Miserie imperiali

Miserie imperiali Miserie imperiali Se Giorgio V possiede quella misteriosa sapienza infusa che èf la superstizione, dev'essere stato fortemente turbato dall'incidente occorso alle Loro Grazie i Duchi di Fife. Gli augusti parenti hanno fatto un capitombolo in mare da una nave che porta il nome della città che proprio in questi giorni l'Inghilterra ha assunta' a capitale delle Indie, nella sperauza di poter così venire a capo del suo ostinato nazionalismo.'Non è un lieto presagio per quella pruden- te e quasi rassegnata politica di conoesaio- ni che in India e in Egitto è stata sosti- tuita ai procedimenti à poigne degli uo-imijii imperiali Lord Curzon e Lord Oro.- 'liner. Ogni giorno la vecchia Inghilterra è!pìù indulgente alla sua ribelle figliolanza.imperiale.,Sembra che a Londra non pen sino che a inargentare l'oro della corona, perchè non risplenda troppo e i suoi bar bagli non provochino a furore i popoli soggetti. Chi.mai lo avrebbe creduto? La sparti zione definitiva dell'Africa settentrionale ha rifatto una reputazione di avventurosita alla Francia, all'Italia e alla; Spagna, In questo momento l'Italia è il solo paese del. mondo che sia felice di menar le inani Marciando su Larrache e El Ksar, la Spagna s'è messa animosamente allo sbaraglio. La Francia ha proferito parole minacciose inalberando Delcassè come uno spauracchio. Invece le due Potenze impe riali, Inghilterra e Germania, sono entrate in gara di reticenze e di esitazioni Ricordate il discorso di Lloyd George? Era un vero e proprio squillo di guerra, c ... Se pei* mantenere questa ricchezza e c questa pace, bisognasse rinunziare all'alta « posizione che la Gran Bretagna ha con« quietato in lunghi secoli di eroismo, eb « bene mèglio allora la guerra... L'onore nazionale non è quistione di partito >. Il ministro radicale aveva tolto in prestito gli accenti unionisti: il suo discorso era in tonato su quelli famosi di lord Beaconsfield il' fondatore dell'imperialismo inglese. Pace sì, ma pace con onore, peace with honour: meno lontana dalla guerra della pace con decenza in cui tutti i paesi s'accontentano quando non li agitino le smanie della ege monia. Parve dunque, accennando a que 6ta pace, che Lloyd George annunziasse la guerra. Il suo fiero richiamo impose tregua ai partiti come l'annunzio della patria in pericolo. E parve fosse chiuso il ciclo politico degli ultimi cinque anni durante i quali l'Inghilterra non s'era manifestata che in proposte di arbitrato e di disarmo all'estero e nella lotta contro i Lordi all'in terno. -Invece nel sereno discorso di sir Grey ai Comuni, le fiere allocuzioni di Lloyd George si sono spente lentamente e nobilmente come nelle ondate ancora larghe, ancora alte ma lambenti la spi: già fino allora battuta, si rallenta e finisce il ritmo convulso della tempesta. Qual era il eenso del lungo ed elaborato ragionare del ministro degli esteri? Che l'Inghilterra non modifica la sua politica estera, ma che se la Germania modificasse la sua, le due grandi nemiche potrebbero venire a una buona amicizia, poi che dall'affare maroccbiuo le relazioni fra i due stati non sono etate migliorate uè peggiorate. Insomma l'o stiliti anglo-tedesca persiste : e persiste nella sua forma attenuata e cronica insieme che pare non dia speranza di risoluzione. Oscillerà ancora tra una mezza lusinga e una mezza minàccia, tra una visita di Sovrani e un dispetto diplomatico, tra un accordo per la Persia e un incidente per la Turchia — lunga, lenta, inveterata. E nou sarà guerra nè pace: eternando quello stato di pace armata che ammollisce come la pace e pesa quanto la guerra. Continuerà la gara del bluff e delle dreadnoughts. Continueranno a fare a chi minaccia più forte e a ohi si ritira più decorosamente. Più che mai la grande arte di stato consisterà nell'evitare oggi la mobilitazione che rendemmo inevitabile ieri. Questa è la storia diplomatica dell'Europa da . quando l'Inghilterra è uscita dalla eplendid isolation. Le parole di Lloyd George, rinviando a Guglielmo come in una eco le sue provocazioni bellicose, avevano fatto credere che, in un modo o nell'altro, i due contendenti volessero aggiustare il loro conto. E lo potrebbero anche pacificamente se tanto grande e giusto è il terrore d'una conflagrazione: se il supremo interesse è quello della pace. Ma sarebbe una grande impresa, cui bisognerebbe lo statista superiore: il Disraeli, il Bistuarck, il Cavour, il creatore volontario e geniale di nuove situazioni storiche scomparso dovunque per eedere il luogo ai politicanti i quali procedono giorno per giorno, e caso per caso. Il reclutamento democratico, la f ignobile servitù elettorale hanno escluso dall'azione politica tutti gli uomini capaci ìì sentire fortemente e di pensare profondamente. Però l'Europa non viene nè alla guerra che rinnova nè alla pace che ristora. La rivalità auglo-tedesca impone lo ttatus i/uo universale. Non si possono sperimentare le rifórme sociali perchè l'odio fra Londra c Berlino escludendo lo stato di pace, impegna nelle spese militari la metà del bilancio d'ogni paese. Ma non si posso10 usare queste armi a liquidare le partite ai cui potremmo, esser tutti d'accordo, nou ,i può verbigrazia scacciare d'Europa il Turco e dividere fra gente civile lft sue spoglie, perchè l'unità spirituale europea che •ose possibili le crociate non si può rinno/are in un'Europa divisa in due campi, tinorosa d'ogni complicazione che possa provocare l'urto fra Inghilterra e Germania, preoccupata solo di stornarlo come il flagel,0 dell'universo. Che détenle, e quante notula matureranno allorché uno dei due aspiranti alla supremazia l'avrà finalmente conseguita o tutti o due per conseguirla si saranno rovinati a benefiziò di un terzo o dei ter/i! L'umnaità ha tanto da fare e tanta' fretta di fare che pare invecchi aspettando. Poche pagine della storia furono altrettanto pesanti a voltare. Non solo due stati, ma due metodi sono di fronte. Prevarrà l'empirismo ingleseo il razionalismo tedesco? Il liberalismo ari stocratico o l'autocrazia dissimulata imperiale o socialista? Ora che la presenza del nemico ha restituito la facoltà di comprendere a quei pochi socialisti che non ne erano radicalmente privi dalla nàscita, ora s'intende per quanta parte le quistióni di classe sono legate alle quistióni' internazionali, e come le sorti del proletaria' to dipendano più tosto dalla soluzione dei grandi problemi storici che preoccupano la borghesia, come il conflitto anglo-tedesco, che non dall'assunzione d'un Turati o d'un Bissolati al comando di qualche migliajo di schiamazzatori... Una frase è veramente caratteristica e significante nel discorso di Sir Grey: < Noi « non possiamo suscitare gelosie, perchè la • vera politica dell'Inghilterra è ora di e« spandere il meno possibile i propri terri« tori... •." E' l'ultima e definitiva sconfessione dell'imperialismo da parte del Governo di Londra. Ai giorni dell'incoronazione s'è molto ripetuto che l'Impero di Giorgio V non rassomiglia ad alcuno degli imperi conosciuti nella storia. Ma ora sembra che non rassomigli nè anche all'impero britannico — almeno a quello della Regina Vittoria e di Disraeli. La maggiore fra le colonie della Corona, quelle governate direttamente e autocraticamente da Londra, accoglie dei fermentò di rivolta che. se ribollissero per quanto l'India è vasta, toglierebbero all'Inghilterra la ròcca del suo potere asiatico. Le colonie libere, i così detti Dominions, sono oramai di fronte alla madre patria cadetti arricchiti in esilio, orgogliosi più di sè che di essa e indifferenti alle sue fortune con tutta la vivacità della irriconosoernza che è il più fresco' dei sentimenti. Paiono così piccole le isole fumose del regno, a un canadese, cittadino di un paese grande quanto gli Stati Uniti, a un australiano che vede la sua isola occupare sulla carta geografica tanto spàzio quanto ne occupa l'intiera Europa, a un affricano del sud che è congiunto a Londra soltanto dal ricordo di una guerra spietata! Tutti costoro sono inglesi solo a patto che questo nobile privilegio non costi nè ' uno scellino nè un globulo rosso. Con i cittadini degli altri Dominions, Terranuova, Nuova Zelanda, ecc., sommano a quindici milioni. Fra venticinque anni avranno sorpassato la 'popolazione della madre patria. Alle loro terre, come già a quelle dell'America del nord, verranno uomini d'ogni paese. Questi quindici milioni di bianchi potranno forse un giorno governare cento milioni di popolo misto. Che pensiero si possono dare del conflitto anglo-tedesco? Solo di non patirne alcun danno. Non contento di possedere come ogni altra colonia libera un parlamento, un tesoro, una polizia e una magistratura propria, il Canada e l'Australia hanno voluto ave-re navi proprie da guerra. L'Australia ha dichiarato che le sue non lasceranno mai le acque australiane. Il Canada che possiede alcune unità e ottime basi di operazione sia sull'Atlantico che sul Pacifico, riserba al suo governo e al suo parlamento di risolvere se sarà o no il caso di offrire le une e le altre alla Gran Bretagna il giorno che questa fosse in guerra. Il grandioso sogno dell'impero economico di Ohamberlain è del tutto svanito: dal novecento e sei, con l'avvento del ministero radicale, anche la propaganda imperialista fiorente n tutto l'impero, è venuta meno. I Lordi, depositari delle magiari forzn <-on««rvjirri<m aepoaitan aeue maggiori torze conservatrici e della tradizione imperiale, non hanno al- tro avvenire che decorativo- il loro còm- uro avvenire cne aecorawvo. 11 loro com- pito sarà assolto se, a ogni incoronazione di sovrano, la Camera Alta rivestirà le sue assise magnatizie a benefizio degli ' albergatori di Londra e a spettacolo degli americani. L'Impero? Ma se non è stato possibile ne anche di costituire un parlamento mperiale che, con ufficio semplicemente consultivo, radunasse i rappresentanti delle oolonie con quelli della madre patria per deliberare sugli interessi comuni ! Le colonie ignorano che vi sieno interessi comuni con la madre patria. Sir Wilfrid Laurier, premier canadese, ha chiesto a Londra che fossero modificati i trattati di commercio fra l'Inghilterra e gli altri stati, per modo che non ne venissero impacci al trattato di reciprocità fra il Canada e gli Stati Uniti. L'Inghilterra ha .consentito. Ora molti studiosi di cose politiche, e e Toronto e a New York, pensano che questo trattato prepari l'annessione del Canada all'Unione: a segno che, con squisitezza di tatto perfettamente americana, il relatore al Parlamento di Washington ha potuto dichiarare che t esso equivale per il commercio americano f a una nuova annessione della Luisi&na ». E anche più americanamente il presidente soggiunge che egli considerava fosse questo l'inizio di un'opera politica che sarà compiuta impiantando su tutti i possedimenti britannici dell'America del Nord la bandiera delle stelle. Il ministro inglese che ha firmato il trattato chiesto da - Sir Wilfrid Laurier è Sir Edward Grey... Sarebbe stato dunque sorprendente che proprio dalla sua bocca fosse uscita l'intimazione alla Germania di non turbare altrimenti l'equilibrio itnternazio naie. ... BERGERE!*.