L'interrogatorio di Nicola Naumow

L'interrogatorio di Nicola Naumow Una seduta emozionante nel processo dei russi L'interrogatorio di Nicola Naumow Il cavalleresco contegno dell'imputato (Per telefono e telegrafo dal nostro redattore giudiziario espressamente inviato) Venezia, 6, ore 18,35. L'udienza è aperta. Un primo incidente I periti si dispongono nei loro scanni. Noto presenti oggi anclic il prof. Morselli, il prof. Tanzi, il prof. Jona e il dottor Trevisani. { — Si chiami la contessa Kamarowsky — ordina il presidente. La madre dell'ucciso, come è noto, si è costituita Parte civile. L'avv. Feder prega il presidente di scusare la contessa: essa 6 indisposta e non ha potuto lasciare l'ali)ergo. L'interprete Zesi domanda di essere messo In libertà per oggi, ma il presidente dichiara che non ritiene prudente che il dibattimento continui senza di lui. Presidente: — Vi sono istanze da fare da parte degli avvocati sulla lista dei testimoni? II presidente si vede che cerca di sollecitare gli incidenti per sbarazzare il terreno della discussione della causa. Aw. Luzzatti: — .Si signore, un incidente relativo alla riduzione della lista del Prilukoff. La difesa aveva introdotto numerosi testimoni che avrebbero dovuto deporre a discarico del Prilukoff. Ella, presidente, ha creduto di doverli decimare: ma non possiamo acquetarci al suo giudizio, per quanto autorevole, e non possiamo accettare la falcidia. Anzi dobbiamo dire che ci pare enormemente strano che un imputato che da due anni è in carcere e che da due anni anela l'ora di potersi difendere, ora che è giunto il momento in cui questa difesa potrebbe esplicarsi, sia messo in condizioni di mancare dei mezzi per potersi difendere. Presidente: — Avvocato, non dica questo; lei pare voglia adesso fare m'arringa, piuttosto che discutere mi incidente. Parli a.me e non ai giurati, c, parlando a me, ricordi che parla ad un magistrato e che quindi è inutile fare dell'impressionismo, perchè in questioni tli procedura può ella parlare all'intelligenza del giudice, ma non al cuore dei giurati. Del resto, — continua il presidente, volgendosi in tono risoluto verso i giurati. — diffidate tutti, voi signori, delle parole grosse, e ricordatevi, voi specialmente che sarete i sommi giudici della causa, che non dovete impressionimi per nulla, nò per nulla tenere conto di quanto avviene [uori di quest'aula. E' con vero dolore che ho dovuto apprendere fatti che non fanno onore a questa pur colta e gentile Venezia: fatti che ledono ogni sentimento d'umanità e che sono in contrasto con quel dignitoso riserbo, con quel rispetto che si deve avere ad un infelice che sia pure caduto. E questi imputati hanno, signori, per ora diritto, al rispetto di lutti, e perciò è cori profondo sdegno che protesto contro quanto è avvenuto fuori di quest'aula; ma. vi ripeto, voi, signori giudici, non vi lasciate impressionare in nessun modo da quanto e estraneo a.l dibattimento. Voi pronuncierete cos'i serenamente, il vostro giudizio, a cui dovranno inchinarsi, riverenti, tutti. Le parole, che il presidente ha pronunciato con molto calore, risentono vivi applausi da tutti i banchi della Difesa ed anche dal banco della slampa, dove gin l'episodio poco lodevole dei fischi con cui la contessa Tarnowsky viene salutata ogni volta che. essa scende dalla gondola per entrare nel palazzo di giustizia aveva destato i più amari commenti. Avv Luzzatti. — Noi ci associamo alle belle parole del presidente, ed anche noi esortiamo a tenerci tifiti nei ![mi'j della causa. E adesso esporrò le ragioni per cui noi, della Difesa Prilukoff, eresiatilo ohe sia stato menomato il nostro diritto. Il presidente interrompe, e sempre con quel garbo arguto che gli 6 pròprio dice: — Ma, avvocato, mi chiedo precisamente ciò che vuole; non stia a dare spiegazioni che mi sembra siano affatto inutili. Avv. Luzzatti, seccato : -- Ma mi lasci parlare, ma non m'interrompa; se no. dovrò proprio credere che non si voglia permettere al Prilukoff di difendersi. Presidente, dignitosamente — Via, avvocato, non dica, questo: ella comprende che quanto dice è cosa molto grave; quindi passiamo sopra allo parole sfuggitele e dica lei le ragioni che crede di portare per l'ammissione dei testimoni che io ho rifiutato. — Allora — dice l'avv. Luzzatti, sempre più infervorandosi — nùn voglio fare confronti, perchè i confronti sono sempre odiosi. Avv. Diena. della Difesa Tarnowsky. con tono ironico: — Oh! li faccia, li faccia pure! Guerra aperta fra i difensori Ed ecco un primo spunto di quella guerra aperta, dichiarata oramai fra la Difesa della Tarnowsky e la Difésa Prilukoff. Come nella gabbia i due antichi amanti, che l'accusa ha ritenuV. complici e orditori sapienti della trama di questo delitto, siedono l'uno ad un canto e l'altra al canto opposto, cosi le due Difese si sono messe in banchi completamente opposti. E' eerto in questa lotta vigorosa, in questa lotta aperta, tanto più significativa dopo la catastrofe di un amore eosl vivo e profondo, che sarà rutta l'emozione di (mosto dibattimento. Prilukoff è un uomo d'azione oramai: ha ripudiato tutti i suoi sentimenti, ha ripudiato tutti i ricordi, per rammentare solo la sua sventura nel rimpianto del passato della sua vita onesta. Naumow invece ondeggerà fra il suo misticismo ed il suo carattere cavalleresco, inquieto e vibrante ancora, tutto compreso del fascino di quella donna che siede poco distante da lui. L'avv. Luzzatti intanto continua: — Tutti i testimoni della Perrier furono ammessi. Avv. Jachia. — Quattro. Luzzatti. — Tutti i testimoni del Naumow furono ammessi. Avv. Diena. — Tre. Luzzatti continua dicendo che egli è lieto che tutti gli imputati abbiano avuto illimitato ed ampio il diritto di difesa ed il numero dei testimoni; anzi egli si augurava che .l'unico testimone non ammesso per la contessa Tarnowsky fosse stato dal presidente concesso ai desideri': della Difesa della contessa stessa.- Ayv. Diena. irenici'. — Tanto grazie. Ma — prosegue l'avv. Luzzatti — non posso senza dolore cons'alare la diversità, di trat-tampnto. Ricordo che fin da! principio furono falcidiati i testimoni che il Prilukoff aveva cercalo di far sentire, che noi dovemmo ricorrere alla Cassazione, la quale, adducetelo la ragione che si trattava di questione di fatto, e quindi non quasi di competenza, se ne è lavata le mani. Il P. M., ad un nuovo nostro ricorso, ha acconsentito ni aumentare di poco la lista. P. M. : — Dodici... Luzzatti : — Si, ma non si è aumentato il nu¬ s ¬ mero con la. scusa della loro lontananza, quasi come se essi non fossero pur necessari alla verità ed alla giustizia. L'oratore crede, facendosi forte dì autorevoli citazioni di pai cechi classici autori, che il presidente non possa falcidiare la lista dei testimoni non ammessi al gratuito patrocìnio; e se mai, anche ammessa la facoltà del signor presidente, dice l'avv. Luzzatti, di limitare la lista testimoniale, voi, o eccellenza, scusatemi se lo dico, siete stato molto eccessivo nell'ese'ciz'o di questo vostro diritto. Come voi po'.eto dire che i testimoni non siano influenti se ucn conoscete affatto il nostro sistema di condotta e di difesa? « Voi siete Imparzialmente estraneo al giudizio e dovete cesi mantenervi; altrimenti voi 'invadereste o il campo della Difesa, o i1 campo del P. -M., oppure prevedreste il gh-d zio dei giurati. Noi soli, difensori, possiamo giudicare ('eli'! pertinenza delle prove. Se noi togliamo ai giurati il mezzo di giudicare sulla base delle testimonia zio fu esa zionl dei testimoni sono la base di un proc di mento e le deposizioni dei testimoni che noi vo levanio citare sono di grande importanza. ,nze, come si potrà dire che il giudi- auriente, tranquillizzante? Le deponi- « Elena Alexandrovic è la ex-moglie del Pri- lukoff, già sentita in istruttoria. Chi pi'ò nega- re che essa può^per il marito dire cose di som- ma importanz Il cognato, clienti, gli amici, i test'mnnt del passato della contessa Tarnowsky sono tu.ti necessari a spiegare il mistero deTanimn e il mistero del dramma di cui è stato protagonista il Prilukoff Quando l'avv. Luzzatti enumera alcune deposizioni contro la Tarnowsky, che dovrebbero dire la perfidia, del cuore e la sperperata vita di lei, la Tarnowsky lancia, scuotendosi per la prima volta dalla sua taciturna immobilità, uno sguardo fiero, tagliente, sul giovane oratore. Ma è un attimo; essa si ricompone ed atteggia la sua bocca alla sua solila piena di ingenuità quasi infantile. «Ancora — continua l'avv. Luzzatti — ancora importante è'la deposizione della cognata del Kamarowsky. Avv. Diena: — Ah, quella del Café-chantant! Avv. Luzzatti (risentito) : — Io non lo so. So solo che S una rispettabilissima testimonia. Avv. Diena (ironico): — No, era solo per intenderci. Avv. Luzzatti (pronto) : — I fatti sono fatti: l testimoni noi li chiamiamo per i fatti, non pei la loro ruralità. Altri test moni -sono poi invcu- tanti per dipingere il.carattere della rarnowsky; per esempio necessaria sarebbe anche la depo- sìzione del giornalista che raccolse le rivelazioni lei cognato. Egli, il giornalista, ha scritto, in fatti... Avv. Diena (scattando): — Ma noi ci opponiamo a che si leggano qui articoli di giornali. Luzzatti: — Sono fatti sono fatti: e. d'altronde, riassumerò allora le deposizioni a parole. Presidente, intervenendo: — Via. avvocato, ella mi comunichi un memoriale, ed in esso riassumerà ciò che la cognata ed il giornalista dovrebbero dire. La ex-moglie di Prilukoff L'avv. Luzzatti. continuando il suo discorso, dice, che la testimonianza più necessaria è. indubbiamente, quella dell'ex-moglie del Prilukoff, perchè, più che altro, essa potrà descrivere de! marito non solo il carattere nel suo passato, ma l'evoluzione turbinosa della sua esistenza, del suo carattere, del suo morale, perchè certamente essa ebbe più frequenti e più intimi rapporti di vita con lui. «Voi, presidente, — continua, — avete rifiutato questa testimone perchè-appunto era la moglie del Prilukoff. e quindi non può essere sentita ». Presidente: — Ma non ho detto questo, io non ho prevenuto nessuna questione d! di-, ritto. Ma l'avv. Luzzatti, poiché glie ne viene TI destro, discute appunto questa questione di diritto, affermando che la ex-moglie del Pri- lukoff è ora divorziata e quindi può essere sentita benissimo in confronto dell'ex-marito, perchè non è vero "me di fronte alla legge italiana essa continui ad essere consorte dell'accusato. Presidente: — Ma pare che ella faccia una discussione affatto accademica! Luzzatti: — No; noi ci teniamo che ella dica il suo parere in questa "questione, orevedendo >le eccezioni che potranno sorgere poi nel corso della causa; e, del resto, non è forse vero che, sebbene divorziata, la signora Alexandrovic poteva ancora in Italia diventare moglie dell'attuale suo marito, e che essa appunto per tale fatto non potrebbe deporre per la legire italiana contro questo suo attuale marito? Che, se si facessero delle eccezioni a questa verità assoluta, in diritto ne uscireb- ilerò fuori delle conseguenze strabilianti: ia|signora Alexandrovic, per esempio, potrebbe essere la legìttima moglie di due mariti. Avv. biena, ironico; — Le sorprese del divorzio! L'avv. Luzzatti conclude dicendo che dei te siimoni che il presidente non ha creduto prima di accettare, la Pai-te civile i>er conto 6iio tìi disinteressa della questione. Presidente: — La parola al Pubblico Ministero. P. M„ avv. Randi. — Io non voglio mostrarmi, come pubblico accusatore, accanito contro la Difesa, perché sento che essa ha il diritto di avere il più ampio campo di esplicazione nel suo ministero. Ma devo, notare che Prilukoff è un avvocato, che in carcere egli ha potuto meditare anche sotto forma giuridica il terribile suo caso, ed allora, forse, per la sua stessa dottrina, egli è stato preso quasi da una cena mania di PtTsecuzione. e si è convinto di non essersi potuto difendere bene ed ampiamente come egli avrebbe voluto. Eppure egli sa come io mi sia recato sempre da lui. come io abbia sollecitato le sue domande spontaneamente, e quando égli si lagnava che in Italia non si facesse giustizia, io abbia detto a lui di Indicarmi i testimoni principali, che li avrei ammessi nella lista. Avv. Luzzatti. — Ed ella ne ha ammessi dodici. P. M. — Non mi interrompa. Ella ha parlato per due oro- Quindi, continuando, dice: — Qur.ndo r-erO mi diftie che voleva a;;che far citare la moglie e ia cognata, io allora risposi : « Via, sono povere donne innocenti: lasciamole in pace, non travolgiamole nella tragedia, non facciamole piangere in questa grande sventura!». Prilukoff geneiosamente acconsenti... e ricordo che pianse in quel giorno! Io ho sentito poi dall'avv. Luzzatti, ch'è pure un giovane, ricordare delle teorie vecchie, che mi hanno fatto piacere, perchè mi hanno rammentato i miei bei giorni di studio, ma che certo ora non possono avere autorità di fronte alla evoluzione delle consuetudini giudiziarie. Ed il P. M. argutamente dice che si stupisce che un giovane voglia quasi dare ai ricchi una condizione favorevole e favorita, urtando cosi con i sentimenti sociali moderni, perchè, secondo la teoria del Luzzatti, qualsiasi imputato ricco potrebbe fare un grande ostruzionismo alla giustizia, chiamando una coorte enorme di testimoni in propria difesa. In quanto alla questiono di diritto intorno alla moglie di Prilukoff. il P. M. dice che 6 una questione accademica che preoccupa il Luzzatti. mentre finora non ha preoccupato nessun'altra delle parti in causa. Ed il processo è cesi lungo che pare strano come si v'Officino sollecitare ordinanze giudiziarie perchè si diano dei pareri su delle questioni astratte di diritto internazionale privato. dssNnKcgnsmEzsanc Un'altro povero padre Mentre il P. M. parlava, la Tarnowsky, che a poco a poco è diventata più rosea in volto e che par quasi prenda un poco più di confi¬ denza con [.ambiente, si vo)ge lungamente verso fl put,bUc0i fmasi a cercare di qualcuno. I suoi occhi indagano e frugano in mezzo alla folla perchè si ariestano -un istante in un lungo sguardo però fréddo e calmo. Essa ha trovato fra gli spettatori il volto cereo, sfatto di un povero vec chio che SQSue co:l ansia e con angoscia u di ba,timento. seduto fra un gruppo di connazionali russi. E' il padre di lei. vecchio signore dall'aspetto distinto e grave, dai lunghi fav riti biancm> ua pooo curvo Egli ricambia lo sgu ir do iung0 ed intenso con la figlia o questa tosto subltù r!pre;irJe n suo atteggiamento consueto, mentre l'avv. Florian risponde vibratamente al P. M. L'avv. Floriaii mette in pratica il famoso motto: « Timeo dnmos et dona ferentcs », e dice ri volto al P. M. : — Voi avete voluto dire di aver avuto una grande generosità ammettendo nella vostra lista i testimoni indicati da Naumow, ma sono pur sempre testimoni di accusa ! P. M. : — No. signore. Florian : — Ebbene ammettiamo che siano testimoni della verità obbiettiva, ma noi sono testimoni di difesa. Questa, signor presidente, è una causa di sfumature! Noi dobbiamo e itrare nell'anima degli accusati, dobbiamo indagare anche i più riposti e più indiretti elementi di fatto per rilevarne il significato psicologico che ci serva a chiarire il dramma. Prilukoff è il più misterioso degli accusati. tra- ^ una ^ t dl tutta ,a ^ de|la gua yita cWusQ neI su0 cuor8, L.oratore ^ a rammissione - . tflatlmotll che. condurre negli a- iQesplorat- m flue! Cll0re. , L'avv. Diena, per la Tarnowsky, dice di associarsi al P. M. e n~n solo per ragioni di diritto, non solo perchè il presideite è arbr.ro assoluto della ammissione delle prove, ma t creile la -Difesa delia Tarnowsky non ammette che si possano con testimoni provare documenti i quali sono affatto estranei alla causa come sarebbero gli articoli del giornali. E' notevole che allorquando l'avv. Diena. cita le ragioni opposte dall'avv. Luzzatti chiama questi, che è difensore del Prilukoff, « il nostro avversario ». Io sono per credere che l'ammaliatrice contessa sia per temere forse più che il P. M. l'-ant'co amante. Essa dimostra di essere profondamente accorta e profondamente-conoscitrice del cuore e delle debolezze degli uomini, ma per intanto essa ora ascolta con il volto bianco, appoggiato con grazia alla mano sottile ed inguantata. Ascolta il suo facondo oratore che contrasta i diritti di difesa dell'amante e del complice. L'avv. Driussi, per Naumow, domanda soltanto : — Se i testi saranno ammessi, lieti ne siamo, ma se ammessi non venissero... che cosa sarà d: noi? L'avv. Driussi si preoccupa di nuove dilazioni, di un prolungamento di carcere preventivo, che andrebbe oltre il tollerabile. Avv. Caràtti, difensore, del Prilukoff. — Per (ira facciamo stabilire e consacrare il nostro diritto che quei testimoni siano acquisiti alla causa; poi, se non verranno, si deciderà; ma se noi tanto peroriamo per la loro ammissione, vuol di¬ re che siamo sicuri della necessità del loro intervento. — Noi pure, difensori di Naumow. siamo preoccupati che la causa abbia a subire nuove remore. — Or* però permettetemi di far notare la diversità di atteggiamenti fra la Difesa del Pri'.u >ff e d«lla Tarnowsky. Mentre noi eti¬ mostravamo il nostro desideno - dice I avvocato che anche per la contessa fosse ammesso il testimonio che le fu rifiutato, perchè noi non tendiamo ad altro che alla ricerca serena della verità, la Difesa della Tarnowsky si oppose invece a che i nostri testimoni ci possano condurre alla scoperta della verità! Le avvisaslie della battaglia si fanno dunque più frequenti. Fra due che si sono amati e che non si amano più, quando scoppia la n.ier'ra. es¬ |5a è ad oltranza, implacabile, Ma intanto l'avv. Diena con abile mossa para la botta felice del difensore, di Prilukoff: — Diversità di atteggiamenti? — egli si domanda. — Sfido io! ma una riconoscenza ad un patto leonino che voi ci imponete; per un testi- monio meschino, modesto, che ci concedete, vo ler pretendere che ve ne ricambiamo trentadue, veramente è pretendere troppo! La discussione sull'incidente è esaurita. Suonano le campane di mezzogiorno, festosamente, nella gloria del sole... Siamo all'aperto! Il precidente ci ha avvertiti che egli oggi non darà ordinanze, perchè di tro«no lungo studio-, ma che se altri incidenti non saranno sollevati, farà l'interroratorio di Naumow. Udienza pomeridiana i/iiìieiTogatorio di Saiptt Il primo incontro Finalmente ! — Naumow. alzatevi. — ecco l'ordine che da subito il presidente, appena si è i.eduto sullo scanno. L'accusato è novamente pallido, quasi clisfaito. i muscoli de! viso sono scossi da un fremito convulso. Nell'aula è un silenzio profondo. — Su l'interrogatoria si prolunga, vi autorizzo a sedere. — dice ii Presidente, cortesemente. — Voi dove;; dire tutto quello che credete, l'orlate. — In acosto 1906. dopo essermi congedata 'tal servizio militare, io sono entrato segretario del governatore di Orel. — Cosi incomincia Naumow, quasi compitando, con paroia chiara, ma con grande aftaimo. — In quella città conobbi il conte Kamarowsky, qualche volta lo incontrai... La moglie viveva in campagna. — Naumow si passa dolorosamente la mano sulla fronte, con grande angoscia. Qua:.tu infinita pietà! — Una volta sola vi- di la contessa Kamarowsky, — continua, faticosamente, l'imputato. — Ricevetti poi un te.lesrramma, che mi annunziava il decesso di lèi. Nella fine del mese di aprile, quando mi trovavo nella redazione di un giornale, dove incontrai il Kamarowsky, un suo amico mi telefonò che il conte ini aspettava a pranzo all'albergo, aggiungendo che ci sarebbe stata anche una signora; non mi disse, però, il nome di lei. Andai. La s.gnora c'era! Era precisamente... era precisamente... — Naumow ha un momento di sosta. — Era la signora Tamow6ky, — dice, poi, con strazio. — Dopo pranzo slamo andati a fare una passeggiata fuori 'della cinta. Quando siamotornatL all'albergo, la contessa entrò nella sua camera <J non la vidi più. Il conte mi raccontò... mi raccontò... — La. storia della contessa Tarnowsky — soggiunge il presidente. — Ecco così — annuisce Naumoff, che pare sia per svenire. — Mi disse il conte che la contessa era amica molto della defunta sl-jgnora, e che era venuta a Mosca per mettere io collegio un figliuolo. Viveva separata dal marito, il quale si comportava con lei molto male e voleva rubarle il figliuolo. Vi era an- che la cameriera Perrier, ma io non la vidi, Il giorno seguente andai per fare visita alla contessa, rna all'albergo mi dissero che era partita. Essa ha prodotto su di me una gran- dissima impressione — esclama, con accento dov'è tutto lo spasimo del più tragico amore, Naumow. j Naumow dice: - Kamarowsky mi pregò! poco dopo di andare da lui m campagna;, quando io fui con lui, parlammo molto della !Tarnowsky.. Egli continuava a decantare l'a- i micizia della contessa, la riconoscenza sua I per l'affetto che ella aveva avuto per la moglie defunta! Io gli confessai la mia grande impressione per la contessa, ed egli mi disse che la signora gli aveva scritto lettere lusinghiere a mio riguardo. Naumow è visibilmente pallido; la Tarnowsky è affocata in viso, ma impassibile! Presidente: — Siete poi tornato in città? — Sì signore; non mi ricordo se vidi il conte in quell'epoca , Presidente: — Procurate di parlare chiaro li I giurati però dicono che comprendono be-1 pissimo quanto l'accusato dice, i Naumow, col consueto movimento della ma- ' no alla fronte, pa,re che voglia raccogliere le idee. ,— Al principio di giugno... — dice. * Presidente: — Notino, i signori giurati che _._mese. nisso è di tredici giorni avanti al ; nostro _._nostro. I primi palpiti p« In giugno — continua il Naumow — mi dissero che Kamarowsky era aWHòtel Berlino,.cominciai ad andare a trovarlo e vi rividi la enntessa che era venuta per me'tere definitiva-mente in collegio il figliolo. Questa volta la con-fessa vi è rimasta parecchi giorni. Kamarowsky era quasi sempre assente perchè aveva molti affari e io andavo lutti 1 giorni all'albergo e mi trovavo colla contessa e questa vol:n feci anche la conoscenza colla Perrier. Io facevo da cioèjrone alla contessa. Essa mi parlò dei suoi rap; porti col Kamarowsky e lo diceva buon amico jjna un poco ridicolo, ma affermava eh ì vin- t_ poli di amicizia fra loro due èrano ben 'saldi 'Intanto la ' mia ammirazione per lei diveniva sempre più viva ed essa certamente se ne ac-corse. Parti essa per Pietroburgo per il prcces-co di divorzio col suo marito e mi disse che egli la trattava molto male confermandomi le rive-lozioni del conte Kamarowsky. Questi andò an- ch'esso ii Pietroburgo per sollecitare un posto de. vice-direttore. Io andai alla stazione ad àc- compagrinrli. La contessa mi raccomandò laPerrier e il figliolo che erano rim sti ad Oiel presso il colonnello Miscicnko. Io pioms; td entrai in treno per aecomr.ognare la signoraTarnowsky e il Kamarowsky fino alla stazionevlcina. Io ero molto dolente che essa partisse perchè non sapevo se essa sarebbe tornata oppure no.. Tutto ciò Naumow dice con ingenuità quasi infantile. — Tornai ad Orel molto afflitto. Presidente: — Per la partenza? aNaumow: — Si, signore. Comìnchi a lavorare molto meno all'ufficio e ol giorvie trascuravo i miei impegni. Sono andato savente a vedere la Perrier e il bambino Tarnowsky, al quale mi affezionai molto perchè era bello e:I io amo tanto i bambini. Oa "Pietroburgo un giorno mi giunse un telegramma nel quale c'era unasola parola: «Caro». Io subito indovinai laprovenienza e risposi subito con un altro ■ eie- gramma, ma non ricordo più come fosse con- cepiio. Presidente: — Come avete potuto capire che era della contessa? Naumow: — Perchè da Pietroburgo nessunoavrebbe potuto mandarmi simile leegramma euna cosi dolce parola. Presidente:—Vi ricordate cosa avete risposto? Mia iellata possederà ,. w il cui voto è tragico ni busamente Naumow. il cui voto è tragico, ni busamente rimaue perplesso, pensa a lungo; noi tragicc quando il cancelliere sta per leggere, egli grida: — Ora ricordo... ora ricordo! Risposi « Mia felicità passeggera ». Cosi le dissi, perchè io non speravo certamente che essr* sarebbe ritornata a mei D'altronde la Perrier mi mostrava : telegrammi della padrona, dove essa esprimevi ì mio riguardo sentimenti che coincidevano con quelli del telegramma che. avevo ricevuto. Avv Cnratti. — Glieli faceva vedere i telegrammi la Perrier? — SI, signore Avv. Jachia. — Nou facciamo delle interrogazioni intempestive! Naumow continua: — A quel mio telegramma ebbi una risposta della cui provenienza non potevo più dubitare : « Io t'amo, ti proibisco di bere, tu sei mio ». Cosi diceva i! telegramma della contessa. Le parole « Ti proibisco di bere » dipendevano dal fatto che dopo la partenza di lei, l*r dimenticare e confortarmi io bevevo molto, ed Elisa Perrier forse aveva informato la contessa di questo mio nuovo costume. Le scrissi allora una lettera piena di affettuose espressioni, di delicate frasi d'amore; non ebbi però risposta; ma 'ìoco dopo seppi dalla Penier che la contessa «irebbe ritornata. « Andai aliti stazione il giorno che ella doveva, ritingere, ma essa era già all'aitavo, con il Kamarowsky; la contessa mi narrò i dispiaceri che aveva avuto a Pietroburgo, ma non mi accennò iffeito allo scambio dei telegrammi. Aggiunse incile che il Kamarowsky era noioso, ma non parlò male di lui. « Incominciai le visite quotidiane. A poco a iioco crebbe la mia passione, ed io manifestai alla contessa i miei semimenti verso di lei. Il gesto di Naumow diventa quasi disperato, la sua voce commossa, roca! « Ci demmo del tu anche alla presenza della signorina Perrier. In questo tempo H Kamarowsky organizzava un pranzo al » Cìrcolo della Nobiltà», ed invitava anche altre persone.Quando eravamo noi tre, la contessa aveva un « disprezzo »... no, non un disprezzo, un « beffeggiamento » verso il conte, e questi compativa, dicendo che questo contegno della contessa di- Pendeva dai disturbi della signora. All'appuntamento ! * Questa, dopo il pranzo, mi diede appuntamento nelJa camera dell'albergo dove mi introdusse la signorina Perrier. I nostri rapporti diventarono intimi... ». Naumow ha detto questa parola intinti con una espressione di indefinibile ambascia! — Intimi della maggiore intimità — insiste il presidente. SI signore: la contessa doveva partire per rìo.w, ecj e35a mi disse, che io avrei dovuto An Kere di partire per Mosca, ma poi mi sarei dovuto nascondere in una casa di un guarda boschi. Qui vennero infatti a. trovarmi, la con tessa e la Perrier. .Mia sera io partii per Kiew ed entrai nel vagone dove si trovava la contessa, ma questa mi fece un ricevimento molto gelido, mentre poco prima nella casa del guarda-boschi era sfata con me molto affettuosa e tenera! Al mio stupore, al mio dolore, essa poi aggiunse la spiegazione che aveva saputo dalla cognata e 'In altri che io avevo mostrato t suoi telegrammi a tutti quanti. Disse che mi avrebbe scritto una lettera alla quale poi avrei dovuto rispondere. A Ki*w scendemmo all'Hot ^versai; la si *nora era molto conosciuta a quell albergo. Essa « la Perrier avevano due stanze vicine che co manicavano una con 1 altra: quella della Perrier con quella della contessa, e per passare in quest'ultima della contessa bisognava attraversare la stanza della cameriera ». Naumow a questo racconto ha una voce triste, dolorosa, stentata, rotta dall'ambascia... Dice: «Datemi un bicchier d'acqua.-E si accascia in atto disperato premendosi sempre la fronte con le mani. Viene accompagnato poi fuori della gabbia e lo fanno sedere nell'emiciclo. Egli continua poco dopo lentamente: « A Kiew vissi in vita molto intima con la contessa; al teatro, al restaurant, dappertutto ci accompagnava la Perrier. perche la ccntessanon voleva venir sola con me perchè temeva di com promettersi. Compresi che la Perrier non era solo governante del figliuolo della contessa, ma la confidente della signora. Bisogna dire ancora che la Perrier lavorava per la padrona giorno e nottó e non DOt6VO capire auando dormiss« Lo schiavo « I miei rapporti con la contessa erano intimi; ed essa mi propose di andare con lei in campagna. Accettai. Ci recammo là in campagna con la Perrier e con un vecchio servo ». Presidente: — A Ortrada?. — Sì, signore. La mia affezione divenne sem- : Pre più grande; io divenni lo schiavo di lei! Lo !Può testimoniare anche- la Perrier! La contessa ni! faceva scenate., A Ortrada abbiamo passato tre o quattro giorni. Una volta venne il fratello della contessa, di passaggio. Io gli fui preeenta ito dalla stessa come un compratore dl fondi, Presidente : — Da Ortrada dove siete tornato ? — A Kiew, nello stesso albergo di prima. Il mio congedo finiva, ed io dovevo rientrare in ufficio. La contessa mi condusse al Cimitero, |QOve es6a portava fiori alla tomba della madre... !M' fec3 giurare su quella tomba che io 6arei 's»ato sempre solo di lei e che avrei vissuto per 'leI e per il figliolo. Poi mi fece andare in un ^ -altro Cimitero, presso la tomba Idi Stalk, che iel'a nli disse cne sl era uccis0 quando gii aveva rifiutato il proprio amore. Siccome dovevo tornaro ad Ore!, essa mi disse che sa rebbe andata all'estero e che al ritorno ci sa-remmo ancora trovati a Varsavia. Mi consigliò di lcsciare 11 mio impiego e di prenderne un al tro, che in lingua italiana non saprei ben defl1 "ire. - L'interprete 6piega che si tratta dl un impiego in un'amministrazione agraria. — Infatti — continua, Naumow più rinfrancata — dovevo vivere in campagna. La contessa mi spiegava la sua manìa di viaggiare. Era disfatta dal dispiacere per il processo contro il marito, i! quale le aveva ucciso l'unico uomo che essa aveva amato, il signor Bo6ewsky. — E le parlò male del marito? — Si, mi diceva che la trattava male. La contessa poi mi tolse !e etichette degli abiti che avevo comprato a Kiew, perchè non si sapesse che io ero stato in quella città. Altre precau- I zìoni mi fece prendere; fra le altre, quella di 'spedire da Mosca lettere e cartoline bollate de'quella città. Prima della 6ua partenza essa mi i regalò un medaglione con una ciocca di ca ' pelli, ed io le diedi un braccialetto che portavo al collo del piede. Intanto la mia vita dissipata mi spingeva a chiedere alla mia povera mamma jelei denaro. | Naumow si commuove e a etento frena le laigrime. ! — Durante il mio soggiorno a Kiew — corc- linua poi, dopo una sosta, ccn voce lenta e roWsky, dove in termini molto rispettosi espri- | „ suo amore. cio mi turbò, p6TChè Kamarowsky mi aveva sempre detto che la contessa non aveva avuto con lui. altro che rapporti di amicizia. Il conte Kamarowsky le chiedeva di accompagnarla nel suo viaggio all'estero. La Tarnowsky mi disse che non poteva, rifiutarsi. Nuova lunga pausa, piena dl strazio. — Io ero disperato per la partenza — continua Naumow, che si tiene il capo con il suq| ge6lo consueto. — Essa mi consolò però eticen-l domi che ci saremmo veduti presto e che ini a- ! vrebbe scritto una lettera sotto il nome di Pl-I vato e che io avrei dovuto rispondere con le indicazioni opportune, che non avrebbe mancato di danni al riguardo a suo tempo. Presidente: — A che epoca si era? — Alla fine di giugno. • , — Siete tornato ad Orel? Lo spasimo di un'anima — Si. addoloratissimo ! E la prima persona che incontrai alla stazione fu il Kamarowsky, che era in procinto di partire per la campagna. Sedpmmo insieme al restaurant, ed egli mi disse: «Sapete che cosa si dice di voi? Che invece dl essere stato a Mosca siete stato a Kiew ». Io lo persuasi del contrario, mostrandogli le lettere che la contessa aveva avuto la precauzione di farmi spedire a Mosca' La contessa rni scrisse parecchie lettere e telegrammi da Vienna, da Berlino e da altre citta, infine anche da Venezia. Naumow ricade nella sua sedia con accasciamento profondo... disperato. La Tarnowsky ha ascoltato attentamente: le sue labbra sono coralline, il volto incarnato; le sue labbra hanno sempre la stessa deliziosa piega sinuosa... Essa è immobile, immobile ancora come sempre, anche adesco che tutto un uditorio freme di commozione alla vivisezione dell'animo suo che nel suo dolore inr finito, nel suo amore disperato, ha fatto que-st'uomo che ancora, a.l ricordo di lei, dei suof baci, delle sue carezze, vibra in uno strazioinfinito, in una commozione che ha sfidato: il tempo ed ogni conforto!... i Giù, in fondo all'aula, Naumow sente tntj cuore palpitare all'unlssono con il suo... è fi" vecchio padre che ascolta... ascolta con ansigli crescente, ma il cuore rigonfio dt cottimo, zione, perchè egli sa che la pietà, dl tutti In questo momento è verso quel suo figliuolo infelicissimo che è là sul piccolo scranno dV nanzi a questo pubblico che freme... che risale lentamente, orribilmente pallido, ma coir un'energia che par forte come un eroismo,; tutto il suo calvario! Eroismo, ho detto, ed è verol Quest'uomo,1 nell'orribile sua disperazione, non ha avuto fino ad ora una parola aspra, una sola parola grave contro quella donna che è stata il stia', delirio e la sua disperazione... quella donna che ora lo guarda di sotto al piumato cappella: con lo sguardo lungo, ma freddo, diritto come1 una spada. Naumow parla come un rasse-j gnato. quasi con la dolcezza dl un uomoch»! con il suo martirio vuole ancora fare deljj bene e salvare!... E Naumow pensa ancora alla salvezza di colei che fu la sua rovinai. Ma Io temo che la sua pietà sia. più grave di ogni accusa! E dopo qualche minuto dì riposi>«< perchè l'avv. Marigonda invoca una sospen-; sione, allo scopo che il suo cliente possa ri-] posare, Naumow continua, sempre con il*. suo tono di voce lento e grave nell'esotico's italiano, che egli parla però con una chiarezza meravigliosa! Lettere e telegrammi — Lettere ne ho scritte parecchie — egli dice. — Ricordate quella che spediste subito dopo il vostro ritorno ad Orel? — Ne ho scritte tante ! Il presidente mostra la lettera In questione; Naumow si alza lentamente, quasi trascinando i piedi ed appoggiandosi al banco presidenziale come stesse per cadere. — Riconosce queste lettere? — Sono mie — dice con smarrimento — e poi prosegue: — Tornato ad Orel, io mi sentivo molto male, ero addolorato, ero costernato df essere solo; questo dolore esprimevo nelle leP: tene mie e nei miei telegrammi alla contessa, che mi rispondeva sempre affettuosamente. Io ed Orel andai poi a chiedere spiegazioni sul \pettegolezzo fatto alla cognata della contessa? ed io scrissi poi alla Tarnowsky una lettera che,. in caso le dicerie continuassero, essa avrebba-i potuto mostrare quella lettera a propria giusti-' flcazione. — E ciò — spiega il presidente — perchè lati contessa si era lagnata che erano corse voci se-/ coaido. le quali avreste mostrato ad estranei un; suo telegramma. — Le contessa mi aveva regalato anche uni cuscino. Presidente — Come, un cuscino? Dite amor terprete in lingua russa la .parola corrispondenk te all'oggetto che vi regalò la contessa. Naumow la dice e l'interprete spiega che « precisamente un cuscino. — Ma come mai può essere che vi abbia r» galato proprio un cuscino? — Sì, signore, un guanciale per dormirvi so* pra i miei sogni per lei! Naumow è preso da un impeto di pianto, masi frena — Un giorno — continua — ricevetti un te* legramma angoscioso dalla contessa, la quale, mi invitava ad andare a vedere come stesse il figliuolo; ella temeva sempre che glie lo rapissero e lo amava molto quel bambino! Io mi sono recato subito in campagna dove era il piccino e lo trovai in ottima salute e completa» mente al sicuro da ogni rapimento. Con un te» legramma rassicurai la contessa. Presidente. — Dove lo spediste? — Mi pare a Venezia. — Ne mandaste uno o due? — Ma ne mandavo ogni giorno del telegrammil! Talvolta anche due al giorno. Nella breve sosta concessagli, mentre il presi-i dente sfoglia gli immensi volumi di corriepon»; denza, Naumow si accascia. Egli è sfinito. I moti! riflessi facciali diventano di momento rn momento» più febbrili. Dalla finestra aperta, nel dolcis--; simo tepore primaverile, sale il fragore della! folla che si fa fitta, fitta di sotto attorno al pa-i lazzo di giustizia. Nell'aula invece è un silenzio») profondo, rigido. Ritto nella persona, contratto^ lo spirito con lo sguardo verso il figliuolo, il vecchio Naumow ascolta: — Che cosa vuole dire la frase di un tele»? gramma: «Tutto come convenutoti — Vuol dire che io avevo mandato la corri-' spondenza ferma in posta a Venezia al nome della Perrier come era stato convenuto. — Ora continuate la vostra storia. A. Vienna — Siccome dovevo fnre un lungo viaggio^ eoa, la contessa ed avevo bisogno di denari e noni osavo più chiederne alla mia povera mamma»; me ne feci imprestare dalla signora Banzou sti; cambiali. Io avrei dovuto trovarmi con la contessa a Varsavia, ma giunse un telegramma dalla Tarnowsky con il quale essa mi invitava? ad andare invece a Vienna. Presi un congedo e mi recai colà. Alla stazione c'erano la Perrier e la contessa: ma grande fu il mio stupore vedendo che essa dimostrava di essere malcontenta del mio arrivo. Mi disse: Perchè sei venuto? Tu dovevi restare a Varsavia; ed io le mostrai il suo telegramma di invito. Mi condusse in un albergo. Appresi con grande dispiacerei e sorpresa che c'era anche il conte Kamarowsky, il quale, al dire della signora, la asse,diava con la sua assiduità. Alla sera la signo- . rina Perrier mi disse che la contessa desiderava^ che io cambiassi hotel e cioè prendessi alloggio in un albergo più vicino a lei.--11 giorno dopo la,t Tarnowsky venne a trovarmi e si dimostrò dispiacente che avessi dato il mio nome all'albergo.. Veramente essa mi aveva pregato nel telegramma di prendere false generalità. Ella si diceva dolente di ciò perchè Kamarowsky, che la spiava, avrebbe potuto venire a conoscenza dei nostri rapporti e della mia presenza a Vienna. Mi imponeva di non uscire mai dall'albergo perchè non incontrassi il Kamarowsky. « La vita era difficile e triste per me. Stavo tutta la giornata al balcone a spiare se essa usciva d. Xaumow a questo ricordo sentimentale è preso da una crisi di pianto; ancora uno sforzo di energia e la crisi è vinta! i Un mattino vidi la contessa In una vettura con un uomo sbarbato... Ciò mi stupì molto. E' •vero che la contessa mi aveva più volte raccontato che molte persone l'avevano amata, ma di quelle morte io non avevo paura; io temevo il