Una tragedia domestica

Una tragedia domestica Una tragedia domestica tragedia dom(Corte di Assise — 13 gennaio). (Corte di Assise — chnoInEgelChieri ha Inviata una numerosa rappresentanza al processo del suo cittadino Vittone Alberto. Intatti dinanzi al Palazzo di giustizia sin dalle ore 9 sono già fermi diversi, gruppi ed ai commenti 6'iatrecciano i pronostici sulla, sorte del due volte vedovo e mille volte disgraziato falegname. Lo vediamo mentre scende a stento dal furgone che l'ha tradotto dalle . un uomo alto, forte, ma curvo e zoppicamo, sua faccia, già rugosa e sparuta, ha sione di paura e di sgomento. Ha ne dimostra molli di più, ed i suoi tutti bianchi come la sua faccia, a sta nel largo cappello a tesa. Anche l'aula incomincia ad affollarsi; alle 10 e sono finite le pratiche di rito per la formazione della Giuria e incomincia l'interrogatorio dell'Ini- 'liutaio. Ito^T^TJ^^9é^^ V0^^^^^L insigniflcan.el^Presidènte. - Vi siete sposato nel 1901? Imputato cordo ; sono rimasto vedovo In prima volta nel ro1891 Ero stanco di star solo ed ho sperato; ' d'essere ancora felice con la mia Luigia. „£Presidente. — Siete andata sempre d'accordo, 1 dunque, ma come va allora ? ìrJLtimputato l'interrompe e si mette a piangere,peed n singhiozzare forte. ... balbetta qualche fra- se. ma non sa andare avanti. 1 Presidente. - Fatevi coraggio ; oramai quello1 Jche è fatto è fatto. Quel giorno, dunque, il 25 nu2J~'.J .s.^™.°J?Illp-rl_aÌ !"'scaprile dell'anno scorso, siete andato a Troffarello è vero, e che cosa avete fatto colà.? Imputato. — Sono andato a trovare un mio amico in una Casa di salute e a pagare certi lavori che avevo commessi. Presidente. — Prima di partire da Chieri avete detto a vostra moglie che vi venisse a prendere alla stazione? zaCacafrImputato — SÌ'le dissi eh* sarpi tornalo col mnnpuiaio. ai, te cussi cne sarei tornato coi •treno delle 20. — -Presidente ve 6iete andato appena disceso dal treno p fammela im-o™ nn S5l, lordaste pr.ma in\ece. do ]aimputato. Ad un Circolo del paese, ove si mbeveva e si usciva quasi sempre* libbflachL Presidente — Era prora-'0 d'oblìi*^o uscire di delà ubbrlachi?! Fino a che ora siete stato al ^Circolo? i Imout'ato — Sino a notte daranno state le *>• ppoi =ono andato in rasa d'ella pnd-o'na perche cnin casa mia c'era ancora timo buio coPresidente — Poi arrivò vostra moglie n'"'diRaccontate ora ciò che avete fatto. Imputa eh io rare brutto di finirla., dell'altro, arrabbiata ancora anzi Io la seguii, e dopo che ebbe messi in letto j ragazzi le chiesi da sicena. Invece di rispondermi, ricominciò con gif Dinsulti e coi rimproveri n(Presidente. - Ali vi rimproveravaI B|^non aveva torto!.... ScaImputato. — "s'issienore- mi disse che era CFproprio stanca di me 'che s doveva nmria ■ ed „ du quel mentre prese il coltello e mi venne in- decont.ro Io però fui svelto adarfen-ore™ ni. <1,no con tutfe due le mie, cercando di disarmar-: chin : avvenne una colluttatone-^io ero lemnra seduto, essa volevo liberarsi dalla mia ' stretta de faceva eirare l'arma di qua e « là fin che la lasciò cadere a terra, emettendo un' ur.'o. tvPresidente. - Come può darsi che facendo Usolo girare l'arma di qua e là ètsa luTbia 11potuto prodursi una ferita profóndi'u.dlciren' «metri? proionaa unnici cen-,6pL'imputato si stempera in lagrime- dice di 1 a1 saper nulla, di non aver vistoliiìto I non Presidente. — Volete un" buon "coiisi'ffii'o? <d■Dite Ritto, dite la verità. Vostra ino- Uè in ' punto di mone non poteva mentire, còso lm- siplorò dagli aÌ«i""per^6ìlaTietàt'edvon i*r" mdono... non è giusto che. dopo averla uccisa dmaterialmente la vogliate uccidere orò inorai- cmente! Essa non potè negare che foste proprio voi a ferirla... Dite la verità, non oflèndc'te cosi «la sua memoria! wsuueia (.usi L'imputoio si copre il viso, e dice, fra le la- mcrime, che non sa, che non ricordo, che però! non è stato luiI . Il presidente fa portare le vesti della poveri morta e le la osservare. Dal grembiule alia acamicia tutta intrisa di sangue tutto è tagliato i nettamente. | riPresidènte. — Come spiegate voi questo fatto? gImputato. — Sissignore, signor presidente; se! lo sapessi lo direi, ma non so préprio comeltsia occuduto; ci siamo sbattuti pei- tanto tempo ue lei, la mia povera móglie, s'è ferita da sè. P. M. — Dite la verità, siete ancora in tempo! Presidente. — Clic cosa avete fatto poi, do chi avete passata la notte? Imputato. — Da mia cugina; alla mattina andai a Trofarello con una vettura. Presidente. — Che cosa faceste a Trofarello? Imputato. — Girai sempre come un cane (randagio fino alla mattina dopo: lessi il giornale e sentii che mia moglie era morta... Arrivai oliera fino a Torino e l'avvocato Maccari mi accompagnò a costituirmi. Presidente. — Ma perchè siete andato via? Perche '.'ovete lasciata in quello stato; non era vostro dovere di star 11, di soccorrerla, di aiutarlo: se è vero che le valevate bene dovevate star là ! Imputato. — M'hanno corsiglielo di fuggire, 10 ct.j come un automa, facevo tutto ciò che volevano gli altri. Presidente. — E cosi avete orche ucciso vostro mogilie perche fu Bei a verterlo!! 'Siete stato un egoista, non avete pensato clic a voi, sempre soltanto a voi, daM'ora in cui eravate là tino al mattino quando siete ondato dall'avvocato a preparare la vostra difeso! 11 presidente dò poi lenura dell'otto d'accusa che conosciamo già. L'imputato s'accascia sulla panca e piange forte. L'i lettura continua monotona lino alle 11,30. ' Ntilla seduta pomeridiana è fatto entrare per prim : 11 padre della vittima, il quale ni -j-inidlzio del novembre scorso si era costituite'tPoiie civile. M<i questa volta non presentandosi in tale veste è dispensato dol deporre. • Comincio quindi la lunga lista del testimoni 'a difesa. Ctpi'u Clun e io padrona di caso. - Ilo sen't't-v — esso dice —..quella sera il Vincine venire .r: casa verso le 20,30: non avendo egli trovala la moglie picchiò alla mia porta e si fermò • un po' con me c mio fratello. Di 11 a poco Mempo entrò anche suo moglie, lo quale incoiniinciò subito art investirlo con brutti medi. : « Lui non proferi parola e la seguì poco 'dopo nel suo alloggio. Non era passato un iquarto d'ora, ed un grido acutissimo mi fece trasalire; acsors' e vidi la povero donna ritta, •ma attaccata al tavolo in un supremo sforzo di ìl'olore; snbUo mi uff retini a soccorrerla, ina essa mi cadde esanime fra le broccia... l'or terra c'era un la',ro d' sangue. Ma che cosa ovete fatto, Alba-'to 7 » gridai all'uomo, che se ne 'piava immobile sopra una sedia. Egli non mi 'rispose e, coprendosi il volto con le. mani, si niitr- - piangerei Con l'aiuto poi di mio fratello, la sv?stii; accorsi, poi il dottore, che lo, r:i:ró" e In mise in letto. Ritornai alla mattina presto. Per prima cosa mi chiese se al suo Berlo gli avrebbero fatto qualche cosa: io l'assicurai che tutto si sarebbe occonciato. «Oh! j^ì, ella riprese. — purché gli abbiano da perdonare come gl; perdono io!». Presidente : — Era ubbriaco il Vittone quella sera? 'j-este : — Si conosceva che aveva bevuto molto. Presidente: — Era solito a bere? Teste: — Non sempre. Presidente: — Che carattere avevqj Teste: — Allegro, non insultava nessuno, era buono, la sua donna non sì lamentava mai di lui ! Lei era un po' pronta, voleva bene ai suoi figli, ma si eccitava facilmente. P. M. : — Crede lei che la donna avesse potuto atterrare coltello? Teste: — Von saprei giudicare. Un giurato: — La Martano era dedita al vino ? Teste: — Io la vidi irritata, fuori di sé. mi parve fino impossibile che se la prendesse tanto per cosa cosi da poco; ma non aveva bevuto certamente. Un giurato: — Quando la teste entrò, osservò 11 contegno del Vittone? Teste: — No: corsi subito dalla poveretta, eicdpslcscAcmsq 13 gennaio). che ero bianca bianca come un cadavere. Egli non parlò mal- aveva l'aspetto trasognato ed Inebetito. Copra Vittorio, è il fratello della padrona. Egli occorse con la sorella e ripete ciò clic ella disse. Toppino .Annetta: — Io ero a casa mia, quan un giurato e moglie? Teste- SI President3one? -con poco vin° "erde-ia ^^'-ato: - E quella sera come l'avete Ieste : ~ Era Pr°Prl° *assat°! ror<.„ ' p'..',. n„„„ ,,„„, „ „,,„, „£nn ~ Dove dormì vostro cngfno 1 'V'"1 '' - rJ&At ~V : 0 non glle lo d S pe™f" aar(,-_ ... ?!?fjden,e-~ E ,ei, d,ove fornii? ]°-ste\r A c<lsa ÌfU s,fnOT,? Capra- . JW- Maccarj. - Che cosa disse il Vittone nucìilo *ern (piando elle accorse' S'ubbriacava facilmente il Vit- Tacco Luigia, è parente di Berto. Ripete la scena che vide quando, sentito il grido, ac- adogli se era grave. - Andavano d'accordo marito. andavano d'accordo. | Che sua moglie voleva nmmaz- Teste zarlo ! ! L'avv. Cavagllà prega di far venire la signore Capra. «La teste Tacco è una brava donna? E' capace di dire cose false?». Teste Capra. — Oli no I E' come l'acqua fresca ! E' fatta venire poi .la sorella della povera morta, Martano Angela. La D,fesn ^ fonnole incidente perche S5sn non venga sentita stante le sun affinila con a vimmR FOSWmendo non C0„COrrere gli estre- mi dell'art. 2S7 Codice P. P P., specialmente per- rive con la famiglia 'J, Mar'aJ)° ,n,°", c<mv del fittone. L incidente viene respinto e ila teste ^ura c pnr'a: _ . . . „, ,„ « Io vidi la Luigia al mattino... Alla notte piando mi vennero a chiamare non ebbi il Ucnore "'andare temendo fosse accaduto qualche cosa d'] Krave- La la. sul B1'° lptt0- csa-!n'me- con gli occhi quasi spenti. Trovò la forza di dirmi: « Hai visto, forse ieri sera ero M-| sitata dol dottor Giordano. hQuesto affermazione dà .luogo a proteste :de.lla Difesa. La teste parlo vivamente e in ojm-i suoi n(l°- ln °KpI. sua paralo trapela J acredine mal ^2^?uÌ\„^^A/JS2^iMmJSata S^fS» iv> nirlcarica a fondo contro l'imputato e non ha por CFS0 unn T>nroln c1'' pietà „ Adelaide. - Anch'io sono andata e casa de1lln Mnrt!lno HieUn sera: essa m'attirò a sè 1,mi d^ pia"° fT'^'X^f^T P ch6 ncm fnrcl0110 l«antn, nlnk n Berlo!». L'mltimn pensiero della pevera donna tu quolilo di s;ilv!lre 11 marito! Vagente Ercole, maresciallo de, reali cara- tv.nieri. Dice d'aver interrogala subito al mal- Uno la urtano e d'aver appreso da -lei che 11 m;,ri,° lavesse rwl,a- , , , . Tlichiesto dell'opinione sua sui coniugi. ri; 6ponf,c. , M1 risalt<1 che ]n dnnria ora un po' aggressiva e l'uomo un pò' Irascibile ». Aw. Cavaglià. - L'opinione pubblica che cosa dice? To!;,c E' favorevole all'imputato, credendo sin accaduto nifi in un momen.'o di grande ini m seguito olle brutte rnmle profferite dallo \donna. Però si crédesia stato lui o brandire il |coltello per il primo ed a colpire Forneris Michele - Io sono socio del Cnreolo ««ve H Vtttone veniva ad assaggiare H vino! presi(1entj. _ Ha bevut0 molto quella do- menica? . TeMe: " Pl- ha bev,lt0 parecchio, P. M.-i — Che scopo avevo quel Circolo7 Teste: — DI bere... onestamente. Soltanto anello. . f„fnUi Peri Irene dice rose, di poco conto: imam rl!a conobbe la Martano quando era ancora ra- gazza. . . , Parlano quindi i periti dottor Giordano aottor Debernardi e prof. Rertnrelli. Essi fanno una lungo disamina per stabilire se poteva essere possibile l'auto-ferlmento netta posizione in cui si trovavano i due contendenti, tenuto conto anche della profondità dello fenta^ono d'accordo nel non escludere tale possibilità, pur ammettendo tale ipolesi come molto dilli- immani sentiremo altri periti, ed in giornoto si spera di finire. ■ President >• barone Daviso: P. M.: cav. colombo: Difam: avvocati Cavagllà e Maccari: cancelliere: Buzzi.

Luoghi citati: Chieri, Torino, Trofarello