetto con l'aiuto del clero che le ppvll era fedele, e di ras Oliò, suo fratello. Aliai Corte abissina esisteva palesemente <■. il par tito dell'Imperatrice ». La maternità felice a vrebbo forse ammollito il cuore di Taitù, avrebbe aperto ai suoi istinti la via della na-: c tura e ridotto il suo spirilo alle sue vere d proporzioni di donna abissina, serva e incu- lranto delle preoccupazioni e delle faccende ,\e i a e a o n a à - ¬ tici lo Stato: la maternità mancala invece, soffocò in lei la donna e fece di lei un simbolo e un vessillo politico. Non avendo figli da lei, l'Imperatore dovette rivolgere In mente ai discendenti avuti dalla prima moglie. La femmina in Taitù non potò non ribellarsi a questo pensiero; e — come erano appunto le relazioni europee quelle che, riplasmando la niente del marito, determinavano il trionfo della stirpe della sua rivale del passato — cosi, a poco a poco, Taitù diventò l'esponente e l'insegna del partito nazionalista e. antieuropeo in Abissinia. Così è che in Abissinia il problema dell'europeismo fu Intimamente legato con l'attuale problema dinastico. 11 partito dell' Imperatrice Del « partito dell'Imperatrice » si possono dire tutti quei capi che, dopo la morto di Menelik, consciamente o inconsciamente, o per forza di cose, si adopereranno a perpetuare in Abissinia il primitivo stato di coso e le tradizionali guerre di successione. Il " partito dell'Imperatrice » è dunque il partito dell'istinto e dell'abitudine: e. davanti a colui che più sapientemente a queste due forze avrà saputo obbedire esso cederà le armi: al più forte^. Di questo parere è apertamente, e per voce di tutti, ras Oliè, fratello dell'Imperatrice, capo del paese di lei. lo Jeggiù. 11 figlio di lui, ras Guxa, capo del Beghemeder, che pure ha In moglie una figlia di Menelik, lo segue, degiak Chesessc, degiak Gabrè Sellassiè e degiak Abrahà. capi del Tigre, simpatizzano perfettamenate con loro. Su che nome essi sì accordano? Su nessuno, per ora: il tempo ha le sue leggi e gli avvenimenti avranno una bocca per proclamare un nome. Ogni capo, purché abbia uomini, è buono. Intanto al Tigre non è spenta la famiglia del negus Giovanni : vivono ancora, e fremono e sperano, i suoi due nipoti diretti, uno, il degiak Guxa (da non confondere col ras omonimo), figlio di ras Araia Sellassiè, e l'altro, il degiak Scium, figlio del celebre ras Mangascià. A Gondar U famiglia del negus Teodoro ha ancora due rappresentanti : uno è ras Masciascià — da non confondere col degiak omonimo che è stato in Italia. Ras Masciascià e vecchio e non dà forse a temere. Ma l'altro discendente del negus Teodoro è giovane e forte, Ligg Imam Teodoros. L'imperatore Menelik lo teneva sapientemente presso di sè, al Ghebl, come aiutante: e finché stava con lui, stava tranquillo. Al Goggiam c'è però un terribile rampollo del negus Taclai Manot: ne è il figlio, degiak Scium, attualmente — pur sotto Menelik. che non era riuscito a rimuoverlo o a trasferirlo — capo del paese avito. Ligg Jasus, l'erede E' abbastanza noto che Menelik, in mancanza di eredi diretti, aveva scelto, pur senza rumorosamente proclamarlo, a proprio succes sore, ras Makonnen, come quello che, oltre appartenere alla sua stessa 'famiglia, riuniva in sè tutti i requisiti voluti sia dal lato dell'intelligenza, come delle qualità militari e diplomatiche. Non è un mistero che tale designazione al trono abissino era riuscita assai gradita all'Inghilterra. Ma ras Makonnen mori, ed il problema della successione diventò per ciò anche più arduo. Alcuni mesi sono. Menelik, forse presago della sua prossima fine, e delle lotte di predominio che si sarebbero accese alla sua morte, pensò di assicurare il Irono di Etiopia alla sua discendenza. Non avendo avuto figli da 'l'aiti:, i suoi sguardi si volsero verso la discendenza della sua amante, la bella Befana. Da Befana, Menelik aveva avuto un figlio maschio; premortogli; aveva avuto una figliuola, Scioa Avagas, che in amarico significa : j La sicurezza dello Scioa». Scioa Avagas aveva ceduto al degiac Uodagiù, e ne aveva avuio un figlio, L'assen Segghet. Menelik si irritò fortemente col degiac L'odagiù, che aveva portato oltraggio alla famiglia reale col profittare delta dimestichezza e libertà che irli erano state benevolmente concesso. Iti sul momento venne anche imprigionato, ma poscia dovette essere liberato, avendo potuto ad evidenza dimostrare che gravi dubbi esistevano sull'esser veramente figlio di lui il nato dalla Scioa Avagas: le prove stavano tutte a confermare che questa si era lasciato rapir il cuore non dal degiac L'udagiù soltanto, ma da altri non pochi ancora. L'assen Seggilet. per quanto giovine di bell'aspetto ed intelligente, era nano di statura. Per quanto di dubbia paternità, il nonno Menelik lo aveva carissimo e lo trattava con ogni riguardo: anzi lo designava a suo erede, e pure che in ciò consentisse anche l'imperatrice Taitù, di cui il degiac L'odagiù era un po' suo parente. ilMa Lassen Segghet mori l'anno scorso. Non rie| matterà a Menelik altra discendenza che i Agii e ì a a di secondo letto delia sua figliuola Scioa Avagas. Essa aveva sposato ras Mickael, capo dei V'ollo-Galla, il quale ora stato lungamente in guerra con Menelik por questioni regionali, prima di sposarne hi figlia. Da ras Mickael, Scioa Avagas aveva avuto due figliuole ed un bimbo. Ligg Jasus. Ligg Jasus. nato l'anno di Adua, ha ora ire a dici anni. Allevato, per ordine di .Menelik, nel o ò a villaggio di Temka, presso Ancober. a circa I30 chilometri da Addis Abeba, vi stelle parecchi anni affidato alla custodia di uno dei luogotenenti più fidi di Menelik: Colde Tadik, al all'istruzione di un vecchio prete, che lo avviava alla lettura dei libri santi. Il dottor Lincoln de Castro, addetto alla Lugazion italiana di Addis Abeba. che lo visitò ne! e l e a e o i a o . e . de aveva sette anni, cosi descriveva L-inla {.attira: « Non è più un mistero, Ligg Jasus, figlio di I ras Mickael e di Scioa Arreghet (che in umilino significa poèticamente: il Destino d'Etiopia.-, è il principe ereditarlo ul trono etiopico di Salomone. Lo chiamavano Mainimi, il figliuolo, ma non si nega clic oltre al nome di Jasus gli sarà dato quello del nonno, che teneramente lo predilige. Eli ormai da due anni vive nella Corte di Addis-Abeba, è istruito da precettori quasi europei. « Fino dal 1903 si vociferava ia camera citarìintis che a TemUa etaya Ligg Jasus per ordine del Negus, sotto sorveglianza speciale. « Il negus Menelik aveva pregato la nostra Legazione di inviarmi ad Ancober in missione... sanitaria con buona scorta di gente e di vaccino per vaccinaro il suo nipotino Jasus e il suo seguito, perchè nel paese, cerne è solito e "Rtt* anno, aveva fatto la sua triste comparsa e ! vaiuolo. Jasus era circondato d'ogni affcta tuoso riguardo nonché di vigilanza continua llel villaggio di Temka pressa Ancober a circa j 130 chilometri da Addis-Abeba. La cura diretta e ! del piccolo personaggio era affidata a lidi cori ia1 giani; l'istruzione, ridotta in Abissinia alla !ete tura dei Libri Santi, eri data da un vecchio cddaecsclgcpdcIdnfagpgcrdrmavudcqtslvddtptsecpdflssb rete; ma il vigilo responsabile eri uno del iù temuti guardiani dell'impero e d'-t più deoti luogotenenti di Menelik. l'azacc tolde Taii-:, governatore civile e militare di Ancober. he su quel nido d'aquila, che c l'antica Reggia ello Scioa, serbava tra .l'aspetto severo dei uoghi le severe tradizioni del maniero etiopico. \ cui si avvicina a quel verde cono montano, osparso di bruno capanne, si fa tosto il viso ell'anni. In un batter d'occhio è nn accorrere alla base alla cima di gomitoli bianchi che si rrampicano per cento viottoli, pur comparire scomparire da un passaggio coperto ad una apanna, e da quella di nuovo per capriolescha corciatoie guadragn.indo a gara la cima. Il fiero astellano è cosi prontamente informato di quaunque cosa avvenga nella terra che il suo 'augusto signore gli ha concesso in custodia, e, iò che più gli stava allora a cuore, si teneva pronto contro qualunque tentativo di evasione alla prigione di Stato, di cui egli era l'illustre arceriere, essendovi prigioniero un non meno llustre personaggio: ras Mangascià. Ali calar del sole le trombe squillavano ripercuotendo nella vallata, lo melanconiche note del copriuoco, ed allora nessuno poteva approssimarsi al monte senza ossero arrestato; sul far del giorno le stesse trombe annunciavano che il passaggio era libero, ma nca per questo meno guardato. «La consegna ai guardiani dell'ormai infeliissimo ras era semplicissima e le rivoltelle caiche non ammettevano replica al minimo cenno di fuga. A Mangascià non restava <£e la speanza nella clemenza umana, che nòti gli tolse mai gli onori ed i riguardi dovuti al suo grado, anche quando dovette essere seppellito dopo brevissima malattia iin ancor verde età, chiudendo un dramam degno delie nostre antiche istorie di tempi più feroci e men leggiadri. Ma il vechio azacc, oltre a questa carica severa, aveva, quella più paterna, come abbiam detto, della utela del giovinetto, al quale il suo venerato signore aveva serbato, con intimo orgoglio, 'ambito onore di succedergli al trono. « Menelik è stalo e continua ad essere un. Sovrano eccezionale per il suo paese, il quale da dodici anni sta raccogliendo ì frutti più che della vittoria de! l.o marzo 1S95, quelli di uria pace, che è forse la più lunga elio abbia goduto 'Abissinia; ma il segreto della pace sta nell'auorità riconosciuta da tutte le Provincie dell'Impero verso il Negus 'Negast, il quale, pur manenendo questo titolo di Re dei Re, di fatto è -il scio Re dell'Etiopia moderna; le altre regioni e Provincie sono governate da luogotenenti del Negus col titolo maggiore acuì possono ambire, cicè quello di ras, e sprovvisti di ogni lontana parvenza di dignità regale. Menelik. goloso della fortuna del suo Regno, dovette un. bei giorno pensare sieriamente a non farlo compromettere, come tante volte insegnò a storia etiopica, nell'ineluttabile evento di una successione. Occorreva fin d'ora togliere ogni speranza ambiziosa ai cervelli irrequieti di certi; fomenti che si sarebbero certamente scatenati per guadagnarsi una corona in una lotta civile, nella quale la fortuna avrebbe arriso al più scaltro ed al più forte; una guerra civile sarebbe slata una vera iattura per la nazionalità del'Abissinia o probabilmente per gli interessi del» e Potenze europee, che non avrebbero potuti) asciare indifesi i propri sudditi ed i loro .commerci. Dunque Menelik ha re60 ancora un servizio a sè, al suo paese e alla vecchia Europa, facendo quanto è in suo -potere -per assicurare per l'avvenire una pace solidamente preparata, e quella generale tTanquillità degli animi, che, come tutte le maggioranze fondate sul buon diritto, finiscono col suggestionare, soggiogando le teste più balzane. «La scelta dell'erede, credo, abbia accontentato tutti quanti ma forse più che tutti lo stesso Menelik. Ligg Jasus è figlio del suo cuore, Aglio della sua dilettissima figlia Scioa Arreghet, nata da un amore di cui la storia, almeno come ò tramandata nello Scioa. compendia un simpatico romanzo che tutto ha preso del sapore patriarcale e del misticismo del medioevo feudale; che fan capolino per ogni spiraglio laminoso dell'oscuro e pur recente passato, nonché della semibarbarie o, se si vuole, della semiciviltà presente. « Jasus nacque dall'unione in seconde nozza di Scioa Arreghet con ras 'Mikael; in prime nozze con deliaco L'adagnà. la figlia del Negus* aveva avuto Uassen Segghet. che morì questo anno più che ventenne: quest'ultimo, per quanto giovane, di. bello aspetto ed intelligente, era nano di statura, pareva, proprio che la natura dovesse essergli matrigna per ogni verso, per quanto il nonno lo amasse teneramente e lo circondasse d'ogni riguardo. <■ Scioa Arreghet morì giovane anch'essa, e Menelik, a cai pure era mono l'unico figlio maschio, non. ha viventi altri figli che Voisciù Zaoditù. moglie di ras iGugrsa, fiiilto di ras OLliò. die è fratello della regina Taitù. Un'altra figlia di Scioa. Ari-.ffhet, sorella di Jasus, o che fu Voiserù Zanaevork, sposò ras Bezabò (figlio di Negus Teciaimanot del Goggiam), e por essa meri ancor giovane nel 1901. o Como si vede, a Menelik nor. sono mancata le sventure domestiche; e per quanto cercassa con matrimoni di convenienza polilica di allargare al suo ramo diretto le probabilità di una successione al trono, la sorte restringeva lt< scelta sopra all'adolescente figlio di ras Mikael.D'altronde, ras Mikael è uno dei governatori più potenti dell'impero; è feudatario di una della più esteso e politicamente più importanti Provincie, quella dei Collo Galla, che è anche lapiù prossima alla capitale. Ha inoltre a suo profitto senno ecl armi, due ottime coso nei difficilmomenti. « A Temka. Menelik li fu allevato da giovanetto; nulla di più naturale per la fantasia di un abissino che l'associazione d-:g!i avvenimenttrascorsi da quei lontani tempi sino al fortunato presente si debba ripetere hi quegli che l'amor paterno indicava quale II più at'o a raccoglierò il retaggio sovrano. u Tonika ed Ancober si separano in linea retta per circa quattro chilometri e sono unite da una comoda mulattiera clic si percorre sulla crosta di una serie di colline ia poco meno di un'ora e mezza a circa 3000 metri sul livello del 'iiarc. Da questa serie di colline, che* costituiscono il versante sud-otdentale dell'altipiano etiopico, ;i distaccano i due contrafforti di Temka e di Ancober. Il villaggio di Temila sorge sopra una piccola spianata, che. coma il ballatoio di un forte alpino, sovrasta a precipizio ia sottostante valle in modo che un grave cadrebbe perfettamente a perpendicolo apiedi di quel mastodontico macigno di basaltoDalla cresta di quel ciglio si può dominartutto il sistema montano dì quella superba regione cosparsa di splendide foreste. Ad Orientl'Emavret, allo quasi 1000 metri su! livello demaro, si erge capricciosamente crestato di nude rocce e fronzuto alle falde di bruno e foltissime selve; ai suoi piedi «•! distende l'angusta, ma pittoresca valle di Leì-Maroha, dove un tempo ebbe sede la stazione* scientifica del marchese Antinori per la Società Geografica Italiana. Oggidì di quella stazione non restano che poche capanne, ed :! tucul protetto da': maestosa sicomoro, prodigo ai dolci ombre sulla tomba del prode vegliardo, che sono quella diletta pianta desiderò di essere sepolto. •i L'azacc Uolde Tndik cai riu bravo cu^soc» ehiaie marino, dal ballatoio o'c.la «uu bicocca dì l Ancober, senza troppo scomoder*:, può quando