Vittorioso combattimento a Bengasi, dolce festa a Tripoli nel giorno di Natale

Vittorioso combattimento a Bengasi, dolce festa a Tripoli nel giorno di Natale Vittorioso combattimento a Bengasi, dolce festa a Tripoli nel giorno di Natale gx* telecraf L'alio preordinato da Enver bey cantre lenii respinto dalle trincee (Per telegrafo e telefono alla Stampa). TRIPOLI, 25, ore 28,15. Nulla di nuovo. Un marconigramma do Bongasl annuncia ohe questa mattina. 'I nemico ha Iniziato un'avanzata eulla piazza. Alle io, varie colonne, della forza complessiva di alcune migliaia di uomini, eon artiglierie ei eono disposte sul nostro fronte orientale, spingendosi dal mare fino alla Berka, a una distanza di olrea cinquemila metri. Le noetre truppe, pronte, attendevano. Lo etato del mare Impediva II eonooreo delle navi. Il nemico el è avanzato lentamente, in direzione di Soiat e delle noetre ridotte N. 4 e N. 3, fino a due chilometri. Quando il nemieo fu qui giunto, I noetri hanno aperto II fuoo eon l'artiglieria e l'hanno arrestato dovunque, cagionandogli gravi perdite, visibili dalle noetre opere. Al tramonto, Il nemico ha ripiegato sull'oasi retrostante. Neeeuna perdita da parte noetra. A notte, Il tempo el è rimesso e II mare è andato calmandosi, eoaloohè l proiettori delle navi hanno potuto Illuminare I din torni della piazza, rlmaatl deserti. Come si svolse e fu respinto l'attacco Roma, .26, sera. Sulla situazione a Bengasi e sul combattimento del 25, la Tribuna ha da Tripoli i seguenti particolari: « Il capo delle truppe turco-arabe, Enver Bey, là, mattina del 25, ha dato ordine ad una colonna, forte di oltre tremila uomini, appoggiata da alcuni pezzi di artiglieria, di uscire dall'accampamento, posto sul ci glione dell'altipiano, di scendere verso la costa del mare, in direzione di Abutraka, poi . di mutare direzione verso nord-est, e di avanzare, attaccando la caserma Berka. Enver Bey intendeva, probabilmente, tentare Vaggiramento della posizione della Berka « Contemporaneamente, un'altra colonna, di. qualche migliaio di beduini, doveva marciare contro le nostre trincee ed occupare l'oasi di Fojat, Va oasi dell'abbondanza », che, come sapete, vanta i migliori pozzi di acqua dolce di tutta la regione bengasina. « I nostri soldati, (benché fossero tutti affaccendati ad ornare le trincee di festoni c di bandierine per la solennità del Natale, mentre molti di essi erano intenti ad aprire i pacchi dei regali arrivati dall'Italia), appena le sentinelle delle ridotte pia avanzate diedero l'allarme, ed il nemico fu segnalato, accorsero tutti al loro posto. E cinque minuti dopo tutto il reggimento era pronto a combattere. La prima colonna dei turco-arabi fu avvistata alle ore 9,30 del mattino. Alle ore 10,30 il nemico prendeva contatto con i nostri avamposti, che contrattaccarono vivacemente, con le piccole artiglierie, ma a grandissima distanza. Mezz'ora più tardi la battaglia era impe- sguata su tutta la linea delle foriiflcazioni che proteggono dalla parte di terra la ca-, serma della Berka, quella caserma che ven- .. » - i a m „ r. • i ne con tanto valore conquistata alla baio- netta dai soldati del generale D'Ameglio. IV. vento soffiava violento e innalzava al di Idi dei limiti dei palmiti nembi altissimi di sabbia e di polvere. La visuale verso terra era inrertn rame relata Xmi ostruite ciò le era incerta, come zelata, nonostante ciò u artiglierie italiane, appena ebbero a portata di tiro la colonna nemica che si avanzava lentamente coprendosi dietro tutti gli o.««-jc'oli del terreno, aprirono su di loro un fuo.' co rado dapprima, poi, come il nemico continuava ad avvicinarsi e il bersaglio diventava sempre più nitido, furiosissimo. I turco-arabi risposero con numerosi colpi di shrapnels, nessuno dei quali arrivò mai ad esplodere sulle nostre posizioni. -Il grosso dell'avanzata nemica si arrestò. Il generale Ameglio, supponendo che «««.orarresto fosse un raccoglimento delle forze nemiche per tentare poi l'assalto alle posi- zioni inviò battagtìonidi fanteria a r^\^zare tutti i ridotti degli avamposti e special- mente le batterie che dominano i pozzi di Fojal, punto dove sembrava volessero con- . „„,„„„,. , „. , „ giungersi le due colonne dell avanzata ne- viica. M al'assalto generale non venne. Il nemi- „„ „j .,„ mi„H„ . _,„„„ a- as co, arrivato ad un miglio e mezzo di di- stanza dai nostri r°'icolati, non osò av- re ut unirsi più oltre sotto il tiro ben diretto . ... ,. .„ j., „„. „ „_..... , e micidialtssimo della nostra artiglieria da 75. Soltanto pochi gruppi di cavalieri arabi e qualche manipolo di regolari, avvolti nei. . . . . .. _ . „ „„„„ , brancni barraccani, si spinsero sotto la traiettoria dei nostri proiettili, ma, decima- fi, ripiegarono in fuga urlando e gestico-. ' 'landò. Durante il pomeriggio l'artiglieria nemi ca tentò più volte di sfondare le opere di collegameZo ir* . /orli», l^ì&Tv'. 1 « N. è, Ma appena appariva la tetta1 i r glioni nemici, protetti, dai loro peivomitanti un fuoco, altrettanto vivace quanto innocente, i nostri cannoni convergevano loro contro un tiro incrociato, che fermava la colonna avanzante e la faceva costantemente retrocedere. «I turco-arabi cambiarono più volte posizione. Alcuni, fatti arditi dalla constatazione che le artiglierie navali tacevano (infatti, per il mare burrascoso, la San Marco e l'Agordut avevano dovuto levare l'ancora e bordeggiare al largo), cercarono di spingersi sulla Berka, anche dalla parte della costa; ma anche qui le nostre batterie li misero in fuga. Verso le 17 del pomeriggio, il nemico iTiiziava il suo movimento di ritirata, parte su Auasegal e parte sulla via che conduce a Mera- Fu dunque, più che altro, un duello di artiglieria. Le nostre fecero strage dei nemici, ma i pezzi turchi, quantunque sparassero parecchie centinaia di shrapnels, non riuscirono nemmeno a ferire uno solo dei nostri uomini né a danneggiare uno solo den nostri block-hause avanzati, Il generale Ameglio si aspettava per stanotte un nuovo e più violento attacco. Era, infatti, probabile che il nemico volesse ritentare un colpo più audace e meno sfortu nato, nell'oscurità tempestosa. Perciò, le navi illuminarono per, tutta la serata, con potenti fasci elettrici, i dintorni.di Bengasi e i declivi dell'altipiano. Non è più giunto a Tripoli, fino a que sto momento, nessun altro marconigram ma, e cosi non sappiamo se Enver Bey abbia o no ripreso il suo movimento offensivo t antro le posizioni tenute dal generale Briccola. Il piano dei tnfeo-arabi di fronte a Bengasi a Roma, 26, sera La Tribuna pubblica una corrispondenza da Bengasi, In data 23, nella quale si danno interessanti informazioni che corrispondono ai fatti svoltisi laggiù nel giorno di Natale du rante il fallito accerchiamento tentato da Enver bey intorno alla nostra piazza forte. ci I turco-arabi occupano sempre il ciglio dell'altipiano che guarda il mare. S«no diecimila V sono quindicimila? Non si sa con precisione. Gli informatori oscillano con contraddizioni straordinarie fra queste cifre, e nemmeno degli informatori è possibile fidarsi. « Certo è che il nemico è fornito di arti glierie, ha molti uffici? li turchi arrivati di recente dal confine egiziano con denaro munizioni sotto le spoglie- di medici o san: tari della « Mezzaluna Rossa. > « 1 nostri aviatori, finché il tempo lo permetteva, erano continuamente In moto per invigilare le mosse nemiche su quattro strade: quella costiera che va a Tocra' attraversando la popolazione della Bragta; quella battuta da tutte le carovane che vanno Derna e che porta a Merg, punto di concentramento degli arabi, lontano una sessantina di chilometri da Bengasi; quella di Bumariain che va nell'Abidat occidentale; e infine la strada del sud che contorna la Grande Surti < Sulle prime tre vie gli aviatori hanno compre veduto un vivo movimento di grossi nuclei nemici: tutti provenivano dal Merg. Ma da quando è incominciato il cattivo tempo e ha principiato a imperversare la bufera che neppure ora accenna a diminuire gli , aviatori non si sono più potuti innalzare. ^SSS^S^a3^^,^} £a]!2£Le inCert° i informazioni di esploratori indigeni. . V. Le finte del lieuiico i . „ nemlco 03tenta sulle nostre pos,zlou, una grossa colonna dominante la strada che da Bengasi va a Merg; e con essa tenta òcoi notte,attacchi più 0 meno Violenti contiro t *tóò>haus . che gli Italiani vanno «rruendo e fortificando oltre il limite trincèe, .congiungendoti con fitti reticolati j^^eàf'menlrf ^perveroava là ' rdalie ^^^fta^.%^ 0 molto semplice. Egli tende a far credere che il grosso degli arabi-turchi contrattac^\^^^^S^&^ f appiano che tanto a nord, verso Legiem, quanto a sud, presso Hau-Segal, esistono al- iTt.A!ìe Rrosse c,ol3nWe 21 beduinl ?"Su2l" sentati con regolari turchi e comandati da vaienti ufficiali. Esse si tengono prudente mente indietro e abilmente celate. Si spera dunque dal generale turco in Cirenaica che &H italiani facciano un'avanzata decisa sul faitipiano. si impegnino con la colonna che noi vediamo attendata sul ciglione, pene Tino nell'Interno ael Gebel per piombar loro addosso con le due colonne tenute nascoste e C0StrinBeirli COsl ad un'azione sul fronte e sui fianchi. « Un punto che in questi giorni è sempre conteso fra 1 avanguardia nemica e ì nostri .,attagfioni dena Berta, è l'oasi di Foehad (oasi dell'abbondanza). Questa- è fornita de. gli' unici pozzi d'acqua dolce veramente ot'Urna che si trovano nei dintorni di Bengasi. tempesta di acqua e di vento e il buio era profondo, un migliaio di nemici ha attaccato le nostre ridotte orientali sperando di tagliarle fuori dal grosso dell'esercito. Ma i colonnelli Airenti. Vanzo e Rossi, che comandano rispettivamente il 63.o, il 57.o e il 79.0 fanteria, e che hanno la direzione degli avamposti, vigilano attentamente, pronti sempre a respingere gli attacchi notturni. Perché il nemico ostenta questo spiega- E là che appaiono più di frequente i barracani del beduinl. E' H che i nostri batta- «»ont spingono continue punte offensive per ì&g^à^ «Teliti ìSS Sei 1 agli abitanti, provvedono le navi-cisterne. La vigilanza delle navi • Nelle acque di Bengasi, oltre le navi che vanno e vengono continuamente, han/io datò; fondo l'incrociatore San Marco e la regia nave Agordat, l'uno ancorato in vista della còsta fra la torre Gusser e Bengasi, l'altro in vista della spiaggia della Giuliana. Sicché, se ii nemico tentasse di scendere verso le rive ;bengasine, si troverebbe esposto al fuoco 'dèlia' artiglierie navali. « Qua si crede che un grosso avvenimento militare possa essere imminente, tanto più che le notizie di rinforzi che il nemico riceverebbe dalla via di Merg si fanno sempre più, frequenti e insistenti. » Corre voce che gji arabi sieno sempre mal eoetenji_d i. prestare 'servizio sotto la direzione del'turchi, specialmente in vista d'un indetl•' nito prolungamento della guerra e della coltivazione dei campi, che è urgente ih questo mese. Ma si trovano costretti a restare per la paura che, ritirandosi, 1 turchi vogliano pu-nlre la loro defezione a suon di cannonate. E sono sobillati anche da alcune tribù ^edell altipiano, che hanno promésso, offrendo ostaggi, di aiutare la guerra santa proclamata da Eavcr-bey nel suo giro di propaganda a traverso l'altipiano della Barca. • Continuano sempre con grande attività gli ultimi lavori d| fortificazione delle nostre posizioni. Sono state messe in trincee potenti, su posizioni elevate, quattro batterie da 75 A, s si attende l'arrivo di altri pezzi a tiro rapido ed a fusto deformabile, nonché di grossi cannoni di lunga portata, per battere l'altipiano efficacemente anche senza il concorso delle artiglierie delle navi. « Lo spirito delle truppe è lietissimo; tutte attendono l'arrivo dei doni di Natale, che i piroscafi-trasporto, a causa ilei mare molto grosso, non hanno potuto sbarcare che in parte. « I generali Ameglio, D'Amico e il comandante in capo, generale Briccola, dirigono personalmente la costruzione dei blok-haus più. avanzati, l'organizzazione dei rifornimenti, il rafforzamento delle trincee e la messa in posizione delle artiglierie che debbono proteggere le nostre ridotte. ■ Sono attese, da Napoli nuove truppe per la fine del mese ,»; La situazione a Derna Roma, 26, mattino. Il Messaggero ha da Tripoli, in data 25: Un'importante constatazione è stata fatta a Derna da una nostra ricognizione eseguita in seguito ad affermazioni degli informatori. Il nostro Comando era stato informato che sulla via che conduce a Sidi Azin, da una casa occupata da contadini, si facevano segnali convenzionali per avvertire il nemico delle mosse delle truppe facilmente visibili. Essendo la detta casa in posizione abbastanza elevata, fu deciso di togliere di ttiezzo quella specie di telegrafia ottica, "."impresa non era facile a compiersi, tratiì di portarsi in territorio ove, in prossimità, accampava un forte nucleo nemico; La ricognizione, con rapidissima marcia, seppe avvicinarsi al luogo in questione, fi-,no a due chilometri circa, piazzando una batteria da artiglieria, e con tiri ben diretti ridusse il casolare in mucchio di rovine. Compiuta l'operazione la ricognizione entrò senza incidenti, nelle trincee. « A Derna notizie dall'interno assicurano che, effettivamente, al campo nemico sono ciuute bande di arabi, ma che essi non furono potuti armare con armi da fuoco regolamentari. Si conferma la presenza di nuovi ufficiali turchi, che sono preposti all'istruzione degli irregolari e si confermerebbe che il malumore delle popolazioni che sono taglieggiate in tutti i modi per fornire ìviveri agli accampamenti, va sempre più|aumentando. Infatti, sono stati requisiti tutti i quadrupedi; il bestiame da macello è totalmente scomparso cioè... digerito, come sono esaurite le provviste di cereali. Questo stato di cose, secondo gli informatori, non potrebbe durare a lungo, salvo che giungessero i rifornimenti che sono da qrualche tempo ostacolati per via di mare o di terra con qualche rigore. \ti Il generale Trombi ha riunito alcuni ca-1 pi armi ai quali ha 'fatto jptesente la grave ' situazione in cui si troveranno le popolazioni se perdureranno esse a mantenersi In aperta ribellione contro l'Italia di cui ormai fanno parte. I capi, alla loro volta hanno dichiarato che le popolazioni subiscono ancora la violenza del dominio dei turchi, che non possono scontentare fino a che la Turchia non arvà più modo di esercitare alti di imperio e di eseguire vendette tremende •>« ci ìcut un altare era stato eostruito eon due 'tavole e con tovaglia di candido Imo. Kjuando il eappellano militare, rivestito dei paramenti ricamati in oro, incominciò la messa, quasi seimila' saldati erano disposti a quadrato intorno all'altare col berretto, fra le mani, curvi, concentrati in un silenzio impressionante. I generali Pecori è Lequio, coi loro Stati Maggiori e innumerevoli ufficiali, assistettero olla celebrazione. Quando, alla elevazione, l'ostia consacrato sali verso il cielo luminoso, quasi tutti i soldati, come presi da un'unica fòrza irresistibile, si inginocchiarono, piegarono la testa. Fu un momento di emozione intensa: pareva ehe il Dio degli eserciti vibraste su quel vasto tempio senza mura, ehe aveva per cupola la concavità del cielo limpido. Molti compivano per la prima volta un atto simile : nessuno se ne senti vergogna : una forza nuova, un vincolo invisibile sorgeva, * che li riuniva per i ricordi dell'infànzia smarriti e risorgenti dal fondo delVanima alle loro case, ai loro cari, alla patria. ' GIUSEPPE BEV10NE. ,j Il bht Piazza del Municipio a Bengasi