La dignità dei facchini di Marcello Prati

La dignità dei facchini La dignità dei facchini (Nostra corrispondenza). Conili*»- cennnio I facchini di Billingsgate sono in urto col dizionario. E' un miracolo se non lo pigliano a cazzotti. L'imprudente, in omaggio a una vecchia antonomasia, continua a trattarli da beceri : e ciò dà loro sui aorvi. Sicuro, sui loro nervi di facchini sempre meno facchini di prima. E non c'è da ridere, perchè j ormai ' Ma andiamo adagio. Innanzi tutto dovete sapere che diavolo è Billingsgate. Ecco qui. E' un mercato di pesce, un gran mercato di pesce all'ingrosso noi cuore della City. Si può dire la pescheria della metropoli. Naturalmente mica ci vanuo, a far spesa, come in ogni pescheria di buon senso, le serve e le piccale borghesi, portandosi dietro le jloro brevi sporte e le loro lunghe ciarle per ■la delizia dei pittori di genere. Ci vanno invece tutt'i grandi pescivendoli della città, al trotto serrato dei loro pesanti cavalli, con corti furgoni che sembrano costrutti per trasportarvi dei quarti di balena. E vi si fa spesa a tonnellate. Il pesce, a Londra, resta il piatto del giorno per tutta la settimana. La metropoli ne ingoia delle razioni formidabili ogni mattina, al breakfast, o ogni sera, al supper, fritte e rifritte con la graveolente monotonia d'una cucina senza immaginazione. Son questo razioni da ciclopi che fanno anticamera, ogni notte del buon Dio, sul mercato di Billingsgate. Se venite a Londra, fateci ima corsa. Merita. Vi alzate verso lo sei, — è un'ora deplorevole, ma non c'è rimediò, — e pigliate un trono per London Bridge. La prima c^sa a darvi il benvenuto, appena sbucate dalla stazione sotto terra, è la nebbia. Una nebbia immobile e bonaria come un gatto che dorme. Vi s'infiltrano a stonto i primi barlumi del giorno, che sta por tornare a prendervi possesso della vita. I fanali, qua e là, s'inseguono smorti e radi lungo i marciapiedi, con la stanchezza di nottambuli che rincasino. Intorno, la City ha ancora gli occhi chiusi. Vi sentite l'incubo del suo gran sonno silenzioso, del greve sonno di tutte lo sue case vuote, senza un respiro. Non un'anima nè per lo strade ne dietro le cortine calate degli uffici. E' come un immenso alveare in abbandono. Tra qualche ora ospiterà più d'un milione di uomini affaccendati: per il momento non è che uno strano deserto a più ripiani, qualche c^sa d'assurdo. Da uri solo punto verso il Tamigi, sale un piccolo brusìo indistinto di esseri in mo tp. Andate a vedere che c'è. Scendete per un dedalo di viuzze su cui s'inarca la spalla titanica del ponto ; rasentate un dado di granito dal quale si leva nella foschìa una vasta colonna istoriata, che vi fu eretta sul disegno della Troiana ma non risultò più augusta d'un pantagruelico croccante spalmato di crema. Eoi tirato innanzi per una straclucola l'unga come la malinconia e fetida come il condotto di un acquaio. E' li che ritrovate la vita. Una doppia, una tripla schiera di furgoni vi si contende l'intero selciato, da .un marciapiede all'altro, sino al limite oltre cui la nebbia v'impedisce di esplorarlo. I grossi veicoli, ruota a ruota, stanno fermi in attesa d'operazioni di carico che un profano non riuscirà mai a decifrare. Nel frattempo, piantati sui quattro zoccoli monumentali mezzo nascosti sotto la folta frangia del crine intonso, i loro massicci cavalli fanno colazione: le brave bestie, quiete e pensose come ogni buon cavallo da tiro a colazione, sembrano enumerare tra sè Iti pieghe che si vengono scavando nella sacciltippesa sotto il loro muso in movimento. Di tratto in tratto, dalle porte dei magazzini laterali balzano sprazzi di luce violentissima a inondare la scena, traendo dalla penombra un groviglio di zampe e di ruote in mezzo a uno scintillìo viscido di pozzanghere. Non vi si respira più che sentore di pesce. Siete a Billingsgate. Èra i cani e i depositi circola una moltitudine di facchini. Passano quasi di corsa, dandosi la voce, invadouo i vicoli circostanti, vanno e vengono di continuo. Dinanzi a voi, però, non è ancora che un piccolo braccio del gran mercato. Il grosso è più oltre, là dove principia il paese grigio o primitivo dei docks. Ci trovate un curioso edificio che fa pensare a un vulcano di luce elettrica imprigionato in un padiglione di ghisa. Lattei, rosei, rossi, verdastri, bigi, raccolti in piramidi di casse semiaperto o ammucchiati a montagne sullo zinco di banchi e banchi a centinaia, i pesci vi riproducono tutta la gamma dello voragini marine. Arrivano dal mare del Nord, notte por notte, a placare la voracità di Londra. Intere flotte di piccoli piroscafi veloci e di vecchie tartane peschereccie ne compiono il trasporto risalendo il Tamigi fino allo scalo di Billingsgate. Lo scalo non è che un pontone di palafitte nere sotto le quali l'acqua torbida del fiume s'indugia in lenti vortici olet.si. Sembra un mostruoso palco di travi marcie sopra un oceano di fanghiglia fluttuante. Poiché di lassù, nel pallido mattino che si avanza, non riuscite a discernere l'altra riva. E' soppressa dalla nebbia. Travedete a malapena, da una parte, il corpo imniano di London Bridge campato in aria verso il nulla, con dei corpuscoli che vi formicolano in cima; dall altra, una gru galleggiante che comincia a ruttar fumo, protendend i le Bue braccia quasi a rimboccarsi le maniche prima di riprendere il lavoro; di rimpetto, dei rimorchiatori che si rimettono a far la spola tra cantieri invisibili. Un gabbiano solitario volteggia sopra il vostro capo, per il cielo opaco e triste: l'ha attirato fino a Londra il giallastro vapore di Hull che sta ora agli ormeggi, e il selvaggio volatore aspetta con impazienza ch'esso si slacci dal pontone per riprendere il mare in compagnia. Anche gli uomini che vanno scaricando il piroscafo sembrano pieni di fretta. Lavorano di gran lena, in fila, come soldati. Non c'è però un tiffieiale che li sorvegli : c'è soltanto la legge del loro lavoro. Avvolti in camiciotti di tela bianca, calzati di scarponi impermeabili, con dei cappelli di guttaperca, a grondaia, e le maniche fatte su, reggono in bilico sulla testa le casse di pesce fresco, gocciolanti d'acqua salsa, e corrono verso il mercato. Dalla stiva alle passerelle, dalle passerelle alle cancellate. Oltrepassate queste, danno di petto nella folla. E' la folla regolare di Billingsgate. Nel vulcano di luce, — dove una selva di ditte barbariche smaltate in bianco e azzurro sormonta un villaggio di tavolati carichi di pesca miracolosa, — brulica un reggimento di inerenti, di sensali, di venditori all'asta, di facchini, di carrettieri, di accattoni. I lunghi e stretti passaggi che vi s'intersecano per la distesa dei banchi son popolati da cima a fondo di questa gente ripullulante su dal ventre di Londra. Essa entra, esce, chiama, grida, gesticola, sventra casse, colina ceste, fa contratti, impreca, rampogna, ride. Sembra una confusione enorme. Farvisi strada con mezzo quintale di pesce sulla testa dev'essere un problema. E si odono, sopra le altre, le urla de1 portatori che sopraggiungono: i Largo, ragazzi ! — Occhio alla testa! — Si passa 0 no ? — Fuori dai piedi I ». Il vocìo innumerevole fa eco tra le volte e lo pile metalliche dell'immensa tettoia, senza cessare un minuto. Generalmente, si vocia in tutte le pescherie dell'universo, usandovi il linguaggio meno parlamentaro che venga adottato sui mercati mattutini. Si direbbe che di fronte al dignitoso mutismo dei pesci, gli uomini sentano tutto il perfido gusto di possedere una lingua snodata, e non si curino più di tenerla a posto. Ma lo scilinguagnqio di Billingsgate, da tempo immemorabile, è sembrato così sconveniente ai buoni londinesi, che essi l'hanno bollato di un marchio d'infamia per l'eternità. E sapete in che maniera? Adottando, senz'altro il termine a Billingsgate » nel parlare ordinario, come sinonimo di linguaggio a rompicollo e di contegno da beceri. Ciò ha valso al rumoroso mercato metropolitano una fama larga come la filologia, e ha guadagnato al dizionario un'espressione di più. Sullo stampo della quale, naturalmente, — per quella simpatica elasticità che fa dell'inglese la lingua più elastica che ci sia, — venne subito coniato il nuovo . verbo regolare neutro to billingsgate: ovverosia discorrere con gli splendidi fiori retorici cho fioriscono sulle labbra dei robusti facchini di laggiù, quando hanno sulla nuca un mezzo quintale di pesce sgocciolante e una moltitudine d'ingombri per i piedi... Ora la fortuna dello male parole è così pronta, che il verbo di nuova sfornata ebbe liete accoglienze dovunque, fin nel campo della letteratura e della politica. Per dirne una, nel campo delle lettere incominciò ad usarlo anche Maria Carelli, la fortunata scrittrice di romanzi al lattemiele per le buone ragazze d'Inghilterra. E nel campo della politica lo adoprarono ultimamente anche i conservatori, per qualificare i più brillanti discorsi di quel geniale ragazzaccio di Lloyd-George. Perchè molto spesso anche Lloyd-George ha mezzo quintale di popolarismo che gli sgocciola per la schiena e una Camera dei Lordi per i piedi. Allora gli si snoda lo scilinguagnolo. Allora, • >r lui, i Lordi diventano addirittura a un'istituzione putrefatta, un'assemblea sinistra ». Diventano « criminali », diventano <c culi di bottiglia piantati in vetta al muricciuolo della reazione che vorrebbe arrestare la marcia del progresso ». Ed altre cose anche più pittoresche, le quali significano anche meno. Onde ogni volta i conservatori sono scattati su, rossi di sdegno. — « Si è mai visto nulla di simile? Dov'è la dignità? Dov'è il controllo di sè? Dov'è l'educazione politica? Questo è billingsgate bello e buono, è quintessenza di billingsgate, è billingsgate assunto a sistema di governo ! Nessun ministro inglese ha mai billingsgated così scandalosamente in faccia al mondo ! ». Se non che, batti e batti, l'uso di questo termine in circostanze così rappresentativo ha finito per produrre una complicazione inattesa. Ha suscitato, un bel giorno, tutte le sacrosante suscettibilità germoglianti nei facchini del mercato sul Tamigi. Essi si son sentiti diffamati, supinamente diffamati. Per cui hanno subito promosso il loro movimento di protesta. Ma una cosa sincera, spontanea. Nessuna montatura elettorale, perchè quei buoni figlioli votano pei conservatori : come quasi tutta la City, che vuol degli affari, mica delle chiacchiere. Dunque, nessuna montatura elettorale. Soltanto la giusta ira di chi si vede lacerare la riputa-1 zione da un essere irresponsabile come il dizionario. E hanno detto: « E' ora di finirla.' Noi, facchini di Billingsgate, intendiamo che ! l'espressione diffamatoria venga stralciata! dalla lingua viva. Non ha più senso reale, ' è una vescica crepata.. Una volta, anni e anni indietro, allora sì, poteva essere appropriata. Prò darsi che allora il linguaggio più sguaiato e brutale di Londra si parlasse a Billingsgate. Ma oggi, vivadio, no. 1 tempi son mutati. Sissignori, la Billingsgate di oggi non e più la Billingsgate di ieri. Ci si vocia ancora, lo ammettiamo: è quasi una necessità dell'ambiente, un corredo allo sforzo. Ma neghiamo che ci s'incontri ancora la volgare brutalità di un tempo. Il fatto è che non ci si fa maggior baccano e non ci si bestemmia di più che in ogni altro angolo della City dove si concentra il lavoro di centinaia d'operai. Perchè ci siamo ingentiliti anche noi. E oggi sappiamo comportarci in modo da dar dei punti persino ai barbieri ! ». — Dopo di che i buoni figlioli hanno scritto a Maria Carelli e ai loro amici conservatori, invitandoli a fare una visita al mercato. — a Venite, dunque, a vedere come dei facchini moderni sappiano essere cortesi e salvaguardare il patrimonio della loro dignità... ». Ebbene, vi dicevo che non c'è proprio niente da ridere. C'è anzi qualche cosa di patetico in questa sollevazione morale di facchini contro la sfumatura di una parola. Ormai, a guardarci bene, nel mondo, si riscontra dovunque un moto, un anelito nella stessa direzione. Tutto vi tende a salire. Vi fermenta per tutto una smaniosa voglia intima di migliorarsi, di educarsi, di ascendere. E' come un nuovo bisogno universale. Ogni tanto, esso sembra dissolversi miseramente, sembra sfasciarsi sotto l'urto delle cose come sono, andare in fumo. Subisce le sue crisi di crescenza. Ha le sue tristi ore di dubbio, di stanchezza, di sfiducia, di aberrazione. Ma poi si ripiglia. Per tutto, anche negli strati più bassi, anche sotto le croste più asprigne, anche tra le più grottesche contraddizioni. E' da queste contraddizioni che gli scettici attingono i loro argomenti per provare il contrario: e quale articolo di deliziose ironie si potrebbe scrivere sulla protesta dei facchini di Billingsgate! Ma io preferisco cogliervi piuttosto il fenomeno sostanziale di questi uomini inferiori, — di questi grigi protoplasmi nella gran scala della mano d'opera moderna, — i quali incominciano a travedere la necessità di educarsi, la bellezza e la gioia di tirarsi su: e si sentono già quasi al livello dei garzoni di barbiere... Poiché, senza dubbio, nella loro rivolta, c'è qualche elemento di giustizia. La tradizione li dipinge davvero in tinte antiquate che sanno un po' di calunnia. Son sempre facchini, intendiamoci : la salita essendo scoscesa e la perfezione irraggiungibile. Pure non vi fanno l'effetto di beceri a cui continui a star bene l'ingiuria incosciente del dizionario. Girando per Billingsgate, — in mezzo a quella smorta folla vociferante di cui essi compongono i tre quarti, — trovate che sono tranquilli lavoratori niente diversi da tutti gli altri che s'incontrano per la Ci¬ ty, lungo le vie dei cantieri e dei docks. Li vedete passare, spesso, correndo e gridando, perchè non hanno un minuto da perdere e trovano il passo eternamente ingombro. — «r Occhio, sir! Largo, largo ! Due dita più in là, sir/ Thank yout ». — Ed è la solita giovialità bonacciona che forma il carattere della folla inglese, senza distinzione di classi. Ad onta del carico che li opprime, quei poveri diavoli sanno mantenersi rispettosi anche verso la vostra ingombrante e petulante curiosità d'estraneo. E questa è una prova quasi decisiva in loro favore. Tutt'al più, hanno qualcosa di avventato : di facchinesco, nel senso convenzionale o brutale della parola, non vi scoprite più cho qualche rimasuglio. Fanno piuttosto pensare a tanti soldati in tenuta di tela che smantellino volonterosamente una. bizzarra fortezza sull'acqua. Ubbidiscono con una disciplina perfetta alla legge del loro lavoro collettivo. In questo, hanno ormai imparato anch'essi a sentirsi uniti e solidali, con certi diritti e certi doveri di esseri ragionevoli. Nella familiarità che li lega rintracciate perfino qualche orma di gentilezza e di buona creanza in cammino. — « Attenzione: ci riuscite a reggerle tutte e due ? O piglio io la cassa più grande? — Allò, Jim, volete una mano? — Scusate, old cliap, ero in fretta. Vi ho fatto male? ». — E intuite, anche traverso questi piccoli segni colti qua e là di sfuggita, che deve intercorrere fra essi un'amicizia più ricca che nel passato, una più pronta disposizione alla socievolezza e alla volontà di bene. Sembra un miracolo, è ancora qualcosa d'impalpabile come la luce di un miracolo, ma esiste. E lo ha compiuto il lavoro. Il lavoro organizzato su basi nuove, con accentrazioni immani, con metodi scientifici, con macchine. E' lui che ha principiato a trarre su dal fango anche le più primitive macchine umane, è lui che ne ha iniziato subito il perfezionamento, regalando al vecchio mondo turbe di robusta gente nuova' che nessun periodo di storia ha conosciute, mai. Uscite dal mercato mentre i fanali vanno' spegnendosi a poco a poco nella nebbia choj si è rischiarata, e i furgoni vanno levando [ il trotto verso mille botteghe lontane per le grandi vie che si rianimano. Siete stanco, i pieno di frastuono. Pensate di pagarvi il lusso di un ritorno in vettura. Ne cercate una con gli occhi, intorno, rassegnandovi a uno scambio di grugniti col solito vetturino dagli occhi naviganti nell'alcool e dalla cicca navigante per la bocca. Ma di vetture non ce n'è che nelle vostre abitudini mentali. Si vedono soltanto degli automobili ' pubblici, dei taxicabs, che ormai posson dir-1 si le vere e proprie carrozze di Londra. Tanto meglio. Fate cenno al più vicino, sull'angolo dirimpetto. Immediatamente il veicolo brontola davanti a voi, pronto a partirò. L'uomo al volante solleva la bandierina del tassametro e piglia l'indirizzo che gli date, senza fiatare, senza muoversi che per vibrare un colpo di leva. Sapete chi è? E' il vetturino di dieci anni fa, il pittoresco, ma fastidioso vetturino col quale era necessario litigare invariabilmente al principio o alla fine di ogni corsa. Egli ha buttato alle ortiche il suo vecchio cilindro, sostituendolo con un berretto nuovo fiammante; ha donato allo spazzaturaio il suo pastrano bisunto, infilando invece un gran soprabito di cuoio giallo foderato di pelliccia; di più, si è cambiato il colletto, ha calzato i guanti. E ha preso il nome di chaufeur. Non è straordinario, il mondo in cui viviamo? Non è straordinario di fuori e di dentro? I vetturini d'un tempo vi si trasformano in guidatori d'automobili corretti come sportsmen. E intanto i facchini di Billingsgate, — sempre meno facchini anche loro, — vi affermano in faccia a Londra la loro sacrosanta dignità... Marcello Prati.

Persone citate: Hull, London, Maria Carelli

Luoghi citati: Inghilterra, Londra