Il gran ballo in costume della Stampa Subalpina al Teatro Regio

Il gran ballo in costume della Stampa Subalpina al Teatro Regio Il gran ballo in costume della Stampa Subalpina al Teatro Regio d'oro vio¬ lina narrazione fedelissima, svestiva e colorita di ciò che fu Romanticismo 1 ole gantissimo ballo in costume, °n;anlzzut. dall'Associazione della Stampa Subalpina. suo quanto ci chiederanno tutti coloro a cui fu vietato di partecipare al giocoulo mistero. , _ Ma le nostre non potranno essere che impressioni, perchè dai convegno aristocraticamente scapigliato siamo usciti con gu ocelli ancora abbacinati da un barbaglio < di mille luci vivissime e di mille colon lenti e sgargianti, con gli orecchi rintronati dall'eco della più fantastica sintonia, cne sia stata scritta mai, un'orgia di suoni e ai grida. Una specie di stordimento. Come raccogliere le idee ed ordinarle in tanta fretta di tempo? Romanticismo fu in vero la festa del mion gusto e della bellezza, e l'Associazione della iitampa Subalpina può essere orgogliosa, di uvere così degnamente rispettata una tram zione gloriosa. i„„ao»i I battenti del Regio non erano spalancati ancora e. già tutta una folla di curiosi urgeva all'ingresso per vedero da presso lo mascherate che si sarebbero recate alla festa. Chi aveva conquistato un buon posticino lo difendeva ostinatamente a colpi di gomito: .dal momento che <rli era vietato lo spettacolo meraviglioso della sala, poteva ben appagare il suo modesto desiderio di intravvedere fugacemente i suoi.... antenati redivivi, che il bravissimo Manca aveva voluto con finissimo gusto ritrarre nel biglietto di ingresso. . . Un fruscio di seta suscitava mormorii di ammirazione, un lembo di abito sfuggente di sotto ad un mantello di pelliccia attirava tutti gli sguardi, un cappello a staio, dal tenue colore delicato, messo un po' di sghimbescio, provocava il frizzo arguto e la risata rumorosa. Quando comparvero le rappresentanze di Milano e di Genova, si gridò evviva calorosamente, per salutare gli ospiti gentili, ma quando, annunziata dal rullo del tamburi, s'avanzò la mascherata numerosissima dei giornalisti, i pazienti in attesa furono presi come da una febbre. Ciascuno voleva vedere, voleva ammirare e fu un lungo mormorio di stupore che ac colse lo stuolo pittoresco. Similmente accadde per il gruppo degli imoiCta£lsstsa«cmfoFdtfguctaSmurugnrppaaCarUsti. che avevano con tutta semplici^ fatto un liei salto indietro nel tempo e si erano camuffati con gli abiti dei loro altrettanto celebri colleghi, ch'ebbero il grave torto dì morire oltre mozzo secolo fa. Ma lasciamo la folla dei curiosi alle soglie del teatro ed inoltriamoci. L lclntd La sala Ballo In costume, non veglione: ncssu luce gliore volontà di divertirsi. I aPassiamo tra i gruppi di maschere che ta- gliano vivacemente la severità troppo auste-lètquindi ra dogli abiti neri e raggiungiamo per Tarn piti scalca il palcoscenico. Siamo all'aperto? in un giardino sorto per incantesimo? Lo si crederebbe a tutta prima tanto si prova un muso di freschezza, il miracolo questa volta l'hanno compiuto due vulorosi artisti della scenografia: Gheduzzi 'e Lessi, i quali hanno chiesto la collaborazione della scena che esista oggi ■ Il palcoscenico non è più il palcoscenico: vediamo soltanto più un alto e vusto pergolato, pieno di luce e d'aria. Tra il verde del fogliame Atto, filtra il eole, ricama d'oro i tralci che salgono e si aggrovigliano pittorescamente. Su, in alto, s'intravedono sprazzi di cjelo azzurro, un bel cielo placido e sereno. Tutt'nttcrno il pergolato apre lo suo arcate di foglie e eh ar gore. Che toni, delicati di colore hanno le aiuole fiorito, e le siepi e gli alberi che 11 giardiniere ha mutato nella foggia con l'a discutibile sua arte. E come zampilla, nello sfondo limpido dell'orizzonte, la fontana in mez>zo al giardino! Non apparirà forse una dama a quella balaustrata che difendo l'ampia scalea marmorea di destra? Ed a quest'altra di sinistra non vedremo dunque un elegante zerbinotto? Eppure il luogo 6 così pieno di leggiadria e l'illusione 6 tanto completai Ma rientriamo sotto il pergolato : parliamo dli!Ssun ornamento ai palchi sfolgoranti di Bce e gremiti di gente animata dalla mi- Mmre volontà di divertirsi. abc-lìdell'Olivero, il miglior macchinista] T)Jtalnrgoiato «pie io suo ai tuie cu ìogne e .i mi s'affaccia, ecco il meraviglioso giardino cistocratico apparire in tutto il suo fui- d?reot.to voce: forse duliu porta aporia della npalazzina che s'intravvede qui, a sinistra, ; zpotrebbe uscirò il proprietario. Meglio voi. pÌerrsnLclqNon siamo indiscreti? Affatto: basterà vol-lsgere le spalle per ritrovarci in casa nostra ' che l'ignoto signore offre nel suo giardino, fragrante di cento profumi Che magnifico colpo crocchio! Le maschere. Come si direbbe volentieri all'attimo fuggente: arrestati, sei bello! La folla più gaia e più pittoresca che imrnaginar si possa, s'urta, s'agita, si confonde, sembra rinnovarsi continuamente, tanto variano 1 toni del quadro ad ogni momento. | mUpVVSEcco qui i gentiluomini azzimati del '30 che s'accompagnano a vezzose debardeuses e ad alcuno graziosissime donnine. Sono i giornalisti. Il marchese Incisa di Camerana è d'una eleganza raffinata; Candiani sgrana due occhi da basilisco: è un demi-sold quasi autentico a giudicarlo anche dal crunsi perfetto francese che parla dicendo bene del petit caporal. Girola, Guaita, Oxilia sembrano balzati Ppdgznssfuori da uno schizzo di Gavarni. tanto sono0ccrfelti in ogni nnrticolare- il Drof Mazyini dp.Liieni *" U?U1 1 ,,r,-,', " E,0,ju i«si pavoneggia nell'abito di Prudhomme non ha dimenticato nulla, dagli anelli au- tentici che porta in dito, ai bottoni dei poi-j psin" enor min dante della rumorosa brigata dei tamburini,!a, , rl i p.ij. -KIT I dove sono Corredini, Guido, Manca, Croce e compagnia bella. ' E gli artisti? Che chiasso d'inferno fannoI fè^B^T bison. Sotto 1 berrettoni caratteristici di velintp riconosciamo Giacomo Urosso, Ce- fagioli, Frusta, Colia (che rassomiglia ma- ledettumente a Gavarni) Liantan, Morioni, Monti, Cellini, Durante, Ferrari, Gonay, Turco, Buffa?lia, Bernardi e qualche altro giovune artista già noto che dimentichiamo noi ma non sarà dimenticato dalla posterità. La folla continua la sua riddu fantastica: una maschera appena intravveduta scom-i pare d'improvviso in un grunno funereo di marsine. Cerchiamo di raccapezzarci. iEd erro là nn-i hpiii««imn riama HpI iRsn ;,. • • bellissima dama del I8du 111 ricchissimo abito grigio guernito di argen- to antico; ecco una graziosa teletta nera con rose rosse, un'odalisca che sembra venuta in velivolo dalle rive del Bosforo; una bion-g glissLma e sorridente coquelle; duo incroya>le viola o verde; due sposi d'una squisi- n?7H rnra M'nrHcIn n;AnrTi k ir. e,-,r,c^9t- Hno » ■ Ridoni o lo sposo/), due iom.anllChC in azzurro luminoso.... Ma Come Si fa a ricordarle tutte queste maschere irrequiete? In un palco di primo ordine Leonardo Bistolfi, Davide Calandra, il pittore Pennasillico di Genova, il collega' C'olantuoni di Milnnn ninrtrorì fnniri Rnr i taa l'amirrìr!2 ì mf»M £ ri,,^£?nP?« 8' iT compongono la Oiuna sono in grandi faccende per 1 as- segnazione dei premi ricchissimi e numero- sissimi. | Ahimè! Dovranno sfidare l'impopolarità,'tanto è diffìcile il compito lJob, irriconoscibile nel suo ineffabile co-festume di contadino, protesta che almeno le atr/T ***** ^m*6 «nate. Ma come fare se sono tutte belle, an- cne le più timide che so ne stanno ostinata- monte chiuse nei palchi e s'accontentano di farsi ammirare a distan7,-i? u.mmuie a aistanza/ La gioconda gazzarra. ... , • ai tocco la festa 6 in tutto il suo fulgore. In un palco di proscenio vediamo il Duca' o la Duchessa di Genova con la contessa Fon, di Bruno, in un altro ci sono il Duca d'Aosta ed il Duca degli Abruzzi. !£' una frenesia d'allegrezza che ha preso tutti: aaiche i più arcigni. Lo champagne prodiguto signorilmente ha1 fatto alzare di qualche tono le voci. Non si grida più: si urla. • Ve io immaginate il frastuono? Mettete gli urrah di una sotnia di cosacchi, lo zufolio di cento flauti e il suono rauco di tutte le far-1 taree trombe che la fantasia può evocare,1 aggiuntretevi Un ni/7Ìco di flsohi dn Inor. S,°Sf„ ~JSì PWZ1C0 Q1 ''Scrii du 10CO- motive in pressione e avrete press a poco un'idea di ciò che straziava ieri sera ,i o recchi. Ma nessuno ci badava, dal momento che urlavano tutti quanti. Mtì forse che al veglione si va per star quieti? Le cene Ad una certa ora (il tocco era già suonato da un pezzo) nel foyer tramutato ini ristorante, Moiinari ha dovuto sbracciarsi per provvedere a tutto lo stuolo che aveva preso d'assalto lo mense offerte dal Comitato. Ia^f£ft ™}**Tpa Subalpinai aveva laccplto i suoi ospiti. !ui Genova c erano 1 assessore marchese Carlo Raggio, il marchese Carlo Donghi. il I artisti Calandra, Bistolfi,"Àr'barelio.""ecc j. dimenticati non ci Barbino rancore ™ ora lè tarda ed il tempo incalza ore< Iora Mentre scriviamo, anzi, la Giuria proclama t vincitori dei premi e ancora nel foyer si rn;.,,j n iT' ""7"" conti, Mandrino, il cav. Bava, il consigliere camerale Zaccaria-Olert, Jacopo Diona, Cur-| lo Cesare Succo; di Milano il sindaco Bassa-1 no Gabba, il comm. Salmoiraghi l'economo! turione, Castelli, Alberto Beer, Federico Ma- \ragliano, Giuseppe Pennasillico, Rodolfo. del Municipio, l'avv. Re, i colleglli Colanluoni, Gutierrez e Zucchini; di Torino tutto il Consiglio direttivo dell'Associazione della Bi^rv^X^BS^'rZS Mantovani. Bonelli Bolmkiaf AlborE gli artisti Calandra. Bistolfi. Arhnr«iin ZS. 8 brinda a Torino, a Milano a Genova, coi calici di champagne....