L'atteggiamento dell'Austria-Ungheria nel conflitto italo-turco

L'atteggiamento dell'Austria-Ungheria nel conflitto italo-turco L'atteggiamento dell'Austria-Ungheria nel conflitto italo-turco II dell'Italia sine qua non „ (P«* telefono alla STAMPA). i i i r o , r a e o e o - i - o n ; i e a o e Roma, 99, notte. Il discorso che il. conte di Aehrenthal. ministro degli esteri della monarchia austro-ungarica, ha pronunciato dinanzi alle delegazioni, è stato tale quale doveva essere, quale scaturiva naturalmente dall'interesse politico: dalle precedenti dichiarazioni e dagli incidenti clamorosi dei quali è ancora vivissima la eco nell'impero d'Austria e nel regno di Ungheria. Lo scoppio della guerra fra l'Italia e la Turchia, cioè, come ha detto ieri il conte di Aehrenthal, fra una Potenza alleata ed uno Stato con il quale la monarchia ha relazioni di amicizia, non poteva spingere l'Austria a pre- clsntpdferire la Turchia all'Italia ed a compro-'mettere il frutto di una savia c tenace po- litica tendente a rendere sempre più cor- diali i rapporti fra i due Stati od i due paesi vicini ed alleati per secondare le speculazioni borsistiche di affaristi Inter- nazionali o Dei- as*imrarp 1» rnnHniiarin nazionali o pei assicurale la continuazio- ne della cuccagna al famigerato Comitato Unione e Progresso. L'Austria-Ungheria doveva dichiarare la sua neutralità, ma la neutralità non doveva essere soltanto apparente; non doveva nel fatto conver- tirsi in aiuti diretti o indiretti alla Tur- chia, non doveva legare la diplomazia au- striaca alla causa disperata di uno Stato barbaro nè renderla tacitamente complice della malvagia campagna italofoba con-. dotta con pazzo furore dalla massima parte ' dei giornali austro-ungarici. Appunto per- chò la neutralità doveva essere sincera, il conte di Aehrenthal senti il bisogno di se- parare subito la sua alta responsabilità da quella della stampa del suo paese. Al- ludo ito e è co ri te ir en ti oo oli uoooala lo alle notissime dichiarazioni, che, me'nte ^JZ^TTL^ mente alla Camera austriaca ed al a Ca- mera ungherese dai due presidenti del' ; Consiglio. Mentre quasi tutta la stampa Sco^rrd^^^ i.conoscere nei due Parlamenti il buon di- ritto dellltalia ed il grave torto della Tur-1chia. Quelle dichiarazioni corrette e leali, che in Italia non passarono inosservate, acuirono il dissidio che si era già mani festato fra il conte di Aehrenthal o gli alti circoU militari personificati nel gene- rale Conrad, capo di stato maggiore e so-'stenuto vigorosamente dall'Arciduca eredi- tario, il dissìdio profondo fra il direttore della politica estera fondata sul trattato della triplice alleanza e il partito della guerra che raccoglie ì suoi più caldi prò- seliti fra i clericali più clericali di papa tari equivalenti ad una grave provocazione all'Italia Il conte di Aehrenthal ebbe il merito di affrontare la lotta nefando Imperatore diato allontanamela ficio di capo dello stato maggiore e di scon- giurare, con questo passo molto ardito, il gravissimo pericolo che sovrastava alle re- ciato ieri e perciò il corollario dei prece-lazioni austro-italiane. Il discorso pror.un- ì ò perciò il corollario dei prece-» degli incidenti sopraccennati. Ilda tte mire a questo pericolo, ma lealmente hat,„„ri„„4^ « r««™ itfliinnn Kir> Hni soggiunto che il Governo italiano, sin dal-l inizio della guerra, dichiarò pubblica-mente senza ambiguità disvoler il principio politico tendente alia .consci--A^SiH U Sin seguito, ha sempie confoimato la suaattitudine a tate decisione. Questo lealericonoscimento dell onesta politica dell 1-osiIdi prev,sa c prononendosi l'aziona navaleaìw„~n —«'i,ui „i -ninn ,mnonal™ ad U\.TOD0 d.' na"° STiuttS^'- ^lla monarchia rimarranno iaimuere tate e che la monarchia si tosa sulle prono, vate alleanze contiene la più autorevole èpiù recisa condanna della pazza.',' pericolosisaima campagna tendente a diffonder che l'Italia si apparecchia febbrilmente all'invasione dell'Austria. Di fronte ad una simile affermazione non abbiamo nemmeno la forza di citare la favola del-lupo e dell'agnello. Ci troviamo davanti a tale e tanta malafede che preferiamo non occuparcene. Il conte di A$hrenthal ha inoltre dichiarato che il compito principale del- utsm^l'Austria consisterà nel contribuire a che «la guerra italo-turca, la quale non è senza hpericoli anche per gli altri Stati, termini ficon la conclusione di una pace egualmente $onorevole Der le duo narti ' i?lè ^TiS^he^JlT ,imi oiaw, p'dobbiamo rilevare che tali pericoli non prò. ; vengono dalla condotta dell'Italia, leale e \ prudentissima fino all'esagerazione,, ma^al- f la sleale condotta, dei turchi, dei fìloturcbi ed anche delle stesse Potenze neutrali Ci basti ricordare i gravissimi disordini scòp- i„ T7*mA !wf Vr. T,,,Ti.ia niv«nmi«iio v piati in Egitto ed m Tunisia ali annunzio delle false vittorie dell'esercito turco-arabo S in Tripolitania; lo scoppio brutale del bar- ijaro fanatismo mussulmano fu provocato (jàlle false notizie pervenute dalla Turchia, dalla enorme diffusione data ad esse in perfetta malafede dagli organi della banco- crazia internazionale in tutta l'Europa e dalla continua violazione della neutralità da parte dell'Inghilterra in Egitto e della ètaru . eia in Tunisia. Non soltanto i turchi, maj ' anche i turcoflli di tutta l'Europa ed un : poco anche le Potenze gareggianti in turco-; fllia sono responsabili degli eccessi de! fa-j Datismo mussulmano. Se tutte le Potenze a vesserò scrupolosamente osservato i doveri della neutralità e se la stampa europèi si fosse astenuta dall'intervenire nel conflitto ?» * Ti? S^^^f S lunnia, della diffamazione e dell'eccitazione ; 6. <iclinquere, la guerra sarebbe finita rapi- damente senza recare danno di sorta alle senso molto lato, nel senso cioè che la ba- 1ce non sia tale da disonorare la Turchja. ài la Turchia. L'Italia non imporrà al nemL co vinio un nuovo trattato di Santo Btefa- 'no. ma è ben naturale che nel trattato di pace non ci siano nò ci possano essere con- dizioni egualmente onorevoli per le due par. o ti. nou ci potrà essere eguaglianza di trat- tamento fra vincitore e vinto. Nell'attuazio- ' - ne del suo compito principale l'Austria non a dovrà stillarsi il cervello perchè è ormai e nei]'ex vilayet africano. L'Austria sa che i buoni uffici dovranno essere rivolti soltaìi- i to alla Turchia e bisognerà persuadere la - politania ed in Cirenaici II conte di Ae- l brenthàl. che còucluse la pace con là Tur- - chla in ^ all'annessione della Bosnia- lenza dove è npo- - sto rou0re della giovano Turchia. Egli, che - Erzegovina, sa per esperienza dove è ripo- 6( l'ha concluso. Ja pace suUa base dell» com- >- a riconoS(.ere Pi1P 1]nn t,raniìp .nffnren»a i uc0,10s(ere clle 00 una gianae ainorenza l- fra il caso dell'Austria ed il caso dell Italia, a- L'Austria procede aU'annessionc delle due i-- po dj mari0j 6enza punto preoccuparsi de, S ^f0* ^ ^,»»w'**.Ì^ a vato scrupolosarnente lc norme de) dirUtole tofarw«J«iàlè procedendo dall'id«m«i«m 1- ollo *,ni.t~-~.t~~~ ai "■i.-i le *an^ 1»»itazionI P<* secondare i vivissimi o desideri e per calmare le non meno vive "° preoccupazioni dell'Austria. Non è pe-ciòt ~ \™ « Pendere a mederò ilu- i^ato austrp-turco del 1909. o è o- rò Le- nuove linee ferroviarie in Tì'ipoiitauia ed in CirenaicaRoma, 23, notte