La crisi dell'orefice

La crisi dell'orefice La crisi dell'orefice , !"ulat0 1,nvt? del aUlvl?,'„o1. 1,1 I'anc:u0lt!l sempheo. pure il Lavino per mancanza di libri solite colpevoli .toiscuranzc, ci {Tribunale Penale 01 Torino - 20 dinembre). 11 30 giugno scorso il Tribunale Civile di Torino pronunciava il fallimento del signor Alfredo Lavino, esercente oreficeria nella città nostra. Questo provvedimento era la risoluzione inevitabile di una crisi attraversata dal Lavino, di uno stato di co.-w anormale in cui era caduta la sua azienda, in seguito n dissesti dl altri suoi debitori, a mancanza di fondi, ad alcune operazioni che l'amorini giudiziaria ritenne poi conseguenza di frode i' costituenti il reato «li truffa. iDiguisachè il Lavino, pochi giorni dopo la dichiarazione del suo fallimento venne trailo in arresto, c contro di lui c contro due delle, sue figliuolo, Giuseppina e Luigina Lavino, ,nì imbastì procedimento per bancarotta fraudolenta e per truffa. Queste ultime imImitazioni consistevano nell'addebito fatto "t Lavino od all« sue figliolo eli avere,' in giorni ili poco precedenti al fallimento, fattosi consegnare borsette d'oro dalla Ditta Gustaudi o Cantero, ed altri preziosi oggetti da altre ditte fornitrici, col pretesto di venderli, mentre tali oggetti ebbero ad impegnare. Tuie in sostanza l'accusa originaria mossa ai Lavino, ridotta di poi dall'Ordinanza di rinvio ad una sola imputazione, quella iti danno del Gastaudo. Quanto all'azione di bancarotta fraudolento» questa si risolveva nel l'atto che il Lavino avrebbe disi ratto ed occultato e disvino attivo, oltre l'addebito mosso conti o e per quelle he caratterizzano i reati fallimentari di minor gravità. Sertónchè una quarta persona doveva peneirarc nel cerchio dell'accusa, esservì compresa e conseguentemente rispondere d'un delitto alfine, anzi direttamente iettato a quello ili bancarotta fraudolenta; di avere cioè nell'occasione dol fallimento Lavino distratto beni mobili del fallito c precisamente delle gioie ,1! polizze di pegno per rilevante valore. Quo|6t0 qUilrto imputato è il signor Vittorio Valobia già procuratore .renerale della Casa Eredi Masénza. Costui crasi offerto di sollevare 11 Lavino dalla sua crisi, gli aveva anzi I fornito .somma dl denaro, ma si era in CamIlio fatte consegnare polizze di oggetti preziosi impegnati, per un valore di molto supcriore, sia al suo credito, che al mutuo fornito, ti sospetto che tale operazione egli avesse fatto per proprio esclusivo vantaggio cà in danno degli altri creditori, numerosi eil ingenti, determinarono l'azione peritile contro ili lui, e In relativa accusa, mantenuta nell'ordinanza di rinvio a giudizio. pscdvnucppvglrtLpcdecgltrcvttL{semdsugmvLsSnstssa, i1 lIl fallimenti), naturalmente sopravvenuto tlimisi subito dopo l'operazione Valobra, im-1 Spedì ojrni parziale destinazione della mercei z | rappresentata dalle polizze, od il curatore | Irain Beccaria, potei gtar!, tdibattito che j d delta Jaiuta.cav avv. iram Becca da ieri si discute dinanzi al Tribunale, dove comparvero il Lavino, le sue figliuole ed il Valobra ed un corteo di testimoni d'accusa ed a discolpa. 1 sth^z^A^Sf^ìì che sono" tuSf amo tne£Se u ,U]»g0 interrogatorio degli impu tat;_ ja storia in parto pietosa del fallimento, falle dal diligente curatore, e le deposizioni tàida ora -i Oppi il dibattimento prosegue per la •<; wj iMiussswssMetasisisssws»»»1»»" »■ '»" uiKii»Ml falle da] diligente curatore, e le deposizioni testimoniali, Che esaltano la correttezza e , 1 onestà del fallito Lavino, ed accennano alle attuali crisi dell'oreficeria esaurirono la Junsa e faticosa U(Iienza di ierii cnjusa a oppi n dibattimento prosegue per la al~ -;btuwlqne é la sentenza, - 'cavaUerone^-T' c-Vv- CavaWà Riusa C, ^f5lH0ria5'Mocaganà -^Difesa: avvo";nccvari Farinelli, Costanzo Levi e C. À. Damiani ' Cancelliere: Gay. le

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