Gli strali dell'accusa e le prime difese nel processo contro i fratelli Bay

Gli strali dell'accusa e le prime difese nel processo contro i fratelli Bay Gli strali dell'accusa e le prime difese nel processo contro i fratelli Bay {Corte d'Assise d« Torino . 25 novembre). G dà l bbl t deGiornata dà lotta tra ia pubblica, la privata accusa e la difesa. Primo aiaiore è i'aw. Porrone, il quale pre- dacc\.ÌSUfn1r^ta àiLift^SUSi^W lzane, s'impone un'indagine preliminare : quel- la cioè se gilu attuali giudicabili siano capaci 9^JfZ C$r£°, ^T^^irrtn- ^I^«iJ^Jta*8y ^„p^Iatod^,»'bi,^wr^hi C™=Stn» ^«.£J2U * Pro.™ d,uslIai'('i c?ÌSt?^i-E8a^d0 ial<! Ìnd5£nu'<laJ^™ »Cavile crede, esaminando i fratelli Baj nei oro paspetw. netta loro vaia aiMeatìa e nelile loro sabitudini, di poter stabilire che esut sono de. dDon Giovanna prepotenti, violenti, capaci di ccommettere un delitto. Passando poi aHesarae della responsabili»a sdeglj imputati, l'oratore dimostra carne dama mscrupolosissima istruttoria scritta e dauH'esau- srienne discussione orale sia acauurita una prò- qva diretta sicura: cioè l'accusa precisa, vero- 1simile, credibile delta povera vittima. Ogni cquestione sull'attendibUiita di quest'accusa si rriassume, secondo l'oratore, in questo triplice «"esito: l.o fu essa l'effetto d» aliuctoazionie, cà à^,Tl<y% di vaneggiamento? 2.o fu l'effetto P\^ «"ore? 3.0. fu l'eiletto di oulunnia? A tutu aRispondendo al primo quesito, l'ore, io re irò- bluteamente confuta le conclusioni dedla peri- „zia resa dai dottor Margarie, dimostrando m- Stn» ha] na«i arwrtflcn n«tim ronATuMiA hi "g^nSllimf si^oossa risc^^ Zita ^ve ««*"'««««"»» »' possa riscontrare nenia rive- m =~a mo= sPer escludere poi che l'accusa delHa morente Spossa per avventura costiituiire una catamula, dono aver osservato rh«> nr-isim inioiv>s<* ove- aopo aver osservalo cne nessun "«eresse ave- ™ «iiu, m~,ìia.imw. >„ „,~-.^r 5» iZJiSS Slf6^ S."^ ^H^^f^,?0^»1»1^^™^ ™ f?H^ vcui è vissuta ^ZTlf, f^J«à^ftM,^'ì S?*-S2?^ p chlnraziont non credibJB, perchè esagerate ed ISt1cen:ti Rosso. Ronco, e quello altrettanto g^tt^srtìOQ «guardante le confidenze fatte "««netti. J>™^g$L^n°^^& suH'evenWia- ì6 responsabilità di un altro, che non siano 1 ^M Ba] sjfl M %mo , Pf^a illilne a comi"1'»'* gli argomenti che Lft adUauT-rà per, dimostrare l'innocenza ^egli imputati: e cioè l'alibi — osservando co- rae ,a prova dj Q w ' ^ gtala raggi.un.ia i differente, ' e è . che terminiarano colla condamtia degli Imputati — te proteste d'Innocenza degli ImputaAi: e il contegno loro dopo 11 delitto, ricordando che 1 celebri delinquenti conservarono tutti, dopo il delitto, un contegno del tutto pacifico e in- L'oratore. alila fine dedla sua brinante ar* ring», è vivamente compl'imentato dai colleglli. Sono le 11.30 ed il Presidente rinvia la prò- secuzione del processo al pomeriggio. Il Procuratore generale e la difesaj Alle 15 prende la parola 11 cav. Colombo, raippresentante la pubblica accusa. L'oratore della legge, associandosi pienamente alle considerazioni svolte dalla Parte civile, tratteggia con rapidità, ma con molta efficacia l'ambiente ove visse la povera Emilia Persico, prima umile e sereno, quindi tormentoso, sia pure nelle blandizie del piacere a dei facili amari. Essa disprezzo i fratelli Baj che le stanno giù in basso e da qui ha origine il loro odio implacabile, fomentato in quella notte in cui Invano essi la richiesero dei suoi favori, la fiamma dell'odio si fa così intensa da condurli al delitto. E questo è preparato da tempo, come predisposto e l'alibi, curandosi essi appunto di farsi scorgere in quella no'te. tranquilli 0 sereni cogli amici che li dovevano accompagnare fin sulla porta di casa. Il delitto è noto e note sono pure le circostanze in cui s'è svolto: «sono capaci i fratelli Ra] di esserne gli autori?» si domanda il cav. Colombo. La sua coscienza, dopo l'esame di tutti gli atti e delle prove, risponde si... come ha risposto la povera morente che non aveva alcuna ragione per accusarli, a Sia quindi il nostro verdetto di condanna, signori giurati, e sena come esempio e monito ai terribili e feroci oppressori dei deboli e degli inermi! ì. Cosi conclude il procuratore generale. L'avv. Marini, primo oratore della Difesa, con vivo piacere vede giunto il momento di "oter parlare In difesa di Giacomo e Giovanni Baj. Il giovane difensore prende per base nella sua difesa la vita onesta, laboriosa, tranquilla degli imputati, ch'ebbero qui un vero Plebiscito di stima e di affetto: prenderà per base il rapporto della Questura, farragglnoso e tendenzioso: il loro alibi e le dichiarazioni slesse di Emilia Persico. I fratelli Baj non sono capaci nè di questo ne di altro delitto : due uomini che lavorano tutto il giorno, che aiutano con le loro fa-tiche i genitori vecchi e malati, non possono alzarsi alle ire di notte per assalire una po- vprn donna Inerme che non ha loro mai fatto nuiia di male! II rapporto della Questura era inteso a vo-lero In loro colpevolezza ad ogni costo: eccola ragione delle sue esagerazioni, delle «temanchevolezze e delle sue assurdità. 11 loro alibi è certo e non fu smentito da al- cimo: vennero testi Insospettabili che videro I! Giacomo rientrare In casa alle 22 ed il Gio- vanni alle 2 di notte. Le dichiarazioni d'Emilia Persico, la povera feritu morente, che non sapeva nè poteva par- lare, non sono attendibili. Troppo chiaramente spiegò il perito prof. Margaria che nel suo cervello s'erano fissate le parole che i fami- glinri andavano suggerendole attorno al letto, parole ch'essa ripetè automaticamente assi e-me a molte a tre a cui non si volle dar Peso!Con una calda perorazione Jl giovane awo- cato invoca dai giurati un verdetto di piena assolutoria: lo esige il buon senso e lo re- claima la società! m^mv^s^s^.im proS(ore generale ed alla sera avremo la sentenza, »

Persone citate: Baj, Emilia Persico, Giovanni Baj, Margaria, Porrone, Ronco

Luoghi citati: Emilia Persico, Torino