L'orma di un complice nel memoriale di Pio Naldi

L'orma di un complice nel memoriale di Pio Naldi L'orma di un complice nel memoriale di Pio Naldi Dunque Pio Naldi si duole con una certa ainarezza della poca lealtà di Tullio Murri, il quale, dopo averlo rassicurato colla promessa d'un, alibi indistruttibile, lanciava con un ambiguo telegramma la Polizia sulle sue tracrie. In questa sua lagnanza Naldi ritorna al suo solito sistema, da! quale in istruttoria ed al dibattimento non si allontanò mai, e cioè di farsi apparire la vittima della suggestione, degli intrighi e del calcolo altrui. Si dolse cosi, coi giù dici, dei suoi complici, coi giurali, del giudice istruttore, nei suoi mortali, degli uni e dell'altro. Ques'a sua lamentosa pratica basta da soia a dimostrare nel recluso di Volterra il vero delinquente, perchè è appunto il solito mezzucci» ai difesa di tutti i delinquenti comuni il dolersi di soprusi e d'angherie da parte dei correi, dei magistrali, dei carcerieri. Non è possibile con Pio Naldi pentire che 11 famoso telegramma, (« Sarò Bologna oggi alle 3: intanto- mi permetto confermarle fatto acceanato ieri sera di trejsca coti donna seguita da malviventi. — Tullio '.Murrini fosse da Tullio spedivo all'Autorità giù. dlziaria di Bologna per compromettere Naldi. Tullio Murri. mettendo la Polizia sulle piste di Naldi, avrebbe data esca ai sospetti contro di lui. E Tullio Murri era troppo bene consigliato — lo confessa lo stesso zio Riccardo — per commettere così imperdonabile errore. 11 telegramma serviva a dar colore al tentativo d'i far credere alla storia del drammaccio delia malavita, nel quale il conte Bonmartini avrebbe perduta al vita col bacio d'una cocotte ed :i coltellaccio di un souteneur. Ma se Pio Naldi si duole di un preteso tradimento di Tullio Murri, più si rammarica per un altro tiro che gli avrebbe fatto Riccardo Murri. Questo episodio è pia stato rivelalo, ma ora il rechi* grafomane da qualche maggiore particolare. Bisogna premettere che la verità oggettiva del fatto non è confortata che dalla .parola di Naldi. E" credibile costui? Come gin dissi, egli nana d'essersi recato, dietro invito per lettera, ad un convegno a Piacenza, dove s'imbattè in Riccardo Murri, il quale lo consigliò a fuggire, tratteggiandogli come disperata la situazione. Pio Naldi rifiutò energicamente di darsi alia latitanza. GH pareva l'alibi ottimo o sicuro. LO fuga avrebbe distrutto le favorevolissimi1 conseguenze di questo. D'altronde, fuggire era far gettare su di se il sospetto che Tullio Murri aveva con raffinato artificio confermato nel suo telegramma spedito da Venezia al giudice di Rologna il giorno prima. « Io non voli' fuggire — scrive Pio Naldi. — 'Allora Riccardo Murri mi disse che avrebbero ricorso al patrocinio deil'on. Altobelli, e se 1° ero disposto ;id adottare il piano di difesa clic questi avrebbe consigliato. Io gli promisi di ubbidire ciecamente, ed intanto gli consegnai le L. 3500. perchè, secondo liu. non bisognava farsi vedere cóli troppo denaro ». Di questa sottrazione improvvisa di compenso si lagna Pio Naldi, tanto più che non lo salvò dall'arresto e dalla condanna. Eppure 11 consiglio di Riccardo Murri (se. veramente fu dato! era prudente e previdente., e non solo egoisticamente, avaro, come lo definisce Pio Naldi. Infatti si legge nella sentenza d! rinvio che l'aeicusa più inesorabile contro Pio Naldi sono 1 de'nari che gli furono trovati in lasca. o Tentato a Genova — continua Pio Naldi — ]11 giorni 31 mi raggiunse II ragioniere X, il 'quale, da parte deli'avv. Gottardi. mi riferì che era necessario che lo mi costituissi, assicurandomi non essere questo che uno stratagemma, perchè alla peggio si sarebbe sacrificato solo Tullio ». « Tullio Infarti fu costretto al ritorno in segu':to alla denuncia del padre, che egli non esitò a chiamare «il colpo di testa di papà", ma non bastò, che dopo di me fu messa in carcere anche la contessa». E' qui il punto, s! può dire, più saliente dell'ultimo memoriale di Più Naldi. ina è anche dove il 6uo racconto persuade meno, per quelle ragioni elio già vi dissi altra volta e che possono essere le conseguenze di spirito di vendetta contro creduti abbandoni o mancanze d'impegni. e più ancora di un falso apprezzamento sulla influenza che altre persone possono avere esercitato nel dnrmma e dopo il dramma, falso apprezzamelo dovuto a millanterie e menzogne d3 Tullio Murri. Pio Naldi, nel racconto del 6iio memoria'" è più che conciso: in certi punti per la brevità fa persino difetto la chiarezza. Ma pare che una interpretazione sola si possa d.-ire ad una frase, che non trascrivo in omaggio alla sereni';! ed a'J'impersonalità che, nel riprodurre questo breve scritto de. Naldi, mi sono imposto. Questi vorrebbe far credere che Tullio Murri e la stessa contessa siano stati sacrificati dall'egoismo di qualcuno. E' un ostinato ritorno al pensiero dominarne di tutto il suo memoriale: e Più i" là vi insisterà ancora una volta e con parole più aspre ed anche più chiare, cercando di' demolire, ed affermando che al posto dei più nobili e generosi ed anche ai più sani sentimenti, si debbono nel dramma da: savi vedere il più I/rande egoismo e la più sordida avarizia. Utpeto: in lutto ciò che è espressione soggettiva Pio -Naldi non persuado: anzi deve èssere messo ,iu quarantena, senza discutere se egli sia consciamente o inconsciamente in erróre. E così quando accenna al movente de! delitto, perchè la sua parola non è corroborata da prove In causa. Egli pertanto scrive: «Invero dico che i dissapori coniugali ed i rapporti tesi fra Boninartini e la famiglia Murri non debbono considerarsi tra i moventi del delitto, ma, secondo me, era data gian parte alla tentazione di mettere le mani sul vistoso patrimonio del conte... ». La voce pubblica elevò questa supposizione fino all'onore di una istruttoria, ma l'accusa, come si sa, fu prima molto dubbiosa nell'accoglierla. e fini di abbandonarla, perchè la spiegazione psicologica del dramma avrebbe in qualche punto difettato. .Naldi questa abbandonata supposizione, come altre che già abbiamo notato •riporta nel suo Memoriale, affermando che esse sono verità. 'Ma la sua parola non basta. Come, non è bastata per la questione del « terzo com- .•.!..v.,-.- >••< :H»l.-»'..»l»imuW ììlicc ». tanto più che essa ha il difetto di temere i confronti e le prove di pubblici dibattimenti. E Pio Naldi è solito a rimangiarsi le sue parole. Le vicende delle sue rivelazioni sul terzo complice sono note. Pio Naldi. come già all'u-j dienze de! procosso di Torino, chiamato a con-' fermarle in un dibattimento eh* scaturì da quelle stesse sue rivelazioni, non osò più aprir bocca, cosi che si sospettò che lo sciagurato avesse preso a gabbo la giustizia ner godersi qualche i ora di svago fuori dallo tetra mura del maschio ! di Volterra. Eppure da lui si attendeva con ansia la parola di verità su questa ipotesi del terzo complice, che è continuata a rimanere nel dramma una delucidazione, pure ogni giorno vieppiù affermandosi come più probabile. E' noto che. nonostante i giuramenti di Tullio Murri, i periti necroscopici avevano dichiaralo che due furono gli aggressori, e. forse anche più. Quando l'istruttoria non portò alcun convincimento di prova contro altre persone, corno esecutori materiali del delitto, se non su Tullio Murri e su Naldi, il giudice istruttore finì di accontentarsi della prima affermazione dei modici: oli aggressori erano stati due. Anzi si servì di questa affermazione per contrastare all'a/ifti di Pio Naldi, dimostrando che se due dovevano essere stati gli assassini. Pio Naldi non poteva avere abbandonato l'alloggio del conte prima che questi vi giungesse; Le ricerche su un terzo complice, le numerose indagini su una infinità di j perdono sospette non avevano approdato a nulla... Ma l'opinione pubblica, condivisa del resto m segreto dalla stessa Magistratura inquirente, era che la seconda affermazione dei medici necroscopi era forse quella che maggiormente ri- i spendeva al vero : gli aggressori erano stati più di due. -Ma la Magistratura inquirente non osò (formarlo in modo reciso, temendo forte che •olla supposizione d'un terzo complice non flusso di sfuggire la responsabilità di Pio Naldi. Ed in verità questi nei suoi Memoriali riafferma appunto la presenza del terzo complice, per escludere affatto ogni sua partecipazione al misfatto, anche aitando distrugge colle stesse sue mani il paziente lavorio di costruzione del suo alibi. L'ipotesi del terzo complice fu originata dalla deposizione doll'ing. Benazzi. il quale affermò i/Ile mentre ora in viaggio di diporto, diretto da Budapest a Costantinopoli, verso lo 19 circa del G settembre, recandosi nel vagone-rcsfnt/ranf. aveva veduto in questo Tullio Murri in compagnia di un altro uomo, che all'apparenza gli parve della stessa sua condizione sociale, alto, sottile di corporatura, con piccoli baiti biondi dell'età di circa 30 anni, vestito d'un abito chiaro. Tra Tullio Mima e lo sconosciuto pareva corressero rapporti cordiali. Alla ricerca di questo biondino si lanciò animosa la Polizia. Ma il biondino, sospettato in mille persone, non fu ri- nosciuto. Pio Naldi in un suo Memoriale ne foce il nome: nome che alla Questura non tornò nuovo, perchè contro di lui s'erano levati pure dei sospetti. Mn alla resn dei conti le sue accuse Pio Naldi non seppe confermare, e il denunziato potè far condannare come diffamatori coloro che propalarono le accuse del recluso di Volterra, Ora, nell'ultimo Memoriale, '.'aldi rifa un nome, senza recare una sola affermazione che sia prova più rassicurante. Però, indipendentemente iifatto dalla possibile o probabile responsabilità lell'individuo che egli designa, è notevole vedere com'egli tenda a dimostrare che. per la larghissima trama ed il fine complotto, si fossero impegnate un gran numero di persone. Come Tullio Murri avesse trovato tanto facilmente un cosi -.-rosso plotone di sicari, complici e favoreggiatori, Pio Naldi non lo dice: ma però fa i nomi di tutti costoro. Abbandonata l'idea di finire il conte in uno scherzoso assalto di lotta. Tullio Murri non avrebbe solo richiesto l'opera di Pio Naldi e, di riflesso, quella del suo sosia, ma pure quella* di un uomo forte e gagliardo, che avesse potuto prestare man forte colle armi in pugno nel caso che l'iniezione del veleno, per la reazione del conte, non si fosse potuta fare. Ma come si pensò alla salvezza di Pio Naldi, così si procurò per l'altro esecutore materiale mi alibi incontrastabile. Pio Naldi afferma in modo sicuro che il terzo complice, assistere al delitto. Lo afferma quando dice : « Stretto dalle richieste/ di Tullio, mi indussi a metterlo in rapporti con \.. ed entrambi si erano concertati per eseguire •I delitto il 24, introducendosi presso il conte per mozzo della Bonetti ». Vi ho già detto perchè il colpo fallì. Lo ripete quando, narrando d'essersi deciso a prestare mano a Tullio, dice: « Io mi lasciaL vincere e seguii gli altri due (Tullio e VX) nel l'appartamento ». Lo confessa ancora una volta quando spiega quello che avvenne dopo i! delitto. « A tarda ora — egli scrive — uscimmo; o| cosi resta vero quello che affermò sempre la portinaia di non aver veduto alcuno uscire, uè prima, nè dopo l'arrivo di Bonmartini: e l'X se ne andò pei fatti suoi, perchè anche a lui .avevano procurato un alibi per mezzo di certi Y, YV, Z, che figuravano come testimoni nel processo e che furono pure mandati in America ». La perizia sul cadavere aveva detto: «Per il numero delle ferite, per la loro diversa sede e direzione, per !a distanza fra le une e le altre o per altri elementi siamo tratti noi convincimento che almeno due armi simili fra loro furono ad pcrate ». Palla situazione del cadavere, dalla compostezza dogli abiti, dalla mancanza di macchie di sangue sulle scarpe, 1 periti dedussero che il conte Bonniartini fu assalito ed ucciso di sorpresa, vale a dire senza che fosse intervenuta lotta di sorta. Tullio Murri, discutendo coi suoi amici de! delitto, ebbe a dire ch'egli riteneva che gli autor: duvesssro essere più di uno, jierchè il Bonmartini era uomo forte, sempre ormato e perchè in quell'ora non sarebbe stato prudente che uno solo avesse pensato di poterlo affrontare ed uccidere, senza provocare l'allarmo dei vicini. Dunque l'ipotesi del delitto compiuto da più di una persala era avanzata noe solo dalla scienza e dalla pubblica opinione, ma da nati imprudente affermazione d! colui che fu poi il maggiore accusato. Ora tale ipotosi è confermata da Pio Naldi. Ma mentre la. giustizia, impotente a perseguirò altri K>6pettatl correi, st accontentò d'aflermare che il più ui una perso- aa era il dott. Pio Maldi: onesti, proclamando lai sua assoluta inattività, motte innanzi il terzo individuo, che fu oggeto di tante indagini, induzioni ed istruttorie. Tullio Murri, riprendendosi sull'apprezzamento imprudentemente sfug< gitogli, continuò poi ad affermare d'aver compiuto da solo 11 misfatto. TullioMurri non è credibile e non è stato creduto, perchè tutte le risultanze d'istruttoria, scientifiche o pratiche, contrastano colla sua negativa. Ma può essere) m uomo solo abbia allora per sostenere ,„„„ .,, „,.,.„,,n..tv» i.,.'c,to ad accennare h creduto Pio Naldi 1! quale medico, sa che è ' impossibile sostenere che un uomo solo abbia! potuto compiere la strage, e la propria innocenza è costrei presenza d'altri al suo posto nel momento in culi quella strage, era perpetrata? Non vi materia ne! memoriale por dare una risposta a questo giusto dubbio. Nondimeno Naldi afferma delloj circostanze abbastanza rilevanti ed ha un sor- riso di sarcastico compatimento per la impo-! lenza della giustizia a scoprire il terzo colpevole. « Non è possibile far credere — egli scrive — che Tullio Murri solo, senza consiglio ed aiuto di alcuno potasse ideare, preparare e compiere, una impresa di quella fatta.». E dopo a- vere accennato a complicità o favoreggiamenti più o meno diretti, continua: «Si era. a propo- ! sito del terzo complice, raccolto un indizio chelpoteva, essere il bandolo per districare la ma-1 tassa, o questo indizio era l'orma trovata sopra j uno dei letti nella camera, dei bambini. Tullio; la disse l'orma di una su, scarpa, e fue nessuno penso ad accertarsi col raffrontare sa cosi fosse realmente». TPio N.aldi racconta una circostanza vera nella sila sostanza. La visita ntìnuta di località fece notare su uno dei letti dei bambini l'orma fan-| gosa di una scarpa. Ne fu chiesta spiegazione a,iTullio Murri ed a Naldi. Questi disse, non sa- pere come si fosse prodotta. Tullio narrò Invece. i! „j.„i„.„ ,„i ia.t„ j„„ni« «1 d. esser*, egli sdraiato sul letto durante i Pf nodo d'agitazione e d.attesa, e di aver cosi la-|sciata. l'impronta su! letto. I «Però — continua Pio Naldi — anche 6enzq; questo indizio dell'orma, lo Stamani aveva flu-j tato il vero, ed era cosi poco persuaso della, mia colpevolezza, che si affaticò sempre a ri- cercare un altro complice e fece delle indaginf su quel tale Y. che ora andato in America poca tempo dopo il delitto: ma ogni tentativo fu inu- .tile. perchè gii interessati avevano prese le mi- sure che erano dei caso». : Et per questa organizzazione e coahzzaztona degli interessati è convinto Pio Naldi che il suo breve memoriale, che io vi ho riassunto, non avrà alcun risultato effettivo. Ma vi è un'altraj ragione più palese e certa, secondo me. L'evi- aente reticenza che. accanto a qualche rivela-1 zionc d'incontestabile importanza, continua a per-, sistere nelle ripetute confessioni che Pio Naldi.! va scrivendo, con tono umile di penitente, ma, certo, non con il saldo proposito di essere assolutamente sincero. Cini.