Un episodio di cospirazione rievocato dal sen.Pastro

Un episodio di cospirazione rievocato dal sen.Pastro Un episodio di cospirazione rievocato dal sen.Pastro Kohih, 29, ore 22,5. o e i i La Tribuna riceve da Venezia un colloquio col nuovo senatore Luigi Pastro. Questi si trovava nel « Circolo dei Nobili ». dove gli venivano recapitati numerosissimi telegrammi di congratulazione. Pastro si manifestò commosso da così imponente manifestazione. Egli raccontò al giornalista citami episodi mediti, accadutigli dopo la sua uscita dalle carceri austriache. Il senatore Pastro disse: «Quando nd 1856 uscii dalla prigione, fui nominato modico condotto a Ceneda, l'attuale città di Vittorio. Ma il governatóre veneto, Gorgo wsky, non voleva apporre alla mia nomina il placet, indispensabile per l'esercizio della professione. Riuscite vane le prestazio ii dei miei amici, per ottenere dal governatore tale approvazione, dopo tre mesi di, inut1'» attesa venni a Venezia. Senza che nessuno mi presentasse, da solo mi presentai a Gorgowsky. <( Sono il medico Luigi Pastro. — gli dissi, — ho vinto il concorso di Ceneda; non vedendolo approvare, vengo a chiedere a lei, eccellenza, perchè mi si impedisca l'jnàca attività, con cui mi è possibile guadagnare onestamente la vita ». « Gorgowsky, persona militarmente fiera, mi disse: «Ma ella è quel Pastro, che fu condannato a 18 anni di carcere duro ». Voleva continuare, ma prontamente lo interruppi; anzi, ricordo che, non volendo pronunziare il nome dell'Imperatore d'Austria, risposi così : « Dacché la prima Autorità dello Stato cancellò, con l'amnistia, quel mio neriodo di vita, esso rimase in. mia assoluta proprietà, ed ho diritto di impedirò a ehmnque, anche a lei, eccellenza, di ricordarmelo ». « Gorgowsky non si adontò per questa mia fiera interruzione, ma soggiunse, con calma gravità: «Noi sappiamo che ella va a Vittorio, non per fare il medico, ma per proseguire a cospirare ». Pastro continuò: « Non aveva tutti i torti, a dire il vero: andavo a Vittorio molto più per fare il cospiratore che per curare i malati. Ad ogni modo gli risposi così: L'oculatezza della Polizia austriaca è troppo nota per dubitare che essa non si accorga se dovessi cadere in simili colpe. Tuttavia a priori sarebbe ingiusto il punirmi, con questo divieto, delle colpe che non ho ancora commesso. Egli allora, dopo qualche altra osservazione, senza sdegnarsi, anzi approvando forse nel suo cuore di buon soldato la mia audacia, mi rispose conchiudendo : — Vada pure; stia sicuro che la Luogotenenza risolverà la questione nel modo più giusto e più equo. — Nello stesso giorno infati, ottenni il placet che mi autorizzava ad assumere il posto di medico a Vittorio ». Il senatore Pastro si fermò dopo aver narrato, senza fermarsi, tutto questo collnguit di cinquantaquattr'anni or sono, ricordando anzi con precisione le frasi, le espressioni, gli atteggiamenti di Gorgowsky. Le guancie gli si erano un poco accese. Nello sguardo scintillava rdgii scintillava la gioia della rievocazione, Poi riprese: «Intanto a Vittorio non stavo con le mani in mano; ero medico sì, ma anche capo del Comitato insurrezionale. Nel Veneto, come in tutta Italia, negli anni che corrono dal 56 al 59 si sentiva avvicinarsi il giorno della rivincita. Dai grandi come dai piccoli centri fuggivano in Piemonte tutti i giovani che non volevano prestare il servizio militare sotto l'Austria. Io, naturalmente, in corrispondenza coi cospiratori residenti a Torino, favorivo rtueste diserzioni ed avevo agenti a mia disposizione che sempre mi tenevano informato di quanti riuscivano a fuggire. Mentre giocavo alle carte in caffè col commissario di polizia, i miei acenti si ponevano dietro le spalle di lui ed a me, che li guardavo in viso, dicevano con le ditn delle mani il numero dei fuggiti nella giornata. « Il commissario Soldan si era fatto intanto mio huon amico. D«vo anzi a questa amicizia ed al fatto di avergì: aniarito un figlio gravemente ammalato, se potei sfuggire nd un =econdn arresto. <. Un vecchio venne a denunziarmi come colpevole di aver favorito con denari la fuga del figlio. Il fatto era vero, ma riuscii a convincere il commissario che non ero colpevole. Tuttavia la mia vita a Vittorio diventava mal sicura... Volli parlare francamente al commissariò: — Sentite, gli dissi. ?ono pronto ad aiutarvi con tutte le mie forze d'uomo, con tutta la mia abilità di medico, per qualunque cosa vi possa occorrere. Mi promettete di adoperarvi perchè io non venga mai arrestato? — Il commissario noa mi rispose : .mi disse semplicemente :. — Andiamo, andiamo: che discorsi sono codefi? — Ma pochi giorni dopo, quando l'ordine del mio arresto giunse da Venezia, trovò il modo di parlarne con chi mi era amicissimo e mio compagno di fede che mi potè avvisare. In quel momento ero a Treviso. Venne a portarmi la notizia la moglie del sindaco di Vittorio, che giunse sola per non lare sospetti. Nella sera del giorno dopo, partivo per Torino». Il senatore Pastro tacque per la seconda volta; poi mi disse calmo : « Ho un po' di tosse, bisogna che rincasi». Così è finito il colloquio. Gli occhi ebbero un riflesso dell'entusiasmo che le sue parole avevano rimosso nel suo cuore. Gli strinsi la mano, lo ringraziai brevemente. Anche entro di me alle sue parole era corso quel soffio di vento eroico che muove l'epiche vette del nostro risorgimento.

Persone citate: Luigi Pastro