Le filatrici.

Le filatrici. Le filatrici. —. La signora Gay Giuseppina 6 comparsa oggi con u lign0T Antonlottl"Bartolomeo, "suo mari t0> e ja s;Bnora ponzaliiio Margherita sul pan cc.Ke della aostra Corte per appellarsi dalla sen tenza del Tribunale ài Cuneo, che l'aveva eoa- dannata ad un anno di reclusione, 500 Ure di multa e 250 di ammenda, assieme al consorte. che si ebbe la stessa pena, e alla signora Pon^Uno, ch'era, stata condannata a mesi sei e a 2o0 lire di multa. A^^'^^^^- ji moro, indotto parecchie ragazze ad emigra- re fja (iunco vo]ta de]j£ Krancla lngan. mandole, coll'addurre che esse sarebbero state impiegato al lavoro in una filanda a iivron, mentre in effetto le medesime vennero condotte tn altro luogo, ove furono soggette a maltrattamenti. Ecco come accaddero i fatti: Antonlottl Bartolomeo, mediatore In sete, di Torino, e commesso per gli acquisti del bozzoli della ditta P. Guerin e Figli di Livron, invitato da quest'ultima, incaricò la propria moglie, Gay Giuseppina, di arruolare delle ragaz- ze operaie per trasferirsi in Francia a lavorare negli stabilimenti di detta ditta Poyen La Gay si mise, tosto all'opera, c, recatasi nel mese dì dÙcortìTmclm'da'^rte'^eccita S ad emigrare in Francia, assicurandole siile _ settembre 1903 In Cuneo, prese accordi eoa certa Ponzallno Maigherila maritata Richelmy, là residente, e fissò presso cmeei'ultima, che doveva coadiuvarla nell'impresa, pure dietro compenso, il suo quartier generale. Fatta spargere la voce di slmili arruolamenti, la Gay potè conoscere parecchie ragazze opcrale, elle erano occupate presso la filanda Essa disse loro che, ove avessero voluto recarsi in Francia, In una filanda a .Livron, sarebbero state colà impiegate ad ottime condizioni, e.cioè che avrebbero guadagnato chi dal,L. 1 '?. ,al!c l- 2 al 6J°rao, chi l. 48 mensili, pelle quiili lo stabilimento avrebbe trattenuto soii _.16 mensili per provvedere al loro vitto, alloggio, vestimento c calzatura; che avrebbero lavorato non più di sei ore al giorno; che 1 importo dei viaggio sarebbe stato loro rifuso ed anticipato 0 cori via k1.Ì>pn2-'i!i.no- .efle assistette a (masi tutti questi i l a , i o n , i e a a i a , l o . o . o . io a zi il o a azze dizioni preposte ed ag.gnuige^o'che' se^sa°avesse avuta una figlia si sarebbe affrettata ad acce-tare tali splendide offerte. Le povere ragazze, i-he erano costrette a lavorare con salari i.e.n interiori, si lasciarono adescare. ,«, parte coi consenso dei loro genitori ai quali le imputate tennero pure consimili discorsi, parie anche contro, la loro volontà, aderirono alle proposte ciella Gay, ìvel giorno 12 ottobre 1008 si recarono talune da sole od altre accompagnate dalla Potizalhio a lor;no. presso la Gay, la quale le condusse in Francia.; ma anziché a Livron nelia filanda indioata. in altre località e cioè a Mirmaude Jullia e a \ allans. Colà si ebbero un salario molto Unii:rwre a quello pattuito, vitto scarso e cattivo e nessuno alloggio. Erano obbligate a lavorare lino 10 oro al giorno, senza le giornate di riposo: a provvedersi a loro spese il vestito ed ogni cosa che. a loro abbisognava. Cosi incominciarono poco dopo a pervenire ai parenti lettere e cartolino scritte da dette raprazze, nelle quali, facendo loro presente cerne fossero state ingannate dalla Gay. li scongiuravano lacrimando di. spedir loro il denaro pel rimfiatrio o di recarsi colà a prenderle. Constatata ìa verità, dei tatti, quei poveri genitori si videro costretti ad aderii* alle istanze delle loro disgrazia'.;* figliuole spendendo ancora del proprio. Le poverette ritornarono al loro pae.se senza neppur aver potuto rscuotere quello scarso salario, pano del quale venne trattenuto dai oadroni per i danni arrecati loro dall'improvviso licenziamento e per le spese del viaggio. I.tra imputati si difesero anche quesia volta con molto calore, ed in seguito alle bellissime arringhe degli avvocati Curio 'Nasi. Villabrann e Bertolino di Cuneo, la Corte mandò assolto i'Anioaiotti Bartolomeo, e ridusse la pena della. Gay a mesi 10. confermando quella della Penzolino, ma col beneficio della condizionale per entàmbi. (Presidente : D'Agliano; P. M. : Bertolino; cancelliere . Tornali. Un delitto per quattro soldi Ln sentenza (Corte d'Assise di Torino — in febbraio). Questa mattina ha. preso subito la parola 11 Puhblico Ministero, il quale, con vibrate parole sostenne per l'imputato l'intenzione di uccidere escludendo ogni e quaslasi attenuante. Per la Difesa parlò poi l'avvocato Tlranty ana'lzzanrio i diversi quesiti posti del presidente e concludendo per la Irresponsabilità dell'imputato, data la provocazione grave o lo stato di ubbriacebezza in cui si trovava. 11 presidente fa quindi il riassunto del processo ed i giurati si ritirano. L'aspettativa è lunga, ma non, ò penosi; la condanna, di Franco Massimo è certa; egli ci si e già rassegnato perchè anche oggi ha conservata la sua faccia rosea e distratta. Qnando i giurati rientrano ed il loro capo legge ohe all'imputato è stata so'o concessa la provocazione lieve e le attenuanti generiche, un mormorio di soddisfazione corre per la sala. Decisamente il ragazzaccio non doveva essere troppo ben visto fra le montagne del suo paese! La pena che gli spetta, parte dal massimo di anni 10. ma il presidente, tenuto conto del castigo inflittosi rimanendo per tanti anni con lo spavento e la paura di essere riconosciiuo, tenuto conto dell'età sua giovanl'e, lo condanna ftd ainni 5, mesi 10 di reclusioe e all'interdizione perpetua dal pubblici uffici. Non urna parola, non un gesto... non un omora di risentimento e di dolore su quella faccia... egli esce'dalla gabbia con.la disinvoltura con la quale vi è entrato, pacifico e sorridente, noncurante di sè e degli altri come chi ha 'a coscienza sicura d'aver compiuto il proprio tìo- V191 fatti uomini non si ravvedono tanto facil- %nresidènte: barone Daviso; P. M.:B»*tój Difesa: avvocati Emesto Pasquali e Tiranti, cancelliere: Buzzi. trImdelamraI pristsurigrocePbslurdgtuppcs1 aunlavsdmbeasca^tvn^aqovprgrpsmfn re nnIl parto (Tribunale Penale di Torino - 16 febbraio) ieri alla Sezione VI del nostro T*™* svolto un dibattimento a carico dì tale Abacot Vittorio imputato di minacele a mano armata contro 11 proprio padre. Delitto.che rivesto sempre una induW gravità e danoatra una particolare perversità d'animo, ma enei neli|W attuale appariva ed apparve, per le spei^i. adizioni in cui il fatto si evolse, rneno grave di quanto a tutta prima possa sembrare Il 30 novembre ecorso, |<er futili ragioni, figuardanti la proprietà di un banco da falegname era sorto un vivace diverbio tra padre a figlio Abacot, degenerato, specialmente pei carattere v'olente del padre Abacot, In una baruffa? nella quale il figlio Vittorio ebbe a ricevere dal genitore, tra una pioggia di insult. due sonori schiaffi. Cosa che fece perdere il 'urne della ragione al ragazzo, 11 quale, precipitatosi in casa (la scena avveniva nel coirne ««i«t» della casa di abitazione degli Abacot), e, afferrata, una rivoltella, ne usciva tosto, sparando un colpo, che 11 per 11. si credette diretto contro H padre, tanto che nell'Istruttoria, Iniziatasi Immediatamente, si parla di mancato parricidio. Ma le ulteriori Indagini portarono ad escludere l'intenzione omicida nell'Abaoot Vittorio, o la cosa si ridusse ad una semplice minaccia a mano armata. All'udienza, mentre risultò ad evidenza il carattere prepotente del vecchio Abacot, unanimi I testimoni deposero nel 6snso che 11 colpo di! pistola era stato sparato al solo fine di intimorire il padre Abacot e por termine alla disgustosa scenata. Il Tribunale, saviamente apprezzando le risultanze di causa, accordando all'Abaco* Vittorio la provocazione grave, lo condannava a 40 giorni di detenzione. Presidente: avv. Viarengo ; Pubblico Ministero: avv. Raineri; Difesa: avv. Torchio; cancelliere: GaJ. Per il treno imperiale rosso Dne sergenti sotto processo (Tribunale Militare di Torino). Tutti ricordano le1 straordinarie misure di pubblica sicurezza per la visita dello Csar al nostri Reali. Nei pressi della nostra stazione o lungo la linea il servizio di vigilanza fu addirittura formidabile. I sergenti Mainardt e Candela, appartenenti alla Brigata ferrovieri del genio, erano stati comandati, il S3 ottobre ultimo scorso, con un drappello di circa cento uomlnL, in servizio armato per sorvegliare, appunto in occasione del passaggio del treno impenale russo, 11 tratto della linea ferroviaria compreso tra il bivio Zappata, la staziono di' smistamento ed il iPonte Sangone. Al dire del1 accuso, essi, senza autorizzazione, avrebbero abbandonato 11 posto di servizio, recandosi In' uno6teria, rendendosi irreperibili alcune ore e non presentandosi neppure quando fu suonata la radunata pel ritorno, delle truppo in caserma. Ma all'udienza 11 tenente del carabinieri, cavatore Montanari. — al cui ordini furono pòsu durante il servizio di pubblica sicurezza 1 due sergenti — e lo stesso loro colonnello commenaatore Ing. Berrà, fecero convinto il Tribunale che il servìzio, al quale effettivamente erano stati comandati i due sergenti, limltavasl all ispezione dei vagoni nella stazione di smistamento, o, quanto meno, essi di ciò si erano convinti. Onde fu pronunziata sentenza di non luogo a procedere per inesistenza di- reato 1 due sergenti furono assai festeggiati dai nu- Presiedeva 1! colonnello dei bersaglieri D'A^ton«-""n?--" d? PnhWleo Ministero l'avv'o- flscale tj , ,, „ pav., Arlotti. Difensore l'avvocato vocino Karoed ^ V&V' Caporale manesco /Tribunale miniare iti Torino i. Rolando Pietro, .caporale nel 3.o reggimento nlrVr!""'111?'0 •ert- flavanli A nosS» Trita? ^fe«SSLtSceutwriVjri.alc- accusato di abuso di autorità perche nel giorno 12 dicembre u s nel quartiere, dove è allogata la 35.a compagnia del o.o reggimento alpini in sosa. avendo rimproverato il soldato Ferraris, il quale non voleva preparare la oranda al suo caporale, ed avuta risposta piuttosto arrogante, si toglieva la cingala dei pantaloni e con questa lo percuoteva repllcatamente sul capo causandogli lesioni di poca entità. Il Rolando si rese confesso, invocando nero a suo fsvore la provocazione e la semi-ebnetà. 11 Tribunale glie le riconobbe e lo condannò a mesi due di carcere militare, compreso 11 sofferto, e senza iscrizione sul certificato penale. Difensore: avv. P. A. Omodei.