Nella cerchia delle trincee

Nella cerchia delle trincee Nella cerchia delle trincee Tra generali afii ■▼ampssti Roma, 85, sera. Il Messaggero ha da Tripoli: «Agli avamposti il generale Caneva ha presieduto ad un'altra riunione di generali, con l'intervento del comandanti l'artigliarla. Quindi il comandante in capo, seguito dal generale De Chaurand, ha percorso un tratto della linea di difesa. Durante l'escursione furono sparate alcune fucilate. Un ca.vallo in uno scontro rimase ucciso. « E' avvenuto un colloquio tra il generale Frugoni e quattro capi-arabi dell'interno, uno dei quali rappresentava una tribù, costretta dai turchi a combattere gli italiani. «Sono entrati in vigore i nuovi provvedimenti di servizio di pubblica sicurezza nell'oasi, al quale sonò destinati circa 4000 uomini, oltre i carabinieri. Le prime indagini hanno portato alla scoperta di parecchi feriti, che furono trasportati nell'ambulanza. « Agli avamposti sono stati inviati nuovi reparti di truppa giunti dall'Italia, e nuove sezioni di mitragliatrici- ci Gli informatori riferiscono che parte dei regolari turchi è stata inviata nell'Interno per punire le tribù che si sarebbero impossessale di viveri destinati al campo turco. ci Per ragioni d'indole militare sono stati rifiutati i permessi di riprendere la coltivazione dei terreni posti sul bordo dell'oasi, verso la citt.fi. Agli interessati è stato concesso un sussidio sino a che dureranno le ragioni della proibizione. « Nel quartiere degli indigeni le squadre nostre procedono alla epurazione, senza incontrare opposizione. Le perquisizioni accertate sin qui hanno sempre dato risultati negativi. Solo in un fondaco furono rinvenuto armi arabe. « Sono giunti i piroscafi Bisagno e Lombardo, che, dopo, lo scarico di materiale e truppe sono ripartiti per Augusta. « Il cacciatorpediniere Cassiopea ha nuovamente cannoneggiato Taginro, ove erano riuniti arabi armati ». «Infine, alla fronte degli avamposti, il 23 dai lato della Giuliana, si è avuto ' un attacco di cavalleria araba con numerosa fanteria turca. L'attacco, iniziatosi la mat- tine, è divenuto generale verso le 10. Un gruppo di circa 4000 arabi annali è ripie¬ galo sotto il fuoco vivissimo delle nostre trincee, a cui si unirono 4 pezzi di artiglieria da campagna. Le perdite riportate dal nemico furono notevoli, perchè nella ritirata esso fu costretto ad attraversare una radura ». Lo sceicco avvelenato Lo stesso giornale ha da Tripoli: " Circa la morte d?l grande sceicco .Abdn«fiiam ci Sunni, capo de: Sentissi della Tripohia:n.», ->iplinj Affermano altri negano che sia dovuta a veleni.-. s-arÌQ È cne eeii esercitava una straordinaria influenza ..ynfl popolazioni del Gaviali, di Gene], Beni Illed. Angu-,. ecc e che una quindicina di giorni fa allo sceicco .Ùiduselam ci Smini, il capo dei Sentissi di Tripoli, dn noi pregato, aveva mandato un messaggerò per dirgli che riteneva prudente far, . , , , _ riunire gli Arabi dal campo turco per ncoB-quistare la tranquillità evitando i .malanni della guerra. Aggiungeva, pregandolo di in- durre tutti i fratelli Semissi a mantenersi tranquilli, che jjll Italiani hanno dichiarato non solo che rispetteranno ;la loro religione, ma anche che useranno tulli i riguardi davanti ai sacerdoti dipendenti dal capo dei Senussi. La carovana col messaggio parti da Tripoli, verso i primi di novembre, si recò a Garian, visito AMuselem el Sunni a Misda o proswrni per l'interno dove aveva altre tre simili missioni da compiere. Certo è che il grande sceicco accolse assai affabilmente la carovana e et irnostrò benevolo verso gli Italiani. Poco dopo ammalò e mori. Lo uccise il veleno? Molti. Araibi lo dicono. c Comunque sia, la morte di Abdusalem el Sunni ha destato .infiniti malumori noi campoHr?ho, indignando specialmente quelli che nesoguivano più ciecamente le idee ritenendolequello di un santo, e di quanti, e non sonopòchi, lo ritengono vu-tttana della selvaggiaaziona turca. Stamane infatti un arabo influen-tifino e molto intalligente mi assicurava che,parie i>er bisogno di lavorare In terra dopo treanni eli siccità, e parte per la morto del capodei Sentissi, non passerà una settimana senzaCe gli Ara*! non .abbiano abbandonato 11 cam-pò turco i. L'ulema sul cavallo bianco l-oii, De l'elice, poi, scrive che di manoin mano che gli arabi vanno perdendo laiiduciu nella potenza delle armi turche e,quello che ù più, nella protezione di Mao-metto, si cominciano a conoscere i mezzi dicui i turchi si sono serviti per spingere con-tro gli Italiani le tribù beduine e gli arabidell'oasi e del Ghebel. All'ospedale civile,riordinato ora a cura del governatore, del-l'ispettore comm. Basile e del nuovo direfcture comm. Camillo Barba, vengono truspor-tati e curati arabi feriti raccolti dai nostrisoldati negli avamposti Visitando i localil'altro giorno ini fermai presso il letto di unarabo, un bel negro gigantesco ferito allaspalla. Egli seguendo la sua tribù dal Biblaera venuto ad unirsi alle truppe turche,quando queste pochi giorni prima dell'itisi-dioso attacco di Sciarasciat avevano lascia-to i giardini di Beniadein per Ain Zara. - Perchè la tua tribù è venuta a com-battere eli italiani? — feci chiare ni ti»gi-ò dui mio inemrete ne"* e«i"e«-. . - Ben Er Gieb nostro capo ci condusse- Ed i turchi dove li avete trovati? Marciavamo verso Ain Zara ove ci fer-mttrono. Y, P°r . . , ,. . - h poi ci siamo fermati anche noi perattendere le altre tribù che ci seguivano equelle altre che dovevano venire da Tarlili-ria e du Sliten. Una mattina un grande ule-ma arrivò sopra un cavallo bianco bardatodi rosso. Veniva da molto lontano. Fummotutti raccolti «I egli ci disse che gli infedelivenuti per violare le moschee, le donne, lecase, erano a Tripoli, la città magnifica, chebisognava purificarla gettando a mare quequattro cani di crisllani che avevano avutitanto ardire da muover guerra al figlio dAllah. al sultano di Costantinopoli e di tutti mussulmani. <• Gli infedeli, conchiuse l'ulema, hannoportato orzo, farina e molti viveri, ammaz«tómoli! Ed oltre alla grazia di Allah avròmn le sementi ed i viveri. Tornati a Trinoli turchi vi Insteranno liberi di fare quelloclip vorrete». , Mentre l'ulema ci parlava, un uccellacelograndissimo volò sopra il nostro accampamenio a a ■*!•«« ,. ,. ,ii i tluandO git angeli al Allan >, eraiìO ancora buoni . >, . ., j„« Guardate il, cielo -a disse il grandesacerdote - e 1 angelo di Allah che viene amostrarvi la gioia .deste per la guerra al^S^éJi^^ÀVXlsenusao da Sili Misdama ci spinse-avantdurante la notte impaziente di venire aTripoli, i turchi in sui principio cercaronodi impedirci la partenza, ma poi a piccolgruppi ci guidarono fino all'oasi; ad Amruss trovammo un forte gruppo di arabche cam'ninava-avanti a noi. Avanzammocosì fino a giorno. Improvvisamente si co>nin<-iò a sparare: noi eravamo indietroavemmo molti morti, ma non potevamo sparare perchè il combattimento si svolgeva sulle prime file, ed allora dopo essere rimasti lungamente indecisi vedendo che quelli che erano avanti a noi si ritiravano, tornammo indietro anche noi. La sera tornando ad Ain Zara fummo rimproverati. « Vi siete spaventati, — ci si disse, — Maometto vi punirà so non' tornerete subito contro gli italiani ». «Ma a tornare a Tripoli si era dimostrato alla prova impresa tutt'altro che facile e moltissimi vollero tornare a com- battere. Passarono così due giorni. La mat- i tina l'uccellacelo si faceva vedere sempre : j ti Vedete, — ci disse il secondo giorno il grande ulema, — è Maometto che manda i suoi angeli per sapere che facciamo». La giornata trascorse tranquilla. I soldati turchi venivano sempre fra le nostre ffinSS?che brgnavs mtnovra/e fucile; poi la sera il grande ulema tornò a parlarci. « Stanotta~marcoromo; io •n-lpoi la sera il grande nwi' 'Ài1^,n0^ h?a#?«!?^LÌi ?£lia . »P«re cn,e verTdilir^ quandò-tramutata in acqua». ,«E nel cuor della notte al canto del gallo I ci siamo messi in cammino. Eravamo mol-'fissimi. La mia tribù marciava al centro, gli arabi della costa si spinsero nell'oasi che ben conoscevano, mentre l'ulema con altri comandanti turchi avanzava nel deserto. Anche i soldati turchi marciarono, ma quelli che vennero con noi avevano indossato anch'essi il barracano. « Quando cominciammo a sparare gli italiani ci risposero. Le palle ci fischiavano intorno decimando le nostre file. «Allah non ha fatto il miracolo?» ci domandammo; ma per risposta vennero a scoppiare in mezzo a noi delle bombe che ammazzarono molti uomini. Noi volevamo tornare, ma Be Er Gieb, nostro capo potentissimo, ci disse che bisognava andare avanti, il miracolo si sarebbe compiuto più tardi ed .a Tripoli avremmo trovato tanto orzo, (anta farina da arricchirci. Combat jtf>mmn ancora, ma le bombe continuavano fl cadere ed anche Ben Er Gieb, nostro ™po potentissimo, fu colpito. Che aspet I^TL^™?"^°gl,?T\°._V;ll° o r fi fuggimmo la sera. Ad Ain Zara tornò appena una metà degli arabi che erano partiti ». Il sotterraneo II Giornale d'Italia riceve da Malta: Persona arrivata qui da Tripoli mi assicura che il famoso sotterraneo fra Tripoli e il campo nemico, del quale molto si è porlato in questi giorni, esiste effettivamente e si trova, a quanto mi viene assicurato, accanto a Gargaresch. Esso è di disuguali proporzioni, e fa capo ad alcune cave di pietra più verso nord. Sul limitare del sotterraneo i turchi userebbero cacciare al passo le tortore ed i piccioni selvatici. La notizia dell'esistenza del sotterraneo e j»«ì dati relativi venne riferita al governatore cu T'r«r«ii dal connazionale Strati, residente a Tripoli »«ondo quanto mi si afferma, detto sotterraneo sart;bi>» «.rvito nei primi giorni della nostra occupazione ai luna llUCtia lllil.k!| tCLfsLKJl ir; Ui TiO. |8CondI|,lo aHc pattuglio turcl'1G e di conve. gl)0 agii u]emi mjijtari con i capi religiosi mussulmani e della campagna, | \\ mio informatore ò un disertore ottoa a e l a e l o e jTunisia, perchè a Suora, come 6 noto, tere;mina la linea telegrafica tripolina, ed è eo ledente che la distanza tra il telegrafo in a Tripolitania e quello in Tunisia deve essere -ic1omP,u,a con corrieri che, per abbreviare , |11 L'animino, si mantengono presso la costae : JJcl modo come il Governo di Costantio ?°Poli '•'eseeii comunicare direttamente e a ■^eipientcìnente con le truppe turco-arabe -ij^ ^SSA^ <|£? tffimano, israelita tripolino. 1 turchi avrebbero la settimana scorsa tentato di inviare un messaggio diretto olle corporazioni del porto, messaggio cui quale incitavano alla ribellione. Il messo però, impossibilitato di raggiungere la città, dovendo attraversare gli avamposti, disertò, consegnando il messaggio arabo al nostro informatore, che l'ha fatto recapitare al Comando. SI ritiene che sia necessario nell'ambiente tripolino la nostra vigilanza sulle coste, e specie da Suara, al confine francese della Tunisia, ove possono dirsi aperte al nemico. Da Suaru i turchi inviano giornalmente otto messi a cavallo, che portano i dispacci diretti a Costantinopoli per il tramite dellocimi giornali di Starnimi, annunzia con sufficiente chiarezza un combattimento ì presso la moschea di Aniruss ed i giurdio.ni di Amehd P.iza, che si può facilmente a, identificare con la ricognizione ili mia com,|paghia del l&.o reggimento. Naturàlmen- te non mancano lo solite fioriture di rii [conquiste della mescla dell'oasi intera-1 compresa la caserma di cavalleria e di i ; artiglieria, dove per l'appunto sono acca, firmati i nostri, con catture di cannoni e - : munizioni italiane, atrocità di italianfc-jinsieme al solito contorno delle fantasie - slambiiline. Ma tolti questi riempitivi e quei st<? falsità, vi è un fondo di vero. Ora ii dispaccio spedito il 16 dal campo turco è n jstato trasmesso a Dchibut il 20 alle 8,30 a mattino. Logicamente per la stessa via a «'«hgono le informazioni al campo turco , fia„quant?T 81 iil 6 si prepara nel campo i- ^aliano. In corrispondente del «Temps»a- f'6 Ao,J- ha P°tuto inviare per la via d£utt™ ><M)mne PPrejsiom <*?l campo tur- V' \ 7-f"? eT%* .d™sra ™e ». le comunicazioni fra la iurnsta e la Tripo" litania siano facili cosi dalla Tripolitania verso la reggenza, come dalla reggenza. ; v,„so Tl.ipoli. Le cannonate delle nostre ai,lminti ronlro roasi di Zimra e (>onh.0 r- i'antiC0 posio di polizia di Bimames non non sono sufficienti ad impedire le comu| ideazioni dei turchi. La prudenza quindr. non sarà mai soverchia da parte nostra e avendo dinanzi un nemico che può dare de- punti alla tradizionale «fide* punica» -i o; 1S elle ai Ire città o , , ., - . . i L Ad Hom,s g,h !"?onna*?ri annunziano che e 1 comandante turco cne guida i regolare turchl ,6 gravemente ammalato che sono i llvv™utc defezioni non indifferenti, e che i» u%cu mancano. i A Beugasi 6 giunto il piroscafo losl, cati 11L-o di viveri, eli munizioni e di reparti d truppa del genio, tra i quali due plotoni do aereostieri. Su lo stesso piroscafo saranno z- imbarcati 4 feriti, alcuni ammalati, due ò- arabi condannati dal tribunale di guerra e i parecchi prigionieri. o1 A fobvuk il 22 è avvenuto un conflitto tra 'reparti di truppa nostra in ricognizione edo irregolari arabi, i cui colpi di fucile proa- dussero qualche danno. Gli assalitori ebbe ,ro alcuni morti e feriti. A Derna l'artiglieria ha costretto il cam;po nemico a cambiare posizione. L'operazio ne fta avuto tale esito mercè la sistemazio„!ne dei pezzi di artiglieria da campagna sue: poSizione dominante. Pure a Derna a emjC che jj numero del nemico, tra aral ffl regolari turchi, non supererebbe Xl S0tt cognizione «conta furono sori Presi alcuni arabi mori intenti a raccogliere a foraggi. o Una casa=arsenale i m- 11 Corriere d'Italia ha da Tripoli, 2t: «Le i ricognizioni nell'oasi vengono intensificateo Ieri l'onore di questa pericolosa bisogna o- b toccato al secondo squadrone del reggio,'-mento dei euvnlleggèri «Lodi » che, otìraano ! datu dal capitano Dangoliuo, ha perlustrato l'infida zona che resta tra Dahara e la strada di Bumeliana. « Durante questa perlustrazione vi fu un episodio emozionante. Il plotone, comandato dal tenente Ernesto Giuganino, si trovò ed un tratto davanti ad una vecchia casa abbandonata, dall'aria mesta e tranquilla, alla periferia del villaggio di Dahara, Il plotone stava per passare oltre e lasciarsi alle spallo la casa desolata ed abbandonata, quando il tenente Giuganino concepì un so spetto. L'accorto tenente volle sincerarsi se le apparenze rispondevano alla realtà : di spose in catena i suoi uomini, e diede ordi ne di circondare la casa. Alcuni dei suol uomini, con le armi in pugno penetrarono guardinghi nella casa araba. « Dopo molte ricerche, occultata da una verà trincea di erbe e di vecchi mobili rivi.«mio PAnotrn-rv™ ™i rinato <> w.w,^ !!ì?l0-..?l?^ che Weat0 diveniva sempre più alto e va-sto e discendeva nel sottosuolo. I bravi ra-gazzj danzarono coraggiosamente, ed i io.che ben presto si trovarono m,una piccola camera sotterranea, nella quale, disposti in bellord,ne' 1unsi oome aJlineatl m una ™ strelliera, vi erano molti fucili Mauser e Martini nuovissimi, nonché coltelli acuminati, ottimi pugnali, e lunghe ed acute baionette adattabili ai fucili. In un angolo delridotto poi vi erano delle cassetto imper-meabili e sacchi cerati pieni di cartuccia. Nelle cassette e nei sacchi vi erano oltre quattromila cartuccie. «Tutto è stato sequestrato ed Inviato a Tri. poli, nell'apposito magazzino, già ricco di simili bottini. Si deve notare che in questo caso i nostri soldati non sono riusciti a scovare un solo arabo, segno evidente che essi, avvertiti della ricognizione, avevano avuto tempo di darsi alla fuga».

Persone citate: Bisagno, Camillo Barba, De Chaurand, Ernesto Giuganino, Frugoni, Giuganino, Mauser, Sili, Strati